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fessi di non saper rendere ragione, in che maniera una Santa Martire di Cesarea in Palestina, la quale patì sotto Decio, possa avere avuto sì presto il culto in una Città così remota, quale è Firenze. Non parve bene al Migliore nella sua Firenze illustrata, che i Fiorentini, i quali avevano largo campo di credere derivata la vittoria di Radagasio dall' intercessione di S. Ambrogio, attesa la promessa fattane loro, nulladimeno andassero cercando di onorare una Santa affatto incognita loro, come di lontanissimo Paese. Ma io soggiungo, che dall'avere essi fabbricato, o prima, o poi una Chiesa sotto il titolo di questa Santa, e ordinate feste di gioja pel giorno del suo natale, non viene per mio avviso in conseguenche eglino credessero di dover riconoscere la vittoria dall' intercessione di lei, quando nella supposizione di quel che pare al Lami, non poter mettersi in dubbio, che la sua Chiesa fosse edificata nel quinto, o nel sesto secolo, erano certi per la non molta distanza del tempo di averla ottenuta per Ï' intercessione di S. Ambrogio, il quale oltre all' averla predetta in quella sua apparizione, che a tutti fù nota, s'era dato a vedere più volte nella Basilica da lui consacrata in atto di pregare per loro. E in verità, ancorchè Giovanni Villani nella sua istoria Fiorentina Lib. I. Cap. XLII. scriva, che i Fiorentini dopo la sconfitta di Radagasio, rimosso il titolo alla Chiesa di S. Salvadore, supposta da esso la Cattedrale, l'intitolarono del nome di S. Reparata; e Matteo Villani, nell' istoria Lib. III. Cap. LXXXV., e Scipione Ammirato all'anno 407. affermino aver quelli edificato un Tempio, che fù, dicono eglino, la Cattedrale, intitolato del nome di questa Santa, niuno però di loro le attribuisce il merito della

sconfitta.

Il motivo dell'avere i Fiorentini dedicato un Tempio a S. Reparata fù a mio credere, che ricordevoli della gloriosa vittoria riportata, siccome è immemorabile, e costante tradizione, nell'ottavo giorno di Ottobre, essendo pervenuta loro, quando che si fosse, la notizia, che in quel dì cadeva la fe sta di questa Santa, risolverono di alzare una Chiesa, avendo forse determinato antecedentemente per quel giorno qualche pubblica dimostrazione di allegrezza in memoria del fatto, la quale in progresso di tempo fù la corsa del Palio, di cui non se ne sà con certezza il principio. E tale fù sempre il co

stume de' Fiorentini di ordinare feste di gioja in que' giorni, ne' quali avevano conseguito vittorie, e di edificar Chiese, o Altari a que' Santi, ne dì festivi de' quali erano quelle accadute, eziandio che avessero riprove d'averle ottenute per l' intercessione di altri Santi. Con tutto questo però si vede, che eglino si dimostrarono grati all' insigne loro benefattore S. Ambrogio; perocchè fabbricarono in onore di lui una Chiesa, la quale un tempo era fuor della Città, e a cui fù aggiunto un nobile Monastero di Religiose (1). Ma poi convien dire, che per l'ingiurie, e la barbarie de' tempi, e per la mancanza degli scrittori delle cose nostre, perdesse affatto fra noi la memoria dell' apparizione di S. Ambrogio, e dell' essersi mercè di lui ottenuta la vittoria; non essendovi stato, come si è detto di sopra, alcuno istorico, neppure de' nostri nel lungo corso di tanti secoli, che ne abbia perlato; rimasane nascosa la ricordanza nella vita del Santo scritta da Paolino, finattantochè non fù questa richiamata alla luce, e nell' occasione dell' edizioni dell'opere di S. Ambrogio riconosciuta, e renduta pubblica in questi ultimi secoli. Riferiscasi dunque a chi si dee il merito d'avere impetrato da Dio la prodigiosa sconfitta del formidabile esercito, che preparava alla nostra Città, e a tutta insieme la nostra Italia l' ultimo esterminio; vale a dire al comune nostro benefattore, e liberator S. Ambrogio, che bene il richiede la verità, e la giustizia. E se per tanti secoli noi Fiorentini, non per nostra colpa, ma perchè i nostri scrittori ignorando i fatti veri, non ci hanno illuminati, siamo vivati dimentichi di questo gran benefizio, e degli altri, che ei si compiacque di farci nel tempo del suo soggiorno fra noi; in sentirceli ora minutamente descrivere studiamoci di risvegliare, e di conservar sempre viva la nostra gratitudine inverso di lui. Ci sovvenga, che egli, se si consideri quel tanto ch'ei fece a nostro riguardo, forma una non piccola parte della nostra gloria; e che noi fummo, e quando egli era in ter-i

