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LXXXI. Alla nota poi dell'ambasciatorė Alquier,riferi— ta di sopra,fece Pio VII. parimenti rispondere (1) · Dalla spedita negativa concepi sua Santità il fondato timore di sofferire la esecuzione delle minaccie fattegli nel caso della precitata negativa, e di veder forse occupata la stessa capitale, e violata la sua residenza, perdendo anche la libertà di poter far conoscere al pubblico i suoi sentimenti, e la serie delle cose accadute.

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.LXXXII. Per non trascurare gli affari dell'interno, non avendoli potuti noi inserire fra l'epistolare carteggio, riporteremo che Pio VII. nel principio dell' anno accordò la sovrana sua special protezione alla nuova cartiera fabbricata in Jesi nel suolo del conte Emilio Ripani, dove esistono vari altri opifici spettanti alla sua famiglia Fu in detto luogo innalzata l'iscrizione del num. XXIX. E volle inoltre come mecenate e protettore delle divine arti sorelle, accordare al principe dell'accademia del disegno di s. Luca, che il titolo già godea di conte palatino, una nuova onorifica croce di cavaliere, con la facoltà di portarla vita durante. A tale oggetto il giorno ventitre settembre fu al cav. Andrea Vici architetto spedito il breve, che principia: Illud saepe numero cogilantes etc. (2). Ma siccome però il particolar genio di Pio VII. erasi dato a conoscere per la conservazione dei monumenti dell'antica Roma " venne in quest' anno ultimato il grande sperone che ora fiancheggia l'eccelsa mole di Flavio ; ed ivi nell' area massima, e sotto la direzione dell' avvocato Fea gli scavi s' intrapresero,

(1) Vedi il dispaccio del card. Casoni al ministro Alquier

dei due dicembre.

(2) Napoleone ai venti di dicembre conferi alla figlia del vice-re d'Italia bambina di pochi mesi per nome Carolina il titolo di principessa di Bologna!

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onde esaminare il piano architettonico che diè luogo a varie conghietture, ed a dispute varie di amena letteratura ; e così il Colosseo avanzo della possente grandezza degli antichi romani, che al dire di Marziale superava al suo tempo le più grandi meraviglie del mondo, e dell' eroica fortezza de' fedeli cristiani della nuova Gerusalemme, divenne oggetto d'incessanti ricerche, e di ulteriore sorpresa. Per non interrompere il filo delle arti ricreatrici, annuncieremo che Vincenzo Marchini di Ravenna avendo inciso nella reale accademia di Firenze il ritratto della serva di Dio suor Teresa di Gesù Maria carmelitana scalza, madre dell' angustiato Pontefice ne volle ad esso inviare alcune copie, che pieno di bontà e clemenza le accolse, rimettendo al suddetto incisore Marchini alcune medaglie, portanti il ritratto del supremo Gerarca, ed al rovescio diversi emblemi allusivi ad alcune principali imprese fatte nel Pontificato. Siccome però le arti ebber mai sempre dei lumi dalle scienze non mancò di accordare il beneplacito sovrano all'accademia de' Lincei diretta dal benemerito ab. don Feliciano Scarpellini, in cui trattavasi delle scienze fisico-matemati che (1).

(1) Fu questa già fondata l'anno 1795. nel collegio Umbro Fuscioli dall' insigne professore di fisica ab. Feliciano Scarpellini, per la istruzione delle scienze fisico matematiche sotto la sua didirezione, e col presidio delle più esatte macchine di proprietà del medesimo, andavansi esercitando molti valenti ingegni nelle esperienze delle scienze suddette. Ravvivata l'accademia sotto la protezione del duca di Sermoneta Francesco Caetani e mecenate d'ogni maniera di buone artî, e degli ottimi studi, fiori con rinomanza e decoro. Nel 1801. ai sedici aprile nel palazzo Caetani diedesi principio alle adunanze. Fu allora che proponendosi l'accademia di emulare l'impegno di quella degli antichi Lincei, di cui il fondatore fu l' immortale Federico Cési, se ne riassunse il nome, facendo rivivere l'idea di quella famosa M

Tom. II.

LXXXIII. Ciò poi che riguarda l'economico e l'amministrativo pubblicossi in febbrajo un avvertimento diviso in tredici articoli sulla vietata estrazione dell' olio di oliva dallo stato Pontificio, inerendo al moto proprio dei quattro novembre 1801. sulla impedita esportazione dei generi frumentari. Ne mancò Pio VII. con chirografo del primo luglio di emanare diverse provvidenze per l' amministrazione de' beni comunitativi non alienati, e sulla liquidazione de' debiti delle comunità dello stato. Ciò non ostante però artificiosamente divulgossi, e si ripetè dai fogli esteri, che la salute del s. Padre era sempre vacillante, e che non sostene vasi in piedi che col mezzo di un regime severissimo,amareggiando ciò d'assai gli amatissimi suoi sudditi, Niente di più falso! (1)

LXXXIV. Volle inoltre il comun Padre che il giorno ventinove settembre sacro alla dedicazione di s. Michele Arcangelo tornasse ad esser festa di precetto, in onore del quale la chiesa fa dire ai fedeli nell' officio: Quest' è l'arcangelo Michele capo della milizia celeste degli angeli, il cui onore ridonda in beneficio de popoli, ẹ

