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noi ogni attacco terreno: spogliamoci affatto di ogni umano riguardo, e solo abbiamo in mente i precisi nostri doveri, annessi alla nostra sublime dignità, che sosteniamo:

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e così

ci

Pieni di santo zelo, infuocati dallo spirito Paraclito, facciamo argine ai nemici della santa cattolica apostolica romana chiesa, e de' suoi ministri. Stà per giungere il felice momento di accrescere alla venerazione de fedeli un numero di martiri di Gesù Cristo uniremo a tanti nostri predecessori, che con intrepido coraggio sparsero il sangue per mantenere illeso il pastorale ministero Con animo invitto disponiamoci all' esilio, ed anche alla morte. Costanti e forti restiamo ne' nostri proponimenti, riflettendo a ciò, che questa mattina chiesa santa ei ricorda Riservandoci in fine di servirci alle occorrenze della nostra amplissima autorità, compartiamo a tutti la nostra apostolica benedizione,, (1)

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C.Il comando della grande nazione(2)osò non ostante porre ad effetto un cumulo di violenti operazioni; cioè deputò un ispettore per la corrispondenza delle lettere contro la pubblica fedé, togliendo al cav. Altieri la direzione suddetta: spedi soldati alla posta de cavalli, ed a quella Pontificia della corrispondenza:incorporò con violenti modi la truppa del Papa a quella francese:imprigionò ed esiliò il colonnello Bracci per essersi serbato fedele al suo principe; e furono poste perfino le guardie a tutte le stamperie per togliere al sovrano di Roma, ed al capo della religione la libertà della stampa, nulla potendosi imprimere senza la permissione del comandante della piazza. Intimossi inoltre ai birri che dovevano dipendere dal comando francese,e fu in tal guisa spogliata l'autorità del Papa della li

(1) Collezione degli atti del concistoro distribuita per or dine alfabetico, e riuniti per serie cronologica qnei di Pio VII. (2) Natio comoeda est. ( Giov.Sat. III. )

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bera amministrazione della giustizia. Nè quì ancora finì Pio VII.vide strapparsi ogni giorno gli attributi della sua sovranità, e vide calpestare in cento guise il suo decoro,e la sua rappresentanza da una truppa che spesse fiate si caratterizzò per amica. A porre un colmo alla misura l'abuso della forza trionfò e stese le mani su de'quattro precitati cardinali §.XCVIII,li distaccò dal seno del Papa,e feceli tradurre a Napoli in mezzo alla forza armata, come delinguenti di stato. Non mancò il card. Doria di ripigliar la parola, e di portarne al ministro francese le più alte e significanti querele (1) dichiarando e protestando a nome di sua Santità, che per quanto orrore ispiravangli quelle procedure ostili, che per quanto umilianti in faccia all'Europa erano le misure inattese ed acerbe, a cui progrediva la truppa francese,non credeva che attentasse alla dignità cardinalizia, ch' era un'emanazione della suprema sua diguità abbandonato il s. Padre unicamente a Dio, starebbe a vedere senza sgomento, e senza recedere dai principj conformi a' suoi sagri doveri, fino a quanto la truppa francese volesse abusare della sua mansuetudine, e della sua pazienza, e se finalmente volesse porre un termine agli insulti, ed ai disprezzi non meritati dal sovrano di Roma, capo visibile della religione cattolica (2).

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(1) Nota del card. Giuseppe Doria al rappresentante le Febure dei due marzo

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(2) Il capo della religione abbenché privato della libertà di pubblicare i suoi atti, e di parlare al suo popolo per via della stampa fece nuovamente sentire la sua voce ed i suoi lamenti in una sua allocuzione nel concistoro segreto dei sedici marzo che principia. Abbiamo veduto finalmente ec. Allocuzione di cui fa per due volte menzione nella bolla di scomunica; allocuzione in cui riepilogavasi dal Pontefice le dure lacrimevoli vicende de' tempi, da noi riportate nella epistolare corrispondenza, e che omettesi per occupare essa molte pagine di minutissimo carattere.

CI. Non mancò il s. Padre di prevenire con biglietto della segreteria di stato il francese rappresentante le Febure (1), apertamente manifestandogli il pubblico suo deciso dissenso per l'accaduta incorporazione della sua trup pa; ed essendosi egli determinato di cambiare la coccarda, essa venne di nuovo riassunta dalla truppa amalgamata,facendo oltraggio alla Pontificia dignità,fino al più alto segno, per cui se ne prevennero i ministri esteri, dichiarando in una nota di non avere alcuna parte nelle operazioni di detta truppa, ancorchè si volesse accreditare la falsa opinio

del consentimento o espresso o tacito della Santità sua (2). Per la distribuzione delle nuove coccarde nacque l'ordine del giorno del primo aprile, in data di milano, ed a nome del principe Eugenio (3). Terminava con dire

(1) Biglietto di segreteria di stato diretto al rappresentante le Febure dei venti marzo. --Corrispondenza autentica

della corte di Roma. Tom. III. pag. 77.

