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CLEMENTE MAROT ERETICO

IN FERRARA.

Parecchi anni or sono pubblicavamo nell'Archivio della nostra Società una memoria, per determinare, con la massima approssimazione, il tempo del soggiorno di Calvino in Italia (1). E dicevamo, quanto a Ferrara, ch'egli non avrebbe potuto essersi trovato colà fuori dei limiti che segnano le date del 23 di marzo e del 14 di aprile del 1536, fuori dello spazio, cioè, di 22 giorni.

Nessun fatto è giunto a nostra conoscenza che infermi, fin'ora, le nostre conchiusioni; non poche induzioni nuove avvalorerebbero gli antichi argomenti se fosse il caso di aprire un'altra volta la discussione.

In un più recente nostro lavoro, invece, abbiamo dovuto modificare il giudizio, che, in un «Gallus parvae sta<«<turae » indicato in un processo contro gli eretici di Ferrara, si potesse riconoscere la figura di Calvino, perchè con più maturo esame vi si scorgeva meglio distinta quella di Clemente Marot (2).

Oggi il conte Malaguzzi ci mette sott'occhio un'altra pagina di quel processo, ch'egli, solerte direttore del R. archivio di Modena, ha saputo ritrovare, in cui il nome del Marot è messo in evidenza, associato a quello di alcun altro eretico, o imputato di eresia.

La scoperta di una seconda pagina di quel processo ha un'importanza non lieve, e noi ne trarremo le con

(1) Archiv. della R. Soc. rom. di stor. patr. a. 1885, vol. VIII. (2) Renata di Francia duchessa di Ferrara, pag. 329.

seguenze tutte che riguardano il detto nostro lavoro. Ciò non di meno non vogliamo tenere in serbo un documento che può interessare più d'uno studioso, e, omesso, d'altronde per poco, quello che se ne può pensare, riproduciamo fra tanto il documento istesso nella sua integrità, non disperando che dall'archivio di Modena non possa uscire l'ultimo filo di luce che ancora ci abbisogna. B. FONTANA.

Die xxvII. aprilis .MDXXXVI.

Venerabilis pater frater comparuit coram prefato patre vicario citatus et more religioso iuratus supra pectus suum, interrogatus si cognoscit quendam Clementem Maroth respondit quod sic, et interrogatus cuius sit vocis ac famae respondit, quod apud omnes habet famam lutherani, et interrogatus quare habuit istam famam lutherani respondit quia omnes ferunt ipsum Clementem fugisse ex Francia quia lutheranus est, et est bannitus a tota Francia propter hanc causam, et quod sit bannitus habet pro certo a fratribus suis et secularibus venientibus ex Francia: et interrogatus an habeat aliam noticiam de eo respondit quod non, quia nunquam illum est alloqutus.

Et interrogatus an alium cognoscat in hac civitate vel in curia male vocis ac tamen respondit, quod cognoscit quendam virum religiosum ordinis heremitarum predicatorem in curia Madamae, quem credit virum pessimum, et pro certo ex audito, quod predicavit non esse orandum, quia orationes facte sunt frivole nullius momenti, et quod antequam iste vir predicator esset aut predicaret in curia, ille mulieres erant devotissimae, sed postquam ille predicavit non pene volunt videre religiosos aut existimare res ecclesiasticas, et dicunt quod orare erat amissio temporis, similiter dicere officium Beate Virginis et similia.

Et interrogatus si alium cognoscit in curia suspectum lutheranum respondit quod ibi est quidam nomine Cornelion natione Gallus, quod in quadragesima preterita dum ipse testis esset in curia in quadam camera et haberet sermonem cum dicto Cornelione audivit ipsum negare liberum arbitrium et omnes potestates ecclesiasticas, videlicet confessionem, quadragesimam, et ad que Ecclesia non poterat obligare nec summus pontifex, et audivit a prefato denunciato, quod alium invenit fidei et credulitatis... more ipsius deponentis,

sed quod ipse deponens laudavit se dicens quod erat unus qui similiter credebat liberum arbitrium, sed ipse Cornelion revocavit ipsum a credulitate liberi arbitrii; et interrogatus si ipse deponens credit hec dicta fuisse per disputationem an ex sua mala opinione respondit quod post ultima verba ipse Cornelion dixit ipsi deponenti quod ex disputatione dixit, et tamen credit ipse deponens quod mentiretur, sed ista dixerit verba ut cooperiet suum errorem; et interrogatus, si ista odio vel... et dixit, respondit quod zelo fidei.

Acta hec fuerunt in cella prefacti patris vicarii presentibus testibus ad hec specialiter vocatis et notis, patre fratre Domino de Dozulo et patre fratre Evangelista de Soncino ordinis praedicatorum, de quibus omnibus rogatus sum ego frater Benedictus de Tabia ordinis praedicatorum, sacerdos in seculo apostolicus.

ATTI DELLA SOCIETÀ

Adunanza del 1° luglio 1892.

Presenti i soci signori: Ugo Balzani presidente, Mazzi, Tomassetti, Tommasini e Levi segretario.

Per vari impedimenti si sono scusati di non intervenire i soci signori Cugnoni, De Rossi, Fontana e E. Monaci.

Aperta la seduta alle ore cinque pomeridiane, il segretario dà lettura del processo verbale della riunione precedente, che senza alcuna osservazione resta approvato.

Su conforme relazione dei sindacatori, soci Fontana e Navone, sono approvati i bilanci consuntivi 1890 e 1891. Procedutosi alla nomina dei sindacatori dei prossimi bilanci, vengono all'unanimità confermati i soci Fontana e Navone.

Il presidente annunzia con viva compiacenza alla Società che S. E. il ministro dell' istruzione, per dare inizio al proposito già manifestato di stabilire una scuola storica presso la Società, ha accordato due assegni ai signori dottori Pagnotti e Savignoni. Al Pagnotti saranno tema speciale di studio le Vitae pontificum posteriori al Liber pontificalis ; il Savignoni si dedicherà principalmente allo studio della Margherita Cornetana, pel cui temporaneo deposito presso la biblioteca Vallicelliana, la Presidenza ha avviate pratiche

Archivio della R. Società romana di storia patria. Vol. XV. 33

col municipio di Corneto. Entrambi faranno inoltre esplorazioni in archivi e biblioteche della provincia. Il presidente presenta le pubblicazioni sociali, cioè il fascicolo I e II dell'Archivio, il primo fascicolo dei Diplomi imperiali e reali delle cancellerie d'Italia pubblicati a facsimile e pressochè ultimato il quinto volume del Regesto di Farfa. Per i prossimi fascicoli dell'Archivio annunzia i seguenti scritti: del socio ab. Duchesne, Le origini delle diocesi suburbicarie; del professore Monticolo, La spedizione di Liutprando a Ravenna; del dott. Pelaez, Il diario di Paolo dello Mastro; del dott. F. Nitti, Due trattati politici di Leone X.

Su proposta del socio Tommasini viene rimandata ad altra riunione la discussione sul disegno di regolamento circa le relazioni tra la Società e il proprio delegato presso l'Istituto Storico Italiano.

La seduta è levata alle ore 6.

Il presidente U. BALZANI.

Il segretario

G. LEVI.

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