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narrato la storia; abbiamo detto dei religiosi fino dalla loro venuta in Firenze, del loro officio come inquisitori, degli uomini sommi che riposano in in questo Panteon, e che segnano i progressi maravigliosi dell'intelletto in Toscana ed in Italia dal secolo XIII al secolo XIX; abbiamo raccontato degli spettacoli religiosi, politici e militari che vide la piazza; non abbiamo perdonato a indagini per sapere e per dire le cose che erano da dire.

Ma lunge nulladimeno da noi la pretensione di aver fatto e detto tutto quello che si poteva e si doveva; saremo contenti di aver dato una spinta a far meglio; saremo contenti che i nostri concittadini ci sappiano buon grado dell' intenzione, che ci incoraggiscano a proseguire.

CAPITOLO PRIMO

ORIGINE dell'ORDINE MINORITICO.

Prima fondazione d'un OSPIZIO e d'una CHIESA di Frati Minori, sotto il titolo di SANTA CROCE in Firenze.

I.

Dei primi Ospizi de' Frati Minori e dei Conventi attuali.

GRAVISSIMA

TRAVISSIMA infiammazione d'occhi tenne alcun tempo confinato a Siena san Francesco d'Assisi in sui primi anni del secolo XIII; devoto e facoltoso cittadino, chiamato Bonaventura, offerivagli in questo mentre un pezzo di terreno perchè vi fosse fabbricato un ospizio ad uso dei religiosi dell'Ordine novello da lui istituito, e intanto lo veniva interrogando

quale piacerebbegli che ne fosse la distribuzione e la forma, come colui che, ad onta dello zelo ond' era mosso, non riputavasi uomo da tanto. Alla pia e generosa offerta, al dubbio modesto così rispondeva san Francesco:

« Onorandissimo fratello; infinita riconoscenza noi ti dobbiamo anzi tutto perchè t'è piaciuto offerirci questo campo sul quale si potrà benissimo fabbricare una chiesuola proporzionata ai nostri bisogni; ma tu ne chiedi consiglio rispetto alla sua costruzione, ed io ti dirò subito ciò che importi fare.

<< Debbono i Frati Minori vedere qual numero di jugeri di terreno possa loro bastare, considerato il voto di povertà che volenterosi hanno fatto al Signore per dare il buon esempio al prossimo. Fatte queste considerazioni volgansi i frati al vescovo della diocesi, cui dichiarino che persona devota e cospicua, sì per l'amore di Dio, sì per la salute dell' anima sua, ha fatto loro offerta volontaria d'un terreno sul quale si abbia a fabbricare un ospizio; ed io desidero che non trascurino di andar da lui, vescovo, patrono e padre piissimo dei Frati Minori, e che lo preghino a fare scendere la benedizione del Cielo sul tuguriolo o sul povero ospizio che hanno in animo di fabbricare.

« Dopo aver ricevuta l'approvazione e le benedizioni del vescovo, facciano i frati un ricinto alla circonferenza di quel terreno che hanno scelto per costruirvi la loro chiesuola, e, invece di muri, la circondino di una semplice siepe in segno di quella santa povertà e di quella umiltà ch'e' professano. Facciano poi costruire modesti abituri di legname e di paglia, e

alcune cellette dove possano, essi frati, in certe ore del giorno pregare e lavorare per serbarsi l'anima pura e incontaminata dalla corruttela dell'ozio. E badino bene i frati di non fabbricar chiese vaste e d'una gran capacità, coll'idea di distender le predicazioni o con qualsiasi altro pretesto; imperciocchè essi che sono umili e meschini debbono aver chiese piccole e modeste, e perchè daranno miglior esempio al popolo, andando. a predicare in altre chiese estranee al loro ordine (1) ».

Più tardi, passando lo stesso Santo per Bologna, trovò un convento del suo Ordine più spazioso e più bello che nol permettesse l'altissima povertà ch'e' volea nei suoi frati, e torti altrove gli sguardi, tutto corrucciato sclamò: « È questa l'abitazione dei poveri del santo Vangelo! Son eglino da Frati Minori questi grandiosi e superbi palazzi? io non riconosco questa casa per nostra, nè terrò mai come fratelli coloro che vi abiteranno. Comando assolutamente a tutti quelli che vorranno ritenere il nome di Frati Minori che quanto prima escano da questa casa, e lascino ai ricchi del secolo tal sorta d'edifizi che sono fatti solo per essi ».

E vedi potenza d'un uomo! i frati gli obbedirono tosto; i malati stessi vollero uscirne, e sulle spalle dei compagni ne furono tratti fuora ed esposti all'aria aperta lungo la via, finchè il cardinal legato, colle persuasioni e coll'autorità, non riuscisse ad acquietar gli scrupoli dell'uomo zelante (2).

(1) Francisci Assisiatis opuscula, nolis el comment. ascel. illustrata. Antuerp. 1623. Colloquium 16. Furono anche stampati a Londra nel 1637.

(2) Vita del B. Francesco, scritta dal P. Candido Chalippe Recollello.

Chi abbia meditato su queste parole del santo Fondatore degli Ordini Minoritici, parole spiranti una umiltà tutta evangelica; chi, familiarizzato coi versi del fiorentino poeta, abbia letto:

A frati suoi, siccome a gluste rede
Raccomandò la sua donna più cara,
E comandò che l'amassero a fede,

si tragga poscia innanzi alla immensa fabbrica di Santa Croce di Firenze, come non si sentirà di subito l'animo maravigliato dall'antitesi di quelle linee severe e grandiose, di quella capacità sontuosa colle istituzioni primitive raccomandanti povertà e modestia? chi non sarà colpito dal grave contrasto tra la umiltà dei principj del Serafico e la grandezza dei pensieri e dei concetti religiosi d'un popolo, il quale, fatta gigante l'arte fin dalla culla, traduceva in monumenti stupendi la fede onde tutto avvampava, e poneva in non cale i precetti di colui che voleva onorato?

Nè questo contrasto si rivela al solo aspetto di quella chiesa e di quel convento, che, surti sullo spirare del secolo XIII, settant'anni dopo la morte di san Francesco, poteano essere stati inalzati da chi ne aveva dimenticati i precetti e le norme, ma si rivela altresì all'aspetto di quanti sono conventi e chiese di Frati Minori in Italia ed in Europa.

Noi, per tacer di tutti gli altri, non possiamo fare a meno di notare come ad Assisi, nella patria stessa del fondatore, da uno fra i suoi primi compagni, due anni appena dopo la sua morte (nel 1228) s' innalzasse la chiesa più sontuosa e il convento più vasto e più solenne per ogni maniera di agiatezze che

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