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biltà. Ora i Monarchi di Spagna, con patente de' 23 aprile 1497, gli concedono il potere d'instituire uno, o più majoraschi, così de' suoi beni, e giurisdizioni, come de' suoi uffizj e dignità, trasmissibile a' suoi figliuoli, e discendenti. Osserveremo in questo luogo, che nelle R. Patenti nulla si dice della nobiltà di Cristoforo e della sua famiglia; benchè in tal sorta di documenti, ove si tratta di prerogative e decorazioni, non si ommetta giammai di rammentare lo splendor de' maggiori. Indizio manifesto che i nobili Colombo di Cuccaro, Signori di alcuni feudi sul Monferrato, non avean che fare

coll' Eroe genovese.

Ritornando alle navigazioni, diremo che ad onta degl' indugi studiosamente procurati da Giovanni Fonseca, capo di tutti gli avversarj del Colombo, questi addì 30 maggio 1498 potè far vela dal porto di S. Lucar di Barrameda per eseguire il terzo viaggio al nuovo mondo. Si provvide de' soliti rinfreschi nell'isola di Porto Santo passò alcuni giorni in Madera; liberò presso Gomera una nave Spagnuola predata da un corsaro francese; e giunto all'isola del Ferro, divise la sua piccola squadra in due parti: tre navigli mandò alla Spagnuola; e ad uno di questi diè per Capitano Giovanni Antonio Colombo suo parente: egli con gli altri tre legni, andò alle isole di Capo Verde, e tenendosi verso l'Equatore, prese la via del nuovo emisfero. Una calma terribile sotto gli ardori della zona torrida, afflisse per otto giorni le sue genti: si corrompevano le carni, e le biade; le botti screpolavano; gli uomini cadevan di languore. Questa sventura consigliò il Colombo a volgersi alquanto più al settentrione. Così navigando, avvenne che l'ultimo giorno di luglio, un marinajo dalla gabbia scoprì tre monti, che sorgevan da un'isola,

nominata dal Colombo la Trinità. Ma senza fermarvisi, andarono il dì vegnente a prender acqua ad un ruscello che vedevano sgorgare da una punta, dall'Ammiraglio chiamata della Spiaggia. Adunque nel primo giorno d'agosto 1498, gli europei condotti dal Genovese, posero piede la prima volta nella terra ferma del nuovo mondo: perchè al continente apparteneva la punta della Spiaggia ; quantunque il Colombo non potesse ancor definire, se fosse un'isola, ovvero un vasto continuo tratto di terra. Che anzi partitosi da quel rivo, condusse i legni alla punta dell'Arenale. Quì vennergli incontro 25 indiani sopra una canoa; nè volendo appressarsi a prendere i doni che loro si dimostravano dal bordo, pensò l'Ammiraglio di attirarli con la dolcezza della musica: ma coloro credendo che il suono fosse di guerra, lanciarono furiosamente un nembo di frecce; alle quali risposero gli Spagnuoli con la balestra. Fuggì allora la canoa, e le navi andarono ad una foce, che parea vomitare nell'oceano un immenso volume d'acqua; ond' ebbe il nome di bocca del Dragone. Entrati in essa i naviglj, corsero per 104 miglia e trovando l'acqua vieppiù dolce, quanto più s'internavano, conobbero quello essere un fiume, da' moderni detto Orenoco; e seppero dipoi dagl' Indiani, che il paese chiamavasi Paria; lo trovarono abbondante d'oro e di perle; e abitato da genti meno rozze degl'isolani.

Ma il Colombo non potea lungamente restare in quelle contrade; perciocchè troppo temeva degli Spagnuoli lasciati in Haïti. Per la qual cosa a' 13 di agosto, abbandonò i littorali di Paria; e dopo aver dato il nome a molte isole, e sofferti travaglj grandissimi, a' quali si aggiunse la gotta, ed una infiammazione agli occhi, approdò a'30 del mese citato presso alla nuova città di S. Domingo.

