CAPITOLO PRIMO COMPARSA DI S. ATTO IN ITALIA. 1109? (4) Hospes eram et collegistis me. Tutti i forestieri, che soprauengono, siano riceuuti, come Christo imperòche egli stesso è per douer dire, io fui forestiere, et uoi mi riceueste. Regola del P. S. BENEDETTо profes sata dalla congregazione di Vallombrosa. Cap. 53. trad. del P. D. SILVANO RAZZI. Valicata l'erta giogaia dell' appennino che s'in terpone tra la valle casentinese e la stretta gola che costeggiando Arno mette a Firenze, un pellegrino giungeva un giorno al romitaggio di Vallombrosa. La veste scura e talare, i capelli recisi a foggia di corona, il segno di nostra redenzione pendente dal collo e il breviario stretto sotto il braccio lo dicean sacerdote, i lineamenti risentiti del volto bruno e macilento, gli occhi neri e vivaci, sebbene dolcemente modesti, lo palesavano straniero all' Italia, e nativo assai probabilmente delle regioni meridionali dell' Europa, dove i caldi soli e le relazioni frequenti colla razza maura imprimono (1) Consultando i documenti vallombrosani messi in luce dal p. Soldani nella sua Storia della Badia di Papignano e dal p. Affò nella Vita del b. Bernardo degli Uberti sembra questa l'epoca meno improbabile della venuta di s. Atto in Italia. nella fisonomia del popolo qualche cosa del tipo africano, come avviene nella penisola iberica (2), il bordone poi che impugnava colla destra e le nicchie appiccate sul petto attestavano che avesse già visitato la tomba di S. Giacomo in Compostella e i limitari apostolici di Roma. Bussò col suo bordone alla porta dell'eremo ed ecco due monaci che intesero il segnale del pellegrino accorrere prontamente per accoglierlo, ammetterlo nell'ospizio e fargli tutta quella carità che imponeva il loro santo istituto. Schiusa la porta, e dal venerabile sembiante e dalla foggia dell'abito conosciuta la sacra dignità dell' ospite, si prostrarono a terra ed umilmente la baciarono innanzi a piedi di lui (3). Rialzatisi sgravarono il pelle (2) Sono così concordi i biografi di s. Atto e i più antichi scrittori vallombrosani nell' assegnargli questa origine che sembra non potersene punto dubitare specialmente confortandola con una costante tradizione e col documento di cui si parlerà nel capitolo seguente. (3) Omnes supervenientes hospites, tamquam Christus, suscipiantur: quia ipse dicturus est, Hospes fuit, et suscepistis me. Et omnibus congruus honor exhibeatur, maxime domesticis fidei, et peregrinis. Ut erga nunciatus fuerit hospes, occurratur ei a Priore vel a fratribus cum omni officio charitatis: et primitus orent pariter, et sic sibi socientur in pace. Quod pacis osculum non prius offeratur, nisi oratione praemissa, propter illusiones diabolicas. In ipsa autem salutatione, omnis exhibeatur humilitas. Omnibus venientibus sive discedentibus hospitibus, inclinato capite vel prostrato omni corpore in terra, Christus in ea adoretur qui et suscipitur. Suscepti autem hospites ducantur ad orationem: et postea sedeat cum eis Prior, aut cui iusserit ipse. Legatur coram hospite lex divina ut aedificetur et post haec omnis ei exhibeatur humanitas. Ieiunium a Priore frangatur propter hospitem nisi forte praecipuus sit dies ieiunii qui non possit violari. Fratres autem consuetudines ieiuniorum prosequantur. Aquam in manibus Abbas hospitibus det pedes autem hospitibus omnibui, tam Abbas quam cuncta congregatio lavet. Quibus lotis, hunc versum dicant: Suscepimus, Deus misericordiam tuam in medio templi tui. Pauperum, et peregrinorum maxime, grino del suo povero arredo, ed in atto tra riverente e cortese gli fecero segno di seguitarli, chè la regola loro anche in quella congiuntura prescriveva il più rigoroso silenzio entrarono in un oratorio contiguo, dove insieme coll'ospite inginocchiati innanzi all'imagine di Gesù Crocifisso e della Vergine Madre pregarono per breve ora, l'uno ringraziando di tutto cuore Iddio che lo avesse campato da tanti pericoli del disastroso cammino, e lo avesse guidato a quella meta de' suoi desiderii più ardenti, gli altri pregandolo che accogliesse in odore di soavità l'opera loro caritativa, e la scevrasse dal fango di che potea bruttarla l' umana debolezza e la malvagità del demonio. Porta quindi amorevelmente la mano allo stanco viatore l'aiutarono a rialzarsi, lo introdussero in una stanza vicina, lo fecero adagiare, e mentre un dei monaci lo tratteneva con una divota lettura, l'altro si recava