Imágenes de páginas
PDF
EPUB

provano l'intenzione che si è avuta in Roma di ristabilire i gesuiti; quella setta odiosa a cui la Francia attribuisce la morte del miglior de' suoi re (1), e perchè i cardinali

[ocr errors]

CO

(1) Calunniosa, temeraria, sagrilega imputazione, poichè nelle opere di Montjoie, Warin, Rabaud, Necker, Tissot, Limon,Schoell, Norvins, Mouniur, Lacretelle Fantin des Odoardec,che parlarono della rivoluzione francese non rinviensi ciò che ardi. mentosamente asserisce il ministro Champagny, nè tampoco ciò ritrovasi in Hardion,Millot,Segur, Bianchini, Mallio, Coppi,Bottaec, che applicaronsi alla storia universale o a quella d'Italia nè di ciò parlarono Azuni, Costa, Arrighi, Masdeu,Schlegel ec. che dedicaronsi ad altre storie nazionali. Se a quella setta odiosa, me esprimesi il precitato ministro, si fosse attribuita la morte del migliore dei re, Federico II. che in politica non la cedeva agli altri monarchi, che fin da Ruppin travedeva l'infernale rivoluzionaria esplosione, nè ignoravane le identiche cagioni (Oeuvres posthumes de Federic.II.), non avrebbe richiesto a Pio VI., nel 1775. che gli conservasse i gesuiti ne' suoi stati, ove credevali necessari per l'istruzione d'un milione e mezzo di cattolici. (Novaes: Vita di Pio VI. Tom. I. pag. 13. ). Caterina II. non gli avrebbe tampoco conservati nella Russia bianca, nè autorizzato avrebbe il vescovo di Malo a farli riunire nel collegio di Polocz ( diecissette ottobre 1782.), sotto la direzione del p. Czerniewez (Jouffret: Memoir etc. Tom. II. pag. 225.), nè avrebbe secondo il Becattini ed il Tavanti inviata lettera a Pio VI. (quattro giugno. 1783. ), nella quale esprimevasi: Di sostenere quegli sventurati dentro i suoi confini a fronte di qualunque altra polenza, riguardandoli inoltre come sudditi fedeli, proficui allo stato, e senza colpa. Si dirà forse che ciò accadde prima della rivoluzione ; ma non abbiam noi rilevato nel Tom. I. §. CXCV. che Pio VII. rimise a Paolo I. autocrate di tutte le Russie nel 1801., a Ferdinando IV. re delle due Sicilie nel 1804., ed eziandio a Ferdinando VII. re di Spagna nel 1815. un breve in cui derogavasi a quello di Clemente XIV.? Se l'odiosa setta avesse contribuito alla morte del migliore dei re, quantunque fosse stata espulsa dalla Francia fin dal 1761., gl' imperatori ed i re non avrebbero fatto istanza al Pontefice per averla nei loro stati. Non abbiam noi fatto del pari conoscere nel Tom.I. §. XC. le sollecitazioni avanzate al nuovo Gerarca nel 1800. onde ristabilire la non invano compianta compagnia di Gesù, protestando i popoli a voce ed in iscritto, che la distruzione

fautori di questi nemici dei re, sono precisamente quelli i quali sembrano godere il più alto credito a Roma.

L'imperatore è di avviso che i suoi vescovi italiani siano dispensati di portarsi a Roma. In conseguenza reclama un diritto proprio della corona; di quella corona di ferro che non fu meno indipendente sulla testa di Carlo magno, che la corona imperiale.

L'imperatore dimanda che Venezia ed i paesi conquistati siano compresi nel concordato d'Italia . È questo ancora un diritto indisputabile. Allorchè la Corsica fu riunita alla Francia, essa fu compresa nel concordato di Francesco I. mercè un atto dell'autorità reale, e non Papale,

L'imperatore dimanda l' accrescimento del numero dei cardinali francesi, e fare che esso numero sia proporzionato alla popolazione dell'impero. Come la Francia non avrebbe ella i medesimi diritti che gli stati romani, e non sarà questa una cosa strana che gli abitanti della contrada ove ha avuto la sua genesi l'impero di Carlo magno fossero esclusi dalla donazione fatta da questo principe alla chiesa, e per mezzo della chiesa a tutto il cristianesimo?

Protettore della confederazione d' Alemagna, l'imperatore deve invigilare su gl' interessi della religione di questa grande regione, E perciò che lui ha donato il potere temporale, ed allorchè l' acciecamento e l' ignoranza di qualche perfido consigliere induce la corte di Roma a sagrificare in Alemagna gl'interessi dei cattoliei in mano dei protestanti, l' imperatore il qual si ricorda che la religione non può perire, e che egli è stato

de gesuiti fu una delle principali cause della rivoluzione di Francia, che non sarebbe accaduta giammai, se la loro società avesse esistito?

l'istromento di cui Dio si è servito per ristabilirla in Francia, non può riguardarsi come avente ancora la medesima vocazione di ammetterla in Alemagna ? Non è in tal guisa rivestito di un sacerdozio che gl'impone il dovere di difendere i cattolici delle rive dell' Oder ? della Vistola, e del Reno contro il veleno dei protestanti e dei luterani, di quelle sette che nate dagli abusi della corte di Roma, veggono qualche giorno che le loro colpe accrescono la loro potenza? L'imperatore esige adunque che il concordato d'Alemagna si tratti sotto i suoi occhi, sia per mezzo vostro sia per mezzo del card. de Bayane, sia per mezzo del nunzio della Genga purchè l' uno o l'altro sia rivestito del necessario potere .

