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NNANZI venga a narrare la Storia della Badia di Monte-Cassino principal sede dell'ordine di S. Benedetto, è mestieri che io dica

Unit comes of brievemente dell'origine de' mo

naci, e del ministero che essi esercitarono verso la civil compa

Minho gnia nel medio evo, cioè, quando

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questa imbarberita per solenni rivolture di popoli, fu poi messa in via di novella civiltà. A questo discorso io venni condotto dal desiderio di aprire la mia mente su i monaci (recandomi a narrare fatti monastici); e di condurre i leg

gitori non solo alla notizia degli avvenimenti, ma anche al giudizio di questi, paragonandoli alla storia della grande

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società in quella luce in cui li anderò ponendo con queste poche parole. Purtuttavia non è mio intendimento infrenare l'altrui giudizio con alcun mia particolare sentenza, sì bene richiamarlo ad un canone di diritta ragione, cioè, non doversi giudicare degli uomini scompagnati dai tempi in cui furono. Perciò è mestieri che colui il quale si farà a leggere queste storie, astragga l'animo dal presente, e come uomo de'passati tempi, i passati tempi consideri colla ragione incivilita del nostro secolo.

Ove poniamo mente alla voce monaco venuta dal greco Moros che vale solitario; cioè, uomo, che trattosi dalla compagnia degli altri uomini, vive solingo; è chiaro, questo amore di solitudine non essersi la prima volta appigliato all'animo dei Cristiani, ma in remotissimi tempi molti esserne stati presi nell'India e nella Persia, i quali Bracmani si addimandarono, e presso i Greci Ginnosofisti. Ma considerando alle ragioni per le quali dissociavansi questi uomini, appare ben'altra essere stata la ragione della vita monastica nel Cristianesimo. I Bracmani o Ginnosofisti che vogliam dire, abitanti le selve, infensissimi nemici a' proprî sensi, e contrastanti ad ogni richiedere che questi facevano, in mezzo a squisiti tormenti, quasi l'anima scompagnata dal corpo, non lamentavano. A questo volontario martirio, a quella solitudine erano consigliati da matto orgoglio, e dalla necessità di rivestire di un velo di mistero i dommi che predicavano a rozze genti, nella mente delle quali volevano salire in estimazione di uomini di altro mondo. I Greci filosofi, e particolarmente Pittagora e Diogene, sono da ascriversi in questa specie di solitarî: tuttavolta quel desiderio del Vero che avevano, e quell'ardenza nel cercarlo era principale ragione per cui escivano dalla compagnia degli uomini, ed aspreggiavano il corpo, per rendere più pronto lo spirito allo studio dello Spirito primo. Perciò furono questi da riverirsi per la nobiltà dello scopo cui miravano, ed il vivere in solitudine che questi facevano non era a dannarsi come follia.

Non so se l'esempio di questi sapienti confortasse alcuni delle tribù ebree a ridursi nelle campagne, dico gli Esseni, i quali impropriamente potevano appellarsi solitarî, conciossiachè, sebbene dalle città si ritraessero, pure ne' campi accomodavano in società il loro vivere, menando mogli, lavorando, ed usando de' beni in comune. Non avevano tempio, nè sagrifizio; sempre contemplanti, spesso oranti, molto intenti a trovare il senso occulto della Bibbia. Anche tra i Giudei furono Quacqueri. Se questi in campestre famiglia si composero o per esempio altrui, o per superba riformazione della legge mosaica, altri furono cioè i Terapeuti, i quali al dir di Filone, volte le spalle a padre e madre, e rotte le relazioni di umana società, poveri d'ogni cosa, fermarono loro stanza al lago di Merida, quivi dimoranti in separate celle, che chiamavano Senme, menavano vita oltremodo austera. Poichè questi si dettero a tal genere di vita quando Nabuccadnetzar e i successori di Alessandro, come Antioco sommergevano nelle regioni della Giudea ogni quieto vivere; e quando i costumi della nazione ebrea intristivano, è a credere, costoro sin nell'Egitto venissero rincacciati dal timore delle persecuzioni, e per desiderio di menar giorni incontaminati, avessero abbracciata quella maniera di vita.

Dalle cose dette possiamo conchiudere, ne' tempi che precessero la pubblicazione del Vangelo il vivere in solitudine da questi principî esser derivato, cioè dall'orgoglio e dal timore: l'uno faceva della vita in solitudine un traffico per avvantaggiar se coll'inganno altrui, l'altro un mezzo necessario alla conservazione propria, ma nè l'uno nè l'altro la potevano rendere moralmente lodevole. Adunque perchè sia virtuosa cosa lo scompagnarsi dagli altri, è mestieri che altra sia la cagione che ne conforti a farlo, e che sia sanzionata dall'autore istesso della natura. Il principio producente vita solitaria è il consiglio evangelico, la sanzione divina è nella promessa di una maggiore rimunerazione fatta da Cristo a coloro che l'avrebbero abbracciata.

Infatti nel primo nascere della Chiesa furono uomini che si appigliarono a questo consiglio, il numero de'quali si accrebbe poi, e pel naturale timore delle persecuzioni che i Cesari mossero a' Cristiani, e per quel precetto divino: non aspettare ma fuggire innanzi ai persecutori. Quando alla metà del secolo terzo S. Paolo primo eremita si condusse ne'deserti dell'Egitto, erano già popolate quelle lande di solitarî, che poi moderati da certe leggi che loro imposero i santi Antonio Pacomio e Basilio formarono novella società là dove le società cittadine non si stendevano, dico ne' deserti d'Egitto, del Ponto, della Cappadocia. La contemplazione, il pregare continuo, l'aspro governo che costoro facevano del corpo erano fatti che non restavano occulti; molto ragionare se ne faceva nella Chiesa; e l'esempio di loro tanto ferventi mantenitori de'consigli evangelici confortava i fedeli, e non li faceva rimettere dall'adempiere i precetti. E quella santità de' Padri del deserto se fu utile alla Chiesa, non rimase sterile verso la grande compagnia degli uomini: imperochè aiutata e quasi direi nutricata la Chiesa dalle virtù di loro, si tenne vigorosa e fiorente per santità, e potette nel quinto secolo quasi donna locarsi tra le rovine del romano impero e la barbarie, recarsi in mano i destini della società, ed avviarla a novella civiltà.

Ed appunto in questo tempo per quell'ascetismo orientale, mantenuti in fervore i seguaci di Cristo, la Chiesa con una forza morale combatteva la forza materiale de'barbari, colla santità de' suoi ministri attraeva su di sè lo sguardo di cento popoli, che travolti e rimescolati da questa forza, non sapevano se un' assetto di cose escisse da quel disordine; e mostrando loro la propria legislazione, feceli amatori di regola e di ordine.

Il Cristianesimo nella Chiesa Romana fu come il nucleo attorno a cui si andarono ricomponendo le generazioni di occidente dissociate, a formare la presente società cotanto incivilita. A grande opera si posero i ministri della Religione; e poichè questa non era a condursi colle armi e colla forza,

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