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(1) La più antica memoria, ch'io mi sia imbattuto a trovare di questa, Chiesa dell'anno 988. in una carta dell' archivio del Capitolo Fiorentino. Ma da quel che vi si legge, si arguisce, che ella sia d'una maggiore antichità. Il Brocchi (Vite de' SS. e BB. Fior. T. I.) la dice fatta edificare da S. Zanobi; il che si legge anche in fronte alla Tribuna di essa ma essendo fondata questa notizia principalmente in alcune vite MSS. del Santo, le quali si riconoscono per del secolo XIV. non può fare autorità.

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fa, e dopo il suo felice passaggio al Cielo, carissimi oggetti dell'amor suo: il perchè siaci à cuore, che egli abbia parte nella distinzione di quegli ossequj, e negli affetti di quella particolar divozione, con cui veneriamo i nostri gloriosissimi Protettori, poichè egli ha tutto il merito d'esser considerato da noi con quest' illustre carattere. L'avere io do vuto parlare della consacrazione, che S. Ambrogio fece del la Chiesa di S. Lorenzo, mi ha portato a descrivere tutto il rimanente di quel chè racconta Paolino aver quello operato nel suo soggiorno in Firenze, come ciò, a cui diede occa sione l'invito fattogli dai, Fiorentini a consacrarla. Oltrechè nonami sembrava giusto il trascurare l'opportunità di darne notizia, e così negare al Santo una ben dovuta dimostrazione della nostra gratitudine, col dissimulare i benefizjoda ślui ricevuti, e insieme defraudare i leggitori di memorie, che sono delle prime, delle certissime, e delle più insighi dell'antica Ecclesiastica Istoria della nostra Città. Ci richiamano ora altri pregi della nostra Basilica..

Che ella fosse la prima Cattedrale della Città ha un gran fondamento di crederlo, non essendoci monumenti sicuri, che di quel tempo fosse in Firenze altra Chiesa. Conciossiachè di quella sotto il titolo di S. Salvadore, la quale è nominata la prís ma volta nella vita apocrifa di S. Zanobi del supposto S. Simpliciano, e poi da altri scrittori, che di tempo in tempo l'han no seguitato, e che è considerata da loro per l'antichissima Cattedrale, e a cui Giovanni Villani nell' istoria sua Lib. II. Cap. LXXXV. erroneamente vuole che a riguardo della vittoria: di Radagasio seguita nel dì festivo di S. Reparata, fosse mutato il titolo in quello di questa santa, non sene vede fatta parola nella leggenda di S. Zanobi scritta da Lorenzo Arcivescovo di Amalfi, che è la più antica, e la più sincera dell' altre, nè in alcune delle vetuste memorie, nè v'è moderno critico, che l-ammetta. Intorno a questa supposta Cattedrale di S. Salvadore riporterò quel che ne sente il Borghini nella Parte II. dei suoi Discorsi pag. 353. e 356. „, Chi scrisse, dice egli, l'ultima vita di S. Zanobi (1) pare che voglia, che l'antica Cat,, tedrale fosse titolata in S. Salvadore; e preso questo da lui

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(1) Questi fu Clemente del Mazza, l' ultimo a scrivere innanzi ai tempi del Borghini la vita di S. Zanobi.

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,, l'han poi detto alcuni altri, e molti lo credono ancora; ed io non negherò, che ciò fosse vero, poichè così sicuramente l'affermano, o almeno, che potesse essere; ne mi è nascosto, solersi talvolta col tempo i nomi delle Chiese mutare, e ne potrei arrecare molti esempi; ma dirò bene non averne mai trovato nelle scritture antiche vestigio, ne che mai sia pure accen,, nato di lei questo titolo; o che i Canonici, come di S. Re„ parata, così si veggano mai detti di S. Salvador,, e altrove Forse l'antica usanza, che quantunque in alcun Santo s'intitolasse una Chiesa, tuttavia vi si aggiungeva innanzi, sacrandola ad onore di Dio, e del nostro Salvadore Gesù Cri,, sto, al quale principalmente sono dedicati tutti i Tempj Cristiani, può aver dato verisimil cagione a questa così fatta credenza, che (quando che si fosse), questo di S. Salvadore fosse anch'egli titolo della maggior Chiesa. La qual cosa ,, non ho voluto lasciare indietro, acciò nessuno, pensando che ciò non si fosse saputo, o pur sapendolo, dissimulato, ci re"stasse dentro confuso: ma sappia, che l'averlo così passato

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non da altro nasce, che dal non ci veder fondamento.,, Col Borghini vanno d'accordo il Migliore, il Lami, il Manni, il P. Richa, e altri moderni scrittori nel non ammettere questa Cattedrale di S. Salvadore.

