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dei signori di Piossasco, del quale più volte occorre menzione in questo mio lavoro (1), diviso in più rami chiamati « De Federicis », « De Feis » e « De Rubeis », ebbe il dominio sopra molte terre del Piemonte: Scalenghe e Castagnole appartenevano ai « De Feis », ed i membri della casa di Scalenghe aggiungevano agli altri nomi quello « de fulgure ». Le beneficenze dei signori di Scalenghe verso il monastero di Buonluogo sono ancora attestate da altri documenti dell'archivio di quel casato. Esse furono tante e tali che valsero a quella nobile famiglia la qualità di fondatori e patroni del pio istituto: questo fu considerato come cosa lor propria, di cui nessuno poteva disporre senza che essi vi consentissero. Sulla scorta degli accennati documenti imprendo ad esporre brevemente le vicende del monastero stesso e della sua casa figliale al Molaro di Bricherasio, mettendo in rilievo le circostanze che favoriscono od osteggiano la identità della certosa di Molaro con quella di Belmonte.

Ottone « de Fulgure » [3], non contento d'aver confermate una volta le concessioni di suo padre al monastero di Buonluogo, rinnova quella ratifica il 16 giugno 1264, aggiungendovi la donazione d'altre sue ragioni. A questo atto prendono parte Merletto [6] e Percivalle [7] suoi figli e vi si promette la conferma da parte di Bertino [4] e Giacobino [5] figli d'un altro Merletto [2] già defunto, fratello probabilmente d'Ottone (2). Alcune condizioni apposte a quest'atto dimostrano l'alto dominio dei signori di Scalenghe sopra del monastero in discorso. Così rimane riservato ad Ottone ed ai suoi discendenti il diritto di ricoverarsi in detto monastero, a scopo di penitenza, rice

presso il Conte Panissera: mazzo « Monasteri di Buonluogo e di S. Andrea di Chieri ». Trascritto nella sentenza arbitrale del 23 gennaio 1304.

A mente dell'avvertenza inserita alla pag. 4 verrà pubblicato un tratto di genealogia dei Piossasco di Scalenghe nominati nelle carte della certosa di Buonluogo. Ciascun nome vi è accompagnato da un numero progressivo al quale corrisponde il numero segnato accanto ai nomi che s'incontrano nel testo delle « Notizie... ». In calce alla detta genealogia sono indicati gli atti ai quali ciascuno degli individui ivi menzionati, prese parte.

Valfredo Folgore è indicato col N. [1] nella detta genealogia; Ottone suo figlio col N. [3]. (1) V. l'articolo Piossasco (signori di) nell'Indice generale del primo volume (Miscellanea, vol. cit., pag. 321).

(2) Anno (1264, 16 giugno) « in monasterio Boniloci... donationem fecerunt... dom. Otho << de fulgure et filii sui Merletus et Percivallus. Deo et B. Marie monasterii Boniloci in ma<< nibus Domicelle priorisse et fratris Benedicti sindici dicti monasterii de toto Campolongo << et de pratis nemoribus et possessionibus Ruspalie iacentibus in posse et finibus Scalengia<<< rum sicut coherent pons aque Mutine, finis Cercenaschi et finis Castagnoliarum sicut divi<< ditur aqua Mutini et si alie sunt coherencie stent, tali modo et tenore quod dictum mona<sterium non possit dictas res vendere, pignorare, vel permutare, seu alio modo alienare... << retinendo in se Contitum super homicidiis, furtis et ceteris maleficiis commissis ab aliis << preterquam a donatis seu rendutis dicti monasterii et super pedagiis et venationum terciis... <<< tali conditione apposita quod predictus dom. Otho et filii sui et omnes de hospitio suo ab « eo descendentes possint et debeant habere in dicto monasterio victum et vestitum prout << alii fratres et sorores haberent faciendo penitentiam. Hoc etiam appositum quod dictum << monasterium non possit dare dominium dicti monasterii alicui domino seu communitati, << tali modo quod predictus dom. Otho possit ibi facere unum habitaculum ad suam volun<tatem quod habitaculum sit dicti dom. Othonis filiorumque suorum et dominorum Scalen<< giarum Confirmando dicto monasterio omnes res quas dictum monasterium habet et tenet <«< in finibus et poderio Scalengiarum et Castagnoliarum seu ex donatione facta dicto mona<<< sterio a dom. Valfredo patre suo seu quocumque alio modo eas habuerint. Item confir<<< marunt omnia pacta et conventiones que et quas fecit dom. Valfredus pater dicti dom. << Othonis dicto monasterio, et animalia dicti monasterii possint ire et redire et pascere sine << pedagio et fidantia et ramagio super finibus Scalengiarum et Castagnoliarum promittendo << quod facient et curabunt quod Bertinus et Iacobinus filii quondam Merletti ratificabunt et << approbabunt omnia suprascripta et infrascripta ». (Arch. Pioss. Scal. come sopra; quest'atto di conferma è inserito nella citata sentenza arbitrale del 23 genn. 1304).