Tali sono i voti dell' imperatore, fondati sull' interesse de' popoli, e su quei della religione. Se il Papa ricusa di condiscendere, se il suo mediatore non è appieno rivestito de' poteri necessari per arrivare all' indicato scopo, l'imperatore per gli affari temporali si appellerà alla supremazia della sua corona, ed agirà come avrebbe agito Carlo magno ai cui diritti egli è succescome ha agito Carlo V. che era lontano dall' avere i medesimi diritti .

[ocr errors]

Per gli affari ecclesiastici egli si appellerà ad un concilio generale del cristianesimo solo organo della chiesa infallibile, ed arbitro sovrano di tutte le contese religiose.

[ocr errors]

Ma l'imperatore non sarà ridotto a questi due estremi. Il Papa si sovverrà dell' affetto che gli porta, e del suo zelo per gl' interessi della religione. Egli si metterà di accordo con l' imperatore per la difesa della religione e del cristianesimo, e mercè le vostre cure il vostro spirito conciliatore, come altresì per le qualità e le virtù del card. de Bayane, tutte le difficoltà saranno superate. Delle utili misure saran prese che amplieranno l' impero della religione cattolica, e daranno al

pon

tificato di Pio VII. uno splendore che lo sublimerà al di sopra di tutti quei che lo hanno preceduto (1).

Ma anche una volta io debbo ripetere a v. e. nel finir questo foglio. È purtroppo necessario che il card. de Bayane non abbia dei poteri limitati, diversamente deve restare in Roma (2)

[ocr errors]

LXVIII. Per quanto forti motivi avesse il s.Padre di dolersi del contenuto del dispaccio, e dichiararsene giustamente oltraggiato nella sua rappresentanza e dignità, e per quanto rilevasse dai sentimenti espressi nella medesima relativamente alla s. Sede, quali idee avesse l'imperatore, e quali conseguenze gli si preparavano, pure considerando che il card. de Bayane era in viaggio, e conservando un raggio di speranza, che la viva voce di un card. richiesto dallo stesso imperatore esclusivamente a tutti gli altri, potesse produrre qualche buon effetto nell'

(1) Dalle esposte richieste §. LXVII. nota 5. potrà ciascuno di leggieri comprendere quale ingrandimento poteasi sperare per la religione dall' adottato sistema di Napoleone, cioè del continentale per abbattere e disperdere gl'inglesi, sistema che produsse nuove miserie in Italia oa meglio dire servi di pretesto a nuove usurpazioni. Ogni giorno la corte di Roma vedeva diminuirsi i mezzi di sostenere le sue pretensioni. Quel lampo di speranza che tentò fra le tenebre più folte far travedere il ministro Champagny non poteva produrre alcun buon'effetto, mentre dettagliatamente la chiesa spogliavasi delle provincie più floride, ed affligevasi vie maggiormente da sempre nuove inaudite minaccie il suo capo visibile, il quale leggendo la riportata lettera non fece che mandare un profondo sospiro lettera che non ammetteva neppure materia a discussione. Ciò non ostan◄ te Pio VII. piuttosto che vedere i suoi porti nelle mani degli infedeli, pensò di conciliare l'affare ia modo, che senza entrare nel sistema federativo, venisse assicurata, come vedremo, la tranquillità de' suoi sudditi.

(2) Corrispondenza autentica della corte di Roma Tom. II. pag. 138. Raccolta di Documenti ec. Lettera del ministro delle rela zioni estere al card. Caprara dei ventuno settembre.

Tom. II.

K

animo suo, e mantenendo fino all' ultimo grado possibifin da le quella sofferenza e longanimità, che aveva principio adottata per non aver nulla da rimproverarsi, fece rispondere alla nota del ministro Champagny.

Avendo posto sotto gli occhi di sua Santità il dispaccio di v. e. dei ventidue dello scorso settembre unitamente alla nota del ministro Champagny, con infinito rammarico ha rilevato, che alle placide e concilianti misure prese, ed annunciate per porre un termine a qualunque disgustosa contestazione, siasi risposto con un tuono misto sempre di minaccie e di spiacevoli espressioni, che troppo si allontanano dai riguardi dovuti al capo della chiesa, e che mentre umiliano ed avviliscono la dignità, mal corrispondono a quei sentimenti di divozione, che si leggono nella stessa nota.

[ocr errors]

a

Oltre ciò il s. Padre ha veduto con egual dolore, che nella medesima sono scorse varie proposizioni, che non potendosi ammettere esigerebbero una replica ragionata ed estesa. Trovandosi però di avere già dati i pieni poteri a y. e., e al card. de Bayane cui ha comunicate le opportune istruzioni tendenti a rimuovere per quanto è possibile ogni ostacolo che possa frapporsi alla bramata conciliazione, si astiene dall' entrare a ribattere le suddette inammissibili proposizioni, le quali non dubita, che come tali siensi già presentate anche al purgato intendimento di vostra eminenza.

Due proposizioni per altro non può sua Santità passare sotto silenzio, sentendole ripetute sì spesso. La prima, che la sovranità spirituale del sommo Pontefice possa esercitarsi con utilità, e con gloria per la religione, qualunque ne sia la sede, e senza unione con una potestà temporale. Il s. Padre si contenta di rispondere a questa proposizione col sentimento di uno dei più illuminati vescovi della Francia, cioè del celebre

Bossuet.

« AnteriorContinuar »