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la dedica (1). L'anno della pubblicazione originale probabilmente cadrà sotto il regno di Sisto V, il quale, come tutti sanno, ha preso tanta cura a decorare la città con colonne ed obelischi.

Nel medesimo anno 1593 vide la luce per la prima volta un altro lavoro di gran pregio, il cui autore fu il ben noto pittore fiorentino Antonio Tempesta. Si è creduto finora che la prima edizione sia uscita nel 1606 (cat. n. 85): ma il ch.mo dott. I. Collijn, bibliotecario della R. Biblioteca di Stoccolma, gentilmente mi ha avvisato per lettera, che la suddetta raccolta possiede una copia col millesimo 1593 (2). Il Tempesta ha scelto, similmente come il Pinardo, per il suo lavoro un punto molto elevato che corrisponde sopra l'altura del Gianicolo: i monumenti e le case della città sono riprodotte con grande esattezza, e senso artistico.

La data stabilita per la prima edizione della pianta del Tempesta è importante per giudicare sulla rela zione fra essa ed un'altra grande pianta, finora non giustamente apprezzata, dico quella attribuita a Goffredo de Scaichis (cat. n. 98). Vi sono, sotto l'indirizzo dello Scaichis le tracce non dubbie dell' indirizzo di Andrea Vaccaria e del millesimo 1603 (cf. Martinelli, Roma ex ethnica sacra p. 443: Andreas Vaccarius anno 1603 Romam descripsit atque delineavit). Il vero nome dell'autore poi ci viene rivelato dal Catalogo del

(1) Nella dedica della pianta Matham-van der Graft (cat. n. 105), scritta nel 1625, viene menzionata una pianta pubblicata << ante duo et triginta annos »: sarebbe questa appunto la nostra, oppure un'altra copia olandese della pianta del 1590?

(2) Questa stampa fa parte della ricca collezione formata dal Cancelliere del Regno Magnus de la Gardie († 1686). Un catalogo di essa (Den De la Gardieska samlingen af äldre stadsvyer och historiska planscher i Kungl. Biblioteket i Stockholm) sarà pubblicato presto dal ch. COLLIJN, il quale con somma gentilezza mi ha permesso di vederne i primi fogli stampati.

Vaccaria (1614), ristampato dall' Ehrle, Pianta del Dupérac, p. 60 sg., ove (p. 63, n. 225) si trova annoverato: Roma moderna d'otto fogli reali, con la cavalcata del Pontefice, intagliata da mano di Giovanni Maggi (1) pittore. Il numero dei fogli e la rappresentazione della « cavalcata » non lasciano nessun dubbio sull'identità della pianta: ed anche la maggior parte dei fogli mostra per il disegno e l'incisione il carat tere del Maggi (lo Scaichis ha rimaneggiato specialmente i fogli relativi al Quirinale). Ora, essendo la somiglianza fra il disegno del Maggi e quello del Tempesta grandissima, mi era restato sempre enimmatico se il Tempesta abbia imitato il Maggi oppure, se quest'ultimo abbia potuto servirsi dei disegni del Tempesta prima delle pubblicazioni due ipotesi sommamente inverosimili. Dopo la scoperta dell' esemplare di Stoccolma, non può essere più dubbio che il Tempesta sia il vero autore del bellissimo disegno ed il Maggi soltanto l'imitatore.

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Il lavoro del Tempesta fu copiato nell' Italia e fuori: meritano speciale menzione la piccola ma nitida incisione del Merian (cat. n. 88); e la grande silografia, in 48 fogli (cat. n. 106), finora generalmente attribuita al Maggi, ma che si dovrà credere piuttosto opera dell'incisore francese Paolo Maupin (2). Questo lavoro assai no

(1) Giovanni Maggi, romano, habitante appresso il Colleggio dei Greci apparisce nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon dal 9 gennaio 1611 al 13 gennaio 1613 (ORBAAN, Repertorium für Kunstwissenschaft, XXVII, 1914, P. 39).

(2) Cf. MARTINELLI, Roma ex ethn. s., p. 444 (dopo la pianta del Tempesta): « quam maiori forma lignea exaravit « Paulus Maupinus Gallus anno 1625 ». Sull'artista cf. NAGLER, VIII, p. 467 e BAGLIONE, Vite dei pittori, p. 277 (vita di G. Maggi). Oltre alle stampe registrate dal Nagler, 1. cit., esiste una grande stampa col titolo: Cerimonie osservate nell'atto

tevole, tirato dall'oblio per la prima volta dal ch. Gnoli, supera tutte le piante panoramiche mai pubblicate per la sua grandezza: i suoi 48 fogli congiunti coprono una superficie di m. 2,20 X 4,20; ma, appunto per la sua grandezza è diventato rarissimo. Le poche copie che se ne conoscono sono tutte non della tiratura originale, ma di una ristampa eseguita dal noto editore romano Carlo Losi nel 1773.

III.

