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Nell'isola di Capo Verde risiedono i religiosi di Santo Antonio della Pietà, con un sontuoso convento, di dove escono missionarj per l'isole circonvicine, e se in altro tempo non si potè conseguire l'assistenza di queste due Religioni in quelle conquiste di Angola e Capo Verde, io ho operato, e travagliato di maniera tale, che oggi assistono in esse con grand'utilità dell'anime. Nel Maragnon sta il Padre Antonio Viera della Compagnia di Gesù, persona insigne, e ben conosciuta nel mondo per la sua gran virtù, lettere, e talento ammirabile nel pulpito, il quale avendo il favore di lor Maestà et Altezze con applauso, e stimazione della Corte, e di tutto il Regno, volontariamente si consagrò alla conversione della Serra nel Maragnon, e nel gran Para dove ha fatto, e va facendo meraviglie. Terrà Vostra Eminenza gusto sentir leggere la lettera inclusa, che questo zelante missionario l'anno passato scrisse a Sua Maestà per la nuova Giunta della propagazione della. Fede, e si fece stampare, perche possa servire di stimolo agli altri missionarj. Di quà io gli procuro assistere con soggetti della medesima Religione, e tutti son pochi per la gran messe di qualle tanto dilatate conquiste. Per tutte l'altre si procurano missionarj non solo dal Regno, ma anche stranieri, che istantemente domandiano al Padre Generale della Compagnia di Gesù, e per facilitare maggiormente la lor venuta gli offerimo il necessario per venire a questo Regno, e non ci era in altro tempo questo pensiero. Malamente si puol (sic) dunque calunniare per male affetto alle missioni, chi le procura in questa maniera, e favorisce per tutte le vie; anzi in questo particolare potrei io allegare servizio a Sua Santità, et allegarlo ancora nella Sagra Congregazione de Propaganda, poiche per la bontà di Dio Nostro Signore desidero, e procuro con tutto il pensiero l'augumento (sic) della Fede, e Religione Cattolica in tutte le conquiste del Regno.

Già puol (sic) essere che i malevoli equivocassero nell'affetto, perche talvolta per ragione d'altro offizio mio sono obligato a sopraintendere ad alcuni missionarj, perche assisto ancora nella Giunta delle Inconfidenze, nella quale è necessaria tutta la vigilanza contro le negoziazioni de castigliani, e come Sua Maestà discaricò questo pensiero molto principale sopra me, trovai che alcuni Cappucini diverse volte s'erano intromessi nelle cose del Regno, e procurarono d'inclinare i vassalli di questa Corona alla devozione di Castiglia. Altri portarono lettere del Rè Don Filippo al Rè del Congo molte pregiudiziali a questo Regno, e tengo io l'une, e l'altre in mio potere. Costa che in altre parti, dove assistono, non possono rico

prire l'affetto a castigliani, che nudriscono, e facendo io gran favore ad undici Cappucini, che andarono nel Regno del Beni con lettere di raccomandazione per il Governatore di S. Tomaso, mi scrisse il Governatore, che loro con pretesto di missionario, condussero seco una spia, che fu solo per pigliar notizia de porti, e delle distanze, e rimettendomelo prigione, non mi arrivò nelle mani, per essere stato pigliato il vascello, dov'era.

Nelli Cappuccini, che assistono in questa Corte, con pretesto d'avere in essa ospizio per le missioni, ho trovato varie negoziazioni a favore di Castiglia, e sono esse tali, che se non fosse la pietà, e clemenza di Sua Maestà, meritariano non solo d'essere cacciati, ma di passar anche ad altre dimostrazioni. Per tutte queste ragioni è stato molte volte discorso in Conseglio, che non s'ammettessero i Cappuccini, che si facessero subito uscire dal Regno, e conquiste tutti quelli, che vi si trovassero, e ben vi si poteva procedere senza scrupulo, conforme al dritto della ragione, poiche si vedeva il danno, che poteva risultare alla conservazione del Regno. Con tutto però sempre ha vinto la pietà, e clemenza di Sua Maestà, ne i suoi ministri gli hanno difficultate le licenze perche siano meno affetti alle missioni, ma bensì per i disordini de missionarj, e sicome Vostra Eminenza mi fa honore di escrivermi a favore di questi sei Cappuccini ad istanza della Sagra Congregatione di Propaganda, io lascio alla prudenza, e zelo di Vostra Eminenza la comunicazione di queste notizie, perche si conosca quanto giustificatamente si procede qui in queste, e simili materie, e così in questa, come in tutte l'altre, che toccaranno il servizio di Vostra Eminenza, io mi adoprarò sempre di maniera, che meriti il nome del suo maggior servitore, come sono, e saró sempre, desiderando molte occasioni di gusto, e servizio di Vostra Eminenza nelle quali io mi possa impiegare. Per due vie ho scritto a Vostra Eminenza rispondendo a quello che mi ha fatto mercede di scrivermi sopra questo particolare, e perche s'intende, che abbino preso i mori i vascelli, torno a scriver di nuovo, et anche per avvisarle che lo (sic) avuta la licenza per i sei missionarj, che hanno già vascelli per passare in Angola con brevità, e gli ho dato il loro sovvenimento. Lisbona 21 Luglio 1661.1

