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DOMENICO CARUTTI

IL

CONTE DELLA ROCHE D'ALLERY

E

il Colonnello Fresen

ALL'ASSEDIO DI VERRUA (1704-1705)

Misc., S. III, T. VI.

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È celebrata nelle nostre storie la difesa di Verrua, talchè il popolo piemontese, per significare un'opera difficoltosa e lunga, solea dire a modo di proverbio: È l'assedio di Verrua. Il Terrazzano di Rivoli nelle Memorie che lasciò manoscritte, e che dopo di lui furono continuate fino al 1754, esclama: « Fu uno delli più crudeli assedi che siansi fatti in Italia per la crudeltà della << stagione e massime attorno al Po, avendo dovute ambe le armate star <accampate tutto l'inverno; e il Duca stette tutto l'inverno a Crescentino << coll'armata sua piccola per tener viva la sua comunicazione colla piazza < per mezzo di un ponte sul Po; ed in quest'inverno perdè per via dei disaggi la « bella capigliatura bionda che teneva, e mise perucca, essendosi veduto più « volte dormir le notti su poca paglia per essere e far l'ufficio non meno << di Generale che di soldato a tutte le azioni » (1). E il cav. D. Lodovico Solaro di Moretta nel suo Breve ristretto dei Trattati fatti da Vittorio Amedeo II (M. S. della Biblioteca del Re in Torino) bandisce ei pure che << fu questo un rinomatissimo assedio d'annoverarsi fra i più illustri fatti del << guerreggiare, imperocchè non videsi per l'addietro piazza più fortemente << battuta, nè più valorosamente difesa, senza che l'intemperie d'un rigoroso << inverno scemasse un sol momento l'ardor dei combattenti. >>

Verrua, già famosa per l'assedio del 1625 ai tempi di Carlo Emanuele I, sorge sopra di un poggio che si stacca dalle colline che fanno corona al Po, ed era di non lieve importanza, come quella che proibiva la comunicazione del basso Monferrato e del Milanese col Piemonte. Il maresciallo duca di Vandomo, cui Luigi XIV avea affidato il comando dei Gallispani, il dì 14 ottobre 1704 ne intraprese l'assedio. Vittorio Amedeo II e il maresciallo Guido di Starhemberg cogli imperiali erano accampati a Crescentino, due miglia distante da Verrua, colla quale comunicavano liberamente mercè un ponte militare sul fiume, e un isolotto gagliardamente fortificato; fortificate pure le vicine alture col forte di Garbignano. Vandomo raffidavasi di avere

(1) Le Memorie del Terrazzano di Rivoli furono pubblicate sino al 1586 e inserite nella Miscellanea di Storia Italiana, t. VI, Torino 1865, per cura di D. P. (Domenico Promis). La loro continuazione, che non fu pubblicata, trovasi nella Biblioteca del Re,

in suo potere la rocca in poco d'ora, e quindi muovere sopra Torino. La breve ora durò circa sei mesi, cioè sino al 9 di aprile 1705, giorno in cui i difensori arresero non più una piazza forte, ma un mucchio di ruine.

Chi è stato durante quei sei mesi il Governatore che difese Verrua? Prima di ieri il quesito avrebbe forse destato qualche maraviglia nella maggior parte degli eruditi uomini piemontesi, e tutti ad una avrebbero risposto: il conte della Roche d'Allery. Ed ecco un'autorevole e grande opera, condotta colla scorta di documenti ufficiali, porre oggi in dubbio, anzi mettere a terra la maggior parte di ciò che dall'universale era creduto; laonde mette conto di ricercare il veramente vero; e questo noi ci proponiamo di rendere evidente.

II.

Apriamo i nostri storici, e innanzi tratto il Denina.

Carlo Denina, dapprima nella sua Histoire de Victor Amédée II Duc de Savoie et Roi de Sardaigne (Manoscritto della Biblioteca del Re), rimasta inedita, e poscia nella Istoria dell'Italia Occidentale (vol. IV, pag. 107), così lasciò scritto: « La piazza mancava di viveri, ma il Governatore conte della << Rocca d'Allery prese siffatte precauzioni, quando si vide costretto di cedere, << che gl'inimici non ebbero che lo scheletro di quella piazza, imperocchè « fece saltare quanto fu possibile delle fortificazioni, mentre si stendevano << gli articoli della capitolazione, 9 marzo 1705 (1), e consumò in fuochi arti<<ficiali quanto ancora rimaneva di polvere. Minacciò ancora gli ufficiali che << vennero a portargli la parola, di farli saltare in aria, saltando egli stesso, « col mezzo di un barile di polvere, sopra cui si assise colla miccia in mano << mentre capitolava » (2).