Ad intendere come sorgesse questa novella colonia, giova il narrare succintamente le operazioni del Prefetto delle Indie, Bartolommeo Colombo; cominciando dal giorno che l'Ammiraglio suo fratello partì alla volta di Spagna. Bartolommeo era uomo esperto nelle cose di mare, indurato ne' travagli, severo, inflessibile. D. Ferdinando suo nipote lo accusa di poco affetto riguardo al fratello Ammiraglio. Questo pensiero potrebbe parere troppo malizioso: le condizioni del Prefetto bastavano ad irritare que' vagabondi lasciati nell'isola; i quali volevano aver tutto l'oro della contrada, trastullarsi con le femmine, e i maschj ridurre in servitù. Dopo la partenza di Cristoforo, cominciò il fratello a fabbricare con lavoro di tre mesi un forte nella provincia più abbondante d'oro; riscosse da due Cacichi il tributo e le vettovaglie; mandò nella Spagna incatenati per ordine della Corte 300 naturali d'Haïti co'loro capi, accusati di aver ucciso gli Spagnuoli; e fabbricò per comando de' Monarchi la nuova città, chiamandola S. Domingo, scrive D. Ferdinando, per memoria di Domenico suo padre; ma secondo che scrive il Martire, perchè il luogo in cui giace fu riconosciuto la prima volta in giorno di Domenica. Nella nuova colonia trasportò gli abitatori d'Isabella; in questa lasciò solo i malati, e i carpentieri necessarj alla costruzione di due caravelle già cominciate. Aprì una strada da S. Domingo ad Isabella, assicurandola con fabbricarvi a varie distanze cinque forti, la Speranza, S. Caterina, S. Giacomo, la Concezione, e Bonavo. Indusse il potente Cacique di Xaragua a farsi tributario della Spagna: dissipò con improvviso assalto le forze di molti Cacichi congiurati contro de' Cristiani; e rilasciò Guariones uno di essi fatto prigione; ma due degl'isolani condannò all'estremo

supplizio a terrore degli altri. Il Cacique di Xaragua aveva una sorella di nome Anacaona, già moglie di Caunaboa re del Cibao: costei donna vivace, accorta, e di grande autorità nel paese,

paese, faceva al Prefetto delle cortesie singolari; sperando forse ch' egli si risolvesse a sposarla, come Diego avea menato in moglie un' altra

Principessa Haïtiana.

Tutte le azioni accennate dimostrano qual fosse l'ingegno, e il vigore di Bartolommeo Colombo. Ma egli dovea lottare contro alla malvagità di Francesco Orlando da Ximenes, il quale di servo dell'Ammiraglio divenuto capitano de' bagaglioni, e poi giudice supremo dell'Isola, alla qual dignità il nominò lo stesso Cristoforo, aggiunse un nuovo esempio a confermare che un uomo stato servo è pessimo padrone. Sarebbe cosa inutile descrivere tutte le piccole avventure de'sediziosi. Costoro per un anno, dopo la partenza dell'Ammiraglio, serbarono in qualche maniera l'ubbidienza e la moderazione; ma nol veggendo ritornare, e immaginando che fosse o perito, o disgraziato alla Corte, presero a violare le leggi divine ed umane. Di tre cose specialmente si lagnavano; che il Prefetto non volesse permettere, ch' eglino sposassero donne indiane; che non lasciasse i naturali alla discrezione degli Spagnuoli; e che sotto il pretesto del real servigio, e della giustizia, impedisse ai Coloni che ricavesser profitto dalle ricchezze dell'isola. Crebbe il tumulto, all'arrivo di due caravelle, che il Colombo avea spedite un anno dopo il suo arrivo in Ispagna; perciocchè ne' sollevati s'aumento il timore del castigo, che gli spinse ad altri eccessi. Ma peggio fu allorchè giunsero a S. Domingo le tre navi, che l'Ammiraglio avea staccate dalla sua squadra presso l'isola del Ferro. Alfonso Sanchez di Caravajal uno

de' Capitani, uomo accorto, e di molta autorità, mostrando in apparenza di voler procurare la pace, soffiava nascostamente nell' incendio. Nè la presenza di Cristoforo poteva metter freno a' disordini. Egli era odiato dal Vescovo Fonseca, che allora maneggiava la Corte di Spagna; e perchè ciò si sapeva da tutti, ne prendevano i ribelli maggior ardimento. Da' Cacichi non era che sperare; tanto, e con tanto di ragione, abborrivano gli europei. Bartolommeo e Diego erano detestati, perchè aveano più volte dovuto punire que' dissoluti. E l'odio contro al nome Colombo era sì infiammato, che lo stesso Giovanni Antonio, che pure non avea parte nel governo, conducendo un giorno a S. Domingo 40 uomini della sua Caravella, si vide abbandonato da 36, che si unirono a' congiurati. Egli è vero, che omai gli sciagurati aveano pagato il fio della loro iniquità: 300 erano morti miseramente; 160 ne struggeva il morbo gallico: e gl'isolani stavano in aguato, ammazzando quanti potevan cogliere sprovveduti, o inermi. L'Ammiraglio commosso da tanti mali, propose ai sollevati di mandarli in Ispagna, pagando loro il soldo arretrato, e promettendo attestare alla Corte il loro buono e leale servigio. Ma l'Orlando non ne fu pago; e convenne alla fine nominarlo Giudice supremo di tutta la Spagnuola, con facoltà di porre a suo piacimento i Giudici minori nelle varie parti dell'isola. In tal guisa il più iniquo diventò severo giudicatore, per conservare la sua autorità.

E già l'isola pareva ridotta a pacifico stato; quando giunsevi a' 5 settembre 1499 Alfonso d'Hojeda che tornava con 4 naviglj dai lidi del Brasile e voleva farsi capo de' faziosi nella Spagnuola. Ma la fermezza del Balestrer Castellano della Concezione, e dello stesso

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