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Anche questo è da classificarsi fra i monumenti gnostici. Gli astri sono i sette pianeti, rappresentati più sovente colle sette vocali planetarie A EHΤΟΥ Ω.

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La Fortuna, stante, con ramo di palma nella destra e cornucopia nella sinistra; le lettere disseminate nel campo. Intaglio in corniola dello stesso museo.

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Giove sedente in trono, con patera nella destra e scettro nella sinistra; ai suoi piedi l'aquila. Intaglio in agata nello

stesso museo.

Il noto appellativo di Custos dato a Giove su diversi titoli (1), fa pensare ad un Lucius) cv(stos) possessore dell' anello.

Anche l'appellativo di Culminalis attribuito alla stessa divinità su lapide di Poetovio (Pettau) nella Pannonia Superiore (2), somministra materia ad una analoga congettura.

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Ametista lenticolare nello stesso museo.

È certamente da ascriversi alla categoria dei così detti ricordini di cui parlai al num. 13; anzi direi che col MEME di questa leggenda siasi voluto esprimere non tanto l'ovvio MEME(nto), quanto più ampiamente la formola ME(mento) ME(i).

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Giove seduto in trono eon scettro nella destra; ai suoi piedi l'aquila. Intaglio in calcedonia già presso di me, ora in possesso del conte Enrico Cao San Marco in Cagliari.

(1) ORELLI, Inscr. lat. ampl. coll., 1227, 1682, 3726.
(2) WILLMANNS, Exx. 1402. MOMMSEN, C. I. L., 4032.

Le lettere SC sono qui matres lectionis di SACRVM, ed accennano all'offerta della gemma ad una divinità, certamente a quella stessa su di essa effigiata, attalchè la leggenda combinata colla rappresentazione verrebbe ad esprimere: Jovi Optimo Maximo Sacrum. Di vero, non è insolito nell' epigrafia latina lo stile di esprimere una voce colle lettere iniziali delle sillabe; in prova di che potrei citare RS per rursus, VC per vice, MS per mensor etc. (1); se non che più calzanti al caso sembrandomi gli esempi esibiti dalla numismatica, atteso la strettissima correlazione fra questa e la sfragistica, ricorderò a preferenza la serie delle monete imperiali, dove il nome di Mediolanum è espresso con MD, e così Ravenna con RV, Sicilia con SCL, Arelatum con ARL, Londinium con LN, Lugdunum con LG e via discorrendo (2). Nè mancano, d'altra parte, esempi nell' antichità figurata e scritta di anelli e di gemme offerte ad ornamento delle imagini degli dei, o facenti parte dei donarî dei templi (3).

L'uso della citata formola relativa alla destinazione del monumento richiama alla mente l'epigrafe TRV di gemma etrusca del Museo di Firenze (4), le cui lettere io crederei matres lectionis di Vav+ (turuce) donum dedit (5), formola che più spesso contratta in V+ (turce) e talvolta anche in 30 (trce), ricorre su tanti altri monumenti vo

(1) Sigilli ant. rom., 116.

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(2) Veggasi l'articolo del ch. A. de Longpérier su di un piombo colla leggenda ALS che egli a tenore di tale ermeneutica interpreta Alisiensium nella Revue numismatique 1861, pag. 253-56.

(3) MONTFAUCON, Antiq. expliq., II, pl. CXXXVI. E. Q. VISCONTI, Mus. Pio Clem., I, tvv. 15, 17; id., Op. var., I, p. 204. Böскн, C. I. Gr., 150, p. 235 sg. ORELLI, 2510. HÜBNER, nell' Hermes, I, p. 353.

(4) FABRETTI, C. I. Ital., 2509.

(5) Forma di dopeuxs, secondo l'interpretazione del Lanzi (Saggio etc., II, 479).

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tivi (1), anzichè compendio di mqv+ (turms) Ἑρμῆς, secondo l'interpretazione più comunemente accettata, a favore della quale non milita invero altro argomento che quello desunto dalla imagine di Mercurio incisa sulla gemma stessa. ΔΑΒΑΟ..

64.

Caduceo. Intaglio in agata bianca frammentata, già presso

di me.

La prima linea è facilmente restituibile in (Ix2)AABAO(†), nome che i Basilidiani davano al Demiurgo, dal quale reputavano emanati i sei genî Iao, Sabaoth, Adonai, Eloi, Oraios, Astaphaios. Il caduceo appella all' Hermes psicopompo.

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Apollo-Sole, stante, radiato, la sferza in mano. Intaglio in diaspro frammentato da me osservato presso il signor Pacini negoziante di anticaglie in Firenze.

