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Estesa di fatti una memoria coerente allo spirito del proclama inglese dei 10 Ottobre, fu spedita dal marchese di Bona questa nuova deputazione di Canalesi al comandante Hôste alle Bocche di Cattaro. Con quella memoria chiedeva apertamente tutto il popolo di Canali,di essere ricevuto sotto la protezione delle potenze alleate; ringraziava gli Inglesi stessi dell' interesse che si prendevano al ristabilimento dell' antica indipendenza di Ragusa; vi si rammentava ancora che la nostra repubblica mai avesse abdicati i suoi diritti, e si chiedeva finalmente di poter ristabilire nella contrada di Canali le antiche leggi di Ragusa, finchè tutto lo stato di questa repubblica avrebbe ripresa la sua antica costituzione.'

Intanto a Ragusavecchia una sorda voce faceva temere che i più giovani della guardia nazionale sarebbero condotti a Ragusa per guarnire quelle fortezze. Ciò produsse un vivo allarme nell' animo di tutti gli abitanti; tutti anche i più vecchi spontaneamente presero le armi, furono raddopiate le vigilanze, il paese prese un aspetto rivoluzionario senza spiegare però l'oggetto di questo tumulto. Continuava di fatti la corrispondenza tra quel paese e la città di Ragusa, e le autorità francesi erano ancora ubbidite e rispettate. Intanto il conte Biagio di Caboga, istruito dagli Inglesi dei progressi delle armi alleate, parlava con troppa libertà contro i Francesi. Il governo ebbe qualche sospetto della sua corrispondenza con gli Inglesi, credette che le notizie politiche che egli spargeva influissero sugli abitanti di Ragusavecchia, e spedì colà i giandarmi per strascinarlo a Ragusa.

Tutti gli abitanti di quel villaggio si armarono in sua difesa; i giandarmi furono rispettati, ma conobbero di doversi ritirare a Ragusa. Il conte di Caboga, cui riuscì di salvarsi nascondendosi, si portò alle Bocche di Cattaro per rifuggiarsi soltanto sui bastimenti inglesi. La fortuna però ha guidati, i suoi passi. Egli arrivò a bordo della fregata, comandata dal capitano Hôste, pochi momenti dopo della duputazione canalese. Lo stesso capitano Hôste lo informò di quello che chiedevano i Canalesi, e gli fece vedere la memoria scrittagli dal marchese di Bona. Seppe approffittare il conte di Caboga di così favorevole ed improveduto incontro; assicurò egli il comandante Hôste, ch' eguali erano i voti degli abitanti di Ragusavecchia, e ch'essi pure desideravano di essere coperti dalle armi britanniche,

L' Hôste rivocò allora l'ordine che aveva già dato al capitano Lowen di portarsi a Canali, e per condiscendere alle premure del conte di Caboga, ed essendo già sicuro di tutta la popolazione di Canali, che domina la posizione di Ragusavecchia, fece ritornare colà il conte di Caboga, scortato da legni armati sotto il comando del tenente di Macdonald.

Il dì 28 Ottobre fu a Ragusavecchia inalberata la bandiera Britannica. Il comandante inglese aboli si a Ragusavecchia, che a Canali il francese governo, e fece rimettere in vigore le antiche leggi della repubblica di Ragusa; ma invece di ristabilirne anche il governo, ottenne il conte di Caboga, dopo pochissimi giorni, di essere nominato egli solo governatore provvisorio di Ragusavecchia e Canali. Questa nomina maneggiata così sordamente dal Caboga, sorprese tutti i patrizî che a Ragusavecchia si trovavano, nonchè i buoni patrioti di Ragusavecchia e Canali.

Intanto anche la città di Stagno e la penisola di Sabbioncello furono espugnate dagli Inglesi uniti ad alcuni Croati, che avevano abbandonato le bandiere francesi. In quest' impresa pure vi ebbe parte uno dei nostri patrizii, il signor Pietro marchese di Bona. A Stagno però furono inalberate le bandiere austriaca ed inglese; fu nominato governatore di Stagno e Sabbioncello il signor Conte Antonio Marino di Caboga, e gli fu dato l'ordine dagli Inglesi di difendere quella piazza contro qualunque forza armata, in fuori delle truppe austriache, quando sarebbero arrivate.

