Imágenes de páginas
PDF
EPUB
[blocks in formation]
[blocks in formation]

L'odierna cattedrale di Vercelli data dal principio del secolo XVIII, ed è un edificio, che, nella severità del suo stile classico, può dirsi sontuoso e imponente. Ma nel riguardarlo addolora il pensiero che la sua costruzione sia stata preceduta dall'atterramento dell'antichissima basilica, di cui l'edificio moderno non conserva che poche vestigia, le quali rimangono quasi affatto nascoste al visitatore.

Sulla basilica Vercellese prepara un lavoro il chiarissimo cav. Federico Mella (1), il quale raccolse già numerosi e importanti materiali intorno a questo argomento. Il Mella, avendo saputo ch'io intendevo pubblicare in facsimile il disegno delle antiche pitture, che adornavano la navata maggiore dell'edificio, ebbe la cortesia di favorirmi numerose notizie sulla basilica, e di mettermi sulla buona strada, per intendere quello che, rispetto a ciò, poteva riferirsi al mio scopo (2).

Il conte E. Arborio Mella, padre del cav. Federico, lasciò manoscritte molte dissertazioni di storia e d'arte, che il figlio religiosamente conserva. Fra esse, se ne trova una, che si intitola Memorie antiche sulla cattedrale di Vercelli (3). In questa studiasi la struttura del duomo, quale era prima dell'inizio del XVIII secolo, risalendo sino al sec. XVI, e usufruendo dei risultati ottenuti nel 1857, allorchè si rivelarono vari frammenti dell'anteriore edificio, in occasione della costruzione della cupola.

L'abside originaria era stata distrutta, e sostituita con un coro di maggiore sfondo, fino dal 1572 (4). Il resto della chiesa, si principiò a demolirlo nel 1714.

La basilica era a cinque navi. Cita il conte Arborio Mella, nel ricordato suo scritto, una visita pastorale nel 1661, gli atti della quale parlano appunto di cinque navi, e asseriscono che la nave mediana era coperta di dipinti, che

(1) Questo lavoro viene preannunciato dal chiarissimo p. F. SAVIO, Gli antichi Vescovi d'Italia, vol. I, « il Piemonte ». Torino 1898-99, p. 404.

(2) In diversa maniera mi aiutarono pure in questo studio, il can. Monti, archivista capitolare, e il sac. prof. R. Pastè, del Seminario di Vercelli. A queste egregie e gentili persone invio le mie migliori azioni di grazie.

(3) Si legge nel vol. I, p. 62 segg. delle Annotazioni storico-archeologiche.

(4) Cf. L. Bruzza, Iscriz. Vercellesi, Roma, 1874, p. 342.

rappresentavano i fatti della vita di S. Eusebio, mentre sulle navate laterali vedeansi ritratte figure e segni celesti. Sul numero delle colonne che sostenevano la basilica non si trova accordo tra coloro che ne parlarono. Un antico scrittore vercellese, Ranzo da non confondersi col Ranza della fine del sec. XVIII parla di quaranta colonne. In queste indicazioni non si fa manifesta negli scrittori quella diligenza che sarebbe stata desiderabile. Lo stesso fatto verificasi, come vedremo, anche nelle piante dell'edificio. Ma le variazioni nei particolari non toccano la sostanza della cosa.

Interessa di qui riferire la descrizione che della basilica fece, nel 1617 o poco dopo, un benemerito canonico di Vercelli, G. B. Modena Bichieri, nel suo libro inedito Dell'antichità e nobiltà della città di Vercelli. Quest'opera si conservò in più esemplari. Un testo, proseguito fino al 1630, trovasi a Vercelli nella biblioteca Agnesiana, ed è del sec. XVII. Di molto posteriore (del 1760?) è invece la copia esistente nell'archivio Capitolare; tuttochè conservi in fronte l'anno 1617, quel testo ricevette molte aggiunte, di età relativamente tardissima, come si vedrà dal passo, che ne riferisco.

Faccio seguire la descrizione del duomo, secondo il ms. Agnesiano (pp. 115-116), riferendo in calce le più importanti mutazioni di senso arrecatevi nel ms. Capitolare.

« CHIESA CATEDRALE. »

« La Chiesa Catedrale fu S. Pietro e Barnaba nella primitiva chiesa, come sopra ho dimostrato. Poi S. Teonesto, fatta fabbricare da S. Eusebio ad onor d'esso santo, uno de' capitani della Legion Tebea, poi essendo rovinata da' Goti fu poi fatta redificare da S. Eusebio secondo, a onore del primo, di cinque navi, posta sopra 52 colonne: il primo ordine, colonne tonde di sarizzo, il secondo ordine di marmo fino, canellate, d'ordine corinzio, con basi e capitelli d'esso ordine, alla similitudine di quella di S. Pietro antica di Roma, ma questa voltata con volte di canette, con gesso sotto e sopra, tutta dipinta degli Atti Apostolici la prima e maggiore nave, le altre due con la vita di S. Eusebio vescovo e martire, e il cielo con i segni celesti e zodiaco, le altre due restano bianche (1), volendo esser simia di S. Pietro, quando quella fu cominciata a farla di nuovo, così questa con l'istesso disegno, sebben più piccolo, ed essendo quella stata un pezzo imperfetta, questa essendo fabbricato il coro resta tuttavia imperfetta e mezzo rovinata dall'artiglieria, battuta l'anno 1617 da' Spagnuoli. »

Quest'ultimo tratto venne così cambiato nel ms. Capitolare: «

con

i segni celesti e zodiaco, e si cominciò quando quella (2), coll'istesso disegno, sebben più piccolo, ed essendo quella restata longo tempo imperfetta, questa essendo fabbricato il coro resta tuttavia imperfetta, e mezzo rovinata dall'artiglieria de' Spagnoli dell'anno 1617. Ma si terminerà in quest'anno 1760 coll'aggiunta d'un bellissimo atrio, secondo quella di S. Pietro, ma vi resterà

(1) Postilla di prima mano « Ora venga il s. T. Fileppi, ove voglia fossero dipinti que' tanti vescovi di Vercelli da lui sognati dipinti nelle volte della chiesa ».

(2) Cioè la basilica di S. Pietro di Roma.

« AnteriorContinuar »