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Così quel luminare nel suo discorso sulla unità della chiesa. Dio ha voluto que cette église, la mere commune de toutes les royaume dans la suite ne fut dependante d'aucun royoume dans le temporel, et que le Siégé ou tous les fideles devoient garger l'unité, à la fin fut mis au dessus des partialités que les divers intérêts, et les jalousies d'etat pourroient causer . L'église (cosi egli prosiegue) independant dans son chef de toutes les puissances temporelles, se voit et état d'exercer plus librement le bien commun et sous la commune protection des roi chretiens, cette puissance céleste de régir les ames; et que tenant en muin la balance droi te au milieu de tant d'empires souvent ennemis,‘elle_entretient l'unité dans tout le corpt tantot par d'inflexibles décrets, et tantot par des sages temperamens.

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L'altra proposizione si è quella, che il concilio generale sia l'organo della chiesa infallibile, e l' arbitro sovrano di tutte le contestazioni religiose. Parlando a v. e., che conosce profondamente i principj inalterabili della cattolica unità, eď i diritti conferiti da Dio al capo della medesima, non fa d'uopo d' osservazioni per conoscere quanto questa osservazione nel suo senso si opponga ai principj medesimi. Il s. Padre per altro, pieno com'è di fiducia e di quello spirito di religione, che s. m, professa e dichiara di proteggere, e con cui porrà il colmo alla sua gloria, non dubita che qualunque discussione di questo genere sarà estranea alla trattativa, di cui spera il più felice successo, attese le disposizioni leali e conciliative, con cui per parte sua s'intraprende, e che vuol credere eguali anche in sua maestà.

Quanto al concordato germanico sua Santità mi aveva già fatto annunziare a v. e., che di buon grado condiscendeva, che si trattasse e si concludesse in Parigi. Solo si attendevano i riscontri circa l' intervento del prelato della Genga. Rilevandosi dalla nota l'ade

sione a questo intervento, il s. Padre ha dato già i suoi ordini la estensione del breve facoltativo, che acper

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cludo per l'e. v., pel card. de Bayane, e per monsignor della Genga, a cui si scrive che senza dilazione che la si porti a Parigi. Debbo prevenirla soltanto Santità sua trattandosi di affari religiosi, alcuni dei quali possono non essere a sua piena notizia, vuole che ultimata la conciliazione del detto concordato germanico, prima di stipolarla siale trasmessa per quiete della sua coscienza, tantoppiù che deve trattarsi con alcuni principi protestanti . Debbo anche assicurarla, che il s. Padre è nella persuasione, che questo concordato si concluderà con maggior speditezza, e con maggior vantaggio della religione a Parigi sotto gli auspicj di s. che in Germania, ove ha ondeggiato finora,, (1)

m.

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LXIX. Giunto però il card.de Bayane a Torino fu obbligato fermarsi e retrocedere a Milano, ove gli fu significato dal vice-re, che aveva ordine di domandargli sotto la parola di cardinale, se i póteri ricevuti da sua Santità erano pieni e senza alcuna condizione, in modo che egli potesse sottoscrivere il trattato a tenore della seconda nota del ministro Champagny senza di che gli si vietava il proseguire il viaggio, ed andavasi al possesso delle provincie nominate nella anzidetta nota (2). Il suddetto cardinale inviato ricevè anche in Milano una lettera del ministro Champagny, che annunziavagli la cosa stessa rimettendosi la copia della sua nota al card. legato .

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(1) Lettera del card. Casoni al card. Caprara dei sette ottobre Documenti relativi, Tom. II. pag. 145. Spitflers geschichte der christil kirche se periode §. 89. pag. 563. Memoir pour servir a l'hist. ecclés. du xvII. siécle, année 1807. pag. 213. Correspondance de Napoleon etc. Tom. VI. pag. 81. (2) Tom. II. §. LXIV. nota 3.

1

Sua maestà avendo saputo che la s. Sede aveva scelta v. e. per trattare una composizione fra le due corti, ha dovuto attribuire a un sincero disiderio di conc liazione , una scelta così degna della confidenza dell' una e l'altra potenza.

Siccome s. m. desidera sinceramente di veder terminati tutti gli affari che sono in litigio, e particolarmente gli affari temporali, le rincrescerebbe che v. e. non avesse appieno ricevuto dal suo governo delle istruzioni, e degli ampli poteri per conchiudere un accomodo in tut ti i suoi punti. E questa deficienza di autorizzazione renderebbe la commissione di v. e. priva di oggetto, e l'imperatore vedrebbe con pena, che una persona ragguardevole per la sua saviezza e pei suoi lumi, e rivestita del carattere di ministro di pace, fosse esposta dalla sua corte a venir quì a mostrare l'insufficienza dei suoi poteri, e la poca voglia del suo sovrano di una completa conciliazione.

