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Ed in mille e più luoghi ciò si potrebbe provare; del che non contento il Petrarca, le accrebbe il superlativo nelle epistole famigliari, scrivendo per l' immatura morte di un suo parente a Giovanni Anchiseo, dopo di essersi con esso lui doluto molto ed avergli esagerato la sua morte: Tibi vero, Civitas pulcherrima, quæ depositum meum servas, tandem ad me conversus gratiam habeo.

Il Vescovo di Ripatransone nella lode che le diede in una sua canzone di 23 stanze, la chiama gemma; due sole stanze qui si notano per non esser lungo:

Gemma della Ligustica pendice,

In fra due porti siede

Ove il pazzo Nettun lega e raffrena;
E del monte vicin l'erta radice

Lieta infiorar si vede

In mezzo al verno la sua falda amena.

Deh, qual Circe v' ha sede?

Due maghe: Arte e Natura. E quivi appare
Vag' orto l' alpe, e queto stagno il mare.

Veggia per custodir poma celesti

Cherubino infocato,

Che rota in cerchio la fulminea spada;

Ma custode maggior, Savona, avesti.

Schiere di Marte irato,

Lungi ite pur dalla fedel contrada;
Non sol qui pugna armato
Angelo difensor, ma la Divina

Delle eteree falangi alma Reina.

Vi fu uno scrittore di nome ignoto, abbenchè eruditissimo nella poesia latina, che la esaltò con alcune sue grandezze mandate in iscritto al Chiabrera, che non saranno se non di sommo piacere a conservarle.

Egregio procerum foetu ter maxima, salve,

Savona, fulgor Ligurum.

Terrarum te angusta premunt, angusta ad utrumque:
Sed polum fama extenderis.

Tu invicti Heroas genuisti fulmina Martis.

Claris onustos spoliis.

Tu patres ostro fulgentes, inclita per quos
Effulsit Roma clárior.

Pontifices tu Sanctos, quos penes alta potestas
Claudere cœlum ac pandere.

Sidera quid narrem egressum extra nota Columbum
Orbis repertorem novi?

Qui laudum cumulus deerat tot honoribus amplis
Vatem præter eximium,

Altisono ferret tua qui præconia cantu

Seu lyra vellet, seu tuba?

Exulta Superis cara es; demissus Olympo
Ecce divinus Gabriel.

Gabriel Aoniis decorandus frondibus, almi
Ut Phoebi jubar, fulgidum.

Rupibus hic Pindi Musas, et Tibridis undas
Litus deduxit ad tuum.

Fons unde erupit, quo non jucundius alter,
Labra rigat Pieridum.

Pindaricum carmen nulli ante imitabile solus
Fœlici æquavit carmine.

Ambiguam, dum bella canit mavortia, linquit
Supremis palmam Vatibus.

O igitur procerum foetu ter maxima, salve,
Savona fulgor Ligurum.

E con più efficaci ed irrefragabili argomenti ora, vagliami il vero, puossi credere fortissima, di quello che anticamente, 275 (1) anni in circa, era tenuta forte da Giovan Visconte Arcivescovo e Signor di Milano, quando lasciò scritto: et Savonensis arx.

Altri titoli le son conferiti da scrittori, come d'inclita, di gentile, di signorile, di fortunata, che si tralasciano: solo apprezzeremo l'onor singolare di fedelissima e di preclara, col quale la Serenissima Repubblica le coronò la fronte. E si chiamerà felicissima, per l' Apparizione della Santissima Vergine; onde non ha gloria alcuna che con questa paragonare si possa.

(1) Un c. ag. 273, ed un altro 223.

Vadi Sabatii

De' Vadi Sabatii.

