à Marie (qui doit être maintenant une Demoiselle) et au très beau Gaston. N'oubliez pas l'illustre écrivain de ce griffonnage qui vous aime bien et vous souhaite tous les bonheurs. St Agata 1858, ce 19 aout. JOSEPHINE VERDI. VERDI à L. ESCUDIER Genova, 20 ottobre 1858. Caro Leon, Sono sinceramente dolente che vostro fratello si trovi ammalato, ma, come voi stesso fate sperare, avendo migliorato, ora si troverà quasi del tutto guarito; cosa che desidero ed auguro di gran cuore. Voi mi parlate di teatro?... e di scrivere all'Opéra?!!... Voi?!!... Parliamoci a cuore aperto, e tollerate che io dica tutto quello che sento. 1o Io non sono abbastanza ricco, nè abbastanza povero per scrivere nel vostro maggior teatro. Non abbastanza povero per aver bisogno di quegli scarsi guadagni; non abbastanza ricco per condurre una vita comoda in un paese, ove le spese sono fortissime. 2o All'Opéra ho scritto i Vespri (1), e tradotto due opere, con fortuna nè troppo contraria, nè favorevole. Se si spera, o pretende di meglio da me, s'inganna. Adesso come allora (vel dico in confidenza ed in un orecchio) trovo ancora con abbastanza facilità dei motivi, e pare questa non mercanzia da Opéra. Più tardi forse non ne troverò più, ed allora scriverò anch'io dei frum frum d'orchestra. Vedete! Nei Vespri ve ne sono due o tre, che, belli o brutti, sono veramente motivi. Forse per questo lo spartito se ne sta giacente. Non dico ciò per lagnarmi (Dio me ne guardi!) e vi giuro che per me, sono rassegnato che i Vespri si facciano, o non si facciano. 3o Infine che gusto venire a Parigi per avere dispiaceri, noje, e forse altro processo col Teatro Italiano! oppure vedersi i migliori spartiti ruinati, lacerati, massacrati come avvenne quest'anno del Macbet (2). Voleva scriverne al Ministro perchè (1) Les Vêpres siciliennes, livret de Scribe et Duveyrier, première représentation le 13 juin 1853. (2) Macbet, donné à Florence le 14 mars 1847, ne fut représenté à Paris, que le 21 avril 1865, traduit par Nuitter et Beaumont (14 repr.). s'impegnasse a farvi rinunziare, ma persuaso che S. E. avrebbe preso la cosa con molta indifferenza mi sono deciso al silenzio. Il Teatro Italiano, così condotto, è un'onta per voi, e per noi. Bilanciate tutte queste ragioni, e datemi torto se potete. Non sarà certamente il successo della Penco che farà risorgere il Teatro Italiano. La Penco ha delle qualità, ed è bella; ma non è più la donna di cinque anni fa all'epoca del Trovatore. Allora vi era sentimento, fuoco, abbandono; ora vorrebbe cantare come si cantava 30 anni indietro, ed io vorrei che Ella potesse cantare come si canterà da qui a 30 anni. Parto stasera per Napoli. Scrivetemi colà. Salutate la vostra famiglia, vostro fratello e credetemi ora e sempre vostro affezionatissimo G. VERDI. Cher Léon (1), Permettez-moi d'ajouter un mot à la lettre de Verdi, qui a écrit avec beaucoup de peine ayant un doigt de la main droite très malade. J'espère que Marie sera en pleine convalescence: dites lui bien des choses de ma part. Un bon baiser à Laure et à vos beaux enfants. Comme vous voyez d'après les opinions de Verdi sur l'Opéra je crains de rester encore bien longtemps sans revoir Paris. Ne nous oubliez pas cher Léon et écrivez-nous souvent ces lettres affectueuses et spirituelles qui nous font passer une journée heureuse. Adieu aimez moi bien. JOSEPHINE VERDI. Genova, 20 Feb. 1860. Carissimo Léon, Vi sono molto moltissimo grato delle ricerche fatte per comprarmi il fucile (2); ma essendone qui arrivata una grossa partita da Liege, ed aspettandosi qui un commis voyageur che deve anche portarne da Parigi, forse mi deciderò a prenderne uno di questi, (1) De la main de Madame Verdi. (2) Dans une lettre précédente, de « Genova, 10 febbraio 1860 », Verdi avait exprimé à Escudier l'intention d'acheter un fusil Lefaucheux, « a doppio sistema» et le priait de s'occuper de cette acquisition. tanto più che questi di Liege sono bellissimi ed a prezzo convenientissimo. Vi ringrazio dunque di nuovo e per ora sospendete l'invio. Vi prego però di mandarmi l'importo delle piccole spese fatte per la Peppina. In quanto alla politica per l'amor di Dio non ne parliamo; è cosa che fa pietà! Salutate tanto tanto Berlioz che stimo come compositore, ed amo come uomo. Mille cose alla famiglia vostra, a Marie, e credetemi ora e sempre vostro affezionatissimo G. VERDI. Busseto, 20 agosto 1861. Caro Léon, Dite a Madama Viardot di fare il point d'orgue dove desidera che io non ho nulla in contrario. Vorrei potermi occupare dell'opera di Pietroburgo ma il caldo eccessivo che domina pur qui rende impossibile qualunque applicazione. Il soggetto non è tratto da Martinez de la Rosa. È la Forza del Destino del Duca di Rivas (1). Il Dramma è potente, singolare e vastissimo: a me piace assai e non so se il pubblico lo troverà