1 Copia, na BIBLIOTH. D'AJUDA, Sym. Lus., tomo 10, fol. 143.

Carta de Pedro Fernandes Monteiro,
Ministro da Junta das Missões,
ao Cardeal Ursino, Protector de Portugal

1661-Julho 21

Eminentissimo e Reverendissimo Signore. Per mano di Cristofaro Fernando Rocca ho ricevuto la lettera che Vostra Eminenza mi ha fatto mercede scrivermi in datta de' 17 Gennaro, et in essa ho veduto la grandezza e benevolenza, con la quale Vostra Eminenza è solita onorarmi, poiche ha voluto pigliare a suo carico chiarire col signor Cardinal Datario la calunnie, che avevano imposte a mio figlio, essendo questa una mercede, che la conservarò sempre per singolare, poiche ridonda tanto nel credito e riputazione, ne io poteva dubitare, che mi mancasse il patrocinio suo, quando l'esperienza mi mostra, quanto Vostra Eminenza prema di onorare i suoi servitori, facendomi mercede darmi luogo tra essi, di che io molto mi pregio. Mi parla Vostra Eminenza nelle materie del Regno, giudicando per poco politici i mezzi di non continuarsi la comunicazione con cotesta Corte, e perche la materia è tanto grave, e tengo io di essa le più intima notizie, che tengano molti di quelli, che assistono nel Conseglio, e sò anche quanto Vostra Eminenza desidera il bene, et augumento del Regno, dirò tutto quello che sopra questo particolare mi si offerisce. Attribuisce Vostra Eminenza la risolutione di questo mezzo a Francesco di Souza Coutinho: non niego, che lui fu di questa opinione, così in cotesta, come in questa Corte, però non fu lui quel che lo imprimè, e per mostrarlo a Vostra Eminenza, sarà necessario ricorrere a suoi principj, il che farò con la brevità possibile, per non essere molesto. É palese al mondo, quanto. Sua Maestà che sia in cielo procurò che Sua Santità provedesse a questo Regno, senza lasciare d'intentare per conseguirlo tutti i mezzi possibili. Mandò subito che fu acclamato i suoi ambasciatori a Roma e potendo con ragione dolersi della poca dimostrazione, che si fece nel brutto attentato fatto da ministri castigliani contro il Vescovo di Lamego e Niccolò Montero, permesse nondimeno Sua Maestà, che li tre Stati del Regno mandassero nuovamente il Dottor Emanuel Alvarez Cariglio, et

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arrivando la nuova dell' elezione del Papa Nostro Signore con la fama delle sue eroiche virtù, persuasa Sua Maestà, che non lasciarebbe Sua Santità di accudire ad instanza tanto giustificata per diritto, per ragione, e per la lunghezza del tempo (poiche erano già passati molti anni dopo l'acclamazione con tanta unione de popoli, molti e gloriosi successi contro l'armi castigliane) mandò Francesco de Sousa, col quale succedè quello che a Vostra Eminenza è noto, sopra tutto per non mancare a mezzo alcuno, consegui Sua Maestà che accettasse Vostra Eminenza il patrocinare i negozj del Regno, con che tutti assicuravano il buon successo. Fece Vostra Eminenza quello, ch'è palese, e che io ho saputo minutamente, ma nel fine di tante varie dilazioni per non ultimar mai cosa alcuna, vennero a pigliare per motivo la pace generale, e per confermazione dell'animo, che hanno sempre tenuto, mandano nella China, e nell'Indie vescovi stranieri, essendo tanto manifesto il diritto, che i Signori Re di questo Regno tengono per presentarli, e come l'hanno sempre usato.