Tennero alcuni che Sabazia, o i Vadi Sabatii, edificati fossero ne' Vadi non lunge dall' acque Sabazie, vedendosi ivi essere sparsi infiniti vestigi di fabbriche e reliquie di muri di fortezze, anco presso la chiesa di S. Genesio, com'è Pietra di mar- pubblico grido; e quivi, parecchi anni sono, ritrovossi una mo con lettere pietra di marmo in nove righe di antiche lettere romane, scolpite trova che, per essersi consumate, non tanto dal tempo quanto dal ta ne' Vadi Sa- continuo passeggiarvi sopra, posta nel suolo, non vi essendo chi sentisse diletto di cotali studi, non si poterono intendere: e tuttavia vi si ritrovano monete antiche e medaglie d'Imperatori (1).

batli

Acque Sabatie Queste acque Sabazie erano paludi, onde si appellarono che cosa fossero Vadi, che perciò si vede in un commento sopra Pomponio Mela, stampato in foglio nel 1522 e nel 1557, ch'è presso di noi, che Silio Italico poeta chiama i Vadi Sabazi, stagni: dal qual luogo si nominarono i popoli Sabazi celeberrimi a Strabone; soggiungendo l'autore del commento, aver cognizione ancora che Sabazia è una parte di Toscana, detta da Sabazio padre di Sabo, che diede il nome ai Sabini. Ed acciocchè si conosca quel che ne sentono i forestieri mossi dal nome de' popoli Sabazi sopradetti, si trascrivono le medesime parole del commento, tuttochè da altri tenute contrarie, imperciocchè pare, che il detto Poeta intendesse Salatia Stagna per il lago Sabato, presso il Lago Cimino in Toscana pure.

Et Vada Sabatia nuncupata, quæ paludes sunt. Sil., Lib. 8.
Quique tuos Flavina focos, Sabatia quique
Stagna tenent.

Hæc sunt Sabatia Vada, apud quæ Pertinax Imperator mer-
caturas exercuit, avaritiæ et lucri cupiditate ad privavatorum
hominum studia raptus, ut ait Capitolinus. Mela igitur recte
inter oppida numerat: Sabatii inde dicti Ligurum celeberrimi
Straboni. Non ignoro Etruriæ partem, Sabatiam Catoni dic-
tam a Sabatio scilicet, ejus Sabi patre, qui Sabinis nomen
imposuisse creditur, ut Lib. 7 scribit Silius.

Nè dal costui discorso del tutto si discosta Claudio Dasquero Santomario nell' esposizione degli stessi versi:

(1) Vedi nell' anno 1671.

Sabalia quique stagna tenent, impressa in Parigi nell'anno 1615. Festus uncios (?) recte scribit a Sabate. Plinius lib. 4. c. 5. prope Albingaunum Oppidum locat Vadum Sabatium. Meminit et Capitolinus. Strabo quoque lib. 5 lacubus annumerat.

Gli scrittori che pongono Sabatia o i Vadi Sabazì nei Vadi sono, Marco Guazzo, Fr. Giacomo Filippo, il Giovio, Domenico Negro e Cristoforo Cieco da Forli nel Sommario delle città di Liguria, quale attesta, che Sabazia ne' tempi antichi era gran Città, il che anco lasciò scritto Fr. Giacomo de Acquis ed il Libro della Catena, al cui proposito si adducono le parole di esso Fr. Giacomo Filippo: Nam Mago Pœnus, quum necdum Genua, ab iisdem Africanis eversa, instaurata fuisset, hanc etiam delere curavit, quæ tunc in Sabatiis Vadis collocata erat. Laonde essendo i Vadi distrutti, non ancor ristaurata Genova, chi non vede che Savona era già fabbricata? Perchè la restaurazione di Genova avvenne tre anni dopo che Magone entrasse in Savona, nominata da Livio per Città.

