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Dello sfasciamento della Marca aleramica ho parlato nelle mie cinque lettere al Comm. Promis Sulle Marche dell'alta Italia (Rivista Universale, Genova 1868-9); e più brevemente nell'altra lettera all'illustre Amari Sulla discendenza aleramica (Nuova Antologia, Firenze 1866), aggiungendo a quest'ultima un alberetto genealogico, che dallo storico ma quasi leggendario Aleramo giunge fino ai primi e certi stipiti dei Marchesi di Savona, del Bosco, di Monferrato ecc. Una serie compiuta e documentata di tutti questi Aleramici e dei loro vicini di destra e sinistra (gli Obertenghi e gli Arduinici) ci sarà data (speriamo presto) dal nostro amico, il dotto quanto acuto professor Teodoro Wüstenfeld di Gottinga. Egli avendo percorso, oltre gli Archivi e le pubblicazioni tedesche, gli Archivi d'Italia anche i municipali e minori, ha raccolto con rara tenacità un numero stragrande di documenti fino a Ludovico il Bavaro, e, mentre sta ordinandoli, con non meno rara larghezza ne fa parte agli studiosi dei paesi rispettivi; come si può vedere negli Statuti Bresciani dell' Odorici (Mon. Hist. Patr., XVI), nei documenti cremonesi pubblicati da quel Municipio per cura del ch. Robolotti, e in pubblicazioni anche germaniche, per esempio nel Kaiser Heinrich VI del Toeche (1).

Scontratici anche noi in più modesta cerchia, ma nello stesso studio genealogico, abbiamo avuto la fortuna di trovarci d'accordo con lui nelle fila principali del lavoro; abbiamo amichevolmente discusso sui nostri dissensi a riguardo degli attacchi di qualche linea. Il più delle volte io deferiva

(1) Il Prof. Wüstenfeld anche a noi fu cortese della serie dei Podestà che ressero Genova e di quelli che da Genova si recarono fuori (ved. Giornale Ligustico, 1875, pag. 375). I documenti inediti di altri Archivi, specie i Registri Angioini, le danno un valore di cui profitteremo per la serie da pubblicarsi insieme agli Statuti Genovesi nei Monumenta Hist. Patria in società col cav. Belgrano.

GIORN. LIGUSTICO, Anno V.

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al suo avviso, ma talora anch' egli al mio; convenendo entrambi del resto che certi attacchi sebbene non rigorosamente dimostrabili, si poteano dedurre con bastante probabilità dai compossessi, dalle eredità, dai nomi rispettivi e da altri indizi. Qualche scoperta importante dopo d'allora (come la moglie Arduinica del padre di Bonifazio del Vasto (1) e la imminente pubblicazione del Cartario d'Asti per l'illustre Sella) hanno cagionato qualche variazione negli anelli subordinati; ma staranno inconcusse l'unità della Marca d'origine invano oppugnata dal Conte di San Quintino, staranno le membrature sue principali che divennero Marchesati, come erano già state recate a buon segno dal Moriondo per la parte aleramica; come Terraneo e Carena aveano poste le basi per l'unità della Marca Arduinica: come, maggiore di tutti, il Muratori avea nonchè iniziato ma condotta quasi a perfezione la prova dalla unità originaria della Marca Obertenga.

Avendo noi pubblicato recentemente e quivi stesso un articolo su Bonifazio di Monferrato è un altro sui Cisterciensi in Liguria che richiamano simili notizie (2), credemmo non inutile sottoporre al presente terzo articolo un nuovo alberetto aleramico il quale fosse, direi quasi, piuttosto topografico che genealogico: vale a dire che colla possibile brevità, omettendo nomi non necessarii strettamente, disegnasse il graduale distacco dei Marchesati sul campo generale della Marca e giungesse fino ai Marchesi nominati nei tre articoli predetti. Di qui potrassi comprendere a volo d'uccello, che la Signoria aleramica era distesa da Lucedio e Trino oltre Po fino alla

(1) Ved. il Giornale Ligustico, ibid., pag. 368-75; e ci è di soddisfazione il vedere ammesso definitivamente questo punto nelle due pubblicazioni recentissime dell'illustre Carutti (Umberto I, nell' Archivio Storico Italiano, 1878, II. 43) e del ch. Barone Claretta (Sui Signori di Rivalta, Torino, 1878, pag. 183).

(2) Ved. a pag. 220, 230, 241-69.

Riviera di ponente e al mare, attraverso il Po, il Tanaro, la Bormida, l' Orba e l'Appenino; essendo stretta a levante (ma strappandone qualche brandello) dalla Marca Obertenga o della Liguria (1); a ponente, invece riuscitole per nozze fortnnate di allargarsi ampiamente sulla Marca Arduinica o di Torino; dall' Astigiano alle Langhe, a Saluzzo e Busca, a Ceva e Clavesana, e oltre Appennino ad Albenga e suo Comitato.

La prima e durevolmente mantenutasi divisione della Marca Aleramica può stabilirsi al fiume Tanaro, e può tuttora riconoscersi in certo modo nelle denominazioni usuali di Alto e Basso Monferrato. Quest' ultimo, o il proprio Monferrato a tramontana del Tanaro, ebbe i suoi celebri Marchesi discendenti da Oddone figlio d' Aleramo che ne generò altri meno celebri e più presto caduti di potere, i Marchesi d'Occimiano e di Montechiaro.

