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LA TORRE DEGLI EMBRIACI

Lettura fatta nella Seduta del 20 febbraio 1869

della Sezione Archeologica della Società Ligure di Storia Patria.

Fu desiderato, o Signori, da alcuni socii, assai autorevoli per dottrina e zelo pel nostro Istituto, ch' io facessi. lettural in questa Sezione dei risultati d'alcune mie indagini sulla Torre degli Embriaci. Essendo piaciuto alla attuale (1869) proprietaria la signora duchessa Melzi, nata Brignole-Sale, d'incaricarmi di stendere un'epigrafe ad illustrazione di quell'antico monumento, dovetti farvi sopra qualche studio e ricerca. Come vedete la nobil donna, inconscia della proposta qui nata di decorare d'inscrizione le patrie memorie, di proprio sentimento venne in questa deliberazione. Io dunque, accettato l'incarico, volli procurarmene le storiche notizie e sopratutto accertar bene, che delle tante torri, le quali sorgevano in Genova nel medio evo, queste fra le superstiti era dessa cui si conveniva il nome degli Embriaci. Comechè le indagini all'uopo mi sieno riuscite lunghe anzichenò, temo che questo mio lavoretto non meritasse l'onore di questa, direi quasi, solenne lettura innanzi a voi; ma per le dette ragioni vorrete certo menarmela buona.

Qualcheduno di voi avrà detto per avventura in cuor suo: ma chi dubita che la Torre in discorso non sia la Torre degli Embriaci? Ed avrebbe mille ragioni. Considerato solo che la piazza, la casa, e la via per cui si sale al luogo conservarono fino a' nostri di quell' appellativo, e ciò malgrado l'estinzione in Genova di quell' illustre famiglia, se ne ha conclusivo argomento dell' antico fatto.

Nonostante, l'esistenza d'un altra torre ad Portam S. Andreae fabbricata di mattoni nel 1228 da un Giuglielmo Em

GIORN. LIGUSTICO, Anno V.

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briaco, diverso dall' eroe di Gerusalemme e di Cesarea, nominata in un atto governativo del libro Jurium del 1258, confuse le idee. La quale altra torre degli Embriaci nel 1284 era passata in altri uomini, come riscontrasi da un atto accennato a p. 314 del vol. I Foliatium Notariorum: « Actum in contrata S. Andreae retro Turrim, quae fuit Ebriacorum, et quae hodie est Nicolai de Flisco ».

Anzi gli Embriaci come i Della Volta ed altri casati se n' avevano più d' una; sicchè erano in Genova numerosissime. II Cartularium Possessionum, che trovasi nell' Archivio di S. Giorgio, nel vol. del 1425 ne registra non meno di 33, e varie ne nota nei dintorni stessi di quella che esaminiamo. La pluralità di torri possedute dalla famiglia assai dilatata degli Embriaci indusse Carlo Cuneo a sostenere (non so se a stampa) che la Torre di cui parliamo non era altrimenti che del Palazzo del Governo, mosso da precedente opinione che toccassero quella Torre le più antiche mura del Castello. Ma il palazzo ove funzionavano i Consoli era e per più l'Episcopale. Ove nei tempi più antichi risiedesse il Governo nol potremo per avventura saper mai, per manco di monumenti, checchè n' abbia asserito con piena sicurezza il Ganducio; asserzione che il Cevasco nella sua Statistique de Gênes vol. I, p. 409 segui, appropriandosi con tutta confidenza l'opinione ganduciana, e ricavandone testualmente le parole. La ragione poi che il Çevasco (ib. p. 414) obbietta non potersi tenere la Torre degli Embriaci per torre privata, giacchè in tal caso (egli dice) nel 1196 saria stata mozza alla misura legale di 80 piedi, non vale per chi considera la potenza e l'importanza in quei tempi della famiglia Embriaci, famiglia sempre nei più alti gradi del Governo civile e militare, posseditrice di gran feudi in Soria e fra noi. Chi considera che l'accennata legge non era nuova, ma rinnovazione di legge precedente che molti avevano elusa, sente che l' ob

biezione non ha valore conclusivo e tanto più se documenti espressi provino il contrario. Ecco il testo della citata legge, tolto a verbo dai nostri Annali: « Hic (Potestas Januae Drudus. Marcellinus mediolanensis) primitus superfluitates turrium, quas pro velle suo quidam cives contra licitum et constitutionem Communitatis construxerant, unde Consulatus et Potestates, qui olim Civitatem rexerant, peccatum incurrerant iuramenti, sapienter et probatissime demoliri, et ad certum modum pedum octuagiuta redigi fecit ».

