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VI

1 Gennaio 1515 (stile fiorentino).

Contratto tra Frate Bartolommeo ed un allievo.

Sia noto et manifesto a ciaschuno che leggerà la presente scripta come io Fra Bartolomeo pictore in S. Marco Ord. Pred. con licentia et commessione havuta dal Padre Priore di S. Marco Fra Hieronymo de' Rossi, ho preso per garzone et lavorante in bottega a dipingere Francesco di Filippo da Firenze, questo di primo di gennaio 1515, con questi pacti et condizioni: chio gli debba dare ogni anno per suo salario et pretio ducati dieciotto larghi d'oro in oro, lavorando lui in bottega o altrove ad mia requisitione l'anno integro, excepto i giorni festivi e consueti di guardare. Et ogni volta che il detto Francesco per sua comodità o altra occasione mancassi dall' anno integro a lavorare, alhora lui sia tenuto rimectere quel tanto che manchera, et non rimettendo alhora io non sia tenuto al dargli lo intero numero di 18 ducati ma debba diffal care quello tanto che lui non ha lavorato. Ed io Fra Bonifacio di S. Marco Ord. Pred. ho facta la presente scripta ad istantia di Fra Bartolomeo et di Francesco sopradicti. Et per fede del vero luno et laltro si soscrivera di sua propria mano, anno mese e di soprade cto, anchora di sotto si soscriveranno et danari dati et ricevuti et el tempo che Francesco mancasse.

Io Fra Bartholomeo sopradecto sono contento a quanto di sopra si contiene anno et di decto di sopra, et per fede di ciò mi sono sottoscripto di mia propria mano.

Io Francesco di Filippo sono contento etc. etc.

(A tergo).

Io Francesco sopradecto o a rimectere mesi dua di tempo e quali mi sono iscioperato per le faccende di Piero Zeranio quando e mori, e servi percio aiutare a Giovanni per infino a di decimo di decembre 1516. Ricevuto 18 agosto 13 ducati.

165 R 10

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VII.

Inventario di disegni ed altre masseritie rimaste di frate Bart.o dipintore.

106 Charte di disegni di ignudi, crocifixi et torsi cioè figure troncate. di componimenti schizati.

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120 »

di teste di sancti et sancte et di donne et di huomini in va

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64 >>> di bambini neri et rossi.

4 Ruotoli in tela di paesi coloriti, cioè tochi di penna.

6 Quadretti di paesi in tela coloriti.

106 Fogli di paesi non coloriti cioè tochi di penna.

16 Charte danimali et capitegli.

63 Fra teste, piedi, et torsi di gesso.

22 Boze, di ciera, cioè bambini et altre cose.

136 Charte di figure tochi di penna et di carbone di varie cose.

43 Charte tochi di rosso cioè bambini figure et teste.

12 Libretti di disegni tochi di penna et carbone.

(Le dette cose ha frate Paulino nel suo frannello).

2 Paia di sexte 1 a 11⁄2 baccio l'altro 2/3, e quali di 2/3 dicono erano di Mariotto.

1 Modello di legno grande quanto un uomo e dicono era del sopradetto.

I >> di circha uno braccio.

3 Pezzi di porfido da macinare colori.

1 Pezzo di colombino, uno ne ha fra Eustachio.

3 Bambini di giesso che vene uno che mezo, uno se che ne vende.

2 Quadri frandreschi (sic) di figure fantastiche.

VIII.

Inventario di disegni ed altre masseritie comodate a Fra Paulo da Pistoja stimati da Lorenzo di, Credi.

Imprimis.

109 Charte dignudi di più sorte con alcuni torsi.

>> di teste di sancti et sancte di donne et di huomini di più foggie. » di sancti et sancte et angeli vestiti.

141

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40 Charte di paesi ro coloriti et 30 non coloriti et disegnati con penna.

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42 >>>

di componimenti schizzati.

di schizi di varie cose.

di schizi di penna.

di bambini et figure et teste, tochi di rosso.

12 Libri di disegni tochi di penna et carbone, in tutti charte 180 incirca.

22 Boze di cera di bambini et altre . . .

63 Pezzi fra teste piedi et torzi di gesso.

1 Modello di braccia 1.

I >>> grande quanto un uomo.

1 Pietra di porfido da macinare et macinello.

10 Teste di gesso di getto.

2 Paie di sexte 1 di braccia 1/2 et uno 2/3 di braccia.

E sopradetti disegni sono stati stimati da Lorenzo di Credi fior. 30, computando in tal valuta le sopradette masseritie, come per fede di ciò apare qui di sotto di mano di Lorenzo.

ANCORA UNA MEMORIA SULLA CONGIURA FIESCHINA

Il signor cav. Antonio Gavazzo ci comunica la seguente lettera da lui rinvenuta nell' Archivio di Stato (1), e che contiene alcune notizie sulle condizioni di Genova, le quali ci par bene di far conoscere.

Al Reverendo e molto Magnifico Signor Abbate di Negro Embassadore per la Repubblica di Genova appresso la Cesarea Maestà.

