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un quadro della Corte di Napoli dal giorno che, salpato il re Carlo alla volta di Spagna, ebbe principio il governo della Reggenza. E perchè il passaggio di Carlo dal trono di Napoli a quello di Ferdinando VI doveva trarre con sè l'occupazione di Piacenza per parte del re di Sardegna, stimammo opportuno far precedere alcune parole intorno alle speranze e ai timori cui diede origine l'ultima malattia del re di Spagna.

I.

La prima notizia della malattia del Re Cattolico fu mandata a Torino dal conte Robione il 10 di ottobre del 1758; trattavasi di una cupa malinconia in cui era caduto il re, e per la quale erano stati necessari due salassi. Un corriere giunto poco di poi da Madrid avendo recato notizie peggiori, il nostro ministro scriveva al Re:

Je sais d'une manière positive que l'enfant D. Louis en a écrit au Roy son frère d'une façon a exiger les plus mûres déliberations et les plus promptes pourvoyances.....

Je suis parvenu à découvrir que les avis des Ministres et des courtisans ne sont pas unanimes sur la résolution qu'on a à prendre, les uns croyent que S. M. devroit tout de suite se rendre en Espagne et un d'eux m'a confidentiellement dit qu'il avoit déjà dans sa tête d'avoir du soir au matin un million et demi de ducats pour ce voyage.... (1).

E veramente la malattia del re di Spagna fu giudicata fino dal suo primo apparire assai grave; e quantunque la Corte di Madrid continuasse a formare disegni di matrimonio ad allietare di prole Ferdinando VI, quelli che più lo avvi

(1) Dispaccio del 17 di ottobre del 1758 al Re.

cinavano avevano poca speranza di vederlo risanare della presente malattia.

Il Re di Napoli, prevedendo che in tempo non lontano sarebbe passato al governo delle Spagne, diede opera a disporre le cose in modo da lasciare tranquillo ed intero il regno delle due Sicilie al suo successore, e non privare nello stesso tempo il fratel suo D. Filippo del Piacentino. In tale nuova condizione di cose si faceva ognora più arduo l'ufficio dell'inviato sardo; chè importava grandemente al Re di Sardegna conoscere appuntino i disegni più reconditi della Corte di Napoli allora che doveva effettuarsi il regresso di Piacenza stipulato nel trattato di Aquisgrana.

E Carlo Emanuele raccomandava al suo inviato osservasse molto attentamente il procedere della Corte Siciliana:

Dans la situation où se trouve ce Prince pour une maladie à laquelle on ne trouve aucune mélioration et qui paroit devoir être de quelque durée, il est à présumer que la Cour de Naples commence à songer sérieusement au cas où elle pourroit se trouver de devoir prendre quelque arrangement, comme Nous remarquons par les conjectures que vous fournissent les notions que vous tachez de tirer qu'elle les donne déjà à connoitre. Ce qui s'y passe exige par conséquent une attention particulière et Nous ne doutons pas que vous l'y donnerez afin de vous procurer les eclaircissemens propres à juger d'avance de ses résolutions (1).

Il Conte Robione mostrò in tutto questo tempo non comune abilità diplomatica ed acutezza di vedute: a lui non isfuggì il deliberato proposito del Re di Napoli di impedire in qualsivoglia modo che Piacenza passasse a Carlo Emanuele; chè, divenuto Re della Spagna con un figlio minorenne sul trono di Napoli, si sapeva potente così da essere desiderata l'amicizia sua dagli altri Stati d'Europa. Ed

(1) Dispaccio di Carlo Emanuele al conte Robione, del 29 di novembre del 1758.

il Robione esprimeva questi pensieri a Carlo Emanuele nel suo dispaccio del 26 di dicembre del 1758:

Je sais au reste que cette Cour pense constamment de les garder, et des plus affidés de la maison royale disent assez hautement que le Roi Charles est heureux sur ce que le cas de changement va arriver dans des circonstances où l'on ne voit pas qui sera en état de lui en disputer la possession. Je sais qu'on compte beaucoup sur l'influence des Anglois, et en effet en m'entretenant amiablement avec quelqu'un de mise de cette nation que nous avons ici, dans plusieurs de leurs discours m'ont répété qu'il croyent qu'il importait à leur nation, au bien et à la tranquillité de l'Italie, que nul Prince trop adhérant à la France ne vint jamais à régner. Supposant que la marine qu'on pourrait aisement y établir et dominer toute la Méditerranée doit être prise en considération autant par les Anglois que par les Vénitiens par rapport au commerce du Levant. À ce propos je ne dois pas laisser ignorer à V. M. que ce ministre d'Angleterre, avec qui je suis dans la plus étroite amitié, m'a plus d'une fois touché la même corde, en me disant au reste qu'il ne croira jamais qu'on traîte de quelque chose à ce sujet à l'insu de V. M. de qui les intérêts seront toujours d'un grand poids dans la nation.