vendovi il vitto ed il vestito come gli altri frati e le altre suore (1). È inoltre proibito a quelle monache di sottoporre la loro casa al dominio di altri signori o di qualche comunità. Di più Ottone intende di potere, quandochesia, farsi costrurre in quel monastero un'abitazione di cui egli, i suoi figli e tutti i signori di Scalenghe avranno la proprietà.

Poco sopravvisse Ottone all'atto del quale diedi ora notizia, e suo figlio Percivalle, appena acquistata la padronanza delle sostanze ereditate dal padre, fu sollecito a disporne per testamento. Esso fu dettato a Pinerolo, nel convento dei frati minori, il 5 febbraio 1269. Parecchie cose meritano di essere notate in questa carta. I signori di Scalenghe avevano, come patroni, un avello nella chiesa conventuale di Buonluogo, destinato a ricevere le loro spoglie mortali: ivi era stato sepellito Ottone. Percivalle, a sua volta, lasciò scritto che la sua salma fosse pure là collocata, ed al monastero fossero date cinquanta lire di Moriana. Egli destinò altresì un legato alla certosa di Montebenedetto, nella somma di cento soldi viennesi. Questa disposizione, alla quale si aggiungono altre posteriori testimonianze, dimostra che le suore certosine di Buonluogo stavano sotto la dipendenza del detto monastero, dal quale venivano i monaci certosini che assistevano spiritualmente e temporalmente le monache di Buonluogo. Il testamento di Percivalle finisce con una serie assai curiosa di sostituzioni (2).

Agnesina, moglie del fratello di Percivalle, Merletto [6], col suo testa

(1) Nei monasteri femminili dell'ordine certosino quale era Buonluogo, risiedevano anche alcuni sacerdoti dello stesso ordine per l'assistenza spirituale delle monache, ed alcuni frati laici ossia conversi, certosini essi pure, per dirigerne l'azienda economica. Di questa disposizione della regola di S. Brunone rendono testimonianza altre carte del monastero di Buonluogo delle quali verrò discorrendo in seguito. Vedi anche alla pag. 143 del primo volume. (Miscellanea, vol. cit.).

