Di siffatti documenti ebbe sempre cura la Chiesa di Dio. La tradizione divina ed ecclesiastica della prima epoca del Cristianesimo pervenne intatta dalle vetuste Catacombe Romane: dopo il trionfo, cominciarono i registri di ciascun atto promulgato dalla Sede Apostolica. È noto che nel pontificato di S. Damaso e sotto la direzione di S. Girolamo si ristabili l'antichissimo Scrinium ovvero Chartarium Apostolicum, dal quale ebbero origine la Biblioteca e l'Archivio del Palazzo Pontificio. Quivi si conservavano le Sacre Scritture, i decreti dei Pontefici, e gli atti dei Concili e dei Martiri. Il Sacrum Scrinium Lateranense in seguito divenne più prezioso, poichè speciali cancellieri lo accrescevano con diligenti ed autentiche copie delle disposizioni disciplinari dei Sommi Gerarchi nel reggime delle singole Chiese. Da ció i Regesti, quasi Res gestae, in cui trovasi un tesoro inesauribile di memorie e di erudizione. La edacità del tempo ne distrusse gran parte; ma la perdita di quegl' importanti diplomi si è riparata con altri esemplari, che si trovavano altrove o si erano gia inseriti in parecchie collezioni di sacri Canoni. Colla invenzione della stampa essi vennero più assicurati e diffusi; e la Storia ne trae profitto. Ora i Regesti dei Romani Pontefici formano una serie di più di duemila grossi volumi in pergamena, nel grande Archivio Vaticano; e sono come l'emporio delle storiche discipline e dei fasti più memorandi della Chiesa Cattolica. Ogni Nazione trova quivi gelosamente conservato il suo patrimonio di memorie antiche. Rimasti incolumi nel loro originale gli atti dei Pontefici Giovanni VIII e S. Gregorio VII, gli altri diplomi si perderono nel Medio-evo. Occorse perciò di trascriverli da altre copie conservate negli archivi di molti Vescovati e Monasteri d'Italia e di Europa. La serie quasi completa dei Regesti Vaticani comincia dal Pontefice Innocenzo III, alla fine del secolo duodecimo. Ai meriti insigni ed alle glorie molteplici del Pontefice LEONE XIII si aggiunge quella di aver dato incremento alle storiche discipline coll'apertura dello stesso Archivio Vaticano (il primo del Mondo), colla istituzione di una Commissione Cardinalizia per gli Studi Storici, e colla pubblicazione d'importanti documenti, i quali celebrano nella loro vetustà la beneficenza dei sommi Gerarchi per la disciplina e per la civiltà, ed onorano le Chiese alle quali si riferiscono. All'esempio dell'eruditissimo defunto Card. Giuseppe Hergenröheter, a cui pel primo il sapiente Pontefice affidava tanto nobile compito, parecchi storici ed eruditi d'Italia, di Germania e di Francia pubblicano ed illustrano in Vaticano i Pontificî diplomi finora inediti. Facciamo voti che per ciascuna regione della nostra Italia, in cui ha Sede venerata e perpetua il Vicario di Gesù Cristo, si procuri presto la raccolta e la illustrazione dei Regesti che le spettano. Ed intanto abbiamo cercato di dare un saggio di siffatta utile intrapresa per la nostra Calabria, con questo tenue lavoro, che speriamo sia accolto dai cultori della ecclesiastica erudizione. Abbiamo dunque riunito, con non lieve difficoltà, i diplomi o Regesti Pontificî che han rapporto alle Chiese della Calabria. Il più antico di essi è quello di S. Innocenzo I e di S. Gelasio, nel quinto secolo; e poi seguono gli altri, in numero di più di duecento, per tutto il secolo decimosesto. Ne abbiamo tralasciato qualcuno non rinvenuto, e qualche altro del tutto apocrifo. Dei più recenti abbiamo fatto soltanto un cenno, perchè facili a consultarsi negli archivî delle Sacre Congregazioni Romane. L'erudito e paziente lettore osserverà che molti documenti sono inediti, e pubblicati da noi per la prima volta. Ciascun documento è seguito da un'Annotazione Storica, che lo illustra in quanto alle persone, ai luoghi ed alle circostanze relative. Profittando degli appunti presi nello studio delle cose nostrali e di ciò che avevamo esposto in alcune Monografie storiche, ci proponemmo di formare come lo schema ed il substratum