· V'è stato poi chi ha voluto non solamente, che l'antica Cattedrale avesse il titolo di S. Salvadore, ma eziandio, che fosse quella medesima sotto questo titolo, la quale era un tempo Parrocchia, indi soppressa da Eugenio IV. l'anno 1441. fù destinata all'uso di Cappella pubblica del Palazzo Vescovile. Il Borghini riporta quest'opinione, e la considera per mål fondata, e viene così a disapprovarla. Ma per conoscere ad evidenza quanto ella sia falsa, non vi vuol altro, che l'osservare che il luogo, dov'è situata questa Chiesa, si sà che era compreso dentro il primo cerchio delle mura (1), e che la supposta Cattedrale di S. Salvadore tutti gli scrittori della vita di S. Zanobi, che la sostengono, cela descrivono piantata ivi dove è la Metropolitana, cioè in un luogo, il quale è certissimo, che nel tempo assegnato da loro alla traslazione del Santo Vescovo, era fuor delle mura per la parte di Levante.

(1) La porta del primo cerchio della città per la parte di Ponente, era ivi, presso ove è il Palazzo de' Duchi Strozzi; e si chiamava di S. Pancrazio, perchè conduceva alla suburbana vicina Chiesa di questo Santo.

Oltre il Villani, convengono col supposto S. Simpliciano nel' credere questa Cattedrale sotto il titolo di S. Salvadore, Biagio Monaco, Giovanni Tortelli Arcidiacono d'Arezzo, il nostro Arcivescovo S. Antonino, Clemente del Mazza Teologo Fiorentino, e altri scrittori anche moderni, che hanno parlato di S. Zanobi, frà i quali S. Antonino, e il Monaco Biagio affermano, che il titolo di S. Salvadore terminò colla Città, allorchè fù ella distrutta da Totila (siccome quelli, che ammettono col Malespini, col Villani, e con altri, questa distruzione, la quale si nega assolutamente, e colle più forti ragioni dal Borghini (1), e dal Pagi), e che poi rifabbricata ebbe il titolo di S. Giovambatista, ovvero di S. Reparata; e in ciò con essi convengono i Bollandisti. Ma che questa sia una congettura presa troppo di lontano, mentre suppone, che non si sia potuto sapere se non per mezzo della leggenda del falso S. Simpliciano l'antico titolo della Cattedrale di Firenze, e che l'autore dell' altra, cioè l'Amalfitano, il quale le dà il titolo di S. Reparata, le dia quello che aveva a' suoi tempi, e non quello, che aveva a tempi di S. Zanobi, l'avvertì saggiamente il sagacissimo Tillemont nelle note (T. X.) alla vita di S. Ambrogio. Quello però che mi fà maraviglia, hanno convenuto modernamente in credere la Cattedrale di S. Salvadore, ad onta di tutti gli esami, e le scoperte fatte, e di quel che ne hanno giudicato i più sensati scrittori, anche i nostri due Teologi, il Caracchini nella Cronologia de' Vescovi di Firenze, e il Brocchi nelle vite de' Santi, e Beati Fiorentini, mostrandosi amendue, e quì, e in altri fatti manifestamente apocrifi, che riguardano l'antica istoria ecclesiastica della nostra Città, meno illuminati in mezzo alla luce, di quel che fosse il Borghini due secoli indietro, quando appena era cominciato a spuntare un pò d'albore frà le tenebre. E il Brocchi aggiunge, che questa Cattedrale di S. Salvadore fù edificata con altre Chiese da Felice Vescovo Fiorentino, il che, oltre al non essere appoggiato ad alcun fondamento sicuro, non è da ammettersi facilmente ne' primi anni del quarto secolo, in cui quegli fiorì, cioè ne principj dell' Impero di Costantino, quando appena aveano cominciato a uscir fuori dei loro nascondigli i perseguitati cristiani. Questo scrittore

(1) Il Borghini (Disc. Part. II.) fà un trattato apposta con questo titolo Se Firenze fosse distrutta, e colle più valide ragioni conchiude di no.

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