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DOCUMENTI DI CORREDO AL CAPITOLO X.

LXV.

Pag. 623, nota 4.

Relazione francese della battaglia di Magenta inserita nel Monitore officiale di Parigi.

Quartier generale di San Martino, 5 giugno 1859.

L'armata francese radunata intorno ad Alessandria aveva dinanzi a sè molti ostacoli da superare. Se marciava su Piacenza, do-veva fare l'assedio di quella piazza ed aprirsi a viva forza il passaggio del Po, il quale in quella località ha una larghezza non minore di metri 900, e questa operazione così difficile doveva essere eseguita in presenza di un' armata nemica di oltre 200 mila uomini.

Se l'Imperatore passava il fiume a Valenza, trovava il nemico concentrato sulla riva sinistra a Mortara, e non poteva attaccarlo in questa posizione, se non per colonne separate, e manovrando in mezzo ad un paese tagliato da canali e da risaie. Da entrambi questi lati adunque eravi un ostacolo pressochè insormontabile: l'Imperatore si appigliò alla risoluzione di evitarlo, e trasse in inganno gli Austriaci agglomerando il suo esercito sulla destra, e lasciandogli occupare Casteggio ed anche Robbio sulla Trebbia.

Il 34 maggio l'armata ebbe ordine di marciare per la sinistra, e passò il Po a Casale, dove il ponte era rimasto in nostro potere. L'armata prese subito la strada di Vercelli, dove fu operato il passaggio della Sesia con lo scopo di proteggere e di cuoprire la

nostra rapida marcia su Novara. Gli sforzi dell' armata furono diretti verso la destra su Robbio, e due combattimenti gloriosi per le truppe piemontesi, dati da quella parte, sortirono ancora l'effetto di far credere al nemico che noi marciavamo su Mortara. Ma durante questo tempo l'armata francese erasi recata verso Novara, e vi aveva preso posizione sullo stesso spazio dove il re Carlo Alberto aveva combattuto dieci anni prima. Là essa poteva far fronte al nemico, qualora si fosse presentato.

In tal guisa questa marcia ardita era stata protetta da 100,000 uomini accampati sul nostro fianco destro ad Olengo, di là da Novara. In queste circostanze dunque l' Imperatore doveva affidare alla riserva l'esecuzione del movimento che si faceva al di dietro della linea di battaglia.

112 giugno una divisione della Guardia imperiale fu diretta verso Turbigo sul Ticino, e non incontrandovi resistenza, vi gettò tre ponti. L' Imperatore avendo raccolto informazioni, le quali concordavano a fargli conoscere, che il nemico si ritirava sulla riva sinistra del fiume, fece passare il Ticino in quel luogo dal corpo d'armata del generale Mac-Mahon, seguito l'indomani da una divisione dell' armata sarda.

Non si tosto le nostre truppe avevano preso posizione sulla riva lombarda, furono attaccate da un corpo austriaco venuto da Milano per la via ferrata. Esse lo respinsero vittoriosamente sotto gli occhi dell' Imperatore.

Nel giorno medesimo 2 giugno, la divisione Espinasse essendosi avanzata sulla strada da Novara a Milano fino a Trecale, di dove minacciava la testa del ponte di Boffalora, il nemico sgombrò precipitosamente i trinceramenti che egli aveva stabiliti su quel punto, e si ripiegò sulla riva sinistra facendo saltare il ponte di pietra che attraversa il fiume in quella località. L'effetto delle sue mine non fu tuttavia completo, e i due archi del ponte che si era proposto di rompere, essendosi soltanto affondati su loro medesimi senza crollare, il passaggio non venne interrotto.

L' Imperatore aveva fissato che il giorno 4 avesse luogo la definitiva presa di possesso della riva sinistra del Ticino. Il corpo d'armata del generale Mac-Mahon, rinforzato dalla divisione dei Volteggiatori della Guardia imperiale, e seguito da tutta l'armata

del Re di Sardegna, doveva portarsi da Turbigo su Boffalora e Magenta, mentre la divisione dei Granatieri della Guardia imperiale doveva impadronirsi della testa di ponte di Boffalora sulla riva sinistra, ed il corpo d'armata del maresciallo Canrobert doveva avanzarsi sulla riva destra per passare il Ticino nello stesso punto.

L'esecuzione di questo piano d'operazioni fu turbata da alcuni di quegl' incidenti, su cui è d'uopo contare quando si fa la guerra. L'armata del Re fu ritardata nel suo passaggio del fiume, ed una sola delle sue divisioni potè seguire lungi abbastanza il corpo del generale Mac-Mahon.

La marcia della divisione Espinasse soffrì pure ritardi, e dall'altro lato, quando il corpo del maresciallo Canrobert uscì da Novara per raggiungere l'Imperatore, che si era recato in persona alla testa del ponte di Boffalora, questo corpo trovò la strada talmente ingombra che non potè giungere se non assai tardi sul Ticino.

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Tale era la condizione delle cose e l'Imperatore aspettava non senza ansietà il segnale dell'arrivo del corpo del generale MacMahon a Boffalora, allorchè verso le due egli udì in quella direzione una continua fucilata ed un cannoneggiamento assai vivi: il Generale giungeva.

Era il momento di sostenerlo marciando su Magenta. L' Imperatore lanciò subito la brigata Wimpffen contro le posizioni formidabili occupate dagli Austriaci in avanti del ponte; la brigata Cler seguì il movimento. Le alture che fiancheggiano il Naviglio (gran canale) ed il villaggio di Boffalora furono prontamente conquistate mediante lo slancio delle nostre truppe; ma esse si trovarono allora in faccia a masse considerabili che non poterono sfondare e che fermarono i loro progressi.