come io lo trovo, ma è certo che è cosa fuori del comune. Passeremo da Parigi per andare a Pietroburgo, e vi ci fermeremo qualche giorno, raccogliete dunque un sacco di belle storiette perchè in quei pochi giorni dobbiamo stare allegri. La Peppina sta bene e vi saluta unitamente a tutta la famiglia. Io v'abbraccio e mi dico P.S. affezionatissimo G. VERDI. La Peppina mi dice che v'ha scritto una lunga lettera ai primi di Luglio. L'avete ricevuta? (2). (1) Le livret de Piave, mis en musique par Verdi était tiré d'une pièce du duc de Rivas, représentée sous ce même titre, à Madrid, en 1835. Elle avait obtenu en Espagne le plus grand succès. La première représentation de l'opéra, chantée par Tamberlick, Debassini, Angelini, Graziani et Madame Nantier-Didiée, fut donnée à Pétersbourg, le 30 octobre (11 novembre) 1862. (2) Verdi annonçait à Escudier, dans un billet du 22 novembre, son départ prochain pour Paris, d'où il devait se rendre à Berlin et Pétersbourg. Il y joignait une lettre pour un tailleur parisien, Laurent-Richard, pour lui dino de lui préparer un habit de soirée. Il devait arriver à Paris le 28 ou 29. Mio carissimo LEON, Pietroburgo, 29 Gen. 1862. Nel ricevere questa mia voi scoppierete in una buona risata per il mio viaggio inutile a Pietroburgo. Tant'è lo piuttosto che dare l'opera con una donna indisposta di salute come la Lagrua; e con altra che non sarebbe stata adattata per quella parte, preferisco mettermi in corpo queste quattromila miglia e ritorno nel prossimo Settembre a Pietroburgo per andare in scena verso la metà di novembre. Allora potrò ripartire prima che arrivino i grandi freddi ed essere di ritorno a Parigi alla fine di novembre od ai primi di Dicembre. Entro la settimana andrò a vedere Mosca e poi partirò subito per l'Italia. Verso la metà di Febbrajo e forse prima, sarò a Parigi. Addio dunque ed a rivederci presto. Preparate una bella storiella perchè possiamo darci una buona risata a crepa-pancia. Salutate vostra moglie ed i figli a nome anche della Peppina, e ricevete un'abbraccio dal Carissimo LEON, Vostro affezionatissimo G. VERDI (1). Londra, 3 marzo 1862. Ho letto il vostro articolo sulla Cantata che non si poteva far meglio. Infine io sono contento che non si sia data all'Esposizione. L'effetto in generale è stato freddo. Il pezzo di Benett (2)... effetto nullo. Quello di Meyerbeer poco... Chi ha riportata la palma fu la Marcio d'Auber a cui farete i miei saluti, ed anche i miei ringraziamenti, perchè senza di Lui, io avrei fatto una Marcia che sarebbe stata eseguita, e che avrebbe rotto i c... (sic) a me ed al prossimo. Venite voi a Londra si o no?... Ditemi, se sì, quando. Ve l'ho detto; vi è una piccola stanzetta ed un piccolo letto, ma per un piccolo come voi, basterà. (1) Dans un billet de Torino, 17 aprile 1862, Verdi annonce son arrivée à Paris pour le lendemain. Il se rendra directement à la gare du Nord, où il prendra le train pour Londres. (2) William-Sterndale Bennett, compositeur anglais (1816-1875), chef d'orchestre de la Société philharmonique de Londres (1856), directeur de la Royal Academy (1866). Io non ho visto ancora l'Esposizione e v'andrò domani o dopo, e ve ne scriverò... Mi sono smascellato della risa per l'articolo Luigi (1). Mia moglie per tutto dice che v'aspetta a Londra per strapparvi i capelli, perchè gli fate fare una figura di donnetta. Così Ella dice, e ve la sbrigherete con Lei. Addio addio. Carissimo LEON, G. VERDI. Londra, 11 marzo 1862. Da quanto pare voi non siete disposto a venire a Londra. Rispetto la vostra volontà e in cuor mio non vi dò torto perchè assolutamente l'Esposizione non è che una Bottegaccia in disordine. Se pure foste venuto avremmo trovato la maniera di dare una buona risata ed avremmo passata qualche ora sans souci. La Cantata si darà forse al Teatro della Regina con circa 200 Cori, e la canterà la Titiens. Dato il caso che si dia, la volete voi propriamente per la Francia? Non fate complimenti, e se non vi conviene mandate al diavolo la Cantata, e me insieme, ben inteso che io non ci vado. Ditemene per altro una parola subito. Ho sentito Faure!! Ohimè!! È impossibile ch'Egli possa fare la parte del Baritono nella Forza del Destino. Credo miglior partito dismettere il pensiero di tradurre quest'opera. Francamente la Compagnia è troppo meschina e non credo nè conveniente nè degno di presentarmi un'altra volta all'opèra in condizioni così deplorevoli. Dunque venite qui sì o no? Se venite è probabilissimo che torniamo tutti insieme a Parigi, e rideremo a crepa-pancia. Salutate la moglie e la sacra Famiglia e credetemi vostro affezionatissimo G. VERDI. P.S. La Peppina vi saluta e vi scriverà da qui a qualche giorno in Inglese!!! (1) Cet article sur le fidèle serviteur de Verdi, Luigi, a été reproduit par Léon Escudier, dans Mes Souvenirs (1863). |