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nell'interno un avanzo dell' antica communicazione collo stagno, detto ancora oggidì fossa Papale, che nel grande nulla serve per lo scolo in mare. L'interno è ridotto a grande stagno, o lago, più e meno ampio secondo le stagioni piovose, detto stagno di Maccarese, e Campo salino. Nel 1781. l'architetto Andrea Vici, e l'agrimensore Domenico Sardi ne fecero una carta grande con tutti i dettagli dello stagno, e dei contorni, che fu incisa in rame.

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47. Come stagno maggiore lo trovo nominato in una carta del 1362. 11. maggio, nella quale il monastero di sant' Andrea, o sia s. Gregorio al Celio, e il Vescovo di s. Rufina rinovarono a molte famiglie nobili Romane fra le quali si furone Giannotto e Andrea di Vello del Cinque, l'antica investitura dello stagno di Porto, il tenore della quale daremo in append. num. 14. Alienato lo stagno alla Casa Rospigliosi, i padroni dei terreni intorno mossero lite alla medesima per i danni, che soffrivano, specialmente nell'inverno per la escrescenza delle acque del medesimo. La Sagra Rota decise in favore del Duca nella Romana, seu Portuen. Damnorum. Lunæ 12. maii 1777. coram R.P.D. Herzan, fra le altre ragioni, appunto perchè il mare aveva chiusa la foce come in altri stagni dello stesso littorale verso levante; e l'interrimento era dalla natura stessa, che vi strascinava terra dall'alto. Riporteremo questo solo tratto della Decisione per la identità di fatti, e di ragioni col caso nostro. S. 12. Etsi major aquarum copia in Campo Salino ab hac causa proficisceretur; nulla tamen hic esset Ducis Rospigliosi culpa; cum ea, quæ a natura oriuntur, nequeant adscribi ullius culpæ. L. 2. §. 6. ff. de Aqua, et aq. pluv. are. Nec culpa Ducis in eo saltem constitui poterat, quod is stagnum non purgaverit. Etenim NEQUE EX JURE, NEQUE EX PACTO TAM GRAVE AC SUMPTUOŠUM ONUS, QUOD AUGUSTI, AUT TRAJANI VIRES EXEGISSET, IPSE SUBÍRE COGEBATUR. §. 14. Tertia succedebat, et postrema causa in eo consistens quod ministri Ducis EXITUM STAGNI IN MARE SIVE FOCEM, UT AJUNT, OBSTRUXERINT ATQUE IMPEDIVERINT. Verum ne id quidem ullum habere veritatis fundamentum compertum est. Præsto nam

que erant optimi testes deponentes, numquam Ducis nomine, aut jussu tale quid tentatum; SED NATURALITER· MARIS COMMUNICATIONEM INTERCIPI; immo non semel sumptibus Ducis eamdem communicationem apertam, aditumque restitutum fuisse. Idem in ipso judiciali accessu recognitum fuit. Diligenti enim facta inspectione : non fu ritrovata alcuna opera manufatta, che impedisca l'introduzione dell' acqua nel mare; ma fu bensì ritrovato un bancone, o sia interrimento d'arena di larghezza circa can

