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fosse, e terrapieno con militar presidio per custodia, e difesa dei paesi vicini (1) a differenza dell' Oppidum, che propriamente è un luogo destinato a riunire gli uomini in società, e però mancante di quei soccorsi dell'arte che nel Castello si esiggono (2). Il distintivo dei Castelli nel loro senso più stretto, e di quei singolarmente, che erano fissati antemurali dei rispettivi contadi, consisteva in una gran Torre a guisa di fortezza. Neppur questa prerogativa mancò a Genzano. Sino a tutto il secolo xiv. Egli ne era rimasto privo; ma entrando il xv. le tante la grimevoli vicende sofferte nel furore delle guerre determinarono i Monaci a intraprendervi la fabrica di una Torre a forma di Cittadella, che incominciata con molto impegno dovette poi lasciarsi imperfetta per mancanza di denaro, solita disgrazia di coloro, che non misurano le spese colla propria borsa (3). Successe in questo tempo un orribile incendio nella nostra Terra, che la incenerì nella massima parte, e ciò accadde l'anno 1402. (4). Se non volevasi, che perisse anche il restante erano indispensabili le più sollecite riparazioni, ne queste potevano farsi senza l'impronto di somme considerabili, cosa appunto, alla quale si trovavano affatto impotenti i Monaci. Combinandosi, che il lor Monastero delle Tre Fontane era in necessità anch'esso di essere, ristaurato risolvettero di vendere, o permutare un altro lor Castello chiamato Statua nella Diocesi di Porto, similmente rovinato col prezzo, che ne averebbero ritratto, supplire a tutte le anzidette spese (5). Infatti ne ottennero il beneplacito

(1) Castrum. Locus muris munitus, castello majus, et minus oppido. Roberti Stephani Thesaurus lingua latina. Di qui è, che gli accampamenti militari furon detti Castra a Castri similitudine, quod fossa, valloque, quasi muro circumdari solent.

e

(2) Oppidum ab ope danda dicitur, vel quod illuc bomines opes suas conferant authoreFesto. lvi. In Oppidis præsidia nulla sunt. Cic.ad Atticum lib.8.157.2.

(3) Append.de Docum. num.IX.
(4) Ivi Num. VIII.
(5) Ivi.

Apostolico il dì 28. Gennaro del 1404., e il primo del Febraro seguente, volendo il Papa ricolmare di nuovi favori i predetti Monaci, ordinò a Monsignor Conrado Caracciolo Vescovo di Malta, e suo Camerlengo (1) di fare egli stesso in nome della Camera la divisata compra, o permuta (2). Passò pertanto alla Camera Apostolica la proprietà del Castello di Statua, ed essa si carico della spesa del total compimento della fabrica della Torre di Genzano, per la quale volle il Papa, che si assegnasse la non tenue somma di 6co. fiorini d'oro (3); e per il di più furono cedute ai Monaci le rendite delle due Collegiate di S. Maria, e di S. Pietro de Aritia, e dell' altra di S. Maria in Petrola che perciò rimasero soppresse, ed i proventi della Guardiania di Lariano (4). Da quel tempo Genzano fu ridotto a perfetta forma di Castello preso nel suo proprio significato di Fortezza (5). I Castelli nella prima loro fondazione non furono, che un ricovero di guarnigioni militari, che il più delle volte dovevano esser composte di contadini ivi secondo il bisogno riuniti alla publica difesa; Spesso però aumentandosi in essi le rispettive popolazioni, e di mano in mano ingran dendosi passavano al grado di piccole Città, o Terre Oppida. Così appunto avvenne di Genzano. La fertilità del suo territorio, e di quello eziandio de' paesi adjacenti allettò alla di lui coltivazione molti abitanti delle vicine contrade, ed ancora delle più lontane d'Italia, che trapiantandosi colle proprie famiglie dalle lor Terre natali vennero a stabilirsi in Genzano, dove sapevano, che oltre alla delizia del soggiorno, e all'amenità del clima erano pagate con grande usura le fatiche dell'industre,

(1) Di questo soggetto veggasi la nota (2) al num. VII.

(2) Append. sudetta num. IX. (3) Il fiorino Papale era già ritornato in uso, ed in commercio,

e quello di giusto peso, come si
esprime il Papa, era di grani 72.
Garampi op. cit. pag. 24.
(4) Append. num.IX.