(2) Nota del card. Giuseppe Doria ai ministri esteri dei ventidue marzo Raccolta di documenti ec. Tom. III. pag.

78.

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A. Coppi Annali d'Italia Tom. I. pag. 127.

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(3) Si misero in prigione molti ufficiali delle truppe di linea per aver ricusato di essere incorporati alle truppe francesi, e la maggior parte con tirannico rigore furono condotti a Mantova, ed in altre fortezze dell' Italia. I soldati incorporati continuarono a portare la coccarda Pontificia ciò dispiacque moltissimo a Pio VII., ed ordinò che la sua guardia del corpo, la poca milizia capitolina, e quella delle finanze la va→ riassero in color bianco e giallo, mentre era arancio e rosso. 1 francesi fecero lo stesso, ed allora conobbe il s. Padre di non avere altro mezzo, onde riprovare questo nuovo attentato, che fare contro il medesimo nuove proteste. Quest' allo plicissimo in se stesso fu fatto divenire serissimo, poichè infor mato Napoleone ch'erano state distribuite in Roma, e da questa città in alcune parti d'Italia coccarde di nuovo colore, per formare un segnale di unione contro le sue armate, si dichiararono responsabili di tutte le disgrazie che ne potevano risultare gli autori d'una tale distribuzione, e si ordinò l'arresto di tutti quei che non l'avessero deposta.

sen

che coloro, che dieci giorni dopo la pubblicazione dell' ordine emanato fossero trovati muniti di quel segno d'unione, sarebbero tradotti ad una commissione militare, e passati sotto le armi. In data de' dodici aprile fu tal ordine inserito nella gazetta romana, che stampavasi di piena autorità del comando militare francese. Alla truppa ex Pontificia fecesi deporre la nuova coccarda, e gli fu data quella del regno Italico (1). Videsi inoltre costretto Pio VII. di rimettere ad alcuni cardinali in data dei ventitre marzo il seguente biglietto .,, La Santità di n. s. ha ordinato al card. Doria Pamfilj pro-segretario di stato di significare a v. e. che il suo cuore è trafitto dal più acerbo dolore per l' intimo fatto dal comando militare francese a tanti individui del sacro collegio di dover partire da Roma nel termine di tre giorni (2).

Vedendo chiaramente sua Santità che questa misura figlia della violenza, e della forza tende a distruggere il regime spirituale della chiesa di Dio, distaccando dal supremo suo capo tante membra necessarie alla direzione degli affari ecclesiastici, e perfino il suo vicario, il suo primo ministro, e i respettivi pastori dalle loro diocesi, non può assolutamente permetterne la partenza, anzi vieta a ciascuno in virtù dell' obbedienza giuratagli di allontanarsi da Roma, se non vi è costretto positivamente dalla forza .

Prevedendo sua Santità il caso, che la forza dopo

(1) Vedi stamperia Cracas 1808. num. 37. riere milanese in data di Milano num. 39. documenti ec. Tom. III. pag. 95.

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Il Cor

Raccolta di

(2) I cardinali nativi del regno d'Italia, e dei dominj uniti alla Francia intimati a partire da Roma, furono Giuseppe, ed Antonio Doria, della Somaglia, Roverella, Braschi, Scotti, Litta, Dugnani, Galleffi, e Crivelli.

di avere indegnamente strappata l'e. v. dal Pontificio suo seno, possa lasciarla a qualche distanza da Roma è mente di sua Santità che ella non prosiegua il viaggio, se la forza non l'accompagna fino al luogo destinato perchè invece di credersi spontaneo il distacco di lei dał capo della chiesa, si conosca viceversa che la violenza ne la distacca,

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La virtù conosciuta di tutti gl'individui intimati a partire, conforta l'animo addolorato del s.Padre, e lo assicura, che ciascuno soffrirà con pazienza sul di lui esempio questa persecuzione, e nell' indegno spettacolo che si dà al mondo, l'opinione del sacro collegio sarà accre→ sciuta in luogo di essere diminuita,, (1).

CII. Nel primo aprile diede il le Febure a conoscere la nota di Champagny rimessa al card. legato Caprara, la quale conteneva quanto siegue. 1. L'imperatore non può adottare il principio, che i prelati non sieno soggetti al sovrano sotto il dominio del quale essi sono nati 2. La proposizione da cui l'imperatore non si dipartirà giammai è che tutta l'Italia, Milano, Roma, e Napoli facciano una lega offensiva e difensiva, per allontanare dalla penisola il disordine e la guerra,

Se il s. Padre aderisce a questa proposizione tutto è accomodato; se egli la ricusa, fa vedere con tale determinazione di non volere alcun accomodamento, nè pace con l'imperatore, e che gli dichiara la guerra . Il primo risultato della guerra è la conquista, e il primo risultato della conquista è il cangiamento del governo; poichè se l' imperatore è forzato ad essere in guerra con Roma sarà ancora in diritto di conquistarla, di can

(1) Biglietto di segreteria di stato ai porporati suddetti dei ventitre marzo

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