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del medesimo convento « Pietro Barro priore di S. Desiderio in Sant'Antonino comparisce nell'atto d'albergamento ossia d'enfiteusi della tenuta di Panzone, stipulato dall'Abbate e dai religiosi di S. Giusto colla certosa di Montebenedetto il 20 aprile 1230 (1). Il titolare della chiesa suddetta, che in questi documenti è qualificato « Priore », prende successivamente il nome di Prevosto ».

Non molto discosto da S. Antonino, ma più a monte della valle, dall'altra parte della Dora, oltrepassato Borgone ed il suo territorio trovasi l'antica terricciuola chiamata « San Didero », abbreviazione di « San Desiderio » (2); il suo territorio, assai ristretto, è limitato a mezzodì dalla Dora, a levante ed a borea dal distretto comunale di Borgone, a ponente da quello di Bruzolo. Questo villaggio di San Desiderio colla sua chiesa non è nominato nella dotazione di S. Giusto sopra menzionata; lo si trova invece compreso fra le dipendenze di S. Maria, antichissima chiesa che governava Susa quale pievania, o chiesa battesimale e penitenziale. Il vescovo di Torino Cuniberto (1046-1080) diede questa chiesa colle sue dipendenze alla Congregazione dei canonici regolari d'Oulx con suo diploma del 30 aprile 1065; questi canonici vi stabilirono un loro capitolo sotto il governo d'un priore (3). Fra le dipendenze di S. Maria il rescritto di Cuniberto nomina colle chiese di Bruzolo e di Frassinere quella di S. Desiderio, « ecclesiam S. Desiderii et Sancte Marie, ecclesiam de Fraxineriis ». Alcuni anni più tardi la Contessa Adelaide vedova d'Oddone di Savoia, ed Agnese sua nuora, vedova di Pietro, diedero alle canoniche di S. Maria di Susa e di S. Lorenzo d'Oulx « cinque chiese, cioè << la chiesa di S. Desiderio, la chiesa di S. Giorgio e quelle dei villaggi Bos<< soleno, Bruzolo e Canusco con due mansi per dote della detta chiesa di « S. Desiderio » (4).

Appoggiato a questi documenti ed a parecchie carte riferite nel precedente mio volume ne dedussi la conseguenza che la chiesa di S. Desiderio nel villaggio omonimo, detto volgarmente San Didero, e la prevostura benedettina di S. Desiderio in Sant'Antonino, erano due chiese distinte da non confondersi l'una coll'altra (5). Dissente da questa opinione l'erudito e coscienzioso scrittore di storia susina l'avvocato Felice Chiapusso deputato al Parlamento. Nel suo diligente e dotto lavoro sulle famiglie di Susa, ove con parole, per me troppo benevoli e lusinghiere, accenna più volte alle presenti << Notizie e Documenti », notando il parere da me espresso, si pronunzia per l'identità della chiesa del villaggio di S. Didero e della prevostura di San Desiderio in S. Antonino. Di questo suo asserto egli si riserva d'arrecar le prove in un libro sulle chiese di Val Susa che si propone di pubblicare (6).

(1) Mon. Hist. Patr., ivi, col. 1309; Miscell., ivi, pag. 218.

(2) Una tradizione conservata dagli abitanti di San Didero attribuisce a San Grato, vescovo d'Aosta sul fine dell'vi secolo, la consacrazione della chiesa esistente allora in quel villaggio. (« CASALIS », Dizion. Geograf., T. 18, pag. 210).

(3) Cartari d'Oulx, pag. 25-29. Miscell., vol. cit., pag. 16 e 1.

(4) Mon. Hist. Patr., Chart. I, col. 664.

(5) Miscell., pag. 68-71, 85. Docum. 61, 63, 65, 67, 68.

(6) « Saggio genealogico d'alcune famiglie Segusine » vol. 2o, pag. 40.

Mentre aspetto con viva curiosità l'opera suddetta, la quale, e per la valentia e la ponderatezza dell'esimio suo autore e per l'importanza del soggetto, non mancherà di destare un interesse ben giustificato, aggiungo qui alcune informazioni favoritemi dal degnissimo Prevosto e Vicario Foraneo di Sant'Antonino, Carlo Giuseppe Bertola, le quali contribuiscono a chiarire il punto di storia subalpina di cui si tratta.

