Varchiamo quindi d'un sol passo l'ultimo ventennio del secolo XIV per volgerci ai documenti che segnano le grandi memorie del secolo successivo. (SECOLO XV°). 1431-1439 (II Concilio di Basilea). Atti del Concilio di Basilea. 1440, 24 aprile (Amedeo VIII Papa). Bolla del Concilio di Basilea d'approvazione dell'elezione d'alcuni cardinali fatta dal nuovo papa Felice V prim della sua incoronazione. Questi documenti, coi quali s'inizia il secolo XV°, ci si fanno innanzi rammentatori della più augusta figura di principe che sorgesse mai nella Casa di Savoia e d'un grande fatto che interessa non meno la storia della stirpe Sabauda che quella della Chiesa. Il volume degli atti del Concilio di Basilea che ci appare pel primo, ricorda il nuovo scisma scoppiato in seno della Chiesa, la deposizione di Eugenio IV° e l'elezione in suo luogo del duca di Savoia. La Bolla conciliare che vi fa se guito ci mostra il duca Amedeo già innalzato alla dignità papale, ancorchè non ancora incoronato, ed in tale qualità riconosciuto dal Concilio. Nei documenti che, procedendo avanti, incontriamo, il nuovo papa ci si presenta nel pieno esercizio dell'autorità di Sommo pontefice. Eccoli: 1441-1448. (II Papa Felice V°): Otto volumi del Bollario di Papa Felice Vo ( Amedeo VIII°) (1). (1) Questi otto volumi del Bollario di Felice Vo furono donati, nel 1754, al re Cario Emanuele III dai sindaci e dal Consiglio di Ginevra. 1441, 28 gennaio. Breve del Papa Felice Vo con cui concede al Duca Lodovico suo figlio ed alla di lui consorte Anna di Cipro la facoltà di entrare in qualunque monastero di monache, per ragione di devozione, accompagnati il Duca dal suo confessore e la Duchessa da tre dame. Questi documenti compendiano in un solenne ricordo le memorie del gran principe che « fin dalla prima giovinezza aveva mostrata quella maturità di giudizio, quella dignità di modi, quella cauta prudenza, che ne segnalarono le azioni e lo fecero considerare dall'Europa intiera, come un novello Salomone (1). Tale era apparso Amedeo VIII° ad Enea Silvio Piccolomini, che fu poi papa Pio II°, quando, dopo lungo e felicissimo regno, ritiratosi nel romitaggio di Ripaglia, ove aveva fondato quella singolare congregazione religiosa dell'Ordine di S. Maurizio, ch'era ad un tempo un Consiglio di Stato, si era dedicato ad opere di pietà, continuando tuttavia a dare il sommo indirizzo agli affari più importanti dello Stato, mentre il figlio Ludovico, creato Luogotenente, ne reggeva solo le cure minori. E tale infatti Enea Silvio lo dipingeva scrivendo: « Amedeo regnando tra l'Alpi lontano dal romore dell'armi, ora di questi, ora di quelli veniva eletto arbitro, e solo fra tanti reputavasi capace di provvedere agli altri ed a sè. Lungo tempo ad esso, quasi ad un altro Salomone, ed Italiani e Francesi rifuggirono per averne consiglio nei casi difficili. Questi adunque abbandonata l'altezza ducale, e gettata in disparte ogni pompa del secolo, si condusse a far vita eremitica » (2). È sovra un cosiffatto principe che i padri della chiesa congregati nel Concilio di Basilea raccolsero i loro suffragii (1) CIBRARIO, Istituzioni della Monarchia all'anno 1408. (2) ENEA SILVIO PICCOLOMINI, Epistola ad Petrum Noxetanum. per innalzarlo al trono pontificio dopo di aver deposto il papa Eugenio IV°. L'elezione di Amedeo avvenne ai 5 di novembre del 1439; al 6 di gennaio del successivo 1440, nella cappella di Thonon, dopo d'aver egli celebrata la messa, dichiarò Duca di Savoia Ludovico suo primogenito, che emancipò abdicando solennemente in suo favore al ducato di Savoia, sì che da quel dì fosse padrone e sovrano e da lui affatto indipendente. Ai 24 giugno dello stesso anno, Amedeo, che aveva assunto il nome di papa Felice V°, fece il suo solenne ingresso in Basilea, ove fu con gran pompa coronato il 24 di luglio. Alcuni storici hanno lasciato intendere che Amedeo VIII' pervenisse a sì alto seggio « non senza ch'egli vi si ado perasse copertamente e che accettasse, dopo affettate ripu gnanze» (1). Ma di ciò non vi sono prove certe e neppure molto fondate ragioni. S'egli è pur facilmente presumibile che nella deliberazione dei Vescovi del Concilio di Basilea fosse entrato il calcolo della ragion politica, non è men vero ancora che la nazione Francese, Tedesca, Spagnuola e parte della Italiana avevano la preponderanza nel Conclave, sicchè quell'elezione non potrebbe attribuirsi unicamente agli ambiziosi maneggi del Duca di Savoia, fatti prevalere per mezzo