Sua m. mi aveva incaricato di far conoscere al card. legato gli oggetti che erano necessari per effettuare la sud

e

detta trattativa. La lettera che ho ad esso trasmesso di cui ho l'onore d'indirizzar copia a v. e. la metterà alla portata di giudicare se i pieni poteri, che le sono stati concessi dalla s. Sede abbracciano almeno tutti gli affari temporali, che l'intenzione di s. m. è di terminare senza dilazione.

Se v. e. non si crede sufficientemente autorizzata ? sarà inutile allora che s'impegni più oltre nelle fatiche di un viaggio e di una trattativa senza scopo. Ma s. m. dopo avere inutilmente esaurite le vedute di conciliazione, riguardando come un rifiuto della s. Sede il partito che v. e. prenderà di sospendere il suo viaggio, ricorrerà ai soli mezzi propri ad assicurare la tranquillità de' suoi stati, e le comunicazioni dell' alta e della bassa Italia. Il territorio di Urbino, di Ancona, e di Macerata sarà oc

cupato fin da quel momento; il generale Lemarois si metterà in cammino per la bassa Italia con ordine di effettuarne l'occupazione.

Sua m. ha fatto di tutto per prevenire questa misura chiamando la s. Sede ad un accomodo, che fa parte de' suoi primari interessi. Ciò ha luogo nella medesima veduta, che ella sarebbe disposta a posporre ad altro tempo tutto ciò,che non appartiene a discussione di affari temporali; ma più s. m. vuole manifestare della condescendenza su di quest' ultimo punto, più ella si attiene irrevocabilmente ad altre sue disposizioni. Sua maestà ha personalmente per v. e. molto affetto e stima, ma ella non potrà ricevere che un plenipotenziario che possa trattare e concludere, ed io sono premurosamente incaricato ad invitare v. e. a non continuare più un lungo e penoso viaggio, se ella non ha ricevuto de' poteri sufficienti,, (1).

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LXX. Il card. de Bayane dichiarò al principe Eugenio, che egli non aveva poteri di quella natura, che richiedevansi e spedì un espresso al s. Padre informandolo di tutto ciò,e domandandogli inoltre i suoi ordini. Nello stesso giorno ricevè eziandio Pio VII. per espresso una lettera del card. legato, il quale riferiva ciò che l' imperatore avevagli detto.

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In una lunga udienza, che s. m. diedemi jeri in Fontainebleau ( da dove feci la sera ritorno) in presenza di molti signori della corte, che rimasero nel salone

(1) Lettera del ministro delle relazioni estere al card. de Bayane dei trenta settembre. Raccolta di Documenti ec. Tom. II. pag. 148. Correspondance de Napoleon etc. Tom. VI, pag. 170. Lettera del vice-re d'Italia riportata nella nota di Genova dei dieci novembre. Schoell: Histoire agrégée etc. Tom. VI. pag. 372.

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quasi mezzora, disse l'imperatore eh bene il Papa ricusa di dare i pieni poteri per la trattativa da farsi? Dopo essersi aspresso sull' oggetto nei sensi i più amari continuò a

dire: Aveva chiesto al Papa che accordasse i pieni popoteri, sia degli affari di Germania, sia dell' impero francese, e d' Italia, sia finalmente degli altri politici oggetti, che potevano riguardare Roma. Nella risposta acconsenti in generale, solo mancando nelle forme, cioè non inviando la formale plenipotenza in iscritto da potersi contracambiare, conforme costumasi. Fu insistito per ottenerla, ottenerla, e pochi lo crederanno ' ora ci si ricusa. Ciò vuol dire, proseguì, che nell' acconsentimento dato in iscritto di autorizzazione a trattare " vi era qualche sotterfugio romano,di che ci convince ora la ricusa dei pieni poteri. Si rivolse subito s. m. a parlare con altri, ed io rimasi per qualche tempo col ministro Champagny. Ritornato in seguito a me prese a dimandarmi, eh bene, cosa dite? Con una voce proporzionata alla circostanza gli risposi, mi rimane una lusinga, benchè pur troppo rimota, che la saviezza di v.m. saprà trovare un disimpegno su di un oggetto, quale sono sicuro che interessa il suo cuore

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Poscia aver passeggiato da se e tenutosi in silenzio qualche tempo dopo, disse, sentite :,, Se Roma assolutamente si ricusa alla plenipotenza per gli affari di Germania, io tacerò, lasciando che si renda responsabile a tutta la terra delle conseguenze di questo fatto, e di non aver saputo calcolare, di quale autorità potrei es◄ sergli , per ottenere un concordato meno disastroso per la religione romana. Sulla plenipotenza per gli affari ecclesiastici, sia dell' impero francese, sia del regno d'Italia se continuasi a ricusare, neppur io me ne occuperò.

Quanto al politico poi,nel momento stesso, come riguardo nella persona del Papa la qualità di puro sovrano tem

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