Dopo aver accennato alla « antichissima chiesa di Sant'Antonino » non che alla carta del marchese Enrico e di sua moglie Adalena nell'anno 1043, il Reverendo Prevosto soggiunge: « Sembra che essa (la suddetta chiesa) << sia stata eretta in parrocchia fin dai suoi primordii poichè da una parte << questo borgo (prima detto di Sant'Agata) è antichissimo, e non v'è memoria <o tradizione che esso fosse mai unito ad alcun altro villaggio; dall'altra << non si sa che qui siano mai esistite altre chiese pubbliche fuorchè questa < dedicata a S. Antonino, denominata « il Prevostato maggiore », e quella di « San Desiderio, detta « il Prevostato minore » (1). E non sembra probabile < che siasi accoppiato il titolo di « Prevostato maggiore » a quella delle due < parrocchie che fosse stata eretta più tardi, e dato quello di « Minore > ‹ alla più antica. Del resto il primo documento che si trovi riguardante < questa parrocchia è una bolla di Paolo IV, di collazione della medesima. << all'ex monaco Andrea Carcagni nel 1439. Essa fu prima dipendente dal« l'abbazia di S. Michele, unitamente a quelle di Vajes, Chiusa e di Sant'Am« brogio. La tradizione del paese, che pur vale qualche cosa, ha sempre << ritenuto fatto vero ed autentico l'esistenza della chiesa prevosturale di San « Desiderio, designandone il sito ove trovavasi, cioè al luogo preciso ove < esiste l'attuale chiesuola o cappella di Sant'Antonio abbate; e quivi ogni < anno celebrasi ancora, il giorno di S. Desiderio, la Santa Messa in onore < del Santo dipinto nell'icona, ed in commemorazione dell'antica parrocchia. Io penso altresì che questa parrocchia di San Desiderio possedesse una « delle tre parti di Signoria, e che estinguendosi la parrocchia sia essa pas< sata all'abbazia di S. Giusto di Susa, e quindi, per quali circostanze ignoro, << al conte Pullini di S. Antonino ».

Le informazioni che precedono concordano, in massima parte, colle risultanze dei documenti annessi a questo mio lavoro, tanto nel primo volume che nell'attuale. Merita particolare attenzione la notizia che ci vien data in quello scritto, confermatami verbalmente dal suo autore, dell'essere stata la prevostura di S. Antonino soggetta all'abbazia di S. Michele della Chiusa : ne fa testimonianza, tra altri argomenti, la collezione dei sinodi dell'anzidetta abbazia, conservata nell'archivio parrocchiale di S. Antonino. Questa

(1) Le congregazioni monastiche, in virtù dei privilegi dei quali godevano nell' ordine spirituale, esercitavano la cura d'anime sopra le persone addette alle proprietà territoriali che esse possedevano: così il prevosto dei canonici regolari di Sant'Antonino aveva sotto la sua cura spirituale quella parte degli uomini del luogo che stavano al servizio dei fondi urbani o rustici posseduti dalla sua congregazione. Il prevosto di S. Desiderio in S. Antonino esercitava lo stesso ufficio verso coloro che servivano nella terza parte del territorio d'esso luogo che spettava al monastero di S. Giusto. Se vi erano persone di S. Antonino che non appartenessero all'una od all'altra di quelle due chiese, esse per lo spirituale facevano capo, a quanto suppongo, a S. Maria di Susa, rappresentata probabilmente nel paese da un suo incaricato, il quale poteva anche essere l'uno o l'altro dei due prevosti.

dipendenza non poteva colpire la prevostura di S. Desiderio esistente in quel villaggio, la quale, come dimostrerò, continuò ad appartenere, finchè non venne soppressa, al monastero di S. Giusto.

In qual modo ed a quale epoca sia avvenuto il passaggio della prevostura di S. Antonino propriamente detta, dai canonici regolari ai benedettini di S. Michele, è cosa che potrà forse chiarirsi consultando gli archivi della parrocchia e del comune del luogo stesso. Espongo intanto il concetto che mi son fatto a tal riguardo sulla base delle notizie inserite nel primo volume di queste << Notizie » o raccolte, compilando il presente. L'esistenza nel medesimo paese di due prevosture rende difficile in molti casi il definire se, nei documenti ove è nominato un prevosto di S. Antonino, s'intenda quello benedettino, od il canonico regolare. I santi titolari di quelle due chiese erano, per verità, diversi, avendo a patroni la prevostura benedettina San Desiderio, l'altra Sant'Antonino; ma non sempre, ed anzi raramente, le antiche carte rendono conto' di tale distinzione, come ad esempio nella citata donazione dal monastero di S. Giusto a quello di Losa, l'anno 1193, nella quale il monaco di S. Giusto Matteo è qualificato « prior sancti Anthonini » perchè la chiesa di S. Desiderio, di cui era priore o prevosto, stava nel villaggio di S. Antonino. Da queste premesse emerge la difficoltà che s'incontra parimente nel ricercare l'epoca in cui cessa la notizia di prevosti canonici regolari in S. Antonino.

