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consumo locale accrescevasi pertanto quel ceto di popolani che andavano dai beccai e scendevano fino ai muratori, a' falegnami e a' piú umili operai. I quali però erano per la natura del mestiere esercitato indipendenti dalla grande industria; la qual cosa li rendeva abbastanza forti di fronte alle Arti maggiori, che avevano dovuto ricorrere al loro aiuto nelle lotte contro la feudalità, e poi contro il Duca di Atene. Dopo le sconfitte della feudalità e la promulgazione degli ordinamenti di giustizia le Arti minori per poco tempo poterono godere i frutti della vittoria con la partecipazione al governo del Comune, ma dopo l'esilio di Giano della Bella si affermano nel governo i popolani grassi delle Arti maggiori. Alla cacciata del Duca di Atene le condizioni erano ben diverse; non fu più facile a' popolani grassi non tener conto degli alleati nella ripartizione degli ufficii nel nuovo assetto dato al governo del Comune, epperò dovettero cederne buona parte a' popolani delle Arti minori.

Finito il pericolo del comune nemico, i ророlani grassi videro nei nuovi compagni del governo dei veri e proprii nemici, e cercarono il momento opportuno per toglier loro i vantaggi politici ottenuti. Epperò, cessata nel 1349 la peste, fu addotta la ragione dell'esiguità del numero dei componenti delle varie Arti per raggruppare in una diverse delle minori, che da quattordici furono ridotte a sette (1). Il nuovo ordinamento durò un anno appena; il 12 ottobre del 1350 una petizione fu presentata ai priori dalle Arti minori, perchè venisse reintegrato il numero delle suddette Arti, quale era prima della peste (2).

(1) Di questa riduzione è memoria nelle provvigioni del 1349; cfr. ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE Provvigioni, Vol. N, 37,. c. 46 in data del 4 Gennaio 1348 (stile fior.).

(2) Edita in Appendice Doc. N. 21. del Popolo minuto cit.

La petizione fu approvata, e non mancò ad essa il sostegno di alcuni dei dissidenti della fazione, che dirò oligarchica, i quali per propri fini ambiziosi cercavano di opporre ai loro avversarii un valido nemico con le Arti minori. Gli Albizi furono allora tra questi protettori più o meno sinceri; e narra Donato Velluti, che, quando le Arti minori ottennero la reintegrazione del numero, e quindi quella parte di onori che avevano avuto per l'innanzi, gli Albizi andavano ripetendo: « l'uscio è rimesso nei gangheri » ('), alludendo al ritorno di quella opposizione politica, che sbarrava i passi al cammino della fazione oligarchica.

Da quell' anno infatti al 1378 una lotta s'ingaggia tra i due ceti: le forze che derivavano dalla ricchezza e dalla rinnovata nobiltà assicuravano alla fazione oligarchica la vittoria con il prevalere di quella forma politica che il nuovo indirizzo economico comportava. Ma la vittoria fu contrastata a passo a passo, poichè non priva di forze era quella corrente politica che le Arti minori rappresentavano. Il largo movimento demografico del secolo XIV con il rinnovarsi di gente e di vigorie riusciva specialmente a beneficio delle Arti minori, alle quali potevano iscriversi liberamente i nuovi venuti del Comune senza quelle limitazioni e quelle gravi tasse, che occorrevano per essere iscritto nelle matricole dei maestri delle Arti maggiori (2).

La forza numerica era poi accresciuta dall' alleanza con la moltitudine degli operai sottoposti, poichè mentre quelle due correnti, fin qui descritte, si contendevano il campo politico, una fiumana, mi si permetta

Cronica di Firenze, (1300-1370) con

(1) DONATO VELLUTI prefazione e note di D. Manni

Firenze, Manni, 1731; p. 106.

(2) AHCHIVIO DI STATO di FIRENZE Statuti del Capitano del

Popolo del 1355; Vol. N. 9. c. 29".

l'imagine, si avanzava turbolenta: erano gli operai sottoposti, che oramai nè autorità di Consoli, nè pene di ufficiali forestieri riuscivano a contenere negli argini segnati dai vecchi statuti, argini, che il Tumulto dei Ciompi rompeva impetuosamente.