Da Anselmo altro figlio di Aleramo discendono le Case Marchionali, che ebbero signoria a mezzodi del Tanaro e fino al mare. E queste si suddivisero: 1.° nel ramo presto estinto di Sezzè fra Alessandria e Acqui; 2.° nel ramo che generò i Marchesi del Bosco e di Ponzone, con sottoramificazioni a Pareto, a Uxecio (Belforte) sulla Bormida e l' Orba; a Varazze e Albissola fin presso a Savona sul mare; 3.o nel ramo del Vasto o di Savona il quale, pur conservando parte dell'Acquese col sottoramo dei Marchesi d' Incisa, fu più illustre col titolo di Savona degenerato poi in Del Carretto; inoltre col mentovato ampliamento sui dominii arduinici generò i Marchesi d'Albenga divenuti poi di Ceva e di Clavesana, e i

(1) Rovereto (Alessandria), prima di passare nei Marchesi del Bosco, come appartenente al Comitato Tortonese era sotto la signoria degli Obertenghi (discendenti da Oberto Marchese della Liguria), cioè i Malaspina, i d'Este, i Pallavicini, i Marchesi di Massa, di Gavi e di Parodi.

Marchesi di Saluzzo e di Busca; questi ultimi con un sottoramo a Cossano sul Belbo, e col soprannome di Lancia divenuti illustri per la loro affinità con Federico II (1).

Tali Marchesi, moltiplicati in si gran numero e forzati perciò a separarsi dal consorzio primitivo, colà dove non seppero stabilire la primogenitura salica (come seppero quei di Saluzzo), o dove non ebbero largo sfogo in Oriente (come ebbero i Monferrato), furono ridotti a piccoli e sprezzati feudatarii, sospinti sempre più dall' invadente Comune ai monti e alla campagna; presero quindi per distinguersi tra se un nuovo titolo dalla residenza rurale rispettiva; si estinsero, o durando perdettero più o meno la memoria dell'antica origine comune. Donde parvero ai tardi ricercatori tali Marchesi sorti come per incanto dal suolo tutti insieme e negli stessi secoli XII e XIII.

Si noterà infine che nell' alberetto figurano tre Vescovi d' Acqui, San Guido, Azzone e Adalberto, appartenenti alla gran famiglia Aleramica; il che è conforme a quanto si vede nei vescovi di Savona Ambrogio e Bonifacio fratelli dei primi Marchesi Del Carretto; e a quanto si può vedere negli Arduinici, nei Conti di Savoia e in generale nelle famiglie signorili che a que' tempi solevano occupare con uno di loro la diocesi rispettiva.

C. DESIMONI.

(1) Il ch. Barone Manuel, benemerito anch' egli di questi studi pel suo libro I Marchesi del Vasto (Torino, 1858), ebbe da me l'omaggio d' un esemplare della mia pubblicazione. Egli pur facendo alcune obbiezioni su punti oscuri e subordinati, a cui ho procurato rispondere con una lettera (la settima, ma inedita), ebbe la compiacenza di scrivermi il 25 luglio 1869: Posso ben dirle che non mi era fatto ancora un' idea così chiara intorno alla formazione e costituzione di queste Marche, del loro degradamento in Marchesati, delle condizioni e vicende dei loro Marchesi, come dopo quella lettura (del mio lavoro).

I.

Testamentum Arduini Marchionis de Bosco.

Ego Arduinus filius qm. domini Willielmi Marchionis de Bosco, cum ultra mare ire debeam, de omnibus rebus meis, ne lis aliqua vel controversia inde inter fratres meos oriri possit, talem facio dispositionem. Volo in primis et est mea voluntas sic: quod ego relinquo fratri meo Delfino omnem partem loci qui dicitur Stella ante partem, et dono. De aliis vero omnibus bonis meis ipsum Delfinum et Azonem fratres meos mihi eredes instituo, excepto de parte mea Varazinis quam relinquo domine Marie matri mee. Res meas dimitto in potestate et guardia fratris mei Delfini dum venero. Hec est ultima mea voluntas, que si aliqua iuris solemnitate careat vim saltem codicilli vel alicuius ultime voluntatis volo quod obtineat. Actum apud Albuzolam, in pontili ecclesie sancti Benedicti, testibus ad hoc convocatis et rogatis presbitero Oberto de Stella, Jonata de Saona, Trucho eius fratre, Balduino Bavoso, Willielmo de Stella, Wilelmo Pedebò, Simone de Bosco, Ogerio de Stella. Anno Dominice Nativitatis millesimo centesimo octuagesimo quarto, indictione I, die XII Augusti. Ego.... de Donato notarius Sacri Palatii rogatus scripsi.

II.

In nomine Domini Dei et Salvatoris nostri Jesu Christi, amen. Anno ab Incarnatione eiusdem MCLXXXV, indictione II, mensis intrantis marcii die XV. Notum sit omnibus hominibus tam futuris quam presentibus quod ego Arduinus Marchisus tibi sorori mee Sibilie qm. uxori Enrici Malocelli facio chartam donacionis, quod tibi dono castellum de Stella cum pertinentiis suis et dominium sicut teneo et possideo, ad faciendum quid quid volueris et in perpetuum. Et Wilielmo monacho et ceteris meis hominibus mando et precipio ut tibi respondeant et tuo precepto sicuti mihi responderent.

Actum in Accon in ecclesia sancti Laurentii feliciter. Testes Alardus Conpel, Rolandus de Carmaino, Bellemustus Lercarius, Rusignolus. Et ego Wilielmus phisicus et noarius ianuensis rogatus scripsi (1).

(1) La chiesa e la strada di San Lorenzo in Acri era nel Quartiere dei Genovesi (Lib. Jurium, I. 412); e i presenti all' atto sono genovesi tutti o quasi.

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