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20., quale attualmente divide l' acque dello stagno da quelle del mare. TAM GRANDIS AUTEM ARÈNAE CUMULUS NATURAE OPERA, NON FACTO HOMINIS EFFORMARI POTUIT. Idem confirmat exemplum similis stagni, seu lacus di Fogliano ad Ducem Sermonetæ spectantis, CUJUS ITIDEM EMISS ARIUM CERTIS ANNI MENSIBUS CLAUDITUR: ET NEMO DUBITAT, ID VI VENTORUM, PRAESERTIM AFRICI, AC MARIS AESTU PROVENIRE. Accedit, in ipso stagno Maccaresii rem novam non esse. In quodam enim supplici libello, jam usque ab anno 1656. antequam perpetua locatio fieret, porrecto Summo Pontifici, exponitur: Questo stagno nella crescenza dell'acque piovane l'inverno comunica col mare. Sed dictum non fuisset hyeme; si toto anni tempore tum patuisset e stagno decursus in mare, ERGO QUOD CONTINGIT HODIE, EODEM SEMPER MODO NATURALITER CONTIGIT; ET IDEO ALICUJUS CULPAE TRIBUI NON POTEST. Sarà dunque la stessa ragione di decidere per amendue gli stagni; come è stata la loro origine, il loro uso di saline; e presso a poco il loro termine. Assoluta la Casa Rospigliosi dalla rifazione, e riparo dei pretesi danni delle inondazioni delle acque dello stagno di Maccarese; perchè no la Rev. Camera per quelle dello stagno d' Ostia suo fratello? E come questo ancor quello considerato in diritto, ed economia pubblica, e per pubblica salute, da infame terreno paludoso dovrebbe colmarsi con autorità sovrana; non lasciarsi in liti, e questioni di particolari possidenti, non mai terminabili nei Tribunali; i quali non possono elevarsi alla causa pubblica della salute dell' aria, e della perdita di un vasto territorio.

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48. Finita così la questione fisico-legale, torneremo alle colmate sotto l'aspetto della salute pubblica. Anche dopo gli scritti del Doni, Lancisi, Cacherano, Bayan, Testa, Thouvenel, Brocchi, Nicolai ec. ogni giorno si sentono, e leggono lamenti contro l'aria cattiva di Roma, e sue campagne; nuovi progetti per rimediarvi, per ripopolare, colonizzare le deserte. Si crede necessario asciugare le lontane paludi Pontine, gli acquastrini sparsi nelle tenute e alle paludi Ostiensi tanto prossime all'alma Città, alla capitale dell'Impero Romano, mai non si è pensato seriamente da secoli bassi in poi. Ora perchè no? Per conservare forse la memoria delle saline d'Anco Marcio? Perchè non maggior premura di ripristinare la di lui città tanto più necessaria a Roma, alla sua navigazione, al commercio, al suo onore ? (1) In ispecie delle paludi Ostiensi, noi riporteremo in append. num. 15. soltanto la relazione, che ne dà il sig. Dottor Morichini nello scritto del 1803. per le nuove, che io dirò, ripristinate degli antichi Gravisci (2), ora di Corneto. Vi sono esposte minutamente le cagioni riunite oggidì a contribuire alla nostra mala arią, non mai abbastanza condannabili. Salus populi suprema lex esto, era la massima fondamentale in tutto della nostra veneranda antichità. E con Marco Tullio Cicerone (3) ricordiamoci, che ea virtute, et sapientia majores nostri fierunt, ut in legibus scribendis nihil sibi aliud, nisi salutem, atque utilitatem reipublicæ proponerent, Roma li 26. decembre 1830.

AVV. CARLO FEA
Commissario delle antichità.

(1) A tale effetto è omai tempo di eseguire il pensiere, se non il modo propostosi, con altre idee impossibili, di Nerone, riportato da Tacito Annal. lib. 15. cap. di far trasportare pel Tevere alle paludi Ostiensi tutti i ruderi, o calcinacci delle fabbriche di Roma; Ruderi accipiendo Hostienses Paludes destinabat: utque naves, quo frumentum Tyberi subvectassent onustæ rudere decurrerent.

(2) Antiche iscrizioni di questo popolo, trovate ultimamente nell' antica città vicina, le inserii negli Annali dell'Istituto di corrispondenza archeologica; e nel vol. 2. del 1830. alla pag. 31. vi sono le osservazioni locali accurate del sig. Enrico Westphal architetto.

(3) De invent. rhet. lib. 1. cap. 38.

APPENDICE

NUM. I.

1stromento d'enfiteusi fra la Ven. Mensa, o sia il Card. Alessandro Mattei Vescovo, e Giuseppe Vitelli, nel quale si parla anche dello sfocio.