Sulle orme di Carlo Denina procedono le narrazioni posteriori. Alessandro di Saluzzo nella Histoire militaire du Piémont scrive che « le comte de la Roche d'Allery Gouverneur de Verrua » ricevette ordine dal Duca di capitolare, se potea ottener salvo il presidio: « mais cette proposition n'ayant point été agrée, les assiégés commencèrent le 7 avril à faire sauter les fortifications, sous lesquelles ils avaient creusé des fourneaux. La démolition achevée, ils se retirèrent au donjon, où le 9 ils se rendirent. Monsieur de Vandome extrêmement irrité contre le Gouverneur, le menaça de mort pour avoir détruit la place, etc. »

Il Botta (Storia d'Italia, lib. XXXV) incomincia lodando « il conte della << Rocca d'Allery, capitano di esimio valore, » e ricorda che il duca Vittorio aveagli ordinato di minare il piè dei bastioni, il che era stato puntualmente eseguito.

(1) La capitolazione è del 9 aprile, non del 9 marzo. Così pure erra il Denina a pag. 106, ove dice che l'assedio cominciò nell'ottobre 1705, in luogo del 1704. Sono probabilmente scorsi di penna o di stampa.

(2) È una leggenda. Niun uffiziale francese entrò nella fortezza, e la capitolazione ebbe luogo nel campo Gallispano.

« In questo mentre (egli continua) quel Reding che per danaro avea dato il forte di Bard ai Francesi, e che ora con essi militava, fece intendere al << generale che sempre vana riuscirebbe l'oppugnazione insin tanto che egli << non tagliava la comunicazione tra la piazza assediata ed il campo di Cre<scentino... Piacque il pensiero a Vandomo, piacque ancora all'ingegnere ‹ Laparà, venuto a sopraintendere alle opere ». I francesi mossero all'assalto del ponte, lo presero, lo ruppero: « Crescentino inutile a Verrua divenne. In <tal frangente Vandomo fece la chiamata al governatore. Rispose, ora sola<mente principiare l'assedio: volere difendersi. Nè il coraggio nè il valore « mancarono al forte governatore; ma peggior nemico avevano che i can<< noni di Francia; di fame pativano, nè donde sperare viveri sapevano, stan<< techè il Duca... si era... ritirato a Chivasso.

< Ai tre di aprile il governatore spiegò bandiera bianca per introdurre <<< ragionamento di dedizione (1). Vandomo si lasciò intendere che non ad << altri patti, se non a quelli di ricevere la guernigione prigioniera di guerra, << voleva acconsentire. Alle imperative e superbe parole s'accese d'ira il D'Al«lery, ordinò che si tornasse con maggior furia alle cannonate, e senza inter<< ruzione giorno e notte il nemico s'infestasse. Ordinò parimente che colle << mine tutte le fortificazioni a terra si mandassero, acciocchè quando Verrua <<< fosse venuta in suo potere, non se ne potessero valere. Crescendo poi << sempre la fame, per essere la vettovaglia senza misura stretta, e nel mastio << essendosi ritirato, domandò nuovamente di accordare la resa; ma non potendo < ottenere migliori condizioni, se non d'essere accettato a discrezione, e le cose « non avendo più rimedio, cedette la piazza addì nove d'aprile. Il vincitore « lodò il valore e la costanza dei difensori, non volle che si guardasse loro « addosso, nè che si svaligiassero; gli mandò prigionieri in diverse fortezze << del Milanese. Non trattò per altro colla medesima dolcezza il governatore, <aspramente rimproverandolo di avere spianate le fortificazioni. Gli disse << anzi che per questa trasgressione delle leggi militari gli avrebbe fatto « levar la testa, se non l'avesse rattenuto il pensiero che anch'egli avea in << animo di atterrarle ».

Ho trascritto parte della non breve narrazione dell'eloquente storico, ed il perchè apparirà più avanti.

Così pure il Frezet nella Histoire de la Maison de Savoie, t. III, pag. 81 (Torino 1827). Luigi Cibrario nello Specchio cronologico di Storia nazionale, che forma il secondo volume delle Origini e progresso delle Istituzioni della Monarchia di Savoja, non dimenticò la « bella difesa di La Roche d'Allery < per cinque mesi interi »; e soggiunge che egli prima di rendere Verrua << ai francesi, ne avea fatto saltare in aria le fortificazioni. » Nè Antonio Gallenga nella Storia del Piemonte (Torino 1856, vol. II, pag. 229) scordò Verrua << difesa eroicamente dal barone La Roche d'Allery e da Vittorio Amedeo stesso » (2).

(1) Il 6, non il 3 di aprile.

(2) Il marchese Costa di Beauregard nelle Mémoires historiques sur la Maison Royale de Savoie (t. III, Torino 1816), tocca dell'assedio e non nomina il Governatore; così pure il Casalis nel Dizionario geografico storico, etc., degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, all'articolo PIEMONTE. Davide Bertolotti nel Compendio della Istoria della R. Casa di Savoia (Torino 1870) non fa menzione alcuna dell'assedio di Verrua.

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