(2) Anno domini mill.o cco LXVIIII indictione XII die iovis v intrante februario Percival filius condam dom. ottonis de fulgure... res et bona sua per presens nuncupativum testa<< mentum disposuit... Elegit sepulturam suam apud monasterium boni loci cum patre suo et << relinquid iure legati eidem monasterio libras I. maurianenses pro sepultura sua et pro << remedio anime sue... Item legavit fratribus Montisbenedicti ordinis cartusiensis solidos << C. viannenses... Item confirmavit prout melius potuit et ratificavit donationem factam per < patrem suum condam dom. ottonem de fulgure et fratrem suum merletum et per se ipsum << testatorem monasterio boni loci et dominabus in eodem commorantibus eo modo quo facta ‹ est... » Lega ancora diversi tratti di terra situate a Scalenghe o Castagnole ed a Moncalieri, non che alcune sue masserizie. « Item voluit et precepit quod omnes bestie monasterii << istafarde (Staffarda) et casenove posint yre et redire, comorari et pasturare seu pasquare < per finem et in fine et in vila scalengiarum et castagnolarum et buxonis rotundi et baldi<< seti (1) sine fidancia, sine pedagio sine aliquo loderio et sine aliqua alia exactione... Item « voluit quod dampnum quod dederunt homines de castagnolis cum aliis pluribus clientibus « eius voluntate et precepto ospitali de candiolo vel hominibus dicti loci capiendo ibi quemdam << hominem et quasdam bestias et comburendo dictam vilam restituantur dicto ospitali seu hominibus quibus de iure restitui debet... Instituit sibi universalem heredem merletum « filium condam dom. ottonis fratrem ipsius testatoris si attendere et observare voluerit omnia << et singula que superius continentur in presenti testamento si vero non observaret et atten<deret... precepit supradictus testator quod eius hereditas ad ospitale beati ioannis de scalengiis devolvatur... » In difetto dell'ospedale che non volesse o non potesse eseguire la volontà del testatore l'eredità doveva passare successivamente e per lo stesso motivo, al vescovo di Torino, al Conte di Savoia Tommaso (Tommaso II signore del Piemonte) « dom. « Villelmo marchioni Montisferrati dom. quarulo regi sicilie (Carlo d'Angiò) vel eius senes<<< calco qui pro tempore esset in partibus lombardie, communi pinerolii », al Sommo Pontefice << vel eius vicario seu delegato... Actum fuit in domo fratrum minorum de pinerolio. > (Archivio Piossasco di Scalenghe presso il Conte Panissera. Mazzo « Testamenti »; Pergamena originale).

(1) Buxonis rotundi », località di cui non so dare notizia. Baldisseti >; probabilmente un piccolo centro d'abitazioni di cui rimane una torre, tra i comuni di Tavernette e di Frossasco, chiamata la « Torre di Baldissero >,

mento del 5 luglio 1278, istituendo erede suo figlio Giacobino [11], dispose di parecchie somme in forma di legato a favore di monasteri diversi. Le monache di Buonluogo, presso le quali lasciò di essere sepellita, ebbero cento soldi viennesi. Vengono poi le suore dei Minori di Torino, probabilmente le Chiarisse, le quali professano la regola di San Francesco d'Assisi; poi le Umiliate di Torino, le Umiliate di Moncalieri, le monache di Sant'Agnese d'Asti, le monache del Molaro, casa certosina presso Bricherasio, alla quale già accennai; la chiesa di S. Maria della Pieve e la chiesa del castello a Scalenghe, dedicata a S. Lorenzo; la chiesa di S. Pietro a Castagnole, le confraternite esistenti in quei due feudi dei Piossasco, infine il consorzio dei sacerdoti (1). Merletto de fulgure [6] a sua volta, disponendo per testamento delle sue sostanze, fece segno alle sue beneficenze le monache di Buonluogo. Lasciò d'essere sepellito nella loro chiesa e destinò ad esse diversi oggetti di sua spettanza. Anche i frati Minori di Pinerolo, le chiese di Castagnole, l'infermeria dei lebbrosi di Scalenghe e le Umiliate di Pinerolo parteciparono delle sue larghezze. Il testamento reca la data del 28 maggio 1283 (2).

