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procacciava di redimere il tempo e di conciliarsi l' indulgenza de' suoi, con una tutta particolare attività e collo scrupoloso adempimento d' ogni più minuto dovere e pratica della vita religiosa. Ma quanto più egli s'abbassava nella propria estimazione, in tanto maggior pregio e venerazione lo aveano i suoi correligiosi, i quali non solamente lo riguardavano come un compito modello di perfezione claustrale, ma molto contavano ancora sulla sua rara prudenza, discrezione e dottrina per adoperarla quandoche fosse ad utile ed incremento del loro sodalizio.

CAPITOLO IV.

ELEZIONE DEL B. ATTO AD ABBATE

DI VALLOMBROSA.

1145.

Accepistis spiritum adoptionis filiorum
in quo clamamus Abba, Pater.
ROM. 8. 15.

Gregorio in pastorale. Mischiare si dee dolcezza con giustizia, e di questi due si dee fare un temperamento, sicchè li sudditi nè per molta asprezza siano contristati, nè per troppa benignità siano male allargati.

FR. BARTOLOMEO DA S. CONCORDIO. Ammaestramenti degli Antichi. Distin. 39. cap. 9.

La scienza del secolo e della carne riguarda con occhio di compassione e talvolta di sdegno quegli uomini che, chiuso il cuore agli affetti più dolci e potenti, s'involano dal mondo siccome da un luogo di condanna e cercano nella solitudine e nell'isolamento quella pace e libertà che non crederono trovare tra i tumulti e le distrazioni della vita sociale. Questa scienza che seppe apprezzare e commendare alcuni degli antichi sapienti i quali per meglio filosofare rinunziarono alle ricchezze ed a tutto altro che gli distogliesse dal loro proponimento, non comprese poi o non volle comprendere la sublime annegazione di chi per seguitare i consigli e l'esempio del

divino Maestro si fa povero, obbediente, rinunzia alle nozze e ad ogni maniera di vantaggi e onori che per avventura gli facevano sperare l'ingegno e il favore degli uomini. Ma questo eroico sacrifizio, come Iddio seppe farlo sempre tornare a pro grande di colui che l'offeriva, così lo rivolse bene spesso a sommo emolumento della società che ne parea essere aggravata ed offesa (4).

Di che non vi ha testimone migliore di questa età mediana nella quale le istituzioni monastiche produssero frutti più che mai pregiati e ubertosi, conciossiachè elleno opportunamente ricovrarono dal trambusto di quei subitanei rivolgimenti una schiera d'anime elette che vi si sarebbero perdute miserabilmente, le educarono agli alti pensieri ed ai magnanimi affetti, ne composero una sacra falange che si diffuse pel mondo sconvolto e desolato non a raccogliervi le spoglie di sanguinose conquiste, ma sì a spargervi i benefizi più preziosi di tutti,

:

(1) Qui cadono così in acconcio alcune parole del protestante Leibnitz riguardo agli ordini religiosi che non posso astenermi dal riferire « Fateor mihi semper religiosos ordines piasque confraternitates, ac societates, aliaque huiusmodi laudabilia instituta mire probata fuisse; sunt enim quasi coelestis quaedam militia in terris, si modo, remotis depravationibus et abusibus, secundum instituta fun. datorum regantur, et a summo Pontifice in usum universalis Ecclesiae temperentur. Quid enim praeclarius esse potest, quam lucem veritatis per maria et ignes et gladios ad remotas gentes ferre, solamque animarum salutem negotiari, interdicere sibi varias illecebras atque ipsam iucunditatem colloquii convictusque, ut contemplationi abstrusarum veritatum ac divinae meditationi vacetur; dedicare se educationi iuventutis ad spem doctrinae et virtutis; miseris, desperatis, perditis, captivis, damnatis, aegrotis in squallore, in vinculis, in remotis terris auxilium ferre, atque adesse, ac ne pestis quidem metu ab effusae charitatis officio deterreri? Quicumque haec ignorant, aut spernunt, hi nihil nisi plebeium et vulgare de virtute sapiunt, et hominum obligationem erga Deum solemnium qualicumque obitione, et frigida illa consuetudine vivendi, quae vulgo sine zelo, sine spiritu in animis regnal, inep te metiuntur . » LEIBNITZ,

Syst. Theol.

