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confermati i loro antichi statuti. In fatto, la Camera ducale dichiarava (1570, 11 dicembre) « indebitamente, ad istigazione di emuli si molestano i poveri huomini e communità di Brocio nel loro pacifico ed antiquissimo possesso et ragione che hanno nel cavar menerali del ferro, cosa che non tende nè può reusir in augmento del patrimonio di S. A., ma tende solamente ad impouerir essi poueri appellanti, hora mai tanto esausti che non potranno pagar il tasso di S. A. etc. Si finisce di notare che eglino hanno sempre goduto le miniere senza servitù, carico e decima.

A sua volta il procuratore patrimoniale si appellò, osservando tali capitoli « esser impertinenti et inadmessibili » perchè contrari agli editti ducali, poscia in qualunque caso gli uomini di Traversella dover essere esclusi, e chiamò l'esamina di molti testimoni, che appresso qualificò parziali alla valle di Brosso, domandando invece una visita sul luogo, che fu fatta da Gio. Francesco Riva d'Ivrea.

Non contento della medesima, domandò almeno la modificazione degli statuti; ma sempre condannato portò tuttavia la lite fino al 1575, in cui al 5 novembre la Camera ducale dei conti pronunziò « doversi assolvere come assolve gli appellanti dalle pretensioni del detto procuratore patrimoniale, et doversi mantener essi appellanti nel possesso, o sia quasi di cauar ogni sorta di minerali nel territorio di Brocio et valle come cossi manda che siano mantenuti, compensando le spese per giuste cause ».

Questa lite forma un grosso volume manoscritto, che racchiude copia degli statuti e delle patenti di confermazione.

D'allora in poi non furono più molestati dal Governo, nè da altri, benchè si trovino investiture delle miniere di Traversella ad un Bernardo Castagna (21 novembre 1581), ad Antonio di Lessolo nel 1604, ai Conti di Castellamonte nel 1654 ecc. Gli uomini ed il comune di Traversella, quantunque compresi nelle approvazioni ducali degli statuti di Brosso avevano di più ottenuto particolar protezione e salvaguardia, di cui ebbero conferma nel 1546, ed altra nel 1549 speciale ad alcuni minatori (1).

Se mancarono le liti forestiere alla valle di Brosso per quanto alle miniere, abbondarono le interne nate per mala interpretazione degli statuti i quali, oltre ta troppa concisione, per la loro antichità

(1) Archivio camerale di Torino.

e per essere scritti in latino non potevano più applicarsi tanto facilmente. Nel 1602 la pubblica e general vicinanza di Brosso si radunò col seguente ordine del giorno:

■ Perchè essi stattuti si per l'antichità luoro che per la malitia de gli homini, che ogni giorno ua crescendo restauano et si riducano in parte oscuri fosse per ciò necessario per ben del pubblico e per ouuiar anche a molti danni che si potrebero causare in priuato poruí nouo rimedio et intendessero hora detti comunità et homini fær ridure essi statuti scritti in lingua latina nella nostra commune uolgare, acciò più facilmente all'auuenire nelli bisogni et occorrenti da ogniuno potessero esser intatti, perciò avanti un Gioan Pietro Presbitero del medesimo luogo di Brosso sottosignato nodaro ecc. » (1).

Nella traduzione fatta ampliarono i già fatti statuti a cui aggiunsero altri specialmente per riguardo alle miniere ed alle fucine, formando così una legge mineraria assai complessa, che può star a paragone con quelle altre consimili, di cui abbiamo fatto cenno in principio di questo discorso, come si vedrà dall'esposizione fattane nell'ultima parte.

I suddetti statuti furono confermati e ratificati addi 15 aprile 1602, ed essi fecero prosperare la cultura delle miniere.

Nessun'altra notizia di qualche importanza ci si presenta, in fatto di storia mineraria, della valle di Brosso, dopo le esposte vicende.

Un Bernardo Mutta vi lavorò assai nelle miniere delle montagne di Vico e di Traversella, come risulta da una sua supplica a S. M., in cui si duole che il consiglio d'Aosta gli avesse proibito di portar il minerale scavato nel ducato Aostano. E ciò nel 1730. Sei anni dopo il Conte Michele Cagnis di Castellamonte di Lessolo porgeva pure due suppliche a S. M. per ottenere la revisione di sentenza camerale del 21 marzo 1736, con la quale erasi dichiarato di preferire il marchese di Parella nell'escavazione di una miniera, refuse però prima le spese fatte dal Conte attorno alla stessa (2).

I marchesi di Parella vi fecero de' lavori veramente proficui di piombo, d'oro, di rame e di vitriolo, come risulta dalle visite fatte alle miniere della valle di Brosso sul finir del secolo XVIII dal

(1) Archivio Municipale di Brosso.

(2) Archivio generale di Stato. Materic economiche.

cavaliere Nicolis di Robilant (4) e dal cav. Napione (?) che furono pubblicate nei primi volumi dell'Accademia delle scienze di Torino.

Ancora nel principiar dell'attual secolo il Barelli (3) ne dava una descrizione soddisfacente; ma a cagione della scarsità del combustibile essendosi sciupate le selve, e poi pella concorrenza estera negli arnesi di ferro, ben tosto le miniere di Brosso ebbero a scadere ed in conseguenza le fugine.