Or essendo ed i Vadi e Savona città fabbricate così da vicino, circa tre miglia (mentre che i Vadi, che sono distanti dalla punta del promontorio di S. Stefano un miglio, non restano lontani da Savona più di tre miglia incirca ; conciossiachè tutto il golfo da Savona, fino alla punta di esso promontorio, dove si è innalzata la nuova fortezza, non misura salvo quattro miglia) per vicinanza così breve, altri agevolmente crederono, essere (1) la grandezza di Sabazia o de' Vadi Sabazì. Imperrochè racconta il Persi, che i Vadi Sabazî abbracciavano sino a Savona, e tutta la spiaggia tra Vadi e Savona, chiamavansi Vadi Sabazî, e la contrada, Sabazia; e per questo Savona e i Vadi Sabazi vennero indifferentemente presi ed in confuso nominati; sebben la più parte degli autori intendessero di Savona, per essere poi i Vadi stati distrutti, avendo eglino costume di chiamarla o da' suoi fondatori, o dal luogo che le recò augumento, o dal nome proprio o dal derivativo, come avvenne d'altre città, il che potrebbesi provare con seguito d'istorici in qualche numero, che non patiriano repugnanza; ma solo in fra gli altri recherassi l' esempio di Livio, di Strabone e di Pomponio Mela che fiorirono nel medesimo

(1) Probabilmente qui mancauo le parole: una cosa sola.

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Alpi Sabatie

loro confini

Monti Sabati,

perchè

cosi chiamati

secolo, l'uno nominandola Savona, l'altro Sabata e Sabatorum Vada, e l'altro Sabazia, essendo i Vadi già ruinati; e tra' moderni il Ciacconio, ragionando della nascita di Papa Giulio II, che scrive: In Ligures ad Vada Sabatia, quam Savonam vocamus; e Anastasio Germonio nel trattato de Indult. Car., al paragrafo magnis: ad Vada Sabatia, hodie Savonam. Il nominarsi Sabata, nel numero dei più argomenta eziandio la sua grandezza. Giuseppe Rosaccio nel suo Mondo elementare e celeste la pone città antica ne' Liguri, solo con Genova e Pollenza.

Questi Vadi furono anco detti Sabatini da Gian Antonio Campano vescovo, allorchè celebrando le magnificenze di Fr. Pietro Riario cardinale in una sua elegia si fece sentire; dove si comprende che nei Vadi Sabazi v' era, vieppiù di quel di Monaco, un altare illustre, i cui vestigi anco oggidi vi appaiono, sul quale andavano i Liguri popoli offerendo doni, e ne riportavano dalla profetessa le risposte. Questa infuriata, predisse di detto Fr. Pietro gli alti governi che doveva in Italia amministrare come ne' seguenti versi:

Herculis ara fuit Varo conjuncta Monacho,
Una Sabatinis notior ara Vadis.

Hic Deus appendi Ligurum pia dona jubebat,
Et responsa tremens inde ferebat anus.
Hic cecinit quondam Ligurum de gente futurum,
Qui regat Ausonidas, atque regna Virum.

Le Alpi Sabazie sono mentovate da Fr. Leandro Alberti e dal Doglioni nell'Anfiteatro; e vien con esso loro in particolare Guglielmo Paradino che espresse, che da Sabazi si estendessero fino a Monaco.

De' monti Sabazì fa ancor ricordo detto Fr. Giacomo Filippo, ponendoli nella Quarta Gallia dei Liguri, tra il Monte Regale, Torino, Agosta ed Ivrea, detti ora Salassi, che hanno da' Sabazî popoli ricevuto il nome. Il qual nome di monti Sabazi è loro venuto da popoli Sabazi, alloraquando scacciati dalla loro principal sede de' Vadi, rovinati da Annibale, si ritirarono in alti monti per scampar quel flagello; e dalle Tagliè (che sono monti dalle cui pendici scenAcqua che cala dono le acque che calano a Zinola, e dietro ai quali sorge a Zinola di dove Fonfea detta Bonetto delle Malle ch'entra in Bormida, che poi crescendo ha lungo corso in fiumi reali e trascorre sino a Venezia) si dispersero nella regione suddetta.

scende

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