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istituzione, che tanto onorò la nostra patria, Allora appunto la risorta accademia incominciò a sentire i benefici influssi mercè la sovrana protezione del Pontefice Pio VII. per cui stese sovra di essa la sua particolar munificenza Protettor magninimo qual' egli fu d'ogni genere di scienza, nulla sfuggendo alle sue cure paterne di tutto ciò che riguardava il vantaggio del pubblico, e le gloria di Roma, degnossi ripristinare l'accademia nel collegio medesimo ov'ebbe un di l'onorata sua culla, ordinando che quel locale fosse condotto in affitto a pro di essa, affinchè resa di pubblico diritto sotto la speciale protezione del governo, avesse una sede più stabile, e più comoda agli scientifici suoi trattenimenti. (Duca di Ceri storia dell' accademia degli antichi Lincei pubblicata ec.)

(1) Corriere milanese num. 16. sotto la data di Milano dei ventisei febbrajo,

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l'orazione conduce al regno de' cieli ; giorno in cui da chiesa santa si venerano ancora tutti i cori degli angeli .

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LXXXV. La francese persecuzione però divenne sem→ pre più manifesta. In tutti i tempi, ed in tutti i secoli è stata assalita e combattuta la chiesa, mai però non ebbe gli urti veementi e le scosse, con cui tentossi di farla crollare. Forza aperta, forza occulta, serio, ridicolo corruzione, seduzione, cabale, intrico, tutto fu sto in opera, nè si lasciò alcun mezzo vuoto na strada intentata (1). L'arco era egualmente teso, contro i beni temporali della chiesa romana, e contro la supremazia del Pontefice, e contro la religione stessa. Ahi,ascondevasi il dardo avvelenato che ferir doveva in segreto l'umile di cuore, e sostenevansi i disegni dei nemici, i quali credevano che quando fosse colpito il Pontefice supremo, il primo pastore della chiesa nella sua rappresentanza temporale e spirituale, tutto il rebbe disperso. Sciagurati! Essi dimenticarono che v'è semgregge sapre presente il principe de' pastori Gesù Cristo, che tutto con un sol motto ristabilisce e conferma.

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(1808.) LXXXVI. Ai nove gennajo si trasmise al card. legato in Parigi l'ultimatum consistente in sei articoli. Contenevano essi specialmente, che in quanto alle correlazioni politiche del governo di Roma coll'Inghilterra, le medesime si accomodassero nei modi dimandati in diverse note ministeriali: persistevasi nel volere, che il terzo del numero dei cardinali, fosse d'individui francesi; e dimandavasi l'espulsione, e l'allontanameto da Roma del console e di altre persone anche constituite in dignità, dipendenti dal re Ferdinando IV. (2). Gli fu

(1) TASSONI . (M. Alessandro): La religione dimostrata e difesa Tom. I. Cap. XXVIII. pag. 216.

(2) La persecuzione colpi coloro che apertamente si oppo

intimato,che se dentro lo spazio di cinque giorni dall'arrivo in Roma del suo dispaccio non avesse il s. Padre dichiarato all' ambasciatore di Francia la totale sua adesione, tutta la legazione francese sarebbe partita, si sarebbero definitivamente e perpetuamente perdute non solo le provincie della Marca, ma eziandio il Perugino incorporandolo alla Toscana, metà della Campagna romana unendola al regno di Napoli; si sarebbe preso possesso del rimanente degli stati Pontificj, e posta una guarnigione francese in Roma, pel quale effetto era stato dato alle truppel'ordine della marcia, apertamente ripetendosi che i tempi di Pio VII. erano ben diversi da quei di Niccolò III. di Alessandro VI. e di Giulio II. per temere delle perniciose innovazioni (1). Esaminate le nuove proposizioni

sero a Giuseppe Napoleone che da'suoi fautori paragonavasi ai Ruggieri ed ai Roberti valorosi guerrieri di Napoli, ma che poi non aveva neppure le qualità di un Alfonso 1. sul di cui trono sedeasi. Noi abbiamo accennato di sopra ciò che accadde all' eminentissimo arcivescovo di Napoli. Più: Il card. Fabrizio Ruffo essendosi portato nel 1806. a Parigi per parlare a Napoleone in favore del suo re giunto a Ginevra contro il diritto delle genti fu messo in arresto, e tutto si dispose per la conquista del regno. Il vescovo di Gallipoli fu arrestato per sospetto d'intelligenza cogl' insorgenti. Í gesuiti che con tanta lode erano stati da Ferdinando IV. restituiti, furono espulsi, e si proibi a tutti gli ordini religiosi di ricevere nuovi proseliti.

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(1) La truppa che si mise in marcia alla volta di Roma furono due colonne che contemporaneamente partirono da Ancona e da Firenze. Alla fine di gennajo unironsi nell' Umbria, sotto gli ordini del generale Miollis proseguirono tranquillamente il loro camino. Quale misura ! Qual duro trattamento, verso un principe pacifico, senz' armi, e che non era in guerra con alcuna potenza ! Le minaccie tendevano a farlo condiscendere per la via del terrore, ed ottenere da lui concessioni umilianti, per indi spogliarlo intieramente e trasferirlo in Avignone. Ecco la indispensabile fatal conseguenza d'una guerra diplomatica, meritamente sostenuta nel corso di più an

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