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quelli dell'ordine e dell' incivilimento, e a ricostituirvi una società che senza la religione sarebbesi inevitabilmente distrutta.

-Quando esaltiamo questi titoli che le istituzioni religiose hanno alla riconoscenza di tutti, non vogliamo impugnare che fra coloro, i quali le componevano non vi fossero di quelli che, indossandone le divise, ne ripudiassero lo spirito: ma dove mai gli uomini non lasciarono le tracce della loro miseria? se dovessimo maledire a tutto quello di che abusò l' umana malvagità sarebbe mestieri cominciare da ciò che vi ha di meglio sulla terra, perchè quanto è più eccellente una cosa, tanto è più naturale che l'interesse o l'ambizione umana vi conti sopra, e voglia farne suo pro.

Questi abusi peraltro gli scrittori di storie imperiti o pregiudicati gli hanno esagerati troppo spesso per avvolgere la religione in una condanna, della quale, ancorchè fosse stata giusta, doveva per se medesima andare esente, perchè, siccome qualunque siasi dottrina non potrà mai esser chiamata mallevadrice delle perverse conseguenze che la malizia o l'ignoranza degli uomini possa dedurne, così non è giusto che ogni qualunque istituzione debba rispondere del mal'uso che se ne fece o dei delitti che sotto il nome ed all'ombra di lei si commisero.

La restaurazione sociale per cui tanto si adoperò nel secolo XII mosse dal clero e principalmente dai chiostri nel silenzio di questi si produssero e si maturarono quelle opere si belle e si grandi di pubblico vantaggio e di carità: in quelle schiere della sacra milizia si annoveravano i nomi che maggiormente rifulsero nella Chiesa e nella società.

E per non discostarmi dal mio nobile subbietto nè da ciò che avenne sotto gli occhi de' nostri padri nel

secolo di cui ragiono, dirò come l'Ordine di vallombrosa ottimamente meritò della nostra Toscana per la resistenza insuperabile che oppose ai vizi dominanti del clero, lo che toccai altra volta, ed anche alle sozze eresie de'paterini e albigesi, figli non degeneri degli antichi niccolaiti, che combattè, pel lume della santità e della dottrina di cui irraggiò le nostre contrade e per gli stessi vantaggi materiali recati al nostro territorio, bonificando i terreni deserti o incolti e promovendo l'agricoltura, la quale si vedeva sempre maggiormente in fiore intorno ai monasteri e alle badie, pregio tutto particolare della Congregazione vallombrosana, che non è venuto meno neppure in questi tempi non troppo favorevoli agli ordini religiosi e ai loro interessi.

E se è argomento di merito non ordinario l' essere chiamati dal comun voto a moderare cosiffatti religiosi consorzi tale dobbiamo credere che fosse quello del b. Atto, il quale cinque anni o poco più dopo la sua professione nell' istituto di s. Giovanni Gualberto, benchè forestiere, benchè comparso così misteriosamente in Vallombrosa e così studioso di nascondere sotto il velo dell'umiltà le doti egregie della mente e del cuore di cui Iddio l'aveva arricchito, pure i monaci nella domestica e non interrotta consuetudine col Santo, avendo penetrato attraverso a quel velo, ed avendo scorto principalmente in esso due belle virtù ed opportunissime a governare le comunità religiose; cioè la pazienza e la discrezione degli spiriti congiunta a grande esperienza delle cose del mondo, acquistata in tante vicende e pratica degli uomini, determinarono di sollevarlo al regime del sodalizio dopo. Almario dal quale, come vedemmo aveva ricevuto l'abito religioso.

Molto resistette l'umile Atto alla volontà de' suoi confratelli, perchè com'è solito di chiunque ha un me

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