La Corte di Napoli temendo che Carlo Emanuele non tentasse impadronirsi armata mano del Piacentino, mandò un esercito di quindicimila combattenti, composto di venti battaglioni e quindici squadroni a S. Germano ch'era presso alle frontiere degli Stati Ecclesiastici (1); e nello stesso

(1) Carlo Emanuele fa più volte consigliato ed eccitato ad entrare a mano arinata nel Piacentino, ma egli, fidente nel suo diritto e nei patti giurati, non volle mai acconsentirvi. Questo modo di comportarsi del Re di Sardegna parve all'abate Galiani miracoloso sonno (Lettera del Galiani al Tanucci del 23 di giugno del 1760). A questa lettera rispondeva il primo ministro di Ferdinando IV: « Non stimiamo miracoloso sonno quello di Torino..... La causa manifesta del sonno e del riposo di Torino sono li 25.000 uomini che stanno in Catalogna e li 10.000 che stanno nella nostra frontiera, oltre le 22 navi da guerra spagnuole che stanno nel Mediterraneo: finalmente è tra le cause di quel riposo il non poter Torino mandare più di 12 o 14.000 uomini, che contro 40.000 non farebbero altro che mettere quella casa in pericolo di perder molte delle sue conquiste ». Questo dispaccio fu tratto dal Volum. del Grande Archiv. di Napoli, 93 (Francia) e inserito nell'opuscolo: La política italiana dal secolo XV al secolo XIX, per GIUSEPPE CARIGNANI (Napoli 1864).

tempo faceva segreti maneggi presso le Corti di Versailles, di Londra e di Vienna perchè a lui riconoscessero diritto di conferire la corona di Napoli ad uno de' suoi figli. Avutele facilmente consenzienti (1) deliberò di chiamare successore il figlio Carlo, e perchè minorenne, dargli un Consiglio di reggenza che ne esercitasse il potere finchè non avesse toccato la maggiore età. Pare che taluno fra i consiglieri e prima la Regina, si opponessero a questi consigli, perchè il Conte Robione scriveva al suo Re:

On m'assure que ce Roi persiste toujours à vouloir déclarer, à son départ pour l'Espagne, le prince D. Carlos son fils, Roi de Naples, et le laisser ici avec une regence, la meilleure qu'on pourra assembler. La Reine s'oppose, dit-on, de toutes ses forces, de confier à la merci des Napolitains un prince trop jeune. Mais le Roi est ferme là dessus (2).

Intanto il 10 d'agosto del 1759 moriva Filippo VI, ed il 22 dello stesso mese il Tanucci dava notizia agli ambasciatori delle Corti estere della successione di Carlo III al trono delle Spagne:

Napoli, 22 agosto 1759.

Coherentemente al fallesimiento del Rey de Ispaña Don Fernando VI, hermano major del Rey nuestro S, y a la immediata legitima succession de S. M. á aquella Monarchia, ha resuelto S. M. á intitulerse y que se le trate de oy en adelente Rey Catholico, y nuestro Señor mientras, que no torne otra determination.

Racconta il Robione che Carlo III quando gli fu annunziata la morte del fratello svenne, e fu poscia preso di sì grande tristezza che per nove giorni stette rinchiuso nelle

(1) Questa annuenza delle Corti che il re Carlo considerava siccome benedizione del cielo attribuiva « à l'exacte chasteté conjugale qu'il avoit exactement gardée et à la justice sans prevention qu'il avoit toujours desiré et eû en vue de rendre à ses sujets Dispaccio del conte di Robione al Re, del 16 di ottobre del 1759. (2) Dispaccio del conte di Robione del 6 di febbraio del 1759.

sue camere, ove avevano solo accesso gli ambasciatori esteri detti di famiglia. Premeva allora di provvedere alla successione e di trasmetterla: nè uno solo doveva essere il parere che si agitava nel Consiglio del Re, perchè: « Quelqu'un qui peut le sçavoir, scriveva il ministro Sardo, m'a assuré qu'il n'etait pas encore decidé de ce matin le quel de ces princes de la famille royale sera declaré Roy de ces Royaumes (1).

Intanto Carlo, appena conosciuta la morte di Ferdinando VI, nominò reggente di Spagna la regina Elisabetta, sua madre, che viveva ritirata in un suo castello. Della molta prole ond'era lieto, il primogenito, l'infante D. Filippo, era tenuto imbecille, e la ragione di stato non consentiva che a lui dovesse toccare in processo di tempo di regnar sulla Spagna; onde deliberò di condurre seco a Madrid, col titolo di principe delle Asturie, il secondo nato, e chiamare, il terzo, Ferdinando, re delle Due Sicilie. Per la qual cosa, se bene gli dolesse forte pubblicare l'imbecillità del figlio, nominò un consiglio di ministri, baroni, ambasciatori delle Corti e de' più dotti medici, i quali, esaminata la condizione mentale del principe, ne stabilissero l'impossibilità di succedere al trono.

L'infante D. Filippo era nato il 13 di giugno del 1757. Lattante, dovettero torgli la prima nutrice, perchè, quantunque avesse latte buonissimo, per alcuni accidenti che incominciò il bambino a soffrire, scoprirono ch'essa usava col marito. Se ne cercò un'altra, e la si dovette rinviare per la medesima cagione; venne una terza, eccellente; ma dopo pochi giorni volle anch'essa ritornare col marito. Pregarono rimanesse presso del principe, il re medesimo fece promesse: nulla valse e se ne andò. Intanto l'infante peggiorava, e il Principe di S. Nicandro, che n'era stato eletto governa

(1) Dispaccio del conte di Robione al Re, del 23 di aprile del 1759

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