Gli abitanti della nostra provincia di Primorje vollero anche essi scuotere il giogo francese, ed il marchese Luca di Bona fu ivi nominato governatore dal capitano Hôste, ed ivi pure furono ristabilite le antiche leggi di Ragusa.

Era giunto il momento in cui la sola insorgenza dei popoli aveva costretto le forze francesi a riconcentrarsi nei contorni della città e forti di Ragusa. Eppure non vedevano ancora sventolare le bandiere della loro antica libertà repubblicana, nè installarsi il governo in forma di repubblicana costituzione.

Nei primi momenti che le forze inglesi hanno posto piede a Ragusavecchia, propose il marchese di Bona al conte di Caboga, ed al di lui padre, vecchio e rispettabile senatore, di dare immediatamente relazione al signor Michele Bosciovich raguseo a Costantinopoli, per parte di quelli patrizî che a Ragusa

vecchia si trovavano, sì della liberazione dal giogo francese, che del voto dei popoli per il ristabilimento della repubblica.

Si poteva sperare che quel ministro prussiano, ma raguseo di origine e zelantissimo patriota, avrebbe risvegliato nella Porta Ottomana l'interesse e l'antica protezione che sempre conservava per l'indipendenza di Ragusa. I conti di Caboga non erano di parere che si tentasse questo passo, adducendovi per ragione che potrebbe offendersene il comandante inglese.

Allora alcuni patrizi che si trovavano a Ragusavecchia instarono direttamente appresso il comandante inglese Lowen, che già a Ragusavecchia era arrivato, perchè fossero ristabiliti il governo e la bandiera della nostra repubblica. Io su di ciò non ho alcuna istruzione, egli rispose, indirizzatevi all' Ammiraglio che comanda le forze britanniche nell' Adriatico.

Lo stesso signor Lowen suggeri di appoggiare questa missione al signor Francesco marchese di Bona, ed i patrizî ch' erano a Ragusavecchia, l' approvarono unanimemente. Il conte di Caboga non potè contrariarlo apertamente; ma dissuadeva in privato il signor de Bona di assumere un tale in carico. Volendo quindi quelli patrizî prendere delle opportune determinazioni e conferire fra di loro sulla proposta missione, domandarono di riunirsi a tale oggetto in casa del conte di Caboga, ch' era il governatore del paese. Egli vi si rifiutò, dicendo, che come rappresentante il governo britannico, non gli conveniva di far credere ch' egli non fosse contento di quel governo. Nulla ostante il signor Bona non esitò di partire verso Trieste, ove l'ammiraglio inglese si trovava, munito di sole lettere del comandante Lowen.

In questo mentre si proponeva pure dal tenente Macdonald di armare i popoli in insurrezione, e condurli all' assedio della città di Ragusa. Il conte di Caboga ne rilevava costantemente le difficoltà che si potrebbero incontrare. Il conte Giovanni di Natali, colonello della repubblica di Ragusa ed il marchese Francesco di Bona, non cessavano di suggerire ed immaginare dei mezzi, sì politici ch' economici, con cui poter indurre i popoli a prendere le armi, e poter sostenere l'insurrezione.

Il Caboga non credette a ciò di aderire, trovando tutte queste proposizioni da farsi appresso gli Inglesi come superflue.

Pochi giorni dopo giunse a Ragusavecchia il capitano Hôste, ed avendo riconosciuto lo spirito da cui era animata

tutta la nazione ragusea, ed il suo attacamento all'antico governo, diede ordine che il giorno 15 di Novembre con le maggiori solennità fosse spiegata la bandiera ragusea, e la fregatala Baccante, da lui comandata, la salutò con salva reale.

Sollecitò egli pure nell' istesso tempo il conte di Caboga ad armare le popolazioni, e condurle all' assedio della città, e fortezze di Ragusa. Non potè più certamente rifiutarsi il Caboga di proporre l'insurrezione al popolo di Ragusavecchia e Canali. Il tenente Macdonald, ambizioso di acquistarsi della gloria in questa spedizione, ve lo istigava senza riposo. L'ordine fu emanato, che i Canalesi con armi e provvisioni si portassero all' assedio di Ragusa. Non si era presa antecedentemente alcuna previdenza necessaria a simili intraprese. Ciò fece conoscere abbastanza che il Caboga non desiderava l' insurrezione, ma che avesse dato quell' ordine per non essere più stimolato dagli Inglesi, persuaso che il popolo di Canali, il quale mai si era esposto al pericolo della guerra, non avrebbe certamente ubbidito.

