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inglesi.

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Orde si deduce aver egli percorso in media un 14 miglia inglesi al giorno ed è prova della attività e della robusta tempra del nostro viaggiatore (1).

Di ritorno in Aden Lodovico si vidde di nuovo assediato dalla amorosa persecuzione della sultana, ma il suo genio avventuroso non poteva appagarsi di diventare il favorito di una donna negra e di condurre una vita che troncava tutti i disegni vagheggiati di lontane esplorazioni. Pensò adunque di spezzare la catena ed accordatosi con un arabo comandante di bastimento che era per salpare, insalutato ospite, lasciava in asso la tenera sultana di Aden.

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Mentre la nave drizzava la prora verso le costiere persiane un fortunale la spinse sulle spiaggie dell' Africa dove riuscirono ad afferrare Zeila. Trattenevasi quivi alcuni giorni e notava il traffico della polvere d'oro, dei denti d' elefante e degli schiavi, prodotti costanti delle interne regioni africane. Ammirava pure i famosi montoni dalle mostruose code pesanti 25 e più libbre, col capo nerissimo ed il rimanente del

(1) Riporto qui sotto la tavola itineraria compilata dal PERCY BADGER (Introduction, XLVII) che comprende l'esplorazione dello Yemen per opera del VARTHEMA.

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capo candido qual neve; è la celebre razza di pecore del Berbera.

Rabonacciato il mare, sferrava la nave da Zeila ed in 12. giorni approdava a Diu-bander-er Rumi, che è l'odierno porto di Diu, fiorente in allora per traffichi e sotto la sovranità del sultano di Cambaia. Di quivi toccando Goa (Gogha nella penisola di Kattyuar), Giulfar e Meschet (Mascate) si condusse ad Ormuz (lat. 23.° 18' N. long. 59.° 18' E.) celebre in quel tempo per la prosperità del suo commercio e per la pesca delle perle della quale ci porge un esattissima descrizione e quale oggi si pratica tuttavia (1).

III.

Da Ormuz il Varthema entrò nella Persia dove visitava alcune delle più importanti città osservandone specialmente le condizioni industriali e commerciali. Si condusse in Eri (Herat) grande emporio di rabarbaro e di seterie; in alcuni giorni scrive il Varthema vedevansi sul mercato da 3 a 4000 cavalli carichi della preziosa merce. Da Herat. in 22 giorni si condusse a Sciraz ricca di turchine e di balasci così chiamati perchè provenienti dal Balasan (Badakscian) (2), era inoltre Sciraz grande mercato di azzurro oltremarino e di muschio. Quest' ultimo che insieme al rabarbaro vi era probabilmente condotto dal Tibet e dalla Tartaria vendevasi dai persiani ai mercanti europei per lo più falsificato.

In Sciraz Lodovico scontravasi con un mercante persiano che due anni avanti avea conosciuto nella Mecca. Chiamavasi Cozazionor (3) e fece al Varthema le più cordiali accoglienze

(1) Itinerario, c. 48.

(2) Itinerario, c. 49.

(3) Così scrive sempre il Varthema. Il Coza, se è corruzione di Khogia, suona in turco Signore.

e giurandosi reciproca amicizia, vago anche il persiano di veder mondo, fermarono di andare a Sambragante (Samarkanda), ma dopo breve cammino venuti a sapere che il Sofi avea rotto guerra e veniva con grosso esercito mettendo a fuoco e a sangue quelle regioni rinunciarono a visitare l'antica capitale di Timur. E fu gran danno poichè comunque decaduta era sempre per ampiezza, per popolazione e per commerci fra le prime capitali dei musulmani. Una descrizione di Samarkanda qual era nel principio del secolo XVI sarebbe stata molto importante per gli studi storici ed archeologici dell' oriente, invece il Varthema non può cavarci la curiosità con due o tre scucite notizie che ebbe dai mercanti. L'ungherese Vambery che nel 1863 visitava Samarkanda dopo aver ragguagliata la sua circonferenza a quella di Teheran, afferma che in fatto d'antichità a non c'è nulla nell' Asia «< centrale che le sia comparabile (1) ».

I due viaggiatori veduto adunque pericoloso qualunque tentativo per spingersi avanti si condussero di nuovo ad Herat, patria del persiano. Condottolo in sua casa presentò a Lodovico una sua bellissima nipote proponendogli di condurla in isposa: costei chiamavasi Samis che in persiano significa sole ed era veramente, a sentimento del Varthema, un sole di bellezza; ma a quanto pare Lodovico non inclinava al matrimonio e perciò finse « de esserne molto contento: anchora che l'animo mio fusse ad altre cose intento » (2). Rimandati perciò i disegni matrimoniali a dopo il ritorno dal viaggio che i due vollero intraprendere, presero commiato e corsero ad imbarcarsi in Ormuz per Cambaia situata sulla foce dell' Indo. Questa città faceva a quei di grosse faccende di commercio ed ogni anno ne partivano 40 o 50 grossi navigli carichi di panni, di sete e

(1) VAMBERY, Viaggio d' un falso Dervisch, 135.

