Imágenes de páginas
PDF
EPUB

l'Italia, trovò in questa tali germi di civiltà, e non li distrusse; anzi conservò ed accrebbe i feudi; conservolli, perchè non poteva far corpo vastissima signoria senza di loro, accrebbeli per conservar questa. Imperocchè rese i Papi signori di beni temporali, onde, come l'ebbero aiutato a salire sul trono de' Longobardi, fossero guardiani del suo conquisto. Donò feudi ai Vescovi ed agli Abati, perchè questi gratificati dall'impero, all'impero più strettamente si unissero, e lo guarentissero da coloro che non per favore ma per conquisto tenevano i feudi.

Ora avendo considerato come la feudalità fosse stato aspro ma necessario mezzo di civiltà nell'assembrare che fece i barbari, e nell' avere impedito una universale monarchia, e mestieri che la riguardiamo in mano dei cherici, e specialmente degli abati benedettini, per conoscere come questo elemento civilizzatore abbia acquistato una maggiore energia ed uno più ampio sviluppo.

Se la Chiesa, e massime le congregazione dei monaci prime avviarono i barbari a civiltà, è chiaro, che quanto maggiori, e più immediate fossero state le relazioni della Chiesa colla grande società, tanto più subito e certo sarebbe stato quell'avviamento; e perciò i feudi ecclesiastici ponendo ad uno più immediato contatto la Chiesa coi popoli, conseguitava verso di questi un bene maggiore. L'apostolico vivere dei primi monaci congregati mise ne' barbari riverenza ed amore di composta società. Questo era esempio di ben fare cui si accostavano per solo conforto di religione; e perciò questa era il solo legame che univa il bene del monachismo col male della barbarie: ma era debole, e sarebbesi rotto affievolendosi il sentimento religioso ne' cuori di uomini di fresco convertiti alla fede. Era dunque necessario un' altro vincolo non morale, ma materiale, non variabile ma fermato dalle leggi, e questo fu il vassallaggio che alcuni uomini cominciarono a prestare alle Badie. Costoro erano nelle stesse condizioni in cui versavano i soggetti a signore laicale, ma i

buoni effetti della feudalità si moltiplicavano, ed erano più reali verso di loro.

L'isolamento, ossia il terminare i diritti del popolo in quelli del signore, e perciò la distruzione di ogni pubblico diritto era ciò che rendeva di ferro il giogo feudale, e in mano del laico e in mano degli Abati. Tuttavolta se i vassalli badiali non godevano di un pubblico diritto, almeno non ignoravano qual fosse: essi ne toglievano la notizia dall'istesso signore di loro, il quale era una piccola società rappresentata e governata da un'Abate, cui correva l'obbligo di una reddizione di ragione ai monaci che moderava. Questa era una conoscenza la quale sebbene rimaneva sterile nel presente, tuttavia fruttava a poco a poco nelle menti il pensiero di associarsi qualmente erano assembrate quelle compagnie monastiche: ed è pur vero che questa notizia non poteva attignersi, come nelle Badie, nelle rocche baronali, in cui uno era il signore e di sfrenato talento. Conseguitava ancora un bene presente. Ai primi monaci di S. Benedetto era imposto l'obbligo del lavor manuale, e lo esercitarono coltivando la terra. Venuti signori, a questo ufficio deputarono i vassalli; e bene seppero indirizzarli in quelle pacifiche opere, che rammollivano gli animi, e disvezzavali dal sangue e dalla rapina: e non si tennero al solo deputarli alla gleba, ma li affamigliarono in colonie, per averne opera più efficace e duratura. Ora se è vero, che civiltà non può essere nella dispersione ma nella congregazione degli uomini, quelle terre e castella che sorsero attorno alle Badie sono argomento chiarissimo del molto bene derivato da queste su i popoli per la esercitata feudalità. Al contrario il signore laico irrequieto di spiriti, ambizioso, uso ad avvantaggiare se stesso colla spada, cupido de' frutti della guerra, non conosceva quelli dell'agricoltura, e perciò questo rimedio della feudalità nelle mani di lui diveniva meno salubre ai soggetti.

Queste poche cose discorse del monachismo in occidente, parmi che portino a queste conseguenze, cioè: i monaci nel

medio evo avere esercitato un salutevole ministero nella società ed averlo compiuto nel doppio periodo di esistenza, di ascetismo e di operosità; per onori e ricchezze stemperati, non avere fallito alla missione che loro confidò la Provvidenza d'immegliare l'umana razza.

I veri studiosi della storia del medio evo, non parlo di romanzieri e di poeti, sono appunto coloro, che studiano al progredire che fanno le presenti generazioni nella via della civiltà. Costoro per agevolarne il corso, vanno a cercare dopo la caduta del Romano impero d'onde presero le prime mosse, quale la mano che loro ebbe dato il primo indirizzo, quali le cagioni che l'ebbe invigorite al moto; per tornare il presente sotto l'influsso di quelle cause che beneficarono al passato ; come a curare uomo adulto, lo interroghiamo dell'aere del cibo e degli altri argomenti, che gli resero prospera la puerizia, perchè usi di questi a far più sana la virilità. A questi investigatori prima si farà innanzi la Chiesa come prima e potentissima benefattrice de' popoli in quel tempo, e con lei queste congregazioni di monaci. Per la qual cosa il monachismo nel medio evo non è subbietto di sterili meditazioni e colui che ne imprendesse una storia generale non farebbe vana opera.

Con questa mente intorno al medio evo mi son fatto a scrivere la Storia della Badia di Monte-Cassino; la quale e ne' prosperi e negli avversi casi, nello stato di morale floridezza e d'invilimento fu sempre ministra di quella civiltà che come da fonte derivava dalla Romana Chiesa. Questo mio pensamento non mi traporterà il giudizio in guisa che io falsi o traformi i fatti, perchè comprovino le cose da me anzidette. Imperocchè mi avrò sempre innanzi all'animo quella sentenza, lo storico essere il sacerdote della Verità. Per la qual cosa avvegnacchè santo uomo fosse stato il fondatore di questa Badia, e pii monaci l'avessero abitata, tuttavolta altri vi furono tristi e scorretti e perciò come i fatti di quelli io confiderò alla memoria dei posteri, perchè siano imitati; le opere di

questi non passerò con silenzio, perchè siano vituperate e schivate. Nè deve venirne maraviglia a chicchessia, stantechè il saio di monaco, la quietezza della stanza, la santità delle costumanze, il freno delle leggi non tramutano in sana la guasta natura degli uomini; ma la vanno ritemperando ed acconciando al bene, nel che spesso falliscono, soverchiando la malizia nostra.

« AnteriorContinuar »