Frattanto il corpo d'armata del maresciallo Canrobert non si mostrava punto, e dall' altro lato la fucilata ed il cannoneggiamento che avevano segnalato l'arrivo del generale Mac-Mahon erano completamente cessati. La colonna del Generale era dessa stata respinta, e la divisione dei Granatieri della Guardia imperiale andava a dover sostenere essa sola tutto lo sforzo dell' inimico?

Questo è il momento di spiegare la manovra che gli Austriaci avevano fatta. Quando nella notte del 2 giugno essi seppero, che

l'armata francese aveva sorpreso il passaggio del Ticino a Turbigo, essi avevano fatto ripassare rapidamente quel fiume a Vigevano da tre dei loro corpi d'armata, che bruciarono i ponti dietro di loro.

La mattina del 4 essi erano dinanzi all' Imperatore in numero di 125 mila uomini, ed è contro queste forze tanto sproporzionate che la divisione dei Granatieri della Guardia, con cui era l'Imperatore, aveva a lottare sola.

In questa critica circostanza il generale Regnault de Saint-Jean d'Angély diede saggio della più grande energia, del pari che tutti i generali che comandavano sotto i suoi ordini.

Il generale di divisione Mellinet ebbe due cavalli uccisi sotto di lui il generale Cler cadde mortalmente colpito; il generale Wimpfen fu ferito alla testa; i comandanti Desmé e Maudhuy dei Granatieri della Guardia furono uccisi i Zuavi perdettero 200 uomini, ed i Granatieri patirono perdite non meno considerevoli.

Finalmente dopo una lunga aspettativa di quattro ore, durante la quale la divisione Mellinet sostenne senza retrocedere gli attacchi del nemico, la brigata Picard col maresciallo Canrobert alla testa giunse sul luogo del combattimento. Poco dopo comparve la divisione Vinoy, del corpo del generale Niel, che l'Imperatore aveva fatto chiamare, e poi infine le divisioni Renault e Trochu del corpo del maresciallo Canrobert.

Nello stesso tempo il cannone del generale Mac-Mahon di bel nuovo si faceva sentire in lontananza. Il corpo del Generale, ritardato nella sua marcia, e meno numeroso di ciò che avrebbe dovuto essere, erasi avanzato in due colonne su Magenta e Boffalora.

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Il nemico avendo voluto portarsi tra quelle due colonne per tagliarle, il generale Mac-Mahon aveva radunato quella di destra su quella di sinistra verso Magenta, e ciò spiega perchè il fuoco fosse cessato, fin dal principio dell'azione, dal lato di Boffalora.

Infatti gli Austriaci vedendosi incalzati sulla loro fronte e sulla loro sinistra, aveano sgomberato il villaggio di Boffalora e portata la maggior parte delle loro forze contro il generale Mac-Mahon in avanti di Magenta. 11 45.0 di linea si slancio con intrepidezza all'attacco della fattoria di Cascina-Nuova che procede il villaggio,

e che era difesa da due reggimenti ungheresi. 1500 soldati nemici vi deposero le armi, e la bandiera fu presa sul cadavere del colonnello. Frattanto la divisione del La Motterouge si trovava incalzata da forze considerabili che minacciavano di separarla dalla divisione Espinasse. Il generale Mac-Mahon aveva disposto in seconda linea i 13 battaglioni dei Volteggiatori della Guardia, sotto il comando del bravo generale Camou che, portandosi in prima linea, sostenne al centro gli sforzi del nemico, e permise alle divisioni dei La Motterouge e d'Espinasse di ripigliare vigorosamente l'offensiva.

In questo momento di attacco generale, il generale Auger, comandante l'artiglieria del 2.o corpo, fece mettere in batteria sull'argine della via ferrata quaranta bocche da fuoco, le quali pigliando di fianco e di traverso gli Austriaci che sfilavano in gran disordine fecero di essi una terribile carnificina.

A Magenta il combattimento fu terribile. Il nemico difese quel villaggio con accanimento. Da una parte e dall' altra si comprendeva che quella era la chiave della posizione. Le nostre truppe se ne impadronirono casa per casa, facendo patire agli Austriaci perdite enormi. Oltre a 10,000 Austriaci furono posti fuori di combattimento ed il generale Mac-Mahon fece loro circa 5,000 prigionieri, fra i quali un reggimento intiero, il 2.o Cacciatori a piedi, comandato dal colonnello Hauser. Ma il corpo stesso del Generale soffri pur molto: 1,500 uomini furono uccisi o feriti. All'attacco del villaggio il generale Espinasse ed il suo ufficiale d'ordinanza, tenente Froidefont, caddero mortalmente colpiti. Allo stesso modo erano caduti alla testa delle loro truppe i colonnelli Drouhot del 65.o di linea, e De Chabrière del 2.o reggimento straniero.

Da un altro lato le divisioni Vinoy e Renault facevano prodigj di valore sotto gli ordini del maresciallo Canrobert e del generale Niel. La divisione Vinoy, partita da Novara fin dal mattino, giunta appena a Trecate, dove doveva bivaccare, non si tosto fu chiamata dall' Imperatore. Essa marciò al passo di corsa fino al ponte di Magenta, cacciando l'inimico dalle posizioni che esso occupava, e facendogli oltre a 1,000 prigionieri; ma, impegnata con forze superiori, ebbe a patire molte perdite: 11 ufficiali furono uccisi, e 50 feriti, 650 sott' ufficiali e soldati furono posti fuori di combattimento. L'83.o di linea segnatamente ebbe a soffrire il comandante

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