a dar contezza all' abbate dell'arrivo dell'ospite, affinchè venisse a lavargli i piedi e dargli il bacio di pace. Poco stante compariva nell'ospizio un uomo di grave aspetto che sul ruvido saio vallombrosano indossava le insegne della più augusta dignità della Chiesa dopo quella del sommo pontefice. Tutti inchinarono profondamente quel personaggio venerando: ed egli fattosi innanzi allo straniero benignamente lo salutò, poscia prostratosi insieme con lui rinnuovò la preghiera nella guisa che fu fatta all'arrivo, finita la quale lo strinse fra le braccia e baciollo in fronte. Ed apprestatosi dai monaci ospitalieri un vaso d'acqua tepida e chiara con somma carità susceptio omni cura solicite exhibeatur: quia in ipsis magis Christus suscipitur. Nam divitum terror ipse sibi exigit honorem. Reg. S. P. BENEDICTI. De recipiendis hospitibus. Cap. 53. gli lavò i piedi tutti laceri e polverosi per l'aspro e lungo viaggio, intanto che gli astanti ripetevano le parole del salmo Ricevemmo o Dio la tua misericordia in mezzo al tuo tempio (4): poi gli asciugò diligentemente, stampatovi un divoto bacio pose fine a quel pietoso ufficio. e L'ora era omai tarda: e poichè il pellegrino ebbe alquanto riposato le membra affaticate, fù convitato ad una mensa frugale sì, ma la più lauta del monistero: ed era la medesima a cui si assideva l'abbate, quello stesso rispettabile personaggio cioè che non ha guari aveagli fatto un' accoglienza cotanto pia ed affettuosa. Questo santo reggitore di Vallombrosa che con sì grande edificazione e conformità allo spirito e alla lettera della regola da lui professata, esercita la religiosa ospitalità è il beato Bernardo degli Uberti, che sebbene adoperato dai sommi pontefici nelle imprese più difficili e rilevanti in servigio della cristianità, e sollevato all' altezza di cardinale di santa Chiesa, pure non seppe mai dimenti care quell' eremo santo, in cui avea succhiato il latte della vita spirituale, e l'umile gregge che il divino volere gli aveva affidato: il forestiere che con tanta umiltà e riconoscenza riceve quella ospitalità è il beato Atto, futuro vescovo di Pistoia del quale mi propongo narrare le geste. Chi avesse attentamente considerato il contegno ed il volto di questi due santi nel primo loro incontrarsi e negli atti che ne seguitarono, avvrebbe scorto nell' uno la gradevole impressione di chi s' avviene in una faccia non ignota del tutto ed a cui si annettono delle dolci ma lontane reminiscenze, e nel tempo stesso la perplessità di chi ondeggia fra diversi pensieri, e si sforza di ri (4) Salm. 97. destare nella mente una memoria perduta: nell' altro avrebbe ravvisato la malcelata allegrezza di chi ritrova un padre ed un amico lungamente cercato e l'appa gamento d'un animo che dopo molte agitazioni guadagna finalmente un porto in cui spera di riposare e chiudere nella pace del Signore i travagliati suoi giorni. Questa inesplicabile consolazione dello straniero, e l'affetto straordinario verso quella solitudine ed i suoi santi abitatori, traspariva a molti segni che non isfuggivano punto al b. Bernardo spertissimo conoscitore degli uomini, notando specialmente l'attenzione di lui tutta rivolta verso di se. Riandava nella mente le tante vicende della sua vita operosissima, le molte città visitate, i regni percorsi, le persone pressoche innumerevoli con cui s'era incontrato, avea conversato, trattato i grandi negozi della Chiesa nei palagi dei vescovi, alle corti dei principi, nei concilii, nelle diete, e non gli era possibile di rinvenire traccia delle fattezze di quell' uomo che pure non gli giungevano affatto nuove. Frattanto altamente lo interessava quell' aspetto dignitoso su cui erano dipinti i candidi affetti dell' anima, una non comu ne intelligenza, una profonda pietà e gli tardava mille anni che si levasse la tavola, ed il pellegrino, com' era costume, se gli presentasse a domandare la benedizione, e compiere gl' indispensabili ufficii di convenienza, pei quali soli si rompeva il silenzio. Finalmente si pose termine alla parca mensa, si resero fervorose grazie al Signore che sommamente misericordioso rinnovella sempre la memoria delle sue meraviglie e somministra il cibo a coloro che lo temono e dopo avere anche pregato tutte le benedizioni celesti e l'eterno premio ai benefattori de' poverelli di Cristo, i commensali si ritrassero silenziosamente alle loro celle, e allo straniero fu dato |