Imágenes de páginas
PDF
EPUB

Gregorio IX. come di beni, che rilevano dalla Chiesa Ro mana (11. 64. 66.). Nè vi deroga Pio VI. col Moto proprio dei 18. nov. 1775.

3. Perchè le saline sempre hanno appartenuto al Governo, come regalia di prima classe, con tutto il territorio annesso dal tempo del Re fondatore di esse, e di Ostia, Anco Marcio (8. 25. ). Che se i Sommi Pontefici continuando le saline collo stesso diritto, hanno concesso a godere lo stagno salato per la pesca, e le terre adjacenti, alla Chiesa Ostiense; mai, come inalienabili, non le hanno cedute in assoluta proprietà perpetuamente libera, e indipendente; ma appena con un titolo, che può dirsi precario, e d'investitura feudale (10. 20.), nello stato, in cui e lo stagno, e le terre servivano le saline (11.); al solo uso delle quali si facevano i lavori ai canali e nel littorale per lo sfocio da introdurvi l'acqua del mare (5. 9.); senza considerazione alcuna giamai a quei terreni. Come padroni i Sommi Pontefici vi hanno ogni tanto esercitati degli atti di sovranità, anche su tutte le entrate (11.39.41.45.65. segg.). Paolo V. col rinnovato Canale potè abbandonare anche Ostia, ora deserta (11.); e Pio VI. colla Reverenda Camera nel 1785. e più decisamente nel 1799. hanno potuto abbandonare le saline come inutili, e impraticabili ulteriormente (20.): per conseguenza ancora hanno potuto desistere impunemente dal lavoro ai canali, ed altri nello stagno, destinati a quell'uso (15. 59.). Di modo, che ritornando lo stagno all'antico stato naturale chiuso dalle onde del mare colle arene (21.); il possessore qualunque delle terre superiori adjacenti allora dovea farsi lo spurgo dei canali, e lo sfocio a spese sue; quando non era contento di godere i terreni quali gli aveva la Mensa prima di darli in enfiteusi (3. 5. 13. 23.). Il Vitelli facendo il suo contratto nel 1816. sapeva quell'abbandono; e conosceva i danni o veri, o esaggerati (2.): onde poteva, e doveva informarsene meglio prima, e regolarsi, sentendone le ragioni dalla Rev. Camera stessa; non cominciare, e proseguire animosamente una lite con dati avidamente ideati, e irragionevoli contro la medesima. Imputet sibi.

Si è fatto inoltre osservare (22.), che simili danni furono sempre, è sono comuni naturalmente in tutti gli stagni secondo le leggi del Digesto: nè mai li padroni dei fons

[ocr errors]

di superiori hanno potuto reclamare contro i padroni di quelli. Nello stagno di Maccarese, in ispecie, prima saline de' Vejenti, poi Romane da Romolo (8.), indi Camerali; ugualmente (27.) negli ultimi secoli abbandonate e venduto lo stagno, e il suo territorio intorno, per le arene, che ne hanno chiuse le comunicazioni alle acque del mare; dalla Sagra Rota nel 1777. fu assoluta la Casa Rospigliosi padrona dello stagno contro simili pretensioni dei vicini (23.). SECONDO. Si è esaminata (5. 25.86. 90.) la que-stione in aspetto di pubblica utilità, e salubrità dell'aria, in grande, per doversi bonificare, come tutti desiderano; e colmare lo stagno d'Ostia, e quello di Maccarese, con tutte le pantanose pestifere adjacenze del fiume morto, e di Dragone e rimandare tutte le acque del Tevere alla Fiuchiudendo affatto, e colmando il Canale di Fiumicino, aperto imprudentemente dall' Imp. Trajano colla rovina d'amendue le foci per le arene arrestatevisi perennemente, diviso il corpo dell' acqua; e nel famoso porto di Claudio: ristabilito quel Canale con poca avvertenza degli architetti di Gregorio XIII. e Paolo V. (6. 26.), a forza d'inutili, dispendiose passonate continue da due secoli, e più.

mara;

Colmando il Canale, lo stagno, e i contorni, quanta terra di meno alla spiaggia! Quale, e quanto guadagno di terreno; col risorgimento della necessaria e deliziosa città d'Ostia? (30.).

Nell' appendice, che è la più voluminosa, oltre i numeri con note particolari (35.38.) direttamente servienti alla lite; si sono portati alcuni Brevi di Sommi Pontefici, ed altre carte, istruttive per la storia di quella città; e opportune per altri oggetti relativi alla medesima antica, e moderna. Come, per esempio, il Moto proprio di s. Pio V. per la costruzione della sua Torre di s. Michele, e sul tiro delle bufale (76.); necessario a sapersi nello stato attuale, più ripristinandosi il corso delle barche nel vero Tevere con Ostia.