Signor Abbate, non ne par haver satisfatto a noi medesmi per le allegate in quella parte delli avvisi che il Signor don Ferrante ne da, con volerci far credere che vi sia nella città non buona intelligenza. E noi che conoscemo tutto il contrario e che tutto il mondo ne ha fatto isperienza, e che Sua Signoria che l' à provato e provô tutt' il dì doveva crederlo

(1) Senato, filza dell'anno 1553.

più delli altri, e finge aver avisi che dimostrano l' opposito, bisogna dire chel vogli da lui stesso ingannarsi, e perchè quest' ufficio che vol fare con noi di carita poteva haverlo fatto e farlo tuttavia a contrario oggietto. In corte per questo vi s'è scritto quanto harete visto per l'alligate de hoggi, al che aggiungemo che sarà ben che vi faciate cader in proposito dovunque vi parerà raggionarne, affermando a tutti che non potria esser maggior fideltà in questo populo ne più zello verso questa Repubblica de quello che avemo provato alli 3 di Genaro del 47 (1547), perchè al' hora il populo tutto avea l'armi in mano. E li nemici di questa patria, grandi per natura al' hora, adesso per grazia di Dio estinti, con l'armi in mano disfate le galere, morto il Signor Giovanni (1), absente et infermo il Principe (2), con 60 in 70 fanti in piazza e non più. E con tutto ciò non vi fu homo che cridasse altro che libertà e repubblica, nè si trovò pur un homo contrario al stato presente. E se al' hora non se periclitò nè se ne corse pericolo, adesso nè si può temere nè si deve con tenere ordinariamente 700 fanti in piaza; e quasi che delli dodeci li undeci mesi ve ne sono più de mille; con aver conosciuto nelli consegli una tanta conformità che di 400 sei solamenti vi ne sono stati contrarij si dirà che dentro vi sia manegio?

E questa è una cosa ridicula o veramente ordita con fine non buono. E francesi spargono queste cotalli cose e pervenghino alle orecchie di don Ferrante non nascono d' altro se non che vorrebbono scandalizarne, e far che noi stessi non si fidassimo l'un di l'altro. E Dio havesse voluto che le spie che esso don Ferrante tiene fossero state tanto vigilanti in avizarlo delli tradimenti che si facevano in Alba et altri loci, come vedemo che sono quelle che gli danno gli avisi delle cose nostre; li quali quando non hanno che referir inventano cose ridicule forsi per guadagnar la paga.

E se ben questo pocheto del discorso vi sarebbe senza dubio socorso, havemo voluto farlo per esaltare un poco quel che preme, che questa nostra intelligenza e concordia non vogli esser creduta da chi ne fa tuttavia tanta esperienza.

Di Genova il dì 3 di fevraro MDLIII.

. (1) Giannettino D' Oria.

(2) Andrea D' Oria.

DI UNA FALSA PORPORA TROVATA IN ROMA PER ANTONIO E GIOVANNI DE-NEGRI

Le porpore marine, cioè i tessuti di lana (1) o di seta (2) tinti coll' umore dei murici, furono sempre rarissime (3), e nelle epoche di maggior lusso i porporari (4) soddisfecero alle sfrenate richieste adulterando le vere porpore, ossia ne

(1) Omero (Odiss., IV, 135. VI, 53), Plinio (Hist. mundi), in più luoghi; Ovidio (Amor, lib. III), Seneca (Hercul. Oet., Act. II, Sc. 1), Tibullo (lib. IV, eleg. 2; lib. II, eleg. 4), Aristotile, Vitruvio, Polluce ed in genere tutti gli antichi scrittori.

(2) Sidonio Apollinare, (Carmen XV, vers. 127); Seneca, (Hipp., Act II, Sc. 1); Vopisco, (in Aurel. vita); ed il Codice Giustiniano, (Lex. I, lib. IV, tit. 40).

Anzi a questo riguardo vogliamo riferire una epigrafe trovata presso Marino, sopra un cippo di marmo bianco, la quale fa menzione d'un porporario de Vico Tusco, il qual vico era in Roma e vi si fabbricavang le vesti di seta, come si legge in Marziale (lib. XI, Ep. 28):

Nec nisi prima velit de Tusco serica vico.

L'epigrafe è la seguente, venne copiata da P. Rosa ed è registrata nella memoria del dott. Henzen nel Bollettino dell'Istituto di Corrispondenza archeologica, Roma, 1853, pag. 131:

L. PLVTIO.L.L. EROTI
PVRPVRARIO. DE. VICO

· TVSCO. PLVTIA. L.L. AVGE

FECIT. SIBI. ET

VETVRIAE. C. C.L. ATTICAE.

È dunque probabile che questo Pluzio fosse un tintore di porpora serica. (3) J. POLLUX, Onom. lib. VII, cap. 15. ATHEN., lib. XII. MARTIAL., lib. VIII, Ep. 48.

(4) Porporari dicevansi coloro che tingevano in porpora. Veggasi Polluce (Onom., lib. V, cap. XXXIII) ed Eliano (De nat. anim., lib. XVI, cap. 1).

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