(1) « Anno (1278, 5 luglio) Domina Agnexina uxor dom. merli de fulgure... testamentum « nuncupativum faciens sic ordinavit, primo instituit sibi heredem iacobinum filium suum in ◄ sexcentum libras astenses quas habuit in dote et si aliquem filium vel filiam vel filios vel « filias haberet instituit quemlibet ipsorum et equaliter sibi heredes, legavit dominabus mi<norum de taurino solidos ce viannenses, legavit sororibus humiliatis de taurino sol. I. vian<< nenses, item sororibus humiliatis de montecalerio sol 1. viannenses... dominabus de Sancta « Agnete de Ast sol. c. viannenses. Item dominabus de molaro sol. xl...» Seguono gli altri legati: << Item sepulturam sibi elegit apud dominas boniloci quibus legavit sol. c. viannenses «<et unam culcitram et unum pulvinare et Jor linteamina et unum cuscinum ». (Archivio Piossasco di Scalenghe presso il Conte Panissera. Mazzo « Testamenti »; pergamena originale).

(2) « Anno (1283, 28 maggio) in castro plano scalengiarum in domo domini merlonis de << fulgure presentibus... dom. bertolino de plosasco, viacio de plosasco... dom. aimone de << lucerna. Uberto manfredo de lucerna, Albertino de ruvere... testibus... dominus merlo de « fulgure sentiens se gravatum gravi infirmitate tamen sua sana mente existens. Tale dispo<< suit et condidit testamentum suum per nuncupationem. Primo elegit suam sepulturam apud << monasterium boni loci. Item legavit eidem monasterio lectum suum sive unum mattaracium « deauratum. Item pulvinare unum deauratum et strapoytam deauratam unamn. Item coper<< torium unum de scarlata foratum (foderato) de vayro. Item duo linteamina de bandinello. Item duo oreglieria deaurata. Item galonum unum. Item bovos duos cum curro uno. Item « legavit fratribus minoribus de pinerolio suum magnum destrarium cum sella meliore... << Item fratribus minoribus de pinerolio modios II frumenti pro pastura equi... Item legavit << ecclesiis castagnolarum scilicet ecclesie sancte marie et ecclesie sancti petri pro opere << earundem solidos lx viannenses... Item leprosis de infermeria scalengiarum solidos v vian<< nenses. Item dominabus umiliatarum de pinerolio solidos xx viannenses... Item legavit << oddono boner_gonellum_albexii foratum penne... Item legavit Iaquomineto filio suo ultra << partem suam Bertinum Canaverium et Villelmum Canem et partem suam quam habet in « Francisco de Canalis cum omnibus bonis eorum et cum omnibus tenimentis eorum. Item << legavit predicto Iacobino filio suo occasione quod minor (est) fratrum suorum omnes oves << suas cum agniculis et vacas suas quas habet in Castagnolis cum omnibus vitulis et veylis <<< et branamino toto de Castagnolis (1). Item legavit iacobino filio suo runcinum suum quasi << rubeum et sellam suam novam palafredi. Et spatam suam et cultellum de latere. Item << legavit iacobino filio suo et Pagane uxori sue copertorium de blaveto cum penna de luva<< cervera. Item legavit iacobino filio suo et pagane uxori sue arcas duas que sunt in camera << sua et strapoytam unam bocuramy. Item legavit pagane uxori iacometi linteamina III ban« dinelle et duos oreglerios de cendato. Item legavit gente de felipono cotam gonellam et << mantellum viridi cum cendato. Item margarite domicelle pannos suos de gamellino cum << penna, scilicet cotam, tunicam et mantellum. Item vult et ordinat quod Franciscus de canali << possit et debeat colligere si voluerit perpetuo partem suam decime scalengiarum sicuti « consuetum est eam colligere... In omnibus aliis bonis suis instituit sibi heredes filios suos << bertinum, cicerum et iacobinum... vult autem quod dom. percevallus frater suus et dom. << aymo de lucerna sint curatores et consiliatores predicti iacobini filii sui et secundum con

(1) Veylis et branamino>, nomi di qualità d'animali bovini, determinate dall'età, dal genere e da altre condizioni particolari. Vedi docum. 26.

