distinti nelle arti. Sarebbe opera ben lunga ove volessi discorrere tutte le parti di questo gran dipinto; dirò solo, che alla vivissima fantasia non falli la mano del Giordano. Infatti quel molto popolo che con istupenda naturalezza affollasi nella Basilica di Desiderio, quell'improntitudine delle turbe per vedere da vicino il pontefice sacrante l'altare, compressa dall'elvetica immobilità delle 'guardie papali, quel non impedito accedere de' principi Longobardi di Capua Salerno e Napoli fin presso l'altare, que' varî sentimenti di devozione, di curiosità, di spensieratezza che si manifesta in una plebe accorrente in Chiesa a solenne ceremonia, maestrevolmente espressa in varî gruppi, che producono la illusione della realtà del fatto, non furono fantasie che gli rampollarono in mente successivamente, ma fu uno scoppio d'immaginazione potentissima, che tutta e in tutte sue parti creò l'azione, ed esercitatissima mano di primo getto raffigurò. Così avesse egli ammogliato a maturo e sperimentato intelletto quella felicissima fantasia, che forse non si sarebbero veduti que' Longobardi con robe ed abbigliamenti spagnuoli, quelle guardie Svizzere del papa come oggi si vedono, servire a papa dell'XI secolo, nè que' nudi sconvenientemente giacersi nella Chiesa, nè tutte quelle altre mende, che tolsero in questo ed in altri dipinti al Giordano il vanto di più riputato pittore.

Voglio anche dire del coro, il quale per difficoltà ed eccellenza di scoltura non credo che abbia il simile. Non darò giudizio del disegno, perocchè questo è tale quale lo voleva il secolo XVII: tuttavolta non creda chi mi legge, che sia del tutto secentista, perocchè vi è una regolarità di forme nella parte superiore de' seggi, che non disgraderebbe ad un'austero architetto. Infatti è bella cosa il cornicione, le colonnette che lo reggono co'loro capitelli corinti, e tutto quel fogliame con putti ed animali, che svariatamente adornano le spalliere de' seggi ed il cornicione. Tutt'i bracciuoli de' seggi sono retti da una statua o da un gruppo rappresen

tante alcun personaggio o fatto mitologico in mezzo a certi pessimi cartocci. Questo mallo consiglio di porre nella Chiesa di Cristo gli Dei di Omero era un mal vezzo comune nel seicento. Ma quale sia stata la maestria degli autori di questo coro nello scolpire in legno è mestieri vederlo, perchè le parole non eguaglierebbero il subbietto. È anche una bellissima scultura quella degli armari della sagrestia adorni di varie statue e bassorilievi di legno; ma il disegno è sfrenato.

Cosi compiuta in ogni sua parte, ricchissima splendiente per oro e lucentissimi marmi, e come messa ad una perpelua festa, chiunque pone il piede alle soglie di questa Chiesa, resta maravigliato e preso da grande piacere. E mi penso che quell'acerbo Milizia, in vederla non si sarebbe tenuto da un sorriso di compiacenza, e dal perdonare a que'secentisli che la lavorarono i peccati del loro secolo.

(1727) Incominciata la ricostruzione di questa Chiesa nel 1640 sotto l'abate Quesada, venne condotta a termine nel 1727. Nel quale anno avendo risaputo l'abate Cassinese D. Sebastiano Gadaleta da Trani, come papa Benedetto XIII erasi per recare a Benevento e visitarne la Metropolitana, lo mandò pregando pel procuratore della congregazione, a voler fermare in Monte-Cassino per consegrarne la Basilica, nel tornare che avrebbe fatto in Roma per la via di S. Germano. papa accolse benissimo quella preghiera, e fu un gran moto nella Badia per preparare l'ospizio al pontefice ed al suo seguito. Era vicerè di Napoli Michel Federico d'Altkann vescovo di Vaccia e cardinale di S. C.; il quale con tutta la sua corte ed una compagnia di corazze incontrò il papa al suo primo entrare nel reame, e lo condusse poi in Monte-Cassino. Mosse di Capua il pontefice il dì 16 Maggio per alla volta di Teano; l'Altkan precorse, e giunse la sera di quel giorno in S. Germano, il dì appresso sali il monte accompagnato dall'abate Gadaleta ed il procuratore generale abate Tansi, ed alle porte del monistero trovò i monsignori Tedeschi