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In risposta al su riferito Indirizzo, la Presidenza della Società ha poi ricevuta la Lettera seguente:

Illustrissimo Signor Presidente,

Roma, 10 Marzo 1878.

Sua Maestà ringrazia la Società Ligure di Storia Patria delle sue espressioni di condoglianza per la morte del Gran Re VITTORIO EMANUELE.

Il nostro Augusto Sovrano sa apprezzare l' alta importanza di codesta Società così insigne per virtù di dottrina e di patriottismo, e ben conosce come esercitando Essa la sua operosità in una terrá tanto splendida di gloriosi ricordi, accresca sempre più quei tesori di esempi e di insegnamenti che dando lustro al passato preparano la grandezza dell' av

venire.

Sua Maestà il Re desidera che io assicuri codesta Società della continuazione di quella particolare stima e benevolenza di cui la distinguevano il suo Augusto Genitore ed il suo ben amato Fratello Oddone di Savoia di sacra e lagrimata memoria.

Il Segretario Particolare di S. M. il Re
C. N. TORRIANI.

All' Ill.mo Signor
Presidente la Società
Ligure di Storia Patria

Genova.

VI.

SEZIONE DI ARCHEOLOGIA.

Tornata del 22 Febbraio 1878.

Presidenza del Preside cav. abate ANGELO SANGUINETI.

Seguita la lettura del socio Amat, intorno la vita ed i viaggi del Varthema.

VII.

SEZIONE DI BELLE ARTI.

Tornata dell'8 Marzo 1878.

Presidenza del Preside cav. prof. GIUSEPPE ISOLA.

Il socio Neri compie la lettura della Dissertazione del prof. Ridolfi, su alcune opere di Bartolomeo Della Porta.

VIII.

SEZIONE DI ARCHEOLOGIA.

Tornata del 15 Marzo 1878.

Presidenza del Preside cav. abate ANGELO SANGUineti.

Si termina la lettura del socio Amat sul viaggiatore Varthema.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI

Curiosità e Ricerche di Storia Subalpina. Torino, Bocca, 1877. Puntata IX e X.

L'avv. Perrero proseguendo i suoi studi d'aggiunte e correzioni agli storici piemontesi, ragiona di Pirro Ligorio, del cav. Cassiano Dal Pozzo, insigne collettore d'antichità già dottamente illustrato dal ch. Lumbroso, del celebre pittore Nicolò Pussino, dei cardinali Richelieu e Mazzarino, di Madama Cristina di Francia e del periodo tempestoso della sua reggenza in Piemonte.

L'operosissimo cav. Promis pubblica alcuni cenni biografici e varie lettere di Galeotto Del Carretto, uno dei creatori del teatro moderno; e correda il lavoro colla produzione di una bellissima medaglia, che ci offre le fattezze di Isabella d' Este marchesana di Mantova nel 1490.

Piena di nobili affetti è la commemorazione di Carlo Baudi di Vesme fatta dal senatore Ricotti; e riboccanti di generosi pensieri sono i commenti di Nicomede Bianchi alle Memorie e lettere inedite di Santorre di Santa Rosa.

Il signor D. P. (potrebbe anche essere l'avv. D. Perrero) propone all'esame degli studiosi il quesito, se sia pienamente esatto quanto af

ferma il Cibrario nella Storia di Torino, che cioè la discendenza di Pietro Micca si estinguesse con Pietro Antonio, nipote dell' Eroe d' Andorno, morto il 7 marzo 1803. Da alcune carte dell' Archivio torinese di Stato, sembrerebbe doversi ammettere che il Micca oltre a due nipoti ex filio, Pietro Onorato e Pietro Antonio, ne ebbe pure un terzo dal quale nacque Anna Maria Susanna, maritata a G. B. Bricco, e vivente ancora ne' principii del 1846.

Curiosissimi ragguagli ci reca lo Spicilegio nel Regno di Carlo Alberto, del barone Antonio Manno. Vi si discorrono l'istituzione dell' Ordine di Savoia, i Pensieri e le Riforme del Re Magnanimo; e rilevasi che nel discutere a Corte i primi progetti di una distinzione speciale da conferirsi ai più illustri cavalieri della scienza, « un marchese Pateri, genovese, aveva... suggerita la fondazione di un ordine che, per soddisfazione a Genova, sarebbesi intitolato da San Giorgio: coll' insegna di una croce patente bianca, coll' effigie del patrono in cuore, colla leggenda ONORE E MERITO, e col nastro eguale a quello che ora si adottò per l'ordine della Corona d'Italia » (p. 201).

L'avv. Perrero tratta un importante episodio di Storia del Piemonte, col titolo: Un carceriere vercellese del tempo antico, a proposito dell' acquisto per parte della Casa di Savoia del feudo di Desana (a. 1683-1701).

Reca poi un notevole contributo alla storia de' costumi il sig. Filippo Saraceno co' Giullari, menestrelli, viaggi, imprese guerresche dei Principi d' Acaja (a. 1295-1395); ed aggiunge un capitolo a quella delle nozze illustri Il Matrimonio della Principessa Maria Teresa di Savoia col Conte d'Artois (a. 1771), le cui trattative sono minutamente descritte dal signor P. Occella.