di una Storia delle nostre Chiese Metropolitane, Arcivescovili e Vescovili, delle quali compilammo anche la Cronotassi. Oltre i libri antichi, abbiamo consultato le opere più recenti di critica storica, secondo che si riferivano al nostro soggetto. Le assidue e gravi cure del nostro Episcopale ministero e la lontananza dalle biblioteche e dagli archivî di Roma, ci scuseranno per la imperfezione del nostro lavoro. Noi presentiamo una prova speciale della sollecitudine, che per i nostri padri si degnarono mostrare i Romani Pontefici. Alla decantata scienza di un Pitagora, alla sapienza legislatrice di un Zaleuco ed alla bellica virtù di un Telesino, ammiriamo sostituita la santa parola e l'autorevole sentenza del Sommo Pastore della Chiesa di Gesù Cristo. Al cadere dell'Impero Romano, emerge l'opera restauratrice di un Innocenzo e di un Gelasio: poi i caritatevoli e saggi provvedimenti del magno Gregorio, alla prima invasione dei barbari che distruggevano gli avanzi della Magna-Grecia e della Bruzia; e nel corso dei secoli seguenti il verbo decretorio dell' invitto S. Gregorio VII, di Alessandro III e di molti altri fra i più celebri Successori del Principe degli Apostoli. Se il modesto nostro libro produrrà nei lettori un più fervido senso di devozione e di gratitudine verso il Pontificato Romano, noi avremo il premio più desiderato e soddisfacente. Da Tropea, nella festività dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, 1902. SOMMARIO S. Innocenzo Papa I. (Anno 416). A Massimo e Severo, Vescovi Bruzi. Per la deposizione di alcuni presbiteri dall'officio S. Gelasio PP. I. (494). Ai Vescovi della Lucania, Bruzia e Sicilia. Per ammendare i doveri del Clero, moderando il rigore. (496). A Giovanni Vescovo. Un Arcidiacono è deposto dal suo (496). A Maiorico e Giovanni Vescovi. Delegazione per la visita (496). A Maiorico e Giovanni, Vescovi dei Bruzi. Di una - VII. S. Gregorio PP. I. (591). A Felice Vescovo di Messina. Gli partecipa che vuole mettere Paolino di Tauriana a capo del Mona- (591). A Pietro Diacono. Dei Monaci dispersi per la Sicilia, - (591). A Massimiano Vescovo di Siracusa. Paolino, Vescovo di Tauriana, è incaricato a reggere la Chiesa vacante di Lipari (592). A Giovanni Vescovo di Squillace. Mette temporanea- mento a capo della vacante Chiesa di Squillace l'espulso Vescovo (592). A Giovanni Vescovo di Squillace. Visita e cura della Chiesa di Cotrone, dopo la morte del suo Pastore. >> (592). Al Clero, all' Autorità ed al popolo di Cotrone. Per eseguirsi gli ordini di Giovanni visitatore, nel promuovere un XV. (592). A Bonifacio Vescovo di Reggio. Monito affinchè attenda di piacere agli occhi di Dio, e non al giudizio degli uomini. (593). A Bonifacio Vescovo di Reggio. Per la restituzione a Stefania di alcuni oggetti, un tempo a lei ingiustamente usurpati (593) A Bonifacio Vescovo di Reggio. Perchè il Clero della città di Reggio non sia rilassato XVIII. (594). A Pietro Notaro. Perchè il Clero della Chiesa di Miria elegga il Vescovo, e siano restituite le suppellettili della XIX. (595). A Giovanni Abate di Reggio. Per correggersi la disciplina nel Monastero di S. Andrea presso il Vulcano (Etna). XX. (595). A Bonifacio Vescovo di Reggio. Gli assoggetta la Chiesa (596). A Rufino Vescovo di Vibona. Che sia ordinato un Sa- cerdote tra il Clero della Massa Nicoterana, onde esercitare colà XXII. (597). A Teoctista patrizia e ad Andrea. Rende grazie per trenta libbre di oro, la cui metà pel riscatto dei Cotronesi. >> XXXIII. (597). A Cipriano Rettore della Sicilia. Se Marciano pres- bitero di Tauriana sia degno di essere eletto Vescovo di Locri » XXIV. (597). A Secondino Vescovo di Taormina. Perchè il Mona- (598). A Bonifacio Vescovo di Reggio. Perchè si defini scano le cause della Chiesa di Reggio. XXVII. (598). A Secondino Vescovo di Taormina. Per la Chiesa di Locri ed il Monastero di S. Cristoforo. XXVIII. (599). A Sabino Suddiacono regionario. Perché Procolo, XXX. — (599). Ad Arogi (Arechi) duca. Pel trasporto delle travi |