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(io confido) gravarvi, che io qui mi permetta d'aggiungere due parole sul cognome Giustiniani.

La vera storia non ha ragioni da ammettere l'invenzione di varietà genealogica, onde si resero si fecondi i secoli trascorsi, per cui due fratelli greci derivati dall' imperatore Giustiniano vennero in Occidente, prendendo l'uno stanza a Venezia e l'altro a Genova. Quinci le due case, una di Genova, l'altra di Venezia. Il nostro annalista Giustiniani, comechè confessasse la sua famiglia della Banca, non di Grecia, ma di Rapallo, non si senti di rifiutare l'accennata favola. Il Federici nei suo Abecedario genealogico (MS. della Biblioteca di S. Carlo) che la rifiuta in capo all'articolo, la espone poi in fine per una cotal convenienza rispetto alla famiglia, convenienza che la storia non dee ammettere. Ma nelle sue Genealogie (MS. Brignole-Sale), così si esprime: «< Giustiniani, il cui Albergo composto da diverse famiglie fu istituito l'anno 1362, come infra, se ben il Vescovo di Nebio Giustiniano dice... che li Giustiniani di Genova e quelli di Venezia sono tutt' una cosa. Il che quanto sia vero si lascia al giudizio dei lettori. La verità è che essendo l'infrascritte famiglie interessate nell' Appalto di Scio detto Maona, da questo comune negozio nacque tant' unione e lega, che si risolsero deponendo li loro proprii cognomi riassumer un nuovo e comune cognome de' Giustiniani, e ciò seguì in 1362 ». Poteya aggiungere, che la fusione di varie famiglie in un Albergo sotto un solo cognome era d'uso fra noi, e che le famiglie, che governavano gli affari di Scio, avevano una buona ragione di preferire a proprio cognome il vocabolo Giustiniano, che ai Greci rammentava un loro celebre imperatore; con che venivan quasi ad apparire di greco sangue fra i Greci, e meglio accetti.

Lasciando, o Signori, al vostro autorevole giudizio queste mie osservazioni, qualunque sieno, per non abusare menoma

mente della vostra sofferenza, io mi riepilogo, ponendo in fine le due iscrizioni, una per la casa e l'altra per la Torre, di cui venni incaricato. La famiglia Embriaca alzò la Torre e la casa. Ed in questo sentimento ho meco il nostro egregio Segretario generale cav. Belgrano, a pag. 89 della sua Vita privata dei Genovesi, ond' egli arricchi il vol. IV dei nostri Atti. Ho pur meco la comune tradizione. La Torre rimase fino ad oggi, quale sorse; la casa subi certo successive variazioni, e siccome ell' ora è, non è certo più nell'antica forma originaria, nella primitiva misura, infine nelle primitive condizioni. Fu proprietà della linea Embriaca de Castro. Alcuni dei de Castro si nomarono Giustiniani (1) entrando in quell'Albergo od aggregato di famiglie noto sotto quel cognome del tutto nuovo, che i Maonesi di Scio s'avevano creato ed assunto. Torre e casa passarono per vendita nei Cattaneo, Quindi fu comperata da Giulio Sale, che fu l'ultimo di quella casa patrizia; e per eredità venne ai Brignole-Sale sino all'attuale Signora Luisa Brignole-Sale in Melzi Duchi di Lodi, come fu ragionato partitamente di sopra.

Ecco dunque le due epigrafi, ch'io propongo, almeno per ora a mo' di saggio (2).

Sulla facciata della Casa.

INTORNO A QUESTA PIAZZA EBBERO STANZA GLI EMBRIACI CASATO MEMORABILE NELLE CROCIATE E IN PATRIA. SORGE QVI A TERGO LA TORRE NELLA SVA ANTICA STRVTTVRA.

(1) Nel Cartulario delle Colonne P. L. di s. Giorgio, an. 1493 pag. 21, trovasi un Bartholomeus Justinianus de Castro. La strada che conduce alla piazza degli Embriaci porta tuttora il nome di Via Giustiniani.

(2) Queste iscrizioni dal tempo che furono proposte vennero incise ed impiombate, perchè la pioggia ed il sole non producessero lo sbiadimento dei caratteri, onde riuscissero sempre facilmente leggibili; e sono tuttavia al loro posto.

Sulla Torre.

OPERA DEGLI EMBRIACI COETANEA AL PATRIO COMVNE DALLE LEGGI NELL' ECCEDENTE SVA ALTEZZA RISPETTATA BENCHÈ TRAPASSATA IN CATTANEO IN SALE IN BRIGNOLE SALE

RECANDO AI POSTERI

IN VN COLLA PIAZZA PALAGIO E VA IL NOME DEI FONDATORI
STA DI PIETOSO EROISMO E DI CIVILE GRANDEZZA
MONVMENTO E TESTIMONIO.

LVDOVICA BRIGNOLE SALE IN MELZI D'HERYL
V'APPOSE QUEST' EPIGR. NEL MDCCCLXIX.

Can. LUIGI JACOPO GRASSI.