CAPITOLO IV.

Lo svolgimento della ricchezza fiorentina

nella seconda metà del XIV sec. e i principii dell' Oligarchia.

SOMMARIO Le condizioni difficili del mercato europeo e il maggior costo dei prodotti delle industrie nella seconda metà del secolo XIV Tendenza al capitalismo: i capitalisti e la politica finanziaria nel Comune; indirizzo a loro contrario spiegato dal governo popolare: esempi di leggi fiorentine e senesi.

La ricchezza fondiaria in Firenze nel XIV secolo: esame delle Ricordanze familiari: libri inediti di amministrazione dei Curianni, Strozzi, Paliani, Falcucci, Sassetti. I libri di amministrazione di Parte Guelfa - L'aumento del valore della terra e del suo reddito nella seconda metà del '300: tendenza generale dei ricchi Fiorentini ad impiegare capitali in acquisti e migliorie di terreni - Ragioni psicologiche di questo fatto economico I possidenti e la politica de! Comune; il governo popolare contrario allo sviluppo della ricchezza fondiaria Conseguenze politiche dello sviluppo della ricchezza fiorentina, e tendenza all' oligarchia.

Abbiamo finqui seguito lo sviluppo delle forze popolari, passeremo ora all'esame di quelle forze contrarie che tendevano all' oligarchia, e che in parte derivano da ragioni economiche.

La forma politica che nel Comune fiorentino ebbe la sua migliore affermazione con gli Ordinamenti di Giustizia corrispondeva, come è noto, a quella forma di ricchezza industriale allora assai rigogliosa per opera dei popolani consociati nelle Arti maggiori. Le condi

RODOLICO.

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zioni peraltro di produzione e di mercato non continuarono ad essere così propizie intorno alla metà del secolo XIV.

Più che la concorrenza, che con fortuna le città industriali dei Paesi Bassi facevano ai prodotti di Firenze, valsero a scemare i guadagni dei Fiorentini alcuni avvenimenti politici della Francia e dell'Inghilterra.

Le condizioni della Francia, politicamente ed economicamente buone fino a' primi anni del '300, divennero dai primi tempi della guerra dei Cento anni fino al 1393 sempre più tristi. Il D'Avenel, seguendo con documenti del tempo il valore dell' argento, della terra e il costo della vita, mostra come con la miseria crescente i prezzi delle derrate si elevassero continuamente (1). Sono i tempi della invasione inglese in Francia, delle battaglie di Crecy e di Poitiers, della Jacquerie, e della rivoluzione di Parigi. Non solo la Francia fu povera, ma poco sicura; grandi compagnie di briganti si erano allora formate, metà cartouches e metà chevaliers, scrive il D' Avenel; ed in tali condizioni mancavano o inaridivano mercati, come quello di Champagne, che nel secolo XIII era stato fonte di ricchezza per gl' Italiani (2).

(1) DAVENEL G. -- Histoire economique de la propriété, des salaires, des denrées et de tous les prix en genéral depuis l'an 1200 jusqu' en l'an 1800 - Paris, Imprimerie nationale; 1894; p. 14 e p. 22. Dello stato deplorevole in cui era caduta la Francia a mezzo il secolo XIV è un ricordo anche nel PETRARCA che allora tornava a visitarla. Epistolae familiares X, 2.

(2) Cfr. ZDEKAUER L. Documenti senesi riguardanti le fiere di Champagne (1294) ora per la prima volta pubblicati - Siena; Nava, 1896. PAOLI CESARE Siena alle fiere di Sciampagna. Conferenza letta alla R. Accademia dei Rozzi la sera del 2 aprile 1898 Siena, Lazzeri, 1898. DAVIDHSON -- Forschungen zur Geschichte von Florenz Berlino, Mittler, 1901, Parte III passim.

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