Se si trattasse di un L(ucius) FA(enius), al quale presupposto non sembra, del resto, contrastare il misero avanzo della terza lettera, si avrebbe in questo monumento una nuova conferma della dottrina esposta da un insigne critico nostrano, che tutti, cioè, i Faenii ricordati nelle sillogi epigrafiche hanno il solo prenome di Lucio, e ciò forse a cagione dell'identità di significato fra Lucius derivato dal latino lux e Faenius dal greco pavoux (2). Il tipo del sole darebbe nella fattispecie un gran peso a tale sensatissima congettura.

(1) FABRETTI, Terzo suppl. alla raccolta delle antichiss. iscr. ital., p. 51-56. Noto è che il Corssen (Ueber die Sprache der Etrusker, I, 623, 624, 626, 627, 629, 630, 634, 638, 460, 640, 641, 642, 793), spiega il turce o turuce per stópɛuce (caelavit), interpretazione, peraltro, che sembra contraddetta anche dal fatto che la stessa formola trovasi inscritta eziandio su di un vaso dipinto.

(2) Bull. archeol. Napol., 1844, p. 68.

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Mercurio stante col caduceo nella destra. Intaglio in diaspro giallo già presso il signor Barone antiquario in Napoli.

È razionale supposizione che questo monogramma sia nota, o compendio che dir si voglia, del nome servile di EVphrosinus derivato dal noto epiteto di Mercurio, allusivo all' allegria conviviale di cui questo dio reputavasi inspiratore nella sua qualità di preside delle mense.

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Marte gradivo, quale sui rovesci di molte monete imperiali. Intaglio in diaspro rosso da me veduto nel 1869 presso lo stesso antiquario.

La nomenclatura del titolare può credersi foggiata sul tipo di Marcus Martius Martialis, al quale più o meno si accostano quelle di Spenius Speratus, di Caius Caius, di Martinia Martina ecc. (1), e di cui, fra parentesi, alcune varietà sono vive anche oggidì, specialmente in Toscana; o sul tipo di Marcus Marcius Marcianus, secondo lo stile, per non breve tempo in gran voga a Roma, di formare i cognomi allungando in - anus il rispettivo gentilizio, siccome consta da mille esempi, quali Aelius Aelianus, Atilius Atilianus, Caicilius Caicilianus, Claudius Claudianus, Cornelius Cornelianus, Fabius Fabianus, Flavius Flavianus, Gaius Gaianus, Julius Julianus, Manlius Manlianus, Marius Marianus, Mucius Mucianus, Numerius Numerianus etc. (2).

(1) Bull, archeol. Napol., II, p. 66; V, p. 55. MOмMSEN, C. I. L., I, 1189. BRAMBACH, C. I. Rhen., 1130.

(2) HÜBNER, C. I. L. II, 4993. WILMANNS, EXxx., 1644, 2039, 1267, 1602, 2443, 184, 2084, 2444, 2475, 301, 2476 a, 981, 1880 etc.

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Mercurio stante, con borsa nella destra e caduceo nella sinistra: ai suoi piedi, ariete; nel campo, da un lato scorpione, dall' altro un gallo. La prima lettera è incerta. Intaglio in diaspro sanguigno nella Collezione del ch. scultore comm. Santo Varni in Genova.

La lettera incerta, o è un digamma, nel qual caso potrebbe significare un nome che avesse relazione col Mercurius Visucius di conosciute lapidi renane (1); o sta invece per un c, e l'appellativo di Censualis dato a Mercurio in epigrafe di Reginum (Ratisbona) sul Danubio (2), potrebbe.porgere la chiave d'una plausibile interpretazione della leggenda.

La borsa, l'ariete e il gallo sono notissimi attributi di Mercurio. Non così lo scorpione; il quale era più comunewente ritenuto simbolo della disgrazia in genere, come quello di cui gli antichi asserivano trovarsi sotto ogni pietra, ondechè in molti amuleti figura in antitesi col gallo, emblema della vigilanza, la quale previene e delude gli effetti della disgrazia. Del resto, sebbene i mitografi in generale non l'abbiano avvertito, sta in fatto che su non pochi monumenti, specie gemmarî, lo scorpione ricorre quale attributo di Mercurio, e io stesso possiedo alcune pietre incise e parecchie altre ricordo averne vedute in diverse collezioni, sulle quali lo scorpione è figurato in rapporto col nume anzidetto.

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Diaspro nero, della stessa collezione.

L'uso di questa pietra, come di altre della presente silloge, si presumeva aver per risultato di scongiurare i sortilegî e preservare dai funesti effetti del fascino e del malocchio.

(1) ORELLI-HENZEN, 5923, 5924.

(2) ORETLI, 1414.

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