Alla

е

pag. 68. si è ristampato l'obbligo del Popolo d'Ostia, di mandare a Ripa grande per il Papa, stando esso in Roma, annualmente in due solennità, duas plattatas lignorum; ricavandolo dagli Archivj Vaticani, più corretto di quello

stampato prima dal Muratori, poi da altri. In questa rifor mata copia si ha plattatas, no platratas, o vero plaustratas, o plactatas come vorrebbe il P. Carpentier nel suo Glossario nuovo, v. Plactata; ove per altro lo spiega bene per navis. Fatta riflessione, plattata significa barca piatta senza carena, barcone, navicello; la quale forma ancora oggidì serve per trasportare a Roma le legna specialmente le fascine, appunto dalle macchie d'Ostia, e contorni lungo il Tevere. Duas plattatas lignorum, due barcate piatte di legna. 15. febraro 1831.

STORIA

DELLE SALINE D' OSTIA

Introdotte da Anco Marcio quarto re di Roma
circa l'anno 125. di essa dopo la fondazione

della città accanto.

I.

Un oggetto tanto interessante il politico, e l'eco

nomico dell'alma Città, quale è quello delle saline d' Ostia avrebbe meritato prima d'ora una storia ragionata; incominciando dalla naturale della località, con tutte le qualità delle circostanze dell'aria buona, o cattiva, almeno dal tempo del fondatore Anco Marcio, se non da prima, geologicamente: poi dell' uso, e vicende di quelle ne' bassi tempi fino ai nostri. Volendo noi dirne qualche cosa in compendio per la opportunità di una questione legale insorta contro la Rev. Camera Apostolica da qualche anno intorno alle medesime a titolo di pretesi danni cagionati alli terreni vicini della Ven. Mensa vescovile; ci ristringeremo quanto è possibile a questo argomento principalmente; senza entrare nella condotta artificiale economica delle saline.

2. Nel 1797. ai 25. di giugno la Ven. Mensa diede per la prima volta in enfiteusi alli fratelli Giuseppe, e Vincenzo Paolini quella sua Tenuta; porzione della quale, boschiva, seminativa, e pascolare, circonda superiormente in varj punti le saline, e lo stagno dell' salsa acqua

desime.

per

le me

3. Dai Paolini l'enfiteusi passò ai fratelli Canori; da questi nel 1816. li 16. agosto col solito canone annuo di scudi 5100.. (Append. num. 1.) in Giuseppe Vitelli a terza generazione mascolina; morto esso ultimamente senza quella prole. Il di lui primo anno ebbe luogo sul fine del 1817. Egli ne fece poi affitto a Luigi Gentili coll' aumento prima di

[ocr errors]

3600. scudi, poi fino a 11. m. e di nuovo con altra carta a soli sc. 500. oltre la convenuta risposta di affitto di sc. 8750. annui; in vista dei vantaggi, che sperava dalla lite colla Rev. Camera; riservandosi anche le ragioni per litigare, e inquietare la medesima: facendo forse a tale oggetto rinunciare il Gentili al caso della inondazione. Append.

пит. 2.

4. I Paolini cominciarono poco dopo a lagnarsi, che specialmente nelle stagioni piovose, quasi fosse cosa nuova, crescendo le acque nello stagno soverchiamente cagionassero gravissimi danni negli orli di molti quarti della Tenuta ; resi, al loro modo di vedere, in porzione inutili a cavarne quel profitto, che specolavano. E ciò perchè la Rev. Camera affittuaria dello stagno per le saline, non teneva dal 1799. spurgati i canali, che dovevano portare le acque soverchie al vicino mare; avendo allora sospesa I' opera delle saline. Append. num. 4. con nota. Questo principio di lite non c'interessa,

5. La Ven. Mensa prese parte nella querela riassunta dal sig, Vitelli, il quale piuttosto amante di liti, e denaroso non badava a spesa (1). D'accordo fu chiamata la Rev. Camera al Tribunal Collegiale Camerale nel 1823. per il riparo, e per l' emenda di tali danni, Desso li 15. genn. 1824, per definitiva sentenza condannò la Camera: e di più præfixus fuit terminus duorum mensium R. C. A. ad effectum EXPURGANDI MAGNUM CANALEM CUM OMNIBUS ADNEXIS ET CONNEXIS, QUÆ IN TENIMENTO OSTIENSI AQUAS DUCUNT AD MA

(1) Alla di lụi soverchia avidità di far denaro si deve, 1. la devastazione del resto per qualche miglio della selciata dell'antica strada d' Ostia conservatissima. 2. La distruzione di molti grandi pezzi di cornicioni intagliati del Tempio di Giove, edificato da Adriano secondo la iscrizione, che vi trovai nello scavo; detto ora Casa rossa: avanzi lasciativi per memoria, e per lo studio locale degli artisti. Egli li fece in pezzi per farne calce in una fornace costruita ivi accanto, ina non arsa, perchè inibita quando si seppe. 3. Tentò anche di portar via la gran soglia della porta del Tempio, tutta di un pezzo d' africano come quella del Panteon. 4. Ci metteremo ancora la distruzione della selciata sopra l'antico stupendo ponte della via Appia sotto l'Ariccia; un gran pezzo più verso Genzano; ed altro maggiore al di quà delle Fratocchie. Un processo criminale per tutto ciò superereb be tutte le attuali pretensioni di danni, e spese.

« AnteriorContinuar »