Nel mio precedente volume feci menzione di tre prevosti canonici regolari di S. Antonino, Aimerico, Ponzio di Bardonechia e Giovanni De Parisiis (1); però del solo Ponzio si può affermare con certezza che appartenesse ai canonici regolari e ne reggesse la prevostura a S. Antonino (2). Ai detti tre prevosti succedette, in ordine di tempo, Pietro Bertrandi del quale si ha memoria negli anni 1289-90. Per un privilegio, dovuto senza dubbio all'alto grado di potenza di cui godeva la sua famiglia, egli riunì nella sua persona tre prevosture, le due di S. Antonino e quella di S. Giorio (3). Sembra d'altronde affatto verosimile che il prevosto Pietro Bertrandi, chiamato « frater in uno dei documenti che lo riguardano (4), fosse monaco di S. Giusto. È da notare, tuttavia, che la prevostura canonicale di S. Antonino gli era stata conferita dal superiore della casa madre dei canonici regolari di Francia (5). Dopo del prevosto Pietro Bertrandi trovai notizia di cinque ecclesiastici chiamati semplicemente « Prevosti di S. Antonino », i quali vivevano rispettivamente negli anni 1305, 1345, 1357, 1426 e 1442; nè vi si accenna in guisa alcuna alla loro qualità di monaci benedettini o di canonici regolari (6). Così stando le cose, mi sembra verosimile che la congregazione dei canonici regolari, riconoscendo Pietro Bertrandi a prevosto della loro

(1) Miscellanea Storia Italiana, serie III, vol 1o. Indice gener., pag. 300. (2) Ivi, pag. 77-93 ed il documento 64.

(3) Ivi, pag. 80-84, doc. 66-68. Nella genealogia dei Bertrandi da pubblicarsi Pietro è segnato col N. (22). V. alla pag. 4 precedente.

(4) Doc. 66 ivi.

(5) Ivi.

(6) V. nell'Indice generale di questo volume l'articolo « Antonino (Sant') Prevosti. »

chiesa in S. Antonino, abbia implicitamente rinunziato in avvenire a governarla coi suoi canonici; forse intervenne anche qualche rinunzia esplicita in tal senso. Ritengo, ad ogni modo, che dopo la prevostura del Bertrandi, il monastero di S. Michele, facendo valere, non so quali ragioni, abbia preso possesso della prevostura canonicale di S. Antonino colle prerogative spirituali e temporali che vi erano annesse (1). Come leggesi nella notizia sopra riferita il pontefice Paolo IV, l'anno 1439 conferi la parrocchia di S. Antonino all'ex-monaco Andrea Carcagni. Le informazioni verbali avute a tal riguardo mi permettono d'aggiungere che il Carcagni usciva dall'ordine benedettino, dalla famiglia religiosa di S. Michele della Chiusa senza dubbio, e che in virtù della suddetta bolla pontificia la prevostura di S. Antonino da regolare diventò secolare, formando l'attuale parrocchia del paese (2).