Si coltiva oggidi in Brosso dai fratelli Sclopis un potente ammasso di buona pirile per la fabbricazione dell'acido solforico e del solfalo di ferro. Rimase in buono stato la miniera ferrifera di Traversella, che per R. Decreto del 17 marzo 1870 fu divisa fra il cav. Mongenet senatore ed il cav. Riccardi di Netro, ponendo così fine al cattivo modo di lavorarla (4). ·

Mi pare che non possa esser fuori luogo, dopo aver parlato delle vicende storiche delle miniere di Brosso l'esporre un po' di statistica sulle medesime, la quale se non antica non è poi tanto vicina a noi e consonerebbe con la riforma degli statuti fatta nel 1602. In ogni caso mi sembra poter la medesima esser anche di qualche utilità per gli studi delle miniere di ferro.

Li risultati sono desunti di un registro originale dell' archivio municipale, principiato nel 1604 e così intitolato: Libro della Comunità di Brozio doue sono discritti gli estimi de' minerali di ferro cauati per li particulari di esso luogo, si nelle fini di Brozio che Lezulo, de quali ne spetta conforme all'antico solito la settima parte alla confratria di S. Spirito con le rellationi delli esperti per conto delle differenze dipendenti dalli crosi et menerali suddetti reddatto il tutto in scritto alla mente delli statuti.

Questo registro, comprendendo i conti suddetti fino al 1672 passò in vari segretari, i quali in generale lo tennero in modo molto trascurato; i totali vi sono raramente, ed i conti di varii anni mancano affatto, se non furono stracciati posteriormente. Ecco intanto quello che potei ricavare.

(1) Essai géographique suivi d'une topographie souterraine, mineralogique et, d'une docimasie des États de S. M. en terre ferme (M. Ac. Turin 1784 e 85). (2) Description minéralogique des montagnes du Canavais (M. Ac. Turin id.). (3) BARELLI Cenni di statistica mineralogica degli Stati sardi. Torino 1835. (4) Legislazione mineraria (Annali del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, 1870). Statistica mineraria dello Stato.

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STATO DELLE MINIERE DI BROSSO

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D.

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35

OSSERVAZIONI

(A) Non tenendosi conto dei lavoratori per ogni croso non si può valutare la bontà dei medesimi, benchè si citi le regioni in cui trovavansi. Si deve poi notare che gli scavi si facevano soltanto per due mesi in ogni anno, e che lavoravasi solamente di giorno per le ragioni che si vedranno negli statuti. Nei primi anni si trova raramente che un croso avesse dalo 500 o 320 emine di minerale, negli ultimi se ne vede qualcuno con 500, qual maximum.

(B) Come conteggiassero la partita spettante alla Confraria di S. Spirito dimostreranno i seguenti esempi tolti dal 'conto dell'anno 1647, il quale solo è regolato minutamente, cava per cava; mentre negli altri, oltre "mancar affatto tal conteggio, non v'è nemmeno la somma complessiva, come risulta dalle lacune.

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1641 43 2754 1642 50 1987 1643 50 4800

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Dal 1657 in poi apparisce che si seguiva un altro calcolo per desumere quanto speltava al sodalizio, basato sul totale generale delle emine: ogni emina di minerale era stimata due denari da percepirsi dalla Confraria. Sia per il modo di operare nel conteggio, o per la poca accuratezza che vi si metteva, le cifre esposte non sempre sono state calcolate bene. Cominciavano a moltiplicare per due le emine, quindi calcolavano L. 4. 3. 4 per ogni mille emine di minerale: così trovasi fatto il conto dell'anno 1657.

L. 4. 5. 4.

6

Emine 2880

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1660

65 4225 55

5 10

1672 86

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4

3

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1661 57 4338 57

9619

Totale L. 23. 19. 6.

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Gli statuti del comune di Brosso, che servivano per tutta la valle, formano un volume cartaceo in mediocre stato, che fa parte dell'archivio comunale di Brosso. Non porta più il frontespizio, sul quale, da carte di liti del 1570 risulta che stava scritto Ordinamenta et conuentiones loci Brozi, ora fu avvolto in un pezzo di pergamena nuova sovra cui leggesi: Inventario generale - Categoria 15.a, N. 1 Miniere di Brosso Antichissime patenti di privilegi. Il volume della lunghezza di decimetri 2,8 sovra una larghezza di 1,8 racchiude tre fascicoli distinti, ed a ciascuno de' quali stanno annesse patenti ducali di approvazione.

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Il primo di fogli 13 porta fino alla pagina 11.a i primi statuli, cioè quelli del 1.° gennaio 1497; dalla 12. pagina alla 17. si trovano le aggiunte del 1509, nel cui mezzo furono cucite le patenti ducali in pergamena del 1504, 29 marzo, del 1505 e 1561. Tiene dietro l'instromento di ratifica della credenza, fatta nel 1511, che finisce con la pagina 22, dopo la quale stanno attaccate le patenti ducali cartacee del 2 marzo e 27 agosto 1521, ed un frammento di relativa supplica del comune. Nell'interna facciata del 12.o foglio sta scritto in capo :

Suprascriptis ordinamentis: et conuentionibus
suprafactis: et ordinatis: et pro ut iacent

et scripta sunt presens fui: et interfui

Ego Matheus Georgii notarius subsignatus

de ipsisque rogatus publicaui

Et Instrumenti sumpsi scripsi et leuaui
Et in publicam formam reddegi

Et me subscripsi teste signeto meo
manuali.

L'ultimo foglio è in bianco.

M. GEORGII.

I due altri fascicoli di altra mano e su diversa carta sono stati cuciti posteriormente; il primo contiene gli statuti aggiunti nel 1551 in sei fogli autenticati da tre notai, portante annessi all'ultima pagina la supplica per ottener la conferma, e questa dello stesso anno in carta munita come tutte le altre del sigillo. L'ultima parte del volume in descrizione è costituita da due foglietti contenenti la ratifica fatia dalla

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