Mentre le piante uscite nei primi anni del sec. XVII dipendono più o meno dalle precedenti, specialmente da quelle del Kartaro e del Tempesta, verso la fine del secondo decennio troviamo un lavoro assai notevole e finora non abbastanza apprezzato, dico la pianta pubblicata nel 1618 dall' alsaziano Matteo Greuter (cat. n. 102). Il tipo, a proiezione verticale e con elevazione, rassomiglia a quelle del Kartaro e alla «< pianta << del 1590 »: ma l'esecuzione è assai superiore; e non a torto l'autore dice nella sua prefazione: « mi << sono messo ad esprimere con ritrarre gl' istessi edi<«<fiti tutti in particolare a vera somiglianza di essi >>. Infatti i monumenti antichi, le chiese, i palazzi sono rappresentati con una esattezza, che nessuna delle piante precedenti, eccettuata quella del Dupérac, aveva attinta. Il Greuter ha cercato di accrescere l'utilità della sua pianta mediante l'aggiunta di piccoli ma nitidi disegni delle principali chiese ed altri edifizi, nonché i cataloghi dei papi e degli imperatori: ma nondimeno pare abbia avuto un successo limitato. Delle

della Canonizzatione di S. Francesca Romana. In Roma appresso Paulo Maupin MDCVIII (British Museum, vol. 134, g, 10, Popal Ceremonies, I, n. 40, 41). Un fascicolo manoscritto di testo per la pianta, preparato per la stampa fu, anni or sono, da me acquistato presso un antiquario di Roma.

sue tre ristampe, appena un esemplare ci è pervenuto in buono stato, e l'estrema rarità dell' edizione origi nale come della copia pubblicata in Olanda dal Matham e Van der Graft (cat. n. 105) ha fatto dimenticare i suoi grandi pregi. Ma essa meriterebbe di essere paragonata con l'opera del Falda, che appare in gran parte eseguita sul modello della Greuteriana.

Circa il medesimo tempo, comincia l'attività di una casa di artisti ed editori, che nella seconda metà del secolo XVII si creò quasi un monopolio per il commercio delle stampe, i de Rossi (de Rubeis). Questa famiglia, oriunda dalla Lombardia ma presto pervenuta alla cittadinanza romana, possedeva due negozi diversi, l'uno presso la chiesa della Pace, l'altro a Piazza Navona. « La casa dei Rossi », dice il p. Ehrle (Pianta del Dupérac, p. 22), « è stata il gran mare che poco a « poco raccolse nel suo seno, come tanti rivoli una << notevolissima parte dei rami sparsi per le botteghe (del Salamanca, del Lafreri e dei suoi successori) ». Le due case per circa quarant'anni si sono fatte una concorrenza spietata, ristampando o copiando piante più antiche (1). Nel 1665 poi, la casa di Piazza Na

(1) Le pubblicazioni principali di questo genere si possono vedere dallo specchio seguente:

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vona porta sul mercato una pianta disegnata con un metodo nuovo, il cui autore è l'artista olandese Livino Cruyl (cat. n. 110). In essa, la rete stradale è tracciata geometricamente, e vi sono segnate in alzato soltanto le fabbriche più notevoli, proprio come si fa anche nei giorni nostri in certe piante destinate all'uso dei viaggiatori. Il tracciato delle strade è a proiezione obliqua e dipende in gran parte dalla pianta del Tempesta. Che la pianta del Cruyl abbia incontrato il favore del pubblico, lo dimostrano le edizioni ed imitazioni (n. 110115), eseguite in Italia e fuori, che portano qualche volta la raccomandazione « très-utile pour les voya« geurs ». Ma la pianta del Cruyl fu superata da un'altra, che la casa concorrente alla Pace diede alla luce due anni più tardi (1), quella di Giambat

1650. Ristampa del Brambil

la-van Aelst (n. 68).

1664. Ristampa del Tempesta

grande (n. 87).

(s. a.) Ristampa della grande pianta archeologica del Dupérac (n. 58).

1650. Ristampa della pianta degli anni santi del Maggi (n. 93).

1672. Idem (n. 94).

(s. a.) Ristampa del Ligorio del 1553 (n. 16).

(s. a.) Ristampa della grande pianta archeologica del Ligorio (n. 33).

(s. a.) Ristampa della grande pianta del Maggi (n. 99).

Si veda, sull'attività delle case Rossi in generale, ciò che ha esposto il ch. padre EHRLE, Pianta del Dupérac, p. 22 sg., nonché le utili osservazioni del dott. L. OzzòLA, Repertorium für Kunstwissenschaft, XXIII (1910), p. 400 sg. Ad ambedue gli autori sono sfuggiti gli articoli non privi d'interesse concernenti Giangiacomo e Matteo Gregorio dei Rossi nella Biblioteca Romana di PROSPERO MANDOSI (vol. I [1682], p. 340, cent. 5, n. 100 e vol. II [1692], p. 287, cent. 10, n. 18).

(1) L'epoca della pubblicazione si può stabilire con esattezza, tenendo conto del fatto che la dedica è diretta a papa Alessandro VII, che morì il 22 maggio 1667, e che nell'elenco

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