Le vicende toccate all'altra prevostura di S. Antonino sotto l'invocazione di S. Desiderio non possono, per quanto a me consta, definirsi con precisione. Una carta senza data, da attribuirsi, per quel che sembra, al secolo XVII ci informa che quella prevostura aveva cessato d'esistere come cura spirituale, ma non dice quando ciò sia avvenuto (3). Colla soppressione di quella cura parrocchiale, tuttavia, non venne meno il dominio dell'abbate di S. Giusto sulla terza parte di S. Antonino. Fra le carte conservate nell'archivio parrocchiale di detto luogo trovasi un atto di consegnamento, gentilmente comunicatomi da quel Rev. Sig. Prevosto, nel quale si legge che, l'anno 1664, addì 5 settembre « in Sant'Antonino avanti a me Giovanni Ludovico Regis Ducal nodaro, Podestà del Villar et Comissaro deputato dall'Illustr.mo e << Rever.mo Sign. Augusto Filiberto Scaglia Abbate et perpetuo Commenda<tario dell'Abbattia di S. Giusto di Susa, Prevosto della chiesa di S. Desi<< derio di Sant'Antonino, Signore per la terza parte del medemo luogo di << Sant'Antonino, stipulante et ricevente a nome et opera della medema chiesa << et D. successori di quella et alla presenza..... Personalmente costituito < Francesco del fu Antonio Cometto di Sant'Antonino il quale spontanea<< mente per se soi heredi e successori in virtù delle cride o sian ingiuntioni < publicate sovra la piazza publica del presente luogo d'ordine nostro ha << confessato et racconosciuto haver tenuto tener e voler tener dal feudo « giurisdittione mero e misto impero della sudetta chiesa di S. Desiderio per « la terza parte di tutta la giurisdittione del presente luogo commune et indi<< visa con la chiesa maggiore e Parochiale del presente luogo li beni < seguenti... > Nella nota 7 alla pag. precedente è specificato che l'anno 1768

(1) Il parroco di S. Antonino conserva tuttora il titolo ufficialmente riconosciuto di signore di S. Antonino (Elenco uffic. delle famiglie nob. del Piemonte, pag. 147), mentre è egualmente riconosciuto alla famiglia Pullini il titolo di Conte del luogo medesimo; a questa esso appartiene come investita della terza parte della giurisdizione già spettante al monastero di S. Giusto, ceduta allo Stato dall'abbate commendatario di quel monastero l'anno 1768. (Il Patriziato Subalpino del barone A. MANNO, pag. 125). Al parroco compete quel titolo come investito dei due terzi della giurisdizione di S. Antonino posseduti un tempo dal prevosto dei canonici regolari, passati nei suoi successori durante il governo dell'abbate di S. Michele e dopo.

(2) Riguardo alla soggezione della prevostura di S. Antonino all'abbazia di S. Michele, vedi anche nell'Indice generale di questo volume gli art. « Antonino (Sant') Prevosti Pietro di S. Lorenzo »e « Michele (San) della Chiusa Vertenze coi Bertrandi ».

(3) Vedi il docum. 14 annesso al presente volume.

l'abbate di San Giusto rinunziò definitivamente alla sua parte di giurisdizione in San Antonino.

Rimane a dire alcun che del titolo di « maggiore » o « minore » applicato all'una od all'altra delle due chiese esistenti a S. Antonino. Una delle carte inserite nel mio precedente volume ha per oggetto la vendita d'alcune sostanze dell'abbate di S. Giusto, Giacomo, alla certosa di Montebenedetto il 7 marzo 1264 (1); quell'abbate agisce a nome del monastero di S. Giusto « et maioris ecclesie S. Antholini (Antonini) ». Data l'esistenza in S. Antonino d'una prevostura dell'ordine benedettino e dipendente dal monastero di San Giusto è affatto ragionevole il conchiudere che l'abbate Giacomo nella vendita suddetta rappresentasse quella chiesa e prevostura. Di più: confrontando quel documento con altri posteriori di pochi anni viene confermata la convinzione che la chiesa di S. Antonino qualificata « maggiore » dall'abbate Giacomo fosse la prevostura di S. Desiderio (2).

Dal tenore di quella carta avevo creduto di poter conchiudere che ogni qualvolta nei documenti s'incontrasse la locuzione « chiesa maggiore di S. Antonino si trattasse della chiesa e prevostura di S. Desiderio. Riconosco però l'insussistenza di quel giudizio: il titolo di chiesa maggiore spettava di diritto alla prevostura canonicale che aveva sotto di sè i due terzi di S. Antonino. Che se, per una parte è spiegabile come l'abbate di San Giusto, sovrano signore di molti paesi, amasse decorare del titolo di « maggiore la sua chiesa a S. Antonino, è d'altra parte da ritenersi per regola generale che, trattandosi nei documenti delle chiese di S. Antonino, la quag lificazione di chiesa maggiore » debba intendersi della prevostura di San Antonino fondata dai canonici regolari.

(1) Miscell., vol. cit., pag. 70 e docum. 63. (2) Ivi, pag. 70, 81-84; doc. 63, 65, 67, 68.

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