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cogli occhi propri, volle intanto dare annuncio agli amatori dell'arte del risultato delle sue indagini, e pubblicò la spiritosa lettera intitolata, come io abbia ritrovato il S. Sebastiano di Fra Bartolommeo.

Ora poi veduto il dipinto, mi scriveva di esso da Parigi: « Il >> chiaroscuro e la grazia incomparabile della figura di S. Se» bastiano, sono degni di Leonardo da Vinci e di Raffaello. » Non ha niente di quel grandioso michelangelesco, che il » Frate volle introdurre nel suo S. Marco. San Sebastiano è » rappresentato fra l'adolescenza e la virilità; la testa bellis» sima è coronata da un' aureola appena visibile sul chiaro

>>> scuro ».

Mi aggiungeva poi che sebbene la moda yolga ora gli amatori ai quadri fiamminghi e ai soggetti di genere, già sono state fatte vistose offerte di quel dipinto, al quale il suo scritto, riprodotto da molti giornali di belle arti e letteratura, condusse numerosi visitatori.

Abbiasi pertanto le nostre più schiette congratulazioni il Prof. Bayonne mercè cui se il giudizio degli intelligenti sarà, come sembra, concorde nel riconoscere in quella tavola un'opera originale, tornerà ad ammirarsi un dipinto dei più preziosi frá quelli dell' insigne artefice toscano.

V.

Nuovi documenti riguardanti Fra Bartolommeo.

Le memorie che seguono le ricevemmo nella forma con che le pubblichiamo dalla cortesia del medesimo Prof. Bayonne, copiate testualmente da antiche carte ritrovate da lui. Non però son tutti documenti originali, ma nella maggior parte trascrizioni di quelli, eseguite per quell' amore di raccogliere in volumi miscellanei notizie d' ogni sorta, che formò nei due secoli decorsi la delizia di tanti eruditi. Ed è da saper loro grado di averci serbato nelle copie molte memorie che non

avremmo possedute, essendo andati dispersi nel principiare del secolo presente molti documenti originali. Per queste che ora si danno in luce rimane chiarito anche qualche punto controverso della vita dell' illustre artefice; così si rende certo che vestito l'abito religioso non rimase già sei anni senza riprendere i lavori di pittura, come era sembrato doversi ritenere all' egregio P. Marchese, ma non più che quattro; e dimostra ciò la convenzione stipulata sul finir del 1504 con Bernardo del Bianco, di dipinger per lui la tavola da collocarsi nella Badia di Firenze.

Perchè poi al principiar dell' anno 1505 allogasse il fratello Pietro con l' Albertinelli, mentre èssendosi ridato all' arte poteva egli stesso istruirlo in quella, ci è ignoto. Si potrebbe dire che forse se cedeva alle istanze che gli si facevano per dipingere la tavola a Bernardo del Bianco; non avesse però in animo in su quel primo di rimettersi all'arte come ad occupazione speciale della vita; ma non sarebbe che una congettura; e d'altra parte le espressioni adoperate nella scritta, e la condizione posta dal del Bianco, che non potesse Fra Bartolommeo prendere a fare altro lavoro grande prima di aver compiuta la sua tavola, non mostrano punto che proprio a suo riguardo, e per uno speciale favore, e per la prima volta, riprendesse l'artefice i pennelli; ma darebbero piuttosto a credere che egli avesse ricominciato a dipingere assai prima. Viene poi riportata al 1510 la commissione avuta dal Frate della gran tavola per la sala del Consiglio in Firenze, e così a un anno prima di quello che opinava il P. Marchese, e a sette anni innanzi di quanto aveva detto il Vasari.

I.

18 Novembre 1505.

Contratto fra Ser Bernardo del Bianco e frate Bartolommeo
relativo al quadro destinato alla Badia di Firenze.

In nomine Domini N. J. X. amen.

Anno Domini 1504, die vero 18 Novembris.

Sia noto e manifesto come egli è certa cosa che Bernardo di Benvenuto del Biancho, ciptadino fiorentino, ha dato a fare una tavola daltare, la quale ha a stare nella chiesa della badia di Fiorenza nella cappella di detto Bernardo, a frate Bartholomeo di S. Marco di Firenze, con questi pacti et conditioni, cioè: che decto fra Bartholomeo sia tenuto a fare decta tavola con le infrascritte figure, cioè una madonna ritta con il bambino in braccio, e dalla mano destra sancto Bernardo et sancto Francesco, et dalla sinistra sancto Barnaba et sancto Benedetto, et con certi angioli secondo che sta i disegno ha fatto detto fra Bartholomeo, et mostro a detto Bernardo; et le figure habbino a essere grande tanto quanto si chiede nel quadro di detta Cappella; et più, che infino che detta tavola non è finita, che decto fra Bartholomeo non possi pigliare altra tavola a dipingere o altro lavoro grande; e così sono dachordo che decto Bernardo sia obbligato dare a decto fra Bartholomeo fra mesi .... prossimi . . . . et poichè decta tavola sarà finita, se non sono dachordo detto fra Bartholomeo e Bernardo del pregio di decta tavola, che si habbi a chiamare dua amici comuni et farla stimare, o vero se non fussino dachordo l'abbino a rimettere in dua dell' arte et a quello che sarà giudichato si habbi a stare (1); et tanto debba pagare detto Bernardo a detto fra Bartholomeo per decta tavola. Et per observatione delle predecte cose decto Bernardo si sottoscrive di sua propria mano così essere contento et promettere, et decto fra Bartholomeo con licentia del suo Padre priore così prometterà osservare, soscrivendosi di sua propria mano anchora lui. Et io Don Sebastiano monacho della Badia di Firenze ho facto questo scripto di mia propria mano a quegli delle dua parti, anno, mese e di di sopra.