I Canalesi però avvamparono sull'istante di fuoco marziale; accorsero sotto le bandiere nazionali, e domandarono di marciare all' espugnazione delle patrie mura.

Conobbe allora il conte di Caboga che non poteva bastare egli solo alla direzione di così difficile intrapresa, e si decise di vincere lo spirito di egoismo, che lo teneva in continua gelosia verso di ognuno che spiegava dello zelo e del talento. Allora soltanto principiò egli a conferire col conte Giovanni di Natali. Bastò proporlo al Natali: sull' istante egli s'incaricò di andare a comovere ed animare, a persuadere le popolazioni di Breno e di Bargatto nelle vicinanze dell' istessa città di Ragusa, che con le armi alla mano essi pure si riuniscano agli insorgenti che dal conte di Caboga verrebbero condotti. Riuscì felicemente in quest' intrapresa l' intrepido Natali.

Il giorno 23 di Novembre tutte le popolazioni di Canali, Ragusavecchia, Breno e Bargato, condotte dal conte di Caboga. dal colonnello di Natali, e da altri giovani patrizî di Ragusa, comparvero improvvisamente sulle alture della montagna che dominano la città di Ragusa; osarono attaccare il forte Imperiale che le soviasta, e giunsero fino alle sue porte; ma che potevano ottenere armati di soli fucili? Bersagliati però da tutte le batterie della città, di Croma e del forte Imperiale, pianta

rono adonta di ciò le bandiere della repubblica sul forte Delgorgue, che i Francesi avevano abbandonato, ed occuparono il villaggio di Bossanca. Tutto il giorno di domani (24 Nov.) rimasero in queste posizioni, esposti intrepidamente al fuoco del

nemico.

Il di 25 la mattina il generale francese Montrichard, che comandava a Ragusa, spedì un corpo di volontarii condotto dal colonnello della guardia nazionale conte Michele di Giorgi, per far rientrare in città tutti i patrizi, e le loro famiglie che villeggiavano a Gravosa e a Lapad. Conobbe oramai, e temette l'influenza che conservavano sul popolo gli antichi governanti.

Quale spettacolo è stato quello di vedere i vecchi senatori e le matrone fra le bajonette dei rivoluzionarî? E quale indignazione nel vedere un patrizio istesso far circondare da simili sgherri gli altri patrizî, e la sua istessa famiglia!

Il cuore degli insorgenti si senti vivamente commosso da un insulto così fiero. Si distaccò un corpo di essi, e discese nella valle di Ombla, entrò quindi a Gravosa, e condotto dal Signor Pietro marchese di Bona s' innoltrò nei borghi di Ragusa, forzò quelli abitanti di unirsi con loro, e con fiera intrepidezza, e con insano coraggio, all'ombra del paviglione nazionale osò attaccare le mura, e le porte istesse della città e forti di Ragusa.

Da quel giorno in poi la guarnigione francese si tenne rinchiusa nel recinto delle mura, e le fortezze e la città rimasero da ogni parte bloccate, avendo stabilito il nostro quartier generale dell' insorgenza nel borgo di Gravosa.

Fu quindi spedito in Primorje il marchese Pietro di Bona alla testa di alcuni Canalesi. Scorse egli in pochi giorni tutta quella comunità, portando spiegata la bandiera della repubblica per farla inalberare in ogni luogo ed armare quelle popolazioni, affinchè accorrano esse pure alla difesa dell' insegna della loro libertà. Ovunque è stato accolto con acclamazioni di giubilo e con lagrime di tenerezza.

Non potè egli però proseguire a Stagno e nella penisola di Sabbioncello, poichè qualche giorno avanti il generale Austriaco Tommasich, col titolo di governatore provvisorio della Dalmazia, stato di Ragusa e Bocche di Cattaro, aveva spedito da Knin, l'ordine ai Sindaci delle provincie di Stagno e Primorie di fare prestare nelle loro mani il giuramento di fedeltà ed obbedienza

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