Ma veniamo al diretto. Consta che la Torre in discorso appartiene alla prelodata duchessa Melzi, come erede dell' egregio marchese Brignole-Sale, del cui nome si onorava del suo vivente la nostra Società; entrò nella nobile famiglia Brignole-Sale per eredità portatale dall'ultima Sale, figliuola di Giulio, e moglie di Gian Francesco Brignole che fu Doge della nostra Repubblica, e che coll' eredità si aggiunse il casato Sale. Giulio Sale adunque con atto rogato dal notaio Rocca nel 1583, 27 settembre, l'acquistò per compra da Ottavio Cattaneo. Era entrata nei Cattanei nel 1539 comprata da Carlo Cattaneo. Era prima di Accellino Cattaneo q. Marco. Il quale Accellino, volendola vendere insieme colla casa, la proferse in preferenza a un Cattaneo, ch' era Leonardo; col patto di pubblica subasta. Così l'ebbe Leonardo per suo fratello il detto Carlo. Cosi viene scritto nell'atto di vendita: « quandam domum cum illius medianis et circumstantiis ac juribus et pertinentiis quibuscumque, sitam Januae in contrata Mascaranae, seu S. Mariae de Castello, cui cohaeret antea platea, quae est etiam de juribus et pertinentiis dictae domus, et ad dictam domum spectat et pertinet ». Notaio Granello. Tutte queste notarili citazioni son tolte dagli atti esistenti nello scagno degli eredi Brignole-Sale. Or vediamo onde l'ebbe Accellino Cattaneo. Veggo dalla Pandette Richeriane, esistenti nell' Archivio del Governo, che tre fratelli Giustiniani

del fu Pagano vendettero casa e Torre e pertinenze appunto al prenominato Accellino Cattaneo ai 17 marzo 1511.

Mi par utile riferire l'intero brano dell'atto quale vien riportato dal Richeri, perchè quinci si vedono già incominciati i fideicommessi. E la descrizione dello stabile vuol essere notata. << Gregorius, Antonius et Pantaleo Justiniani fratres q. Pagani, tamquam filii et haeredes testamentarii dicti q. Pagani ex ejus testamento manu q. Antonii de Bozolo notarii et tamquam filii et haeredes q. Isottinae eorum matris, filiae q. Joannis Justiniani olim Banca, attenta balia eisdem concessa per Ill. D. Gubernatorem et M. Consilium DD. Antianorum de vendendo dictam domum, non obstante prohibitione alienandi, ut in dicto testamento dicti q. Pagani, et prout in dicta deliberatione continetur, rogata per Hieronymum de Logia cancellarium anno proxime elapso die 14 octobris, vendunt nob. Accellino Cattaneo q. D. Marci quamdam eorum domum cum Turri, domunculis et viridario, positam Januae in contrata Mascaranae, cui cohaeret ante carrubeus, in parte etiam carrubeus, ubi est una scala petrae, in parte viridarium cum domuncula dominarum S. Mariae de Gratiis, et si qui etc., et cum iuribus quae habent in platea quae est ante hostium dictae domus ».

L'atto è del 1514 ai 17 di marzo. E si noti che la facoltà di vendere è in seguito vincolata all'obbligo d'investirne il prezzo nel Banco di S. Giorgio a salvarne il fidecommesso in rendita di compere. Ma prima di Pagano Giustiniano, chi mai la possedeva? Fra le 33 torri accennate nel succitato Cartulario Possessionum del 1425 niuna altra riscontra colla descritta precedemente, se non quella di Giuliano di Castello. Così si annota: «< Julianus de Castro domum cum turri, domuncula et viridario in contrata Mascharane, cui cohaeret ab una parte domus Illarii Gambari et ab alia scalinata de Straleriis ». Il viridarium esiste ancora, e forma un ampio distacco fra la casa degli Embriaci e quelle che già costituirono il mo

nastero delle Grazie. E del pari v' ha ancora la scalinata verso occidente, ridotta in ripida salita quasi a cordonata, che costeggia la casa e la torre, e che finisce allato a Santa Maria di Castello.

Gli atti dei notai fanno frequentemente cenno della Curia, della Platea Embriacorum fra Mascarana e Castello, notando eziandio i possedimenti tutt' intorno dei varii rami della medesima famiglia. In un istrumento per es. del 1184 in luglio si conclude: « Actum Januae in Castello in Curia Ebriacerum ». E lo stesso leggesi in atti del 1200. La brevità mi costringe a risparmiarne le altre numerose citazioni, che qui potrei allegare. Ciò posto, il vedere un de Castro fra gli Embriaci nello stesso luogo è un buon rincalzo all' opinione, già abbastanza d'altra parte plausibile, che quel Primus de Castro che fu Console nell' an. 1122 sia appunto quel Primus che come fratello del primiero Guglielmo Embriaco, fu a lui compagno nelle Crociate, quindi stipite dei de Castro. Arroge che non mancano esempi dell' unione d'ambi gli appellativi. In atti del 1253 è nominato Enricus Embriacus de Castello; nel 1263 Nicolaus Embriacus de Castello; nell' anno stesso Joanninus Embriacus et Philippinus Embriacus de Castello fratres filii Nicolai Embriaci (senza altro aggiunto), ed anco Nicolaus Embriacus de Castello; e nel 1267 Nicola Embriacus de Castro et Philippinus ejus filius. Anzi troviamo nel 1238 Wilielmus Niger Embriacus de Castro, detto in altro documento dello stess' anno Wilielmus Niger de Castello. E così basti di allegazioni; e procediamo. Egli è ammesso come verità storica, che il cognome Giustiniano non è che cognome d'albergo. E che fra le 18 (per lo meno) famiglie, che vi entrarono v'è la famiglia de Castro o di Castello, dunque una linea degli Embriaci. Il Ganducio comincia francamente la genealogia dei Giustiniani così: « 1122 Primo di Castello ora Giustiniano fu Console della Città ». Or pria di concludere non vorrete

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