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e vigore colla nostra solita sottoscrizione, e che non le si possa giammai opporre di surrezione, orrezione, nè d'altro vizio, o difetto della Nostra volontà, ed intenzione, ancorchè non vi siano stati chiamati, citati, nè sentiti il Commissario della Nostra Camera, o altri, che mai vi avessero o pretendessero di avervi parte o interesse; e così, e non altrimenti debba giudicarsi, definirsi, ed interpetrarsi da qualsivoglia Giudice, e Tribunale, e da qualsivoglia Congregazione, benchè composta di Rmi Cardinali, ed anche da quelle due da Ñoi specialmente deputate l'una sopra gli affari della soppressa Compagnia detta di Gesù, e l'altra per l'Amministrazione, e Governo spirituale, e temporale dell' Università, Collegio e Seminario Romano uniti; togliendo loro, ed a ciascheduno di essi ogni facoltà di giudicare, ed interpetrare diversamente; non ostante la detta Costituzione di Pio IV., la Regola della Nostra Cancellaria de jure quaesito non tollendo, e qualsivogliano altre Costituzioni, ed Ordinazioni Apostoliche Nostre, e de' Nostri Predecessori, Leggi, Statuti, Riforme, usi stilj, consuetudini, ed ogni altra cosa, che mai facesse e potesse fare in contrario, alle quali tutte, e singole avendone il loro tenore qui per espresso, e di pa rola in parola inserto per questa sol volta, ed all'effetto sopradetto amplamente, ed espressamente deroghiamo. Dato dal Nostro Palazzo Apostolico Quirinale questo dì 14. luglio 1774.

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CLEMENS PP. XIV.

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NUM. 10.

Biglietto dell' Emo Sig. Card. Galeffi Camerlengo di S. Chiesa al Commissario delle antichità, per avvisarlo di una licenza data per uno scavo d'antichità.

Num. 3180. div. III. 10. gennajo 1825.

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Sig, Avv. Fea Commissario delle Antichità.

Il sottoscritto Cardinal Camerlengo viene ad avvertire V. S., aver egli ad un altro anno confermata la licenza a Sante Ammendola, di proseguire gl'incominciati scavi d'antichità nella sua vigna situata fuori la Porta di S. Sebastiano; onde ella possa a norma del suo uffizio vegliare alla conservazione, e tutela de' monumenti an tichi, e degli oggetti di Belle Arti; mentre con verace stima si dice

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Pro-memoria a Sua Eccell. Rev. Monsig. Cristaldi Tesoriere generale per le Terme d'Antonino Caracalla li 13. decembre 1824.

Gregorio XIII. accordò ai Gesuiti del Collegio Romano le Terme superiori di Caracalla per andarvisi a divertire.

Alla soppressione non avendole rivendicate la Camera, restarono al Seminario Romano; il quale nel 1815. le diede in enfiteusi al cav. de Leoni.

Sul principio del cadente anno l'uno, e l'altro vollero accordare il permesso di scavarvi per antichità al cav. Velo Vicentino. Io mi opposi quanto potei, come di Monumento pubblico; specialmente con forastiere. Ma non potendolo impedire del tutto; mi restrinsi a volere, che il cavatore niente potesse appropriarsi, che

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appartenesse alla fabbrica immediatamente; come colonne, basi, capitelli, o altre cose, che dassero lumi per la costruzione; molto più se fossero al loro posto.

Il caso ha portato, che si sono trovati due grandiosi pavimenti di mosaico figurato, non molto conservati; ma belli, e interessanti. Il sig. Velo pretende siano suoi; poterli levare, e venderli o al Governo se li vuole, o liberamente, e per somma di migliaia di scudi; dicendo che nella detta proibizione non si parla di mosaici. Chi ha eccettuate le suddette cose mobili, parti della fabbrica; molto più ha inteso delle parti inerenti ancora localmente, ed integranti la medesima essenzialmente; e che sarebbe un peccato il levarli da luogo.

Nei giorni scorsi il sig. Velo è tornato da fuori; e vuole ricominciare lo scavo. Penso, che bisogni, almeno per ora, finire ogni quistione. Le Terme non sono state date nè ai Gesuiti più, nè al Seminario nuovo, che mai non dovrebbe averle. Sono dunque devolute alla Camera.

Perciò sarebbe bene, scrivere un biglietto a Monsignor Marini Uditore dell' Emo Camerlengo; perchè si compiaccia far sospendere qualunque scavo, e operazione del sig. Velo, al quale fu accordata la licenza da lui, finchè non si esamina bene il tutto.

Avv. CARLO FEA

Commissario delle Antichità.

RISPOSTA

Al signor Settimio Lattanzi difensore del signor Vincenzo Trojani sulla di lui pretensione, di appropriarsi 53. pezzi di granito rosso scavati nella sua vigna dentro le Terme di Caracalla, in pregiudizio dei diritti della Rev. Camera Apostolica.

I.

La risposta all'Allegazione del sig. Set

timio Lattanzi in 'favore del signor Vincenzo Trojani, sarà più breve molto della precedente contro il signor Proja; perchè in questa già è prevenuto tutto ciò, che si ripete in quella scrittura. Pare, che i due signori difensori si siano concertati, per rispondere alle mie due Memorie nello stesso senso, cogli stessi paradossi, quasi colle stesse parole; cosicchè facilmente si crederebbe, che amendue le scritture siano parto della stessa penna; benchè separate. Comunque sia andata la faccenda; il vantaggio di questa riunione sarà, che la risposta alla prima serva pienamente alla seconda.

2. Pertanto, si ripete dal signor Lattanzi S. 2.6., CHE le Terme di Caracalla sono proprietà privata; perchè lo ha DECISO la Commissione delle arti, quale, senza riflettervi, pure nel §.3.16.ha conosciuto esser CONSUL

TIVA. CHE, S. 6., l'Editto del 1820. deroga ai diritti del principato sulle fabbriche antiche contro tutte le Bolle, Brevi, Leggi di ogni specie antiche, e moderne, (le quali le favoriscono per la conservazione; e comandano, che non possano derogarsi se non con altra Bolla); dando a ognuno, che vi scava tutto quello, che vi trova §. 5. CHE, §. 4., nell' Editto perciò si rinunzia ai diritti fiscali ; confondendo questi, sugli oggetti trovati nei fondi dei particolari, intorno ai quali non dovevo parlare allora, come ivi pretende il sig, Lattanzi, che avrei dovuto fare; con quelli di proprietà del Governo, de'quali ho sempre parlato, e insistito, che l' Editto non li riguar da. COL ripetere, §. 3. 15. negli stessi termini, CHE ho ingannato il Pontefice Massimo colla FALSA rappresentanza di due questioni, che esistevano NELLA SOLA MIA MENTE. Fin quì la copia conforme.

3. In particolare per la sua difesa il sig. Lattanzi comincia, §. 14., dal confessare con ingenuità, CHE egli non è antiquario; che perciò non ardisce parlare della posizione delle magnifiche Terme Antoniane; molto meno assegnarne le parti, e le distribuzioni; siccome potrebbesi fare dal signor Commissario delle antichità. Appunto, se non per lui, per li sapientissimi Giudici nella prima Memoria si è data la pianta generale delle Terme, nella

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