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OME nessuna città del mondo possiede una letteratura topografica tanto ricca e tanto continua come Roma, così anche la serie delle rappresentazioni grafiche della città eterna supera di gran lunga tutte le altre. Dai primi tentativi medievali, che cercano di proporne un' imagine mediante rozzi e schematici disegni frammisti di rappresentanze simboliche, attraverso i secoli del rinascimento, ove l'arte di disegnare piante prospettiche raggiunge un'altezza ora quasi perduta, sino alle produzioni moderne che rendono la configurazione del suolo e la rete stradale con esattezza scientifica, vi è una serie non interrotta di documenti grafici, che spesso, oltre all' interesse scientifico hanno anche un considerevole valore artistico. La ricerca dello sviluppo di queste rappresentazioni presenta quindi non soltanto un interesse per la topografia romana, ma anche per la storia della cartografia in generale.

Le piante moderne della città, a partire dal grandioso lavoro di Giambattista Nolli pubblicato nel 1748, presentano un oggetto di studio più per il geografo che per l'archeologo e lo storico: esse poi sono acces

sibili allo studioso in molte collezioni pubbliche e private dell'Italia e dell'estero. Per le piante medievali, esistenti soltanto in esemplari unici e sparse in molte biblioteche e musei dell'Europa, abbiamo l'opera classica di G. B. de Rossi: Piante icnografiche e prospet tiche di Roma (Roma, 1879), la quale, sebbene il materiale in questi ultimi trentacinque anni sia arricchito di molto, resterà sempre un fondamento impareggiabile per le nostre ricerche.

Lo studio del periodo intermedio, che comincia con la grande pianta pubblicata nel 1551 da Leonardo Bufalini, e va fino a quella del Nolli, offre delle difficoltà speciali. Nei secoli XVI e XVII, lo sviluppo delle arti riproduttive diede origine a numerose pubblicazioni, le quali in parte si rivolgevano agli antiquari e storici che desideravano di studiare le grandezze di Roma antica, in parte ai fedeli che accorrevano per divozione alla capitale del mondo cristiano, in parte a coloro che ammiravano nella « Roma risorta » le magnificenze dell'architettura moderna. Dal 1551 al 1650 sono rari gli anni nei quali non sia venuta alla luce una nuova pianta della città o una nuova edizione di qualche pianta più antica; e specialmente per gli anni santi (1575, 1600, 1625, 1650) la produzione si moltiplica. Nessuna biblioteca del mondo possiede una collezione completa di queste piante, delle quali parecchie, ed appunto fra le più grandi e più importanti, sono conservate in un solo o in pochi esemplari, mentre alcune sono diventate addirittura introvabili. Manca poi un'opera descrittiva e critica, come è quella del De Rossi per il periodo precedente.

Spetta all'illustre conte Domenico Gnoli il merito di aver iniziato, nella Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele, una raccolta di topografia romana, che comprende una ricchissima serie di coteste piante dei

sec. XVI e XVII. Vi sono, oltre a molti documenti originali di gran pregio, numerose riproduzioni fotografiche di documenti dei quali non si son potuti avere gli originali; e sarebbe da desiderare, che la compilazione del Catalogo ragionato di tutte le piante e panorami di Roma possedute dalla Biblioteca, che fu promesso già undici anni fa, sia continuata, e che l'opera veda presto la luce. Intanto la piccola guida per la Mostra di Topografia romana del 1903 (1), composta dallo stesso Gnoli, ricca per le indicazioni precise nel dettaglio e le giuste osservazioni generali, è un istrumento utilissimo per i nostri studi. La grande opera del Rocchi (2), pubblicata quasi contemporaneamente a quella dello Gnoli, contiene nel testo molte notizie utili, e nell' atlante una bella serie di facsimili di piante in parte abbastanza rare. Ma di queste, una sola, la grande pianta moderna del Kartaro, è di capitale importanza ed il catalogo delle piante secondarie è lontano dall'essere completo.

Per la ricerca scientifica è di somma importanza che le grandi piante esistenti per la maggior parte in unici o in pochi esemplari, siano rese accessibili a tutti gli studiosi mediante buone riproduzioni. A questa impresa si è accinto da parecchi anni l'illustre p. Ehrle, il quale nella Biblioteca Vaticana, da lui diretta, ha saputo formare una splendida raccolta di piante

(1) Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele. Mostra di Topografia romana ordinata in occasione dell' VIII Congresso storico inaugurato in Roma il 2 aprile del 1903. 22 pagine in So e 8 tavole.

(2) Colonnello E. ROCCHI, Le piante topografiche e prospettiche di Roma del sec. XVI con i disegni originali di Antonio da Sangallo il gio. per la fortificazione della città, Torino, 1902. Testo in 80 gr., atlante di 56 tavole (delle quali 1-XXVIII relative alle piante della città) in fol.

di Roma. Le edizioni facsimile dell' Ehrle (1), corredate di eccellenti introduzioni e commentari, formeranno un vero « Corpus » delle piante maggiori, e nel medesimo tempo un prezioso caposaldo per tutti gli studi ulteriori.

Ma mentre la grande pubblicazione dell'Ehrle procede, ed il catalogo delle piante della Vittorio Emanuele si aspetta, non sarà superfluo di proporre un semplice Indice delle piante a stampa di Roma (2) venute alla luce fra il 1551 ed il 1748. Questo Indice, sebbene sia frutto di lunghi e svariati lavori in molte biblioteche, è lontano, lo so bene, dall' essere completo ed esatto nei particolari; nondimeno spero che il mio lavoro dia occasione ad altri studiosi di completarlo e correggerlo, e perciò ho obbedito volentieri al gentile invito dell' insigne Società romana di storia patria a pubblicarlo nel suo Archivio.

(1) La pubblicazione dell'EHRLE porta il titolo: Le piante maggiori di Roma dei secoli XVI e XVII, riprodotte in fototipia a cura della Biblioteca Vaticana, con introduzioni di FRANCESCO EHRLE. S. J. Roma, Danesi editore. Sono già usciti il n. 1: Roma in tempo di Giulio III. La pianta di Roma di Leonardo Bufalini del 1551 (1911); e il n. 2: Roma prima di Sisto V. La pianta di Roma Dupérac-Lafréry del 1577 (1908). È in corso di stampa il n. 4: Roma al tempo di Urbano VIII. La pianta di Roma Maggi-Maupin-Losi. Sono in preparazione i n. 3, 5, 6 (piante del Tempesta, dello Schaichis e del Falda). Sarebbe da desiderare che siano comprese nella serie anche le piante del Greuter (cat. n. 102) e di Matteo Gregorio de Rossi (cat. n. 128), forse anche quella di Veen-Paoli (n. 82, 83).

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(2) Restano escluse dal mio lavoro le piante manoscritte, come quelle di Salvestro Peruzzi (Uffizi, 274; ROCCHI, tav. XXI), nonché i panorami dipinti, come quelli della Roma di Sisto V nella Biblioteca Vaticana (pubblicati dallo STEVENSON nell' Omaggio giubilare della Biblioteca Vaticana a Leone XIII, 1887). Di siffatti panorami dipinti, alcuni meriterebbero una illustrazione speciale, ma molti non sono altro che copie ingrandite di stampe annoverate nel seguente catalogo.

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