A di 16. agosto 1816.

Previo il beneplacito apostolico, e per mezzo di pubblico istromento rogato per gli atti del successore Parmegiani connotaro nel giorno 15. luglio 1797. ottennero li fratelli Paolini dalla ch. mem. del Card. Gio: Francesco Albani Decano del Sagro Collegio, l'enfiteusi a terza generazione della Tenuta d'Ostia, coll'annuo canone in denaro di scudi 5100.; e coll' annua prestazione in specie di rubbią 50. di biada, e con altri patti espressi nel riferito istromento. Dopo qualche tempo però essendo sommamente deteriorata la fortuna, e la condizione dei fratelli Paolini, fu dai medesimi ceduta l'enfiteusi sudetta ai fratelli Gio: Battista, e Domenico Antonio Canori, parimenti a terza generazione. Riportatosi a tale effetto il beneplacito apostolico, e l'assenso della ch. me. del Cardinal Antonelli Decano allora del Sacro Collegio, e Vescovo di Ostia, e Velletri, come risulta da pubblico istromento di tal cessione, celebrato per gli atti del sig. Conflenti notaro constipulante sotto il dì 12. agosto 1809.

Questo passaggio d'enfiteusi, che pur si credeva favorevole alla Venerabile Mensa Vescovile proprietaria, ed ai suoi Vescovi, e successori ; fu per essi il più dannoso e fatale; perchè li nuovi subentrati enfiteuti Canori, o per negligenze, o per sopravvenuta impotenza, tutt' altro pentutt'altro sarono, che fedelmente corrispondere alle convenute pre

stazioni; ed adempire i patti, a cui si erano solennemente obbligati; cosicchè l'odierno Eminentissimo Vescovo Sig. Cardinale Mattei Decano, dovette nel suo ritorno in Roma con estremo rammarico, e con grave disesto del suo patrimonio rinvenire, oltre il vistoso debito degli enfiteuti per i canoni arretrati, una serie di danni cagionati alla Tenuta ec.

Siegue il tenore dell' istromento, e.li patti. Omissis ec. Si conviene, che nell'ingresso della presente enfiteusi debba detto enfiteuta ricevere in consegna tutte le fabbriche fossi, e forme spettanti alla Venerabile Mensa. In quanto alle fabbriche della Tenuta si conviene che queste debbano dall'enfiteuta mantenersi, e farci li riattamenti necessarj, ed occorrenti ; ed occorrenti; e così riattate conservarle migliorarle ec. Rispetto alle forme poi, e fossi, che detto sig. Giuseppe Vitelli enfiteuta riceverà in consegna, dovrà esser tenuto, ed obbligato di mantenerli, conserli, e migliorarli a tutta sua cura, e spese: e così terminata l'enfiteusi, rilasciarle; perchè così ec.

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e

DOVRA' l'Eminenza Sua, e i di lei successori FARE, che l'appaltatore delle saline, o la Reverenda Camera Apostolica, nel caso, che detto appaltatore non vi sia, SFOCI TANTO NEI SOLITI TEMPI, quanto sempre che il bisogno lo richieda, sempre che ne sia avvertito dall'enfiteuta. Badisi appresso al num. VI,

NUM. II.

Il Vitelli dà in affitto, come enfiteuta, la Tenuta
d' Ostia a Luigi Gentili il 20. dec. 1819.
con aumenti varj di risposta all'anno.

1. Colla presente benchè privata serittura da valere quanto pubblico, e giurato istromento, il qui sottoscritto sig. Giuseppe Vitelli, riservato il consenso dell' Emo sig. Cardinale Decano come Vescovo di Ostia e Velletri da ottenersi a tutta sua cura, loca, ed affitta al sig. Luigi Gentili parimente qui sottoscritto, ed accettante la Tenuta di Ostia, che egli ritiene in enfiteusi, in virtù dell'is

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