Dopo una lunga intramessa (ben sappiamo cagionata da gravi lavori), il cav. Vayra ripiglia il Museo Storico della Casa di Savoia, descrivendo codici preziosi e porgendone accurati fac-simili. I paleografi vedranno con piacere un saggio de' caratteri onciali del famoso codice bobbiese Epitome institutionum divinarum di Lattanzio; gli artisti gli saranno riconoscenti per la bella cromolitografia di una delle miniature che adornano il volume della Cité de Dieu, istoriato nel Belgio ai tempi di Filippo il Buono, in servigio di Antonio di Borgogna. Aggiungiamo che argomento d'utili studi porgerebbe il confronto di questo codice col ricchissimo Quinto Curzio di Carlo il Temerario, serbato nella Biblioteca dell'Ateneo genovese.

PASQUALE FAZIO Responsabile.

ISCRIZIONI GEMMARIE

Le iscrizioni gemmarie furono, come è noto, screditate superlativamente dal Köhler, in specie quelle enuncianti nomi di artisti, delle quali, fra tante, egli non ne ammise per genuine più di cinque. Per contro, niuno ignora come il Tölken, il Brunn, il Raoul-Rochette, lo Stephani e altri (1) abbiano .assunto la difesa di questa classe di monumenti, adoperandosi a dimostrare la perfetta autenticità di molte fra le iscrizioni condannate per apocrife dall'ipercritico di Pietroburgo.

Oggidi su questo tema non havvi sensibile differenza di opinioni fra gli eruditi; i quali, pur riconoscendo in massima come questa, non meno delle altre classi archeologiche, abbia fornito all' impostura dei falsarii un largo campo di applicazione, son tuttavia pressochè unanimi nell' ammettere che il numero delle iscrizioni gemmarie apocrife sia di gran lunga

(1) Nominerò fra questi il comm. G. B. De Rossi, il quale forniva in proposito al Brunn un argomento senza replica onde ribattere le obbiezioni del Köhler riguardo al celebre intaglio in cristallo di rocca colla protome di Minerva, firmato da Eutiche figlio di Dioscoride. Mentre, infatti, l'iscrizione di questa gemma veniva dal Köhler giudicata una falsificazione di data non anteriore ai tempi del barone di Stosch, il De Rossi provò che ben tre secoli prima di tale epoca, che è quanto dire in un tempo a cui la pretesa falsificazione non potrebbe farsi mai risalire, la gemma in questione già esibiva la stessa epigrafe, come risulta da un documento irrepugnabile, quale è la descrizione fattane da Ciriaco d'Ancona in un ms. del 1445, di cui il medesimo comm. De Rossi dava comunicazione all'Instituto di Corrispondenza Archeologica (Bull. dell' Instit., 1854, pag. 10, 26). Detta gemma, da non confondersi colla copia esistente nella collezione del duca di Marlborough, trovasi ora in proprietà del mio amico il march. C. Strozzi in Firenze, il quale per mezzo, appunto, del De Rossi la sottoponeva testè all' esame del citato Instituto (Bull. dell' Institut., 1878, pag. 40).

GIORN. LIGUSTICO, Anno V.

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inferiore a quello delle indubbiamente genuine; non senza deplorare in pari tempo che di queste ultime non esista finora una buona collezione compilata in guisa da rispondere al duplice scopo di render di pubblica ragione una quantità non irrilevante di monumenti epigrafici insieme e figurativi, inediti o poco conosciuti, e di esibire questo materiale coordinato in modo da renderlo suscettivo d'un trattamento scientifico.

Si capisce come in un'epoca nella quale furono in gran voga le collezioni di gemme antiche, la peculiare ricerca di cui erano oggetto per parte dei collettori le inscritte, e conseguentemente il prezzo elevato a cui pervenne questa specialità abbiano suggerito agli artisti litoglifi la speculazione di incider gemme litterate a contraffazione delle antiche, e sopratutto di aggiungere alle antiche anepigrafi una iscrizione all'oggetto di aumentarne il pregio: ma non è men vero che insieme alle non poche spurie trovasi nelle collezioni pubbliche e private una considerevole quantità di gemme inscritte sulla legittimità delle quali non potrebbe cadere il menomo dubbio.

Una silloge di iscrizioni gemmarie compilata colla critica e giusta il metodo che si addicono a siffatti lavori, riuscirebbe utile non meno che interessante a quanti fanno soggetto di studio la disciplina della classica antichità. Imperocchè, oltre al contribuire con un ragguardevole contingente di materiali all' incremento del corpo epigrafico, questa silloge avrebbe per risultato di arricchire di nuovi elementi, in specie gli onomastici greco, latino ed etrusco, e forse in particolare, anche il catalogo finora troppo esiguo degli antichi incisori in gemme; di schiuder nuovi punti di vista per la retta intelligenza di molti tipi enigmatici, e in generale per una più razionale classificazione delle rappresentanze gemmarie; finalmente, di porgere col mezzo dei riscontri la chiave onde decifrare le sigle e interpretare le formole proprie di questa

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