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posto eminente di cui Dante e i commentatori fanno ricordo, provocandone in ultimo la tragica fine.

XX.

SEZIONE DI STORIA.

Tornata del 19 Luglio 1878.

Presidenza del Preside cav. avv. CORNELIO DESIMONI.

Il socio Brignardello compie la sua lettura: Delle vicende

dell' America meridionale.

XXI.

ASSEMBLEA GENERALE.

Tornata del 21 Luglio 1878.

Presidenza del Presidente comm. ANTONIO CROCCO.

L'assemblea dopo di avere approvate alcune deliberazioni prese dalla Presidenza, ascolta la relazione del Segretario Generale, Belgrano, sulla scoperta delle ossa di Cristoforo Colombo in San Domingo, e sulle comunicazioni state fatte in proposito alla Sezione di Storia dal cav. Luigi Cambiaso, nella tornata del 10 maggio p. p.

Per evitare le ripetizioni, rimandiamo il lettore alla Relazione stessa ed al verbale della seduta, pubblicati or ora nel volume IX degli Atti della Società, pag. 583-617.

XXII.

SEZIONE DI ARCHEOLOGIA.

Tornata del 26 Luglio 1878.

Presidenza del Preside cav. abate ANGELO SANGUINETI.

Il socio Belgrano legge una sua rassegna del Codex Diplomaticus Ecclesiensis, raccolto dall'illustre Carlo Baudi di Vesme,

e pubblicato dopo la costui morte nel tomo XVII dei Monumenta Historiae Patriae. La rassegna comparve poscia a

stampa nell' Archivio Storico Italiano per l'anno corrente, vol. II, pag. 139-53.

XXIII.

ASSEMBLEA GENERALE.

Tornata del 4 Agosto 1878.

Presidenza del Presidente comm. ANTONIO CROCCO.

Si procede alla nomina d'alcuni soci effettivi.

Il Segretario comunica l'elenco delle opere pervenute in dono alla Società nel primo semestre dell' annata 1878.

Il Presidente legge il discorso di conclusione del ventunesimo anno accademico. Constata, rallegrandosene, che non fu infecondo di buoni frutti per la Società, e sopra tutto di autorevoli e sommamente onorifiche testimonianze di plauso; augurandosi che queste giovino d'impulso a vieppiù mostrare la buona voce che corre dell'Istituto e il favore ond'esso è riguardato. Esorta tutti perchè si adoperino a questo scopo, ed in ispecial guisa coloro cui sorride l'età fiorente, i quali forse o per indole peritosa, o perchè disanimati dalla severità di uno studio che vuole longanimi e pazienti ricerche, si astengono dal produrre alcun saggio di loro, meditazioni. « Consideriamo (soggiunge) che agli studi storici non arrise mai forse un' epoca più preparata della presente, perchè (a dirla colla scorta di un illustre contemporaneo) la geografia soccorsa dalle diligenti perlustrazioni dei cultori della scienza alla quale votarono i domestici agi, la domestica pace e la vita, appurò, corresse ogni ragione fisica e topica, allargando senza posa il campo delle ricerche, e accostandoci alla comprensione di tutta l'aiuola che ci fa tanto superbi ». Dicasi lo stesso dell' incessante progredimento delle altre

discipline: la geologia, l'archeologia, la giurisprudenza, rispetto alle quali l'oratore si sofferma in peculiar modo a discorrere ora il primato e ora le singolari benemerenze degli italiani. Cosi Giambattista Vico precorre alle sapienti induzioni di Giorgio Cuvier; così da Ennio Quirino Visconti, Angelo Mai e Bartolomeo Borghesi, avranno pur sempre da imparare gli archeologi e storici della Germania oggidi più celebrati, << ai quali molti degli italiani, dimentichi o non curanti del ricco patrimonio nazionale, prestano ossequio di esagerata ammirazione ».

