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NOTIZIE E DOCUMENTI

D'ALCUNE

CERTOSE DEL PIEMONTE

RACCOLTE E COMPILATE DAL CONTE

SAVERIO PROVANA DI COLLEGNO

E PUBBLICATE

DAL FIGLIO CONTE LUIGI

VOLUME SECONDO

INTRODUZIONE

Oggetto di questo secondo volume, e come si coordini col precedente. Nuove informazioni: § 1o Sulle prevosture di S. Desiderio e di S. Antonino a S. Antonino di Val-Susa; § 2o Sui matrimoni del Conte di Savoia Tommaso I; § 3° Sulla certosa di Belmonte, con alcune notizie dei monasteri di monache certosine di Buonluogo (Castagnole di Piemonte) e Molaro (Bricherasio).

Accingendomi a comporre il seguito delle Notizie e Documenti d'alcune Certose del Piemonte sento più che mai il dovere d' invocare l'indulgente benevolenza delle persone, le quali degnano della loro attenzione questo lavoro. Se i capitoli già pubblicati (1) offrivano qualche interesse in quanto facevano conoscere l'esistenza e lo sviluppo di fondazioni religiose quasi o del tutto ignorate, e rendevano noti alcuni atti di pia munificenza da parte di antichi principi sabaudi o di altri potentati, ciò non può dirsi delle pagine che imprendo a scrivere, le quali narrano cose da noi meno lontane e quindi meno ignorate.

La distribuzione irregolare delle materie, della quale spiegai la ragione alla pagina 130 delle Notizie e Documenti già pubblicati (2), mi fa sentire viepiù il bisogno di un benigno compatimento: mi si vorrà quindi consentire che, attenendomi all'ordine già adottato, io riprenda il discorso intorno alla certosa di Montebenedetto, e seguendo le stazioni di quella famiglia religiosa a Banda ed Avigliana, l'accompagni fino al suo stabilimento nella certosa di Torino-Collegno, ponendo termine così alla prima parte del mio lavoro.

Mi farò quindi a narrare quel poco che ancora rimane a dire della certosa di Mombracco, e così avrà fine la seconda parte del

(1) Miscellanea di Storia Italiana, serie III, t. I.

(2) Luogo citato, vedi ivi a pag. 12 la distribuzione del lavoro.

l'opera a cui attendo. Finalmente nella terza parte esporrò la fondazione e la breve storia della certosa di Torino-Collegno, nella quale si fusero le case religiose di Banda e di Mombracco.

Le informazioni raccolte nell'Archivio certosino, del quale è parlato nell'introduzione al citato primo volume di queste ricerche, mi danno, anche nelle pagine che imprendo a scrivere, occasione di discorrere d'alcune illustri famiglie benefattrici delle case certosine sovra accennate: se in ciò fare mi diffonderò più di quello che richiederebbe il soggetto principale del libro, spero di non esserne censurato, considerando che le vicende di quelle famiglie, collegate in certo qual modo alla storia patria, rivestono un interesse non del tutto trascurabile.

A corredo delle notizie intorno alle famiglie medesime compilai alcune tavole genealogiche accompagnate da note; le une e le altre, per difetto di spazio nel presente, verranno accolte in un prossimo volume della Miscellanea (1). Assieme alle anzidette genealogie mi si permetterà ancora di far comparire due memorie intitolate, l'una Il palazzo vescovile a Torino dal secolo XV al XVIII »; l'altra « La Trappa di Cumiana». Esse hanno relazione col soggetto trattato nei capitoli VII della parte prima, e III della seconda di questo volume, e mi furono suggerite dal pensiero di rendere nota qualche notizia da me raccolta, non immeritevole forse di venir rivelata.

Giovandomi intanto dell'occasione che mi si offre, stimo opportuno di premettere al tema proprio di questo volume alcune informazioni e rettifiche relative alle materie trattate nel volume precedente (2).

(1) Le Tavole genealogiche da pubblicarsi riguardano i Bertrandi, i Canalis, i « De Clusa », i Giaglione, i Piossasco di Scalenghe, i Roero di Val-Susa ed i Romagnano di Carignano e di Vigone.

(2) Nel corso di questo libro s'incontrano soventi citazioni abbreviate che vogliono essere interpretate nel modo seguente:

Miscell., vol. cit. - Miscellanea di Storia Italiana, serie III, vol 1o. Vi sono inseriti i primi capitoli della Parte prima e della Parte seconda di questo lavoro. Regolari, Certosini, Mombracco; titolo della collezione di documenti esistente alla sezione I dell'Archivio di Stato a Torino, descritta alla pag. 7 e seguenti del predetto volume.

Reg. Certos. - Mombracco

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La prevostura di San Desiderio in Sant'Antonino, dipendente dal monastero di S. Giusto a Susa.

Nel testè citato primo volume di queste « Notizie e Documenti » riferii parecchie carte dalle quali, a mio parere, risulta che nel villaggio di S. Antonino di Val-Susa, esistevano anticamente due chiese governate da prevosti: una sotto il titolo di S. Antonino apparteneva alla congregazione di canonici regolari esistente a S. Antonino in Francia, diocesi di Rhodez. Questa chiesa fu data alla congregazione suddetta insieme ai due terzi del territorio l'anno 1043 dai coniugi marchesi Enrico ed Adalena (1). Nella carta di donazione or menzionata vien detto che la chiesa di S. Antonino era situata nel villaggio di Sant'Agata « in burgo Sancte Agate »; tale era effettivamente allora il nome di quel borgo; d'indi in poi esso fu chiamato Sant'Antonino. L'altra chiesa di quel villaggio aveva a titolare San Desiderio, era anche governata da un prevosto, ma dipendeva dal monastero di S. Giusto a Susa. Questa illustre abbazia era stata arricchita di molte possessioni dal marchese Olderico Manfredi e dai suoi congiunti, l'anno 1029: formavano parte della dotazione il terzo della città di Susa e della sua valle, di cui erano nominati molti villaggi e fra gli altri Sant'Agata (2). I Benedettini di San Giusto, prendendo possesso della terza parte di quel luogo, vi trovarono, o più probabilmente, vi eressero, una chiesa col titolo di prevostura sotto l'invocazione di San Desiderio. La prima menzione di questo stabilimento monastico, ch'io sappia, è quella che incontrasi nella carta colla quale il monastero di S. Giusto, l'anno 1193 fa donazione d'alcune sue ragioni alla certosa di Losa e stabilisce seco lei l'unione di fratellanza e di preghiere; vi assisteva, fra gli altri, il monaco di S. Giusto « Matteo, priore di S. Antonino » (3). Un altro monaco

(1) Mon. Hist. Patr., Chart. I, col. 550. La valle Nobilense, ove, a tenore di questa carta, trovasi la canonica di S. Antonino a cui fu data la chiesa omonima nel borgo di S. Agata, era una località della diocesi di Rhodez, quella, per quanto pare, ove esiste ancora oggidì il borgo di S. Antonino. (Miscellanea, vol. cit., pag. 72-77). La dipendenza della chiesa di S. Antonino nel villaggio di Val-Susa da quella congregazione francese risulta dai documenti 64 e 66 annessi al citato volume. (Ivi, pag. 77, 82, 223 e 225).

(2) Mon. Hist. Patr., Chart. I, col. 479; Miscell., vol. cit., pag. 68.

(3) Mon. Hist. Patr., ivi, col. 1005; Miscell., ivi, pag. 183.

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