Nè solamente dai Piossasco signori di Scalenghe e Castagnole il monastero di Buonluogo fu arricchito : anche i Bernezi di Vigone, i Romagnani consignori di Virle ed i signori di Bricherasio andaron via beneficandolo (1).

Tuttavia questa casa monastica non potè difendersi dal destino toccato a non poche istituzioni cenobitiche di quei tempi, ridotte, non si sa bene perchè, a cattive condizioni patrimoniali. Un primo indizio di tale dissesto, riguardo al monastero di Buonluogo, lo troviamo nell'atto del 18 marzo 1285, col quale vennero composte da arbitri le questioni insorte tra i signori di Scalenghe e le monache di Buonluogo. Questo documento ha, innanzi tutto, il merito di farci conoscere i nomi della priora e delle suore di quel monastero; esse appartenevano, la più parte, alle primarie famiglie del Piemonte, quali i signori di Bruino, di Bagnolo, di Trofarello, di Chianoc, feudo dei Bertrandi, di Trana, di Cercenasco. Questo elenco dovremo tener presente quando ci faremo ad indagare se il monastero di Belmonte da una parte e quelli di Molaro e di Buonluogo dall'altra abbiano avuto alcun che di comune fra loro (2). Nè vuol essere trascurata la menzione fatta nella scrittura in discorso, del vicario del monastero di Buonluogo, Gandolfo, monaco certosino senza dubbio; anche questa circostanza ha non poco significato in ordine al quesito testè accennato. Faceva parte del collegio arbitrale Ugone Bertrandi « de canusco », persona ragguardevole che ebbe colla certosa di Montebenedetto, al pari di molti dei Bertrandi, frequenti relazioni (3). Da questo istromento veniamo poi a sapere che il monastero di Buonluogo era debitore di centosessanta lire di Susa verso Giacobino dei Bersatori e che i signori di Scalenghe soddisfecero essi il detto creditore del capitale e degli interessi a lui dovuti, La cessione di terreni che gli arbitri imposero al monastero andò, in tutto od in parte, a benefizio dei signori di Scalenghe per correspettivo senza dubbio della somma pagata al Bersatore. Intanto vuol essere notato che il monastero comparisce, in quest'atto, incapace di far fronte ai proprii impegni. (Docum. 1).

Scorsi appena tre lustri la situazione economica della certosa di Buonluogo mostrasi talmente aggravata che la sua stessa esistenza diviene cosa precaria e destinata fra non molti anni a cessare. Le cattive condizioni del monastero in discorso sono attestate da una serie d'istrumenti, seguitisi a brevi intervalli di tempo, sul principio del XIV secolo. Col primo atto, in data dell'11 novembre 1303, le monache di Buonluogo, assistite da frate Maurizio, priore di Montebenedetto, specialmente incaricato dal Superiore generale dei certosini, considerate le strettezze a cui era ridotto il loro

silium eorum faciat usque ad etatem legitimam et eundem iacobinum subponit protectioni « et custodie dominorum de Sabaudia et domini marchionis montisferrati et domini mar<chionis saluciarum... ». Dà quindi varie disposizioni perchè venga restituito quel che avesse tolto ingiustamente, soggiungendo: « Et pro istis omnibus attendendis et observandis <dom. aymo de lucerna et dom. percevallus de fulgure et ubertus manfredus de lucerna et << dom. aĺbertini de ruvere promiserunt et iuraverunt ad sancta dei evangelia... » (Archivio come sopra - busta « Testamenti ». Pergamena originale).

(1) Archivio Scalenghe citato.

(2) Al fine di questo paragrafo sui monasteri di Belmonte ecc., è inserita una tabella comparativa dei nomi delle monache nei detti monasteri.

