Giovanni Pietro Fiasconotto venne nominato il primo gennaio dell'anno 1572 suonatore di violone di camera. Fu anche detto' violone e maestro dei paggi di scuderia. Morì nell'anno 1593 (1). Giovanni Verd, o Verde, torinese, violone, fu nominato suonatore nella banda con patenti del ventotto di ottobre dell'anno 1573 ed assentato come tale sopra il libro del soldo della Milizia. Questo trattamento, che appare una strana novità, fu esteso a tutti i musici di suono, compresi i trombettieri della persona (2), come si rileva, sia dalle stesse varie patenti di nomina, sia dai conti dei tesorieri di Milizia. Più tardi venne anche esteso ai musici di canto. Giovanni Verd morì nell'anno 1578. Gli successe il figlio Guglielmo, che venne nominato con patenti ducali del ventotto luglio dello stesso anno (3). Nell'anno 1567 cominciò a riscuotere stipendio il suonatore di violino Antonio Frossard, o Frossardo. Non si hanno indicazioni sull'essere suo dopo l'anno 1571. Già da quei tempi la banda dei violoni fu in certe ricorrenze speciali accresciuta temporariamente con elementi estranei forniti da suonatori locali, o chiamati da luoghi circonvicini. Nell'anno 1579 per una festa data da Emanuele Filiberto nel castello di Torino prestarono il loro concorso alcuni sonadori di violone, dei quali era capo Giacomo Grigliot (4). In altra circostanza, (1) 1580, 27 sett.: A Giovanni Pietro Fiasconotto violone delli pagi di Scuderia (Ib. ib., Controllo Finanze, a. 1580, v. 37, f. 35). — 1582, 15 dicembre: Al maestro di ballare di essi paggi Gio. Pietro Fiasconotto (Ib. ib., v. 1582-83 (v. 43), 434°). (2) 1574, 15 ott.: Livre quattromila trecento cinquanta cinque soldi undici pagate al sig. Bernardino di Savoia, signore di Cavor et capitano della Guardia d'arcieri di S. Altezza che sono per il soldo et paghe di sua persona, ufficiali et cinquanta quattro arcieri con quattro trombetti et sei violoni per li tre mesi maturati dall'ultimo di settembre in virtù duna libranza di Sua Altezza date in Torino alli quindici dottobre 1574 (Ib. ib., Tes. di Milizia, ad ann. 1574, c. 63). (3) 1573, 22 luglio: Guglielmo Verde assentato sul libro della Militia come violone in luogo del fu Giovanni, suo padre con la paga di livre 16 il mese (Ib. ib., Sez. 4a, Reg. Patenti). (4) 1579, 26 settembre: Livre venti pagate a Giacomo Grigliot et suoi compagni sonadori di violoni, che sono per quelli che servirono a sonare alla festa che fece far S. Altezza in Castello di questa città (Ib. ib., Sez. 3a, Conti R. Casa, ad ann.). nel carnovale dell'anno 1572, erano stati impiegati per le feste di Corte alcuni suonatori Provenzali (1). Un'ultima osservazione. Emanuele Filiberto era generoso coi musici, che si trovavano a suonare nelle feste, alle quali interveniva e usava gratificarli (2), ma non permetteva che i suoi suonatori venissero retribuiti da altri. Nell'anno 1574, quando i suoi violoni furono ad una festa data in casa dell'ambasciatore francese, egli volle, che la mercede data loro fosse versata ai padri cappuccini, che stavano iniziando la costruzione della chiesa e del convento del Monte (3). Sorella minore alla banda dei violoni, sì per età, che per importanza, fu la terza schiera dei musici, che il vