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niranno per mettere nella vera luce la figura di una donna, la quale era stata ammirata, fin' ora, da punti di vista molto ristretti.

Si sapeva che il lavoro del Reumont non era completo, e che doveva essere rifatto; e il Reumout istesso non ebbe pretese superiori al suo merito, onde quello dell'indirizzo nuovo degli studî, me· rito grande ai nostri occhi, gli rimane intatto. E noi consideriamo come opera efficacissima di progresso, dopo la versione che fecero del Reumont Giuseppe Müller ed Ermanno Ferrero, l'avere essi stessi intrapresa la collezione del carteggio di Vittoria Colonna, il quale ha già dato a diversi scrittori la opportunità di esaminare la poetessa sotto l'aspetto di pensatrice, in un secolo commosso da passioni che il tempo nostro esamina con molta obiettività.

Ora ci è grato di annunziare che quel carteggio si è arricchito di ben venticinque documenti, inediti o rari, che Domenico Tordi vi ha uniti in appendice, fra i quali vediamo ricomparire la lettera del Contarini a Vittoria Colonna sopra il libero arbitrio, che con l'altra della giustificazione, scritta più tardi, sono due preziosissimi documenti, sia per riguardo al Contarini, sia per riguardo alle idee della riforma religiosa in Italia. Pare a noi che non si fermeranno qui le indagini, e che rinascerà forse la questione, se Vittoria Colonna, poetessa, non iscrivesse principalmente in lode di suo marito, o se queste sue rime non siano quelle sole che piacque al suo secolo di tramandarci; questione non priva di interesse, giacchè quello che ora viene fuori dal carteggio non è precisamente quello che allora si è messo in mostra, se non vi fu intenzione vera di condannarlo all'oblio.

B. FONTANA.

G. Claretta, La regina Cristina di Svezia in Italia (1655-1689). Memorie storiche e aneddotiche con documenti. - Torino, Roux, 1892.

I carteggi diplomatici dei residenti della corte di Savoia e di Toscana a Roma, i quindici volumi della corrispondenza di Cristina conservati nella biblioteca della facoltà medica di Montpellier sono le principali fonti inedite di cui l'A. si è servito, tra il molto materiale scegliendo con giudiziosa parsimonia, con cautela valendosi delle antiche memorie a stampa non sempre sincere, e facendo suo pro di recenti monografie.

La singolarità del personaggio, intrapreso a studiare, ha fatto lo scrittore tanto più riguardoso da giudizi troppo assoluti, cercando

invece che dai documenti stessi venisse tratteggiata « sempre più al << vivo e al naturale questa strana e curiosa fisionomia, alterata non « poco dai suoi adulatori del pari che dai suoi detrattori ». Pur deve concludere che non troppo lontana dal vero è la sentenza del Foscolo che la ritenne mezzo regina e mezzo letterata, mezzo magnanima, mezzo pazza, intieramente feroce. Fatto è che il nuovo lavoro del barone Claretta in mezzo agli interessanti aneddoti, di cui fu piena tutta la vita di Cristina in Italia, e che non è qui luogo di riassumere, porta anche buon contributo alla storia di Roma, dove principalmente questa donna, di cui si volle fare un trofeo del cattolicismo sopra l'eresia, ebbe campo di dar molesto saggio ai pontefici delle sue contraddittorie qualità, mescolandosi in tutti gli affari, largendo protezione così ad artisti come a delinquenti, suscitando questioni di preminenza, e non risparmiando i motteggi del suo acre spirito contro i papi stessi e Roma, onde riceveva costosa ospitalità; amante dei divertimenti quanto insofferente delle pratiche di religione, in cui prese per confessore il Molinos, l'autore del quietismo. Eppure questa vita così irrequieta potrebbe in qualche momento sembrare quasi una maschera per nascondere propositi e mire diverse. Imperocchè dai documenti pubblicati dal Claretta risulta meglio che nel campo politico Cristina tentò sempre di avere peso ed autorità. Ora si fa iniziatrice di imprese contro il Turco (doc. x), ora scrive a Carlo Gustavo di Svezia perchè soccorra la Polonia pur sopraffatta dal Turco (doc. x1); in Italia tenta di indurre il duca di Modena all'impresa del regno di Napoli; Ugo di Lionne riconosce l'efficacia dell'accordo di Cristina con l'ambasciatore di Francia per la riuscita elezione di Clemente IX (doc. XIII); e Cristina alla morte di Clemente di nuovo offre al re di Francia i suoi servigi pel futuro conclave (doc. xxiv); dall'imperatore Leopoldo invoca pietà per gli ebrei, condannati a sfrattare dall'Austria (doc. xxv). Nel 1682 il generale Luigi Ferdinando Mastrigli trasmette, non senza raccomandazione di tacere il di lui nome, «< la pianta esatta di Casale con le nuove fortificazioni, <«< saranno fatte dai Francesi» (doc. xxxvi). A sua volta Cristina nel 1684 riceve dalla repubblica di Genova vive azioni di grazie per la comunicazione di un segreto, atto a rendere più esteso il tiro delle artiglierie « ut eminus offendant naviculos, qui denuo forsan «< accederent emissuri globos igneos, quibus immani forma mense << preterito vexata fuit civitas ista» (doc. XLI).

Come l'abdicazione del trono non tolse a Cristina l'amore del fasto, del potere e degli onori, così non fa specie che abbia potuto ambire al trono di Polonia; piuttosto è da meravigliarsi che la corte di Roma abbia potuto favorire la sua elezione. Eppure l'importante gruppo

di lettere scambiate tra Cristina e il nunzio di Polonia, che or vengono in luce, non lascia dubbio in proposito. Le pratiche sono fatte dal nunzio coadiuvato dal polacco Michele Kachi, abbate di Colbars; le istruzioni vengono specialmente dal cardinale Azzolini e da Cristina stessa, che mostrasi molto calma ed avveduta, ferma nel non voler spendere quattrini, ed esprimendo su questo punto un giudizio poco lusinghiero per i futuri suoi sudditi, fermissima nel non voler maritarsi: « V. S. con tutto questo può darne loro le speranze per ca<«< varne almeno l'elettione ». Fallito l'intento mostra di rassegnarsi molto facilmente; non manca però di scrivere al nunzio che tenga a disposizione del cardinale Azzolino le lettere ed ogni altra scrittura concernente il negozio. Sicchè non ostante i quindici volumi di Montpellier la prudenza di Cristina ci ha forse privato di documenti più decisivi non pure sul maneggio di Polonia, ma anche su altre faccende politiche, nelle quali gioverebbe conoscere fino a che punto l'ex-regina ingerivasi per conto proprio o per ispirazione altrui.

G. L.

NOTIZIE

J. Bernouilli ha pubblicato, sotto gli auspici della Società Storica di Basilea, il tomo I degli Acta pontificum helvetica (B. Reich, 1 vol. in-4 di XVI-533 pagg.) estratti dagli archivi Vaticani.

Il pontefice Leone XIII in occasione del terzodecimo centenario di Gregorio Magno ha aperto un concorso, sui tre seguenti temi: 1° Dell' influenza esercitata dal pontificato di san Gregorio sui pontificati seguenti durante i secoli vi e vIII. 2o Esposizione dello stato attuale della scienza circa l'opera liturgica di san Gregorio. 3o Restituire con disegni colorati le pitture fatte eseguire da san Gregorio nella sua abitazione sul Celio, descritte minutamente dal suo biografo Giovanni Diacono.

L. Havet ha letto all' Académie des inscriptions et belles lettres (1o aprile) una memoria sull'origine metrica del cursus o ritmo prosaico nelle lettere pontificie, dimostrando come esso non sia che la rinnovazione non bene intesa di regole esattamente metriche, che si riscontrano nella prosa dell'oratore pagano Simmaco nel IV secolo e di s. Leone Magno nel v.

Nella seduta del 12 giugno L. Duchesne ha letto nella medesima Accademia una memoria sui falsi privilegi della Chiesa di Vienne distinguendone due serie, la prima redatta verso il 1060, la seconda più tardi al tempo dell'arcivescovo Guido di Borgogna.

Il dottor von Schulte, continuando i suoi lavori sulle somme di diritto canonico, ha testè pubblicato La somme de maitre Rufin (Giessen, Em. Roth, 1892).

Il fascicolo 11 del Bullettino dell'Istituto Storico Italiano contiene: C. Cipolla, Ricerche intorno all' Anonimus Valesianus II e L. A. Ferrai, Il De situ urbis Mediolanensis e la Chiesa nel secolo x.

Valentino Bovani ha raccolto con diligenza in un volume le Memorie dei fedeli di Vitorchiano, ossia la storia delle relazioni tra questo comune e il Campidoglio di Roma. I documenti pubblicati in fondo al volume, dall'archivio di Vitorchiano, sono considerevoli.

Dalla relazione della seduta plenaria della Direzione centrale dei Monumenta Germaniae (aprile 1892) si apprende che è di prossima pubblicazione il testo di Claudiano a cura del Birt. Tra i lavori molto inoltrati sono il secondo volume degli scritti polemici sull'investiture, i diplomi di Ottone III, i documenti Carolini e l'edizione scolastica delle Gesta Federici in Lombardia.

Il dottor L. M. Hartmann sotto il titolo di Urkunde einer Romischen Gärtnergenossenschaft vom Jahre 1030 (Freiburg i. B, Mohr, 1892) ha pubblicato un importantissimo istrumento dell'archivio di S. Maria in Via Lata, relativo alla costituzione di una scuola di ortolani in Roma. Così del documento come della dotta ed accurata illustrazione che lo accompagna si avrà prossima occasione di occuparci più a lungo.

È recentemente venuto a luce il terzo volume delle Geschicte der römischen Kirche del Langen, professore all'università di Bonn. Va dai tempi di Niccolò I a quelli di Gregorio VII. Di questa storia sarà tenuta particolare ragione.

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