(3) L' Ugone Bertrandi qui menzionato è indicato col N. 3 nella relativa genealogia che sarà inserita in un prossimo volume.

monastero, si compromisero nel predetto frate Maurizio, in Ruffino di Bagnolo prevosto di Villafranca, in Giacobino de Fulgure di Scalenghe (1) ed in Percivalle de Monge o Mogne, di Castagnole. Il mandato loro conferito aveva per iscopo di avvisare ai mezzi opportuni per provvedere alle necessità urgenti del monastero, non esclusa la facoltà di sottometterlo ed unirlo ad una delle due abbazie cistercensi di Casanova e Staffarda, ovvero ad un altro simile istituto. Stando alle espressioni usate nella carta, della quale discorro, le povere monache di Buonluogo erano ridotte proprio a mal partito. Il patrimonio della casa era oberato da debiti, alcuni dei quali « usurari», ossia gravati d'interessi, superiori, forse, al giusto limite, altri no; e mancavano mezzi spicci per liberarsene. Anzi le cose erano giunte al punto, che le suore difettavano perfino degli alimenti e le loro angustie avevano raggiunto l'estremo limite (Docum. 2). La priora ed alcuna delle suore presenti a questo compromesso sono diverse da quelle che comparvero nell'atto del 28 marzo 1285. La carta, di cui ora si discorre, mentre ci dà ad intendere che il monastero del Molaro era una dipendenza della certosa di Buonluogo, ci informa eziandio dei nomi d'alcune fra le suore esistenti in quella casa religiosa. L'impegno assunto, a tenore di questa carta, dalle monache di Buonluogo in ordine alla ratifica del compromesso da parte delle suore di Molaro, l'essere queste venute a far l'atto di ratifica nel monastero stesso di Buonluogo, dimostra che la casa religiosa di Molare era un annesso di questa certosa, e di questo fatto, come del nome delle certosine d'ambedue quei luoghi, terrò il dovuto conto cercando la soluzione del già accennato problema.

Sebbene il mandato conferito dalle monache di Buonluogo ai loro procuratori fosse concepito in termini assai vaghi ed estesi, è però verosimile che il piano immaginato per venire in aiuto a quel monastero fosse già bell'e preparato. Difatti al compromesso or menzionato tenne dietro, a due soli giorni di distanza, un atto consimile, al quale presero parte Giacobino [11], Bonifacio [12], Merletto [13] e Giovanni Peyre [15] consignori di Scalenghe da una parte, e frate Anselmo, cistercense, rappresentante del monastero di Casanova, dall'altra. Premesso che essi consorti di Scalenghe domandavano al detto frate Anselmo di riconoscere, nella sommessione da pronunziarsi della certosa di Buonluogo al monastero di Casanova, le loro ragioni quali fondatori e patroni dell'anzidetta certosa, si rimisero, a tal riguardo, ambedue le parti a quel che avrebbero stabilito il priore di Montebenedetto Maurizio, Ruffino prevosto di Villafranca e Percivalle Monge, già nominati nel precedente compromesso: l'atto fu stipulato nel castello di Scalenghe il 13 novembre 1303 (2).

Questo compromesso nelle persone medesime che erano già state elette a rappresentare gli interessi delle monache di Buonluogo e del monastero

(1) Probabilmente il Giacobino [11] figlio di Merletto [6].

(2) Anno domini м.o CCC.o 1o die XII mensis novembris presentibus testibus fratre Hugone converso montis benedicti. Peroneto de tonone. Guidone de Trana dominus <«< Anselmus monacus casenove sindicus et procurator monasterii beate marie de casanova << cistercensis ordinis... ex una parte et iacobinus. bonifacius. merletus. iohannes peyre de ful<< gure condomini squalengiarum suis nominibus et aliorum consortum suorum ex altera se << se compromiserunt in religiosos dominos mauricium priorem montisbenedicti ordinis car<< tusiensis. Ruffinum de bagnolio prepositum Villefranche. Percevallum de Monge de Casta

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