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HARVARD

COLLEGE

OCT 14 1914

LIERARY

Cutting funds.

CANT JUN 10 1915

PREFAZIONE

§ 1. Fondazione della Chiesa.

§ 2. Diritto del Comune di governare la Fabbrica. § 3. I primi officiali dell' Opera messi dal Comune.

§ 4. Contrasti col Clero.

§ 7. Ri

§ 5. Sostanza dello Statuto dell' Opera. § 6. Nuovi contrasti col Clero. forma dell'ufficio della Fabbrica e diritti del Camarlingo. § 8. Regolamento in vigore per la Deputazione dell' Opera. § 9. Trasformazione della proprietà dell' Opera.

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§ 10. Provvidenze dei governi per la conservazione del monumento.

§ 11. Grazie spirituali dei Sommi Pontefici.

§ 12. Culto della Chiesa.

§ 1. Davanti ad una meraviglia del genio umano, quale è il Duomo di Orvieto, non v' ha persona che non si senta commossa e rapita. Il visitatore rimane estatico per lungo spazio di tempo, e come si riscuote dalla contemplazione di tanta armonia divina che da ogni sua parte risuona, prima di curarsi di sapere se dell'alto concetto fu ispirato questo o quell'artista, si domanda quale volontà deliberò di innalzare la vaga mole. Egli si guarda attorno, e si vede non già nel centro di una metropoli, ma in un angolo di piccola e abbandonata città, in mezzo a casipole e tuguri, tra vie e piazze deserte. Come potè sorgere dalle fondamenta un edifizio si nobile, opera di più secoli non interrotti, anzi lavorio continuo di quante generazioni si sono succedute dalla sua origine fino ad oggi? Che Pisa, Genova, Siena, Firenze, Venezia e Roma porgano esempio di quanto possano le arti, si spiega bene per la loro antica floridezza di commerci che le prosperava e le arricchiva: ma che una piccola città, messa fuori della gran via del mondo, piantata sulle creste di una scoscesa roccia, circondata da scogliere tufacee, da colline irte di boschi e da crete brulle e aride; che questa città metta in mostra un così nobile, così vago e glorioso monumento, eretto con materiali venuti da luoghi lontani, lavorato da artefici richiesti da ogni parte, ciò sorprende e sa di prodigio.

Egli è naturale domandarsi: chi fu che volle e seppe fondare e compiere la bella mole? Non la munificenza di un principe opulento; non l'erario di uno stato grande. Fu il cuore religioso, l'animo fermo, la virtù perseverante, la fede tenace di una piccola popolazione. Fu l'obolo del popolo amministrato dalla rappresen

tanza del Comune.

La città si reggeva liberamente sotto la protezione della Chiesa, e dava rifugio sicuro e tranquillo entro le forti sue mura al pontefice Urbano IV. Era l'anno 1263, e nella vicina terra di Bolsena accadeva lo strepitoso miracolo del Sacramento, essendo apparso il sangue divino del Redentore dall' ostia e dal calice di un sacerdote boemo mentre celebrava nell'altare della martire Santa Cristina. Il Papa per accertarsi del prodigio volle si recassero a lui in Orvieto il Corporale e i sacri lini ancora madidi del sangue eucaristico: mosse incontro con lunga processione di prelati, di clero e di popolo al Vescovo che recava lo stupendo miracolo; lo vide spiegato sotto i suoi occhi, e genuflesso lo adorò in capo al ponte di Riochiaro, poco fuori le mura della città, e devotamente lo introdusse e lo ripose nella cattedrale. Fu questa la prima processione del Corpus Domini.

La Religione aveva trionfato di tutte le eresie contro la santa eucaristia e sciolse con la lirica di San Tommaso d'Aquino e di San Bonaventura laudi e inni giulivi, e con la penna ispirata dell'Angelico stesso scrisse l'uffizio, bello di mistica dottrina, a gloria del santissimo Sacramento.

Una bolla pontificia ripiena di sublime entusiasmo annunziò alla cristianità la lieta novella, prescrisse culto e devozione speciale, institui quella solenne processione che in ogni parte del mondo ancora si continua con la maggiore pompa e magnificenza che sappia spiegare la Chiesa, siccome per il massimo trionfo dei suoi misteri sacri.

Angusta, indegna parve la vecchia e cadente cattedrale di Santa Maria a serbare quel prezioso deposito della fede cristiana; e gli

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