Io Bernardo di Benvenuto del Biancho sono contento a quanto di sopra.

(1) Ciò avvenne, ma la differenza insorta sul prezzo fra il committente e il dipintore, fu dopo lungo e molesto litigio composta da Francesco Magalotti, cognato di Bernardo del Bianco, soltanto il 17 luglio del 1507. (Vedi "P. MARCHESE, opera cit., vol. II, pag. 39 e docum. II).

Per testimontanza mi sono sottoscritto di mia propria mano questo di detto di sopra.

Io fra Bartholomeo di Pagolo di licentia del soperiore di sancto Marco sono contento al quanto di sopra è scripto, ed in fede di ciò mi sono sottoscripto di propria mano, di detto di sopra.

Fuori si legge: Della quale (tavola) avemo a pagamento ducati cento d'oro (1).

-

II.

30 Aprile 1506 e 16 Aprile 1507.

Note riguardanti due quadri per Domenico Perini (2).

1506 Da Domenico Perini a dì 30 detto (aprile) per parte d'un pagamento di un quadro che le fece Fra Bartolommeo dipintore: 175. 1507 Da Domenico Perini a dì 16 detto (aprile) fioreni 30 larghi d'oro in oro recò il soppriore disse per pagamento d'un quadretto dentrovi un Presepio ovvero Natività del Nostro Signore, el quale aveva dipinto Fra Bartolommeo nostro frate e a lui venduto 210.1

III.

Nota riguardante un quadro per la Compagnia dei Contemplanti (3).

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1508 Dalla Compagnia per infino di novembre passato della Assunzione della Vergine alias de' Contemplanti, ducati 52 d' oro in oro, et per loro da M. Giuliano Filippo Tornabuoni e M. Niccolo Deti Canonici fiorentini e per le mani di Francesco Cambi, e sono ducati cinquanta per una tavola dipinta loro da Fra Bartolommeo nostro frate, e due ducati per spese fatte in essa, recò Fra Giov. Battista Stroza Syndaco contanti 364.

(1) Si trova fatta menzione di questo lavoro anche in altro ms. posseduto egualmente dal P. Bayonne, nel quale fra altre notizie riguardanti il convento di S. Marco si trova la nota seguente:

>> Annno 1507. - Da Bernardo di Benvenuto del Bianco per insino a dì 16 di luglio fiorini 60 larghi d' oro in oro, presso di dipintura della tavola di S. Marco (S. Bernardo) recò Fra Ruberto al libro G a 66, 420 ».

(2) Questi due dipinti venduti a Domenico Perini per inviare in Francia, il primo de' quali rappresentante Cristo e la Maddalena, della grandezza d'un braccio, l'altro grande mezzo braccio, figurante la Natività, sono registrati nel Catalogo del Sindaco, l'uno pel prezzo di ducati 44 d'oro larghi, l'altro pel prezzo di ducati 30. Si ignora dove ora si trovino.

(3) Anche questo dipinto per la Compagnia de' Contemplanti è registrato nel Catalogo del Sindaco. Passò in casa del magnifico Ottaviano de' Medici e fu conservato dal figliuolo M. Alessandro con molta cura, ma è incerto ove passasse dipoi.

IV.

Note riguardanti un quadro fatto per Lucca (1).

1509 Et per infino a di 20 agosto lir. 70 dal Sa . . . . di Lucca per-parte della pittura della tavola dipinse Fra Bartolommeo e quale recò Fra Barnaba di Centi in ducati dieci d'oro

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70.

Da Fra Bartolommeo dipintore per infino a dì 4 ottobre 1. 70 per parte di dipintura della tavola la quale dipinse per Lucca, recò lui contanti in diverse monete 70.

1510. Da Fra Bartolommeo dipintore a dì 16 settembre recò il Priore contanti

-

35.

V.

26 Novembre 1510.

Deliberazione della Repubblica Fiorentina che venga commesso a Fra Bartolommeo la tavola per la gran sala del Consiglio.

I. h. S

MDX et die XXVI mens. Novemb.

Magnifici et Excelsi Domini et Vexillifer Justitiae simul adunati in sufficienti numero per eorum partitum deliberaverunt et deliberando decreverunt, videlicet:

Tabula altaris Salae magnae Consilii majoris qua fuerat in vita olim Philippi fratris Philippi pictoris eidem Philippo ad ipsam pingendam locata qua propter ejus subsecutam mortem pingi per eum non potuit, detur et locetur ad ipsam depingendam et faciendam Fratri Bartholomeo pictori, qui est frater in Conventu et Ecclesia Sancti Marci de Florentia Ordinis Predicatorum Sancti Dominici, eo modo et formis et cum eisdem condictionibus et mercede cum qua et quo et quibus prout ipsa fuerat per primo locata dicto Philippo F.ri Philippi etc.

Mandantur etc.

Ego Angelus Olim Ser
Alessandri etc.

loc.
Sig.

(1) Questa tavola è quella che trovasi nella Cattedrale di Lucca, conosciuta sotto il nome della Vergine del Santuario. È registrata nel Catalogo del Sindaco, fra quelle eseguite nel tempo della seconda società di Fra Bartolommeo con Mariotto Albertinelli.

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