Tutto questo, che io ho referito, è notorio a tutti, e molto più a Vostra Eminenza; et essendo così, permettami l'Eminenza Vostra di dire, che io intendeva, che si poteva biasimare in Roma la molta pazienza del Portogallo, e di non essere uscita con le dimostrazioni, che poteva, e puol (sic) fare, poiche avendo esperimentato non valergli i mezzi ordinarj per il ricorso domandato col maggiore affetto, al quale possa arrivare la pietà cristiana, si pigliano da essa motivi per nuovi aggravi. Pareva che dovesse solamente recar meraviglia non aver usato di altri mezzi molto differenti. Quali questi siano, si saprà, si saprà (sic) meglio in cotesta Corte di quello che io li potessi scrivere, però affinche Vostra Eminenza ne tenga intiera notizia di quello ancora, che qui si è pensato, e che non aver usato di questi mezzi, procedè solo dalla molta pietà del Re nostro Signore, che sia in cielo, dirò a Vostra Eminenza quello, che io ho saputo con maggior particolarità, che molti altri.

Da varie Università della Cristianità sono stati mandati al Serenissimo Re morto pareri autorizzati da persone dottissime, e da molti Prelati Vescovi, e Arcivescovi, con i quali l'assicuravano di aver sodisfatto col Papa Nostro Signore all'obligo di Principe Cristiano, e che poiche Sua Santità non lo sodisfaceva, poteva, e doveva nominare Vescovi, e che questi si potevano consagrare nel Regno, e che nella medesima forma si dovevano provedere le Parrochiali e Benefici, e questi pareri sono stati visti nel Regno da persone di molta religione, e lettere, e tutti gli avevano

approvati ne termini supposti. Alcuni dicevano, che Sua Maestà doveva scrivere a Sua Santità una lettera, nella quale in nome suo, e del Regno se gli dicesse quanto siegue. Beatissimo Padre: La Fede c'insegna, che Cristo Nostro Signore lasciò nella terra un solo Pastore universale, che in suo nome governasse la sua Chiesa, e che a questo solo dovevano ricorrere i Fedeli, e lui gli daria il pasco spirituale senza eccezione di persone. La medesima Fede c'insegna, che Vostra Santità è questo Vicario, e Pastore universale della Chiesa. Io et i miei vassalli per la bontà, e misericordia di Dio, siamo cristiani, e riconoscemo Gesù Cristo per vero Dio, e Salvator nostro, e professiamo la sua Santa Legge, et in mio nome, e de miei vassalli ricorro a Vostra Santità solamente in quello che tocca allo spirituale, come Vicario di Cristo, e Pastore delle sue peccore. Vostra Santità non mi provede, mi dica a chi devo ricorrere; e che questa lettera se gli desse, e non facendo cos' alcuna per essa, s'usassero poi i mezzi, che non è necessario ripetere. Tutto questo, come ho detto, lasciò d'esecutare il Serenissimo Rè per sua gran pietà, e non perche s'intromettesse nella materia alcun Tribunale, che di questo ha preteso servizio, e merito con Sua Santità, ma ancora sono obbligato a dire a Vostra Eminenza, che nel tempo, che Dio lo tirò a se stava con differente opinione, e ben credo, che se fosse vissuto, e gli fosse stata fatta la nomina de Vescovi, che ora dicono, che sia stata fatta per l'Indie e China, aveva da prorompere con qualche gran dimostrazione. Nello stato presente nessuna cosa posso assicurare, perche ancorche non è minore la pietà del Re nostro Signore, e della Regina nostra Signora, considerando però lo stato del Regno, pare che la medesima pietà, e religione obbligano a buscar mezzo, e rimedio efficace, perche si trova Portogallo, e sue conquiste con un solo Vescovo de anello, e questo con più di 70 anni di età. Ben si vede, come staranno le Chiese, e come le conquiste già tanti anni senza Prelati, come disperse le peccorelle tamquam oves non habentes Pastorem. La dissolutione ne' medesimi ecclesiastici è grande, e senza nessun rimedio, perche i Capitoli, che potrebbero darlo vivono con l'istessa dissolutione nella vita, e costumi, e tra i capitolari vi sono perpetue discordie, parzialità, e odii mortali, che vengono a terminare sin' in ammazzamenti. I popoli in alcune Provincie stanno senza dottrina, e ben si può ripetere per essi il detto del Profeta-Parvuli petierunt panem, et non erat qui frangeret eis. A Sua Santità toccava in primo luogo il rimedio di questo disordine, e mentre non provede alla necessità, che viene ad essere estrema, pare che di quà se gli debba dar il

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