dei prelati Savoiardi e Piemontesi, i quali non for mavano che una piccola frazione nel Concilio (2). A giudizio di contemporanei Felice Vo governò ottimamente la Chiesa; amministrò direttamente la Chiesa di Gi nevra « senza cercare una sol volta il vantaggio della sua casa a scapito delle franchigie così contestate di quella città» (3). In fine, se puossi da alcuno dubitare che Amedeo avesse ambiziosamente agognato il papato e si fosse coi (1) CIBRARIO, Studi storici, II, 322, 424, Istituz, della Monarch. ad ann. 1439 — ScaRABELLI, Paralipomeni di Storia Piemontese, pp. 284-85, 305-308. (2) GALLENGA, Op. cit., p. 200. (3) MULLER, Histoire de la Suisse. ezzi dell'abilissima sua politica destreggiato per ottenerlo, on pare gli si possa negare del tutto il merito e la granezza dell'atto, con cui ai 9 d'aprile del 1449, dopo un ontificato di quasi dieci anni volontariamente rinunziò al ontificato e ritornò al suo romitaggio. Disse uno storico e se a il primo avvenimento potè forse essere uno strano herzo della fortuna, il secondo era decisamente uno sforzo pareggiato di virtù » (1). Egli scese dal trono pontificio r far cessare il scisma che dopo la sua elezione teneva visa la Chiesa in Occidente, nel qual atto apparve incomrabilmente più grande. « Papa Felice V° si ritrasse dalla ira con tutti gli onori. Mezza Europa,, cioè l'Inghilterra, Francia, la Spagna, la Svizzera e la Germania erano r lui. Per semplice ascendenza morale, o per forza matele poteva tenersi in seggio contro qualunque avverrio e morire tanto gran papa quanto il suo rivale » (2). a egli ebbe più alta e più nobile ambizione. Il gran riito, ch'egli certo non fece per viltate, parrebbe veramente nfermare, ciò che fu detto di lui, che cioè la ragione, che veva mosso ad ambire o solo ad accettare il pontificato, fosse stata quella d'impedire che un uomo di piccola conzione pervenuto a quel posto e troppo amico del potere, cesse difficoltà di lasciarlo, quando il bene della Chiesa hiedesse quel sacrifizio » (3). È bensì vero che non tutti I storici ascrissero ugualmente a grandezza d'animo il crifizio che Amedeo fece della tiara, alcuni anzi sostenro apertamente ch'egli vi rinunziò a mala voglia, quando n gli era più possibile di mantener visi al possesso e che ›lti dei suoi aderenti già gli facevano difetto (4). Ma se n mancano documenti che danno un certo fondamento ) GALLENGA, Storia del Piemonte, p. 201. LO STESSO, Ivi, I, p. 202. O CIBRARIO, Istituzioni della Monarchia all'anno 1439. Curiosità e Ricerche storiche, IV. 41 a questa opinione egli è pur forza riconoscere che il pensare ch'egli avesse solo abbandonato ciò che più non g era dato di conservare, poco si accorda coi favori straordi narissimi concessigli da Nicolò, favori che solo convenivar ad un rivale che volontariamente cede il campo, anzichè al un emulo che cade privo di forze di resistenza. D'altronde per noi che dalla distanza di più secoli guardiamo a quegli avvenimenti, non è a dimenticarsi che la causa de Concilio di Basilea, di cui Amedeo era stato il campione era la causa della libertà ecclesiastica contro l'assolutism papale, quella stessa causa che Amedeo riusciva solo a assopire colla sua rinunzia, ma che doveva poi scoppiare i modo irresistibile nella riforma del secolo successivo. Amedeo usciva da quello scontro, papa dalla testa piedi ». Nicolò Vo, che rimaneva sul trono pontificio, ne era tanto un competitore, che fosse rimasto vittorioso, quanto semplicemente un successore. Amedeo rimaneva primo d gnitario della Chiesa, cardinal di Sabina, legato pontifee vicario perpetuo del Pontefice e vescovo di Ginevra; a fu conservato l'esercizio dell'autorità pontificia su tutti. dominii di Savoia e su alcuno degli Stati attigui. Era quel in cui egli rimaneva, un'altissima posizione morale; però non fece sfoggio di quei titoli, ritornò a Ripaglia, cag antichi compagni, di nuovo eremita e decano d'eremiti, m rabile accolta d'uomini che avevano tenuto nelle loro manišku le più grandi faccende d'Europa dei loro tempi. Colà mong Amedeo ai 7 di gennaio 1451. Gli otto volumi del Bollario di Felice V°, che ci si sono sentati nel Museo ad indicarcelo nel pieno esercizio della torità pontificale, non sono solamente un importante mor mento personale di quella sua grandezza, di poco meno dieci anni di pontificato, essi restarono documenti pubb del diritto ecclesiastico, giacchè Nicolò V° li rispettò, chiarando validi tutti gli atti, le sentenze, i decreti, i c |