(5) Ved. la nota (6) al num.XI.

f

e vigile agricoltore (1). La mancanza di registri Parochiali innanzi il Concilio di Trento non ci permette l'indagine delle primitive famiglie, che dettero principio alla nuova popolazione di Genzano. Dallo spoglio però, che ce ne ha mandato il cortese nostro amico Signor D.Giuseppe Galizia incominciando da quell'epoca sino a nostri giorni, apparisce, che le famiglie più antiche, e originarie di Genzano, quelle almeno che per tali passavano fin dal secolo XVI., sono la Bonanni, la Colacchi (2), la Discrezia, la Moscatelli, la Simj, la Savi tuttavia esistenti, la De Vecchis, la Sorbini (3), la Trovaluscio estinte. Altre poi della stessa antichità ivi si noverano venute da estere regioni o nello stesso secolo, o nei precedenti, e sono la Cerruti da Regno, la Fioretti da Cisterna, la Luciano da Reggio, la Rotondi da Roma (4), la Santor] da Vicaluo, la Tetti da Treviso, la Galletti da Rogoreto nel Milanese. Delle altre, che in assai maggior numero nell' appresso secolo, e nel corrente dalla Romagna, dalla Marca, dalla Lombardia, dal Veneziano, e da altre parti d'Italia si portarono a fissare il lor domicilio in Genzano > altrove più opportunamente ne parleremo. Finchè

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pranome di qualcuno dei di lei an-
tenari,
, passato poscia in cogno-
me dei discendenti, come si sa
essere avvenuto di tante altre fa-
miglie anche illustri d'Italia. Un
tal sopranome si legge in un istro-
mento del 1591. appartenente a
Tarquinio Sorbini.

(4) Su l'antichità di questa famiglia non dobbiamo passar sotto silenzio, che nel predetto Archivio Sorza ci è venuta alle mani una pergamena originale del 1436. contenente una vendita di terreno: fatta da Francesco Savelli a Niccolò di Renzo, ed Antonio Rotondi di Genzano ..

la popolazione si ristrinse ad un certo limitato aumento il nostro Castello s'ingrandì, ma nel suo interno, senza aver bisogno di trapassare i termini a lui fissati nella sua fondazione. Infatti sino alla metà del passato secolo non avea ancor rotto il confine delle sue vecchie mura come dimostra il Breve di Alessandro VII. dato in Roma die XVI. Novembris 1658., col quale dal Papa si accorda in perpetuo ai Cappuccini di Genzano sei oncie di acqua del Territorio di Nemi incominciando detto Breve: Exponi nobis nuper fecit dilectus filius modernus Guardianus Conventus prope, et extra mænia Terre Cynthiani (1) : Con tal documento si conferma, che Genzano fu in principio un Castello, perchè circondato da mura, i di cui avanzi, che veggonsi anche oggidì, con quei più considerabili dei baluardi, che ai lati lo difendevano, presentano l'aspetto di un luogo ben munito, e capace di qualche resistenza; si prova ancora che sino al soprindicato tempo conservò la sua prima qualità di Fortezza; rilevasi in ultimo, che la di lui area non erasi punto ampliata nell'anno, in cui fu spedito l'anzidetto Breve. Dopo quest'epoca peraltro crebbe talmente la popolazione di Genzano, che non fu più possibile contenerla dentro il breve circuito finallora prescrittole. Si cominciò pertanto a fabricare verso il piano dalla parte d'Occidente ove sorse un nuovo paese, che per la vaghezza, e simetria delle case, per l'ampiezza delle strade, e per ogni altra comodità publica vestì la forma di piccola Città; e questa chiamossi Genzano nuovo a distinzione della parte superiore verso il lago, che in conseguenza dovette assumere il nome di Genzano vecchio, nomi, che sono in uso anche al presente.

(1) Appendice de' Documenti num. XVII.

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CAPITOLO VI.

Miglioramenti di Genzano, e suo ingrandimento sotto i Duchi Cesarini, e Sforza.

Le lunghe, e sanguinose guerre intestine trà i Baroni Romani, e i Principi d'Italia impedirono, che quei Signori, che ebbero il dominio di Genzano, potessero seriamente applicarsi a migliorare questo loro feudo, e somministrargli quegli ajuti, senza de' quali con tutti i più gran vantaggi di un fertile territorio, di un clima salubre, di una ben esposta situazione non possono le piccole Terre crescere ed ingrandirsi proporzionatamente. Un altro ostacolo eziandio si oppose all'ingrandimento di Genzano ne' primi secoli di sua esistenza, e fu il quasi continuo cambiar padrone, posseduto interrottamente ed in reiterate volte dai Monaci, dagli Orsini, dai Savelli, dalla Camera Apostolica, dai Colonnesi, dai Borgia, dagli Estouteville, dai Massimi. Il passaggio da una in un altra famiglia, il corto dominio che ne aveva ciascheduna di esse, ed il titolo del possesso bene spesso illegittimo, ed invalido fece sì, che i summentovati Signori poco potessero affezionarsi a quella lor Terra; che però se a fronte di tutti questi ostacoli andò di tempo in tempo crescendo ed aumentandosi, non ne fu ai medesimi debitrice, ma alla sola industria de' suoi abitanti. Venuto appena nel 1564. in potere di Giuliano Cesarini, Signore fornito di rarissimi talenti, e di una magnificenza più che ordinaria (1), respirò dalle passate turbolenze, e potè ampiamente risarcirsi dei danni sofferti per le nemiche incursioni dei vicini, e dei vantaggi perduti per l'incuria, e l' indolenza de'suoi padroni. Persuaso Giuliano che mal si governa una società, se non è retta

(1) Vedi Della famiglia Sforza Part.II.pag.287.

, e gui

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