Rammentando le disquisizioni relative alla scoperta dei mortali avanzi di Cristoforo Colombo in San Domingo, commenda i fratelli Giambattista e Luigi Cambiaso che sovra questo argomento richiamarono l'attenzione della Società; e dice che i medesimi, sorretti e animati dalla solennità del voto emesso nella precedente adunanza dell' assemblea, posero in atto il delicato pensiero di offerire, come figli affettuosi, alla città di Genova loro patria diletta un pugnello delle ceneri venerate, raccolte nel procedersi all'esame di quel frale si combattuto ed esagitato in vita ed in morte; e appunto vollero, con pensiero egualmente cortese, conferire al Presidente della Società Ligure di Storia Patria l' onore di accompagnarli al cospetto della Giunta Municipale. Rileva che nell'atto formale, in cui fu dalla Giunta medesima deliberato che si tenesse memoria della patriottica offerta, venne consegnata espressa menzione della Relazione letta dal Segretario della Società nella più volte citata adunanza; e dice che il dono de' fratelli Cambiaso rimarrà unito al Codice Diplomatico Colombiano, religiosamente custodito da molt' anni sotto il Busto del grande scopritore in una delle aule municipali. Conclude rinnovando la speranza consolatrice, che quel pugnello di sacra polve abbia ad essere foriero di più prezioso tesoro; e confida che, propizio ed auspice il Municipio, alla cittadina per

tinacia del chiedere sia forse preparato il guiderdone dell' ottenere. Legge alcuni versi di un suo componimento pubblicato fino dal 1838, Le ultime ore di Cristoforo Colombo, in cui l'Eroe tanto glorioso e tanto martoriato dalla sventura esclama:

Faccia alcun pio che la mortal mia veste

Ove sorti la culla abbia ricetto.

E dice: « La patria rinnoverà quel grido, ripeterà quel lamento, finchè le ceneri del più grande tra' suoi figliuoli, del portatore della cristiana civiltà al nuovo mondo, presso le ceneri del Precursore di Cristo riposino in pace ».

DUE DOCUMENTI

DI UN MARCHESE ARDUINO CROCIATO NEL 1184-5

Ci sono comunicati dal nostro amico e valente metrologo il cav. Pietro Rocca, e furono desunti dal foglio 22 del primo Libro a catena tra i preziosi membranacei dell' Archivio Municipale di Savona.

L'Arduino a cui si riferiscono appartiene alla casa dei Marchesi del Bosco non lungi da Alessandria, dei quali parla anche Ottone di Frisinga, e dove fu ospite Federico Barbarossa. Ma que' marchesi inoltre per ragioni di consorzio stendevano la loro signoria anche di qua dall' Appennino a Varazze sul mare e al Castello di Stella che sovrasta sul monte, seguitati a ponente dai consanguinei Marchesi di Savona e d'Albenga.

Di Arduino e del fratello Anselmo soprannominato il Piscialora abbiamo notizie già dal 1173 nello stesso Archivio Savonese, con tracce del loro condominio sull'antico Rovereto dove era sorta Alessandria. Seguitano ivi stesso altre carte relative a Varazze e alla Stella de' due predetti Marchesi con

altri fratelli Azone e Delfino negli anni 1179, 1180, 1181, 1182, fino alla partenza d' Arduino nel 1184 e alla sua presenza in Acri di Terra Santa nel 1185. D'allora in poi scompare ogni memoria di lui; donde è da credere che mori colà, mentre del fratello Azone continuano gli atti sino al 1191, di Anselmo fino al 1199 e di Delfino abbondano fino al 1216. Un documento senza data, ma importante, nel Liber Jurium (I. 551) ci mostra questi Marchesi ridotti a due: Anselmo detto Bisaccia e Delfino, aventi una eguale parte a certa pensione dalla Repubblica genovese, insieme all' altro ramo residente al Bosco e composto anch'esso di due fratelli, Guglielmo ed Ottone. La sorella d' Arduino, Sibilia, ebbe dal marito Enrico Malocello un figlio Guglielmo, per cui passò in questa famiglia genovese parte della consignoria di Varazze.

Tutti insieme poi questi Marchesi di Varazze colla madre Maria, e a gara coi consanguinei del Bosco e di Ponzone, furono liberali di donazioni ai Cisterciensi tanto della Badia di Tiglieto quanto delle Monache di Latronorio od Areneto (ora Invrea fra Varazze e Cogoleto).

Non raramente importa alle storie, come si vogliono ora approfondire nei particolari, il saper distinguere l'una dall'altra queste ed altre tanto numerose famiglie di Marchesi spesso omonimi e contemporanei, che recano una confusione da non dirsi, ma che per la legge professata, per ripetizioni degli stessi nomi in famiglia e più per traccie d'antico compossesso si mostrano provenienti da pochissimi stipiti. Niuno è che non vegga di quanto gioverebbe, ove manchino notizie più positive, la conoscenza almeno della consanguineità più o meno stretta fra le diverse case, i loro modi di divisione fra se e coi signori di secondo ordine; donde un qualche barlume sulle parti politiche, sugli interessi e sullo stato sociale di quei secoli confortati poco o nulla da cronache contemporanee.

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