(2) Itinerario, c. 51 verso.

di droghe. A poca distanza giacciono, scrive il Vartema, ricche miniere di corniole, di calcedonie e d'agate, che trovansi appunto a 60 miglia Sud-Est di Cambaia nei monti Rajpipla, miniere di diamanti sono più lontane in Golkonda (1).

Proseguendo la sua navigazione lungo la costa ricorda Cebul (Ciaul), Dabul, Goga (Goa), la quale rendeva al re di Deccan 10,000 annui ducati d'oro o Pardai. Deccan ai tempi del Varthema chiamavasi la città di Bigiapur, oggi in rovina, situata nel distretto di Sattara alla frontiera orientale vicino a Hiderabad. Essa che avea dato il nome all'attuale regione, così chiamata, era città bellissima. Nomina poscia Bathacala (Baticatla), secondo il Percy Badger, l'attuale Sedasevaghur, Centacola (Uncola, Ankla, Ancola dei moderni ), Onor (Honahuar, Onor) e Mangalor; questi luoghi abbondano di fiori, di riso, di zucchero e di frutta deliziose. In Canonor, città importante dove i portoghesi aveano fortezza, era grande importazione di cavalli provenienti dalla Persia: pagavano entrando 25 ducati alla dogana, la quale fruttava assai per i 200 grossi bastimenti che ogni anno vi approdavano.

In compagnia del fido persiano fece il Varthema una esplorazione nel reame di Narsinga (2) e dopo aver camminato nella costa orientale del Siam) città forte e commerciante ricca di legnami e di frutta squitite. Da qui navigarono altre

(1) PERCY BADGER, 107.

(2) « A proposito di questo nome osservo ancora un equivoco nel quale caddero i viaggiatori. Fra il Malabar ed il Colamandala fu nel medio evo una famiglia regia potentissima alla quale molte provincie furono suddite o tributarie nelle due coste dell' Indostan. La parola Narasinha vale Leone degli uomini e si adopera in sanscritto a significare la dignità regia; ora] è assai probabile che i vari principotti, vicerè, governatori chiamassero Narasinha il loro capo supremo, come diremmo Lo Imperatore. I viaggiatori scambiarono per un nome di paese la dignità e dissero re di Narsinga quando bastava il Narsinga ossia il Leone degli uomini ». - DE GUBERNATIS, Memoria, 49.

per ben 15 giorni in direzione di Levante, pervennero a Bisinagar (Big'ayanagara) che trovò somigliante a Milano. Il Re aveva 12,000 pardai di entrata al giorno (1) e mostravasi amico dei portoghesi.

Da Bisinagar si condussero a Calicut residenza del Sovrano principale di tutta l' India, che chiamavasi Samory, nome che il Vartema erroneamente pretende significhi « in lingua gen» tile Dio in Terra » mentre altri lo derivano da Tamuri la più nobile fra le famiglie della casta dei Nairi che si credea superiore agli stessi Bramini. Altri vollero provenisse da Zamudin il mare, il qual nome si vorrebbe applicato al sovrano di Calicut perchè signore del mare (2). Confesso che nessuna di queste spiegazioni mi appaga per cui lascio agl'indianisti la cura di cercare una più naturale etimologia, se pure la parola non sia d'importazione straniera, nel qual caso si potrebbe cercarne l'origine ed il significato nelle lingue dei popoli confinanti coll' India, come il persiano, il tibetano ecc.

Era a quei di Calicut ritrovo di mercanti d'ogni paese; ne venivano fin dal Pegù, da Malacca, da Sumatra ed oltre. Tutto il commercio era in mano dei musulmani, i quali ammontavano a 15 mila.

Proseguendo il suo cammino marittimo visitava Caicolon. (Cayan, Colam), Colon (Colongulur) Ciaromandel (Colamandola), donde fece vela in compagnia di Cozazionor per l'isola di Ceylan il cui territorio era spartito fra quattro sovarni tributarî del Narsinga, i quali erano in guerra fra loro.

Di ritorno sul continente furono a Paleachet (Palicat) e corsero il mare per cento miglia fino a Tarnassari (Tenasserim 700 miglia e visitarono Banghella (Bengala); città interamente maomettana ed abitata da doviziosi mercanti: questa

(1) Itinerario, c. 62 verso.

(2) Itinerario, c. 64 verso. DE GUBERNATIS, Memoria. PERCY BADGER, 134.

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