I CISTERCIENSI IN LIGURIA

SECONDO UNA RECENTE PUBBLICAZIONE

Dell'opera onde diamo il titolo in nota (1) è autore il P. Janauschek dei Cisterciensi di S. Croce (Heiligenkreuz) presso Baden d' Austria, e ivi stesso professore di Storia Ecclesiastica e di Diritto Canonico. Il primo volume è venuto alla luce nel 1877 a Vienna, dalla Tipografia Imperiale, e col sussidio di quella I. R. Accademia delle Scienze.

Quest'ultima circostanza è già per sè un buon indizio della serietà e bontà del lavoro; ma cresce di pregio l'opera per chi considera come l'autore vi si sia travagliato per ben venti anni, e ne ammira una diligenza, una erudizione tedesca insieme e benedettina, nella grande abbondanza delle scritture

(1) Originum Cisterciensium Tomus primus.... descripsit P. Leopoldus Janauschek Moravus Brunnensis S. S. Theologiae in Universitate Tubinensi Doctor.... Vindobonae 1877, fol. di pp. LXXXII-394, con tavola genealogica lunga 7 metri e ripiegata in 17 fogli.

consultate, degli amici e benevoli interrogati, degli indici e delia tavola genealogica, modelli di accuratezza; e che più importa, non può non approvare i sani criteri, la pienezza del concetto e la lucidezza dell' ordine onde l'opera intera sarà condotta, giudicando da questa primizia.

L'autore vuol fare un Monasticum Cisterciense; in cui si vedano passare a rassegna i figli e le figlie di San Bernardo insigni per santità, per dignità ecclesiastiche, per uffici civili, per erudizione, per lettere e per arti; ma i primi due volumi, che ne costituiscono come la base, devono fornire l' enumerazione compiuta, ma severamente critica, di tutte le Abbazie dell'Ordine; il primo volume per quelle dei monaci, il secondo per le Abbazie di donne. Dico enumerazione critica, perchè vi sono già in manoscritti e alle stampe cataloghi più o meno antichi, e storie varie dell' Ordine e documenti in buon dato; ma veramente la ricchezza genera confusione. Donde l'autore ha ricominciato da capo; e in una introduzione ha prima di tutto eliminati i Monasteri e le Badie erroneamente assegnate ai Cisterciensi, ha trasferite a loro luogo quelle di monache dell' Ordine che per errore erano state considerate come maschili; ha tenuto breve parola di alcuni Monasteri dubbii, ha separato le Abbazie cominciate ma non compiute, e dalle Abbazie vere Cisterciensi quelle che non erano che dipendenze o semplici Priorati. Ha anche eliminate dal suo lavoro quelle congregazioni le quali, sebbene derivanti dalla Cisterciense, diedero origine a nuovi Ordini di riformati, come la francese dei Fogliensi, l'italiana dei Bernardoni e la Trappa. Tanto meno ha voluto toccare degli Ordini cavallereschi che ne provengono, tra i quali l'Ordine di San Maurizio di Savoia.

Noi che per istituto nostro speciale guardiamo sempre a ciò che è genovese, vi trovammo tolta all' Ordine Cisterciense l'Abbazia di Sant' Andrea di Borzone nel Chiavarese, la quale era invece una diramazione della Casa Dei; il celebre Mona

stero di San Colombano di Bobbio fu restituito al vero suo Ordine, il benedettino: vi trovammo posto fra i dubbi un Monastero di San Pietro a Sarzana; e annoverate tra i riformati italiani le Congregazioni di San Bernardo de Voto entro Genova e di San Bernardo d' Albaro o alla Foce fuori delle mura. Di un altro Monastero qui accennato del Pobleto parleremo più sotto.

Per tale guisa sgombrato il terreno dagli errori, dubbiezze e cose estranee al suo scopo, l'autore procede alla descrizione delle singole Badie nell' ordine cronologico della loro fondazione ben avverata.

La prima Congregazione era stata fondata nel 1098 da Roberto di Molesme, in un deserto luogo chiamato Cistello o Cistercio, donde l'Ordine prese il nome; ma non cominciò a progredire se non dopo entratovi verso il 1112 San Bernardo, che se ne può dire il secondo fondatore. Si vede difatto d' allora in poi un incremento che sembra miracoloso; la più antica colonia non è che del 1113; eppure alla morte del Santo (1153) il numero ne era già di 343; e all'età dell' oro dell' Ordine, che durò fino alla metà del trecento, l'autore registra 728 Abbazie di monaci oltre 14 Priorati sui juris : in tutto 742 fondazioni, che compongono la serie di questo primo volume.

Contemplando tanta gloria passata, l'autore prorompe in uno sfogo tenerissimo di compianto per le dispersioni e le rovine accumulate ed esclama: media vita in morte sumus.

Cistercio (Citaux in francese), a tempi del fondatore Roberto, era un luogo aspro e selvaggio della Borgogna, ora dipartimento della Côte d' Or; si diramarono all' intorno le prime. figlie di quell' Abbadia; nel 1113 Firmitas (La Fertè sur Grône) nel Dip. Saone et Loire; nel 1114 Pontiniacum (Pontigny) nella Yonne; nel 1115 Claravallis (Clairvaux, Chiaravalle) nell' Aube, e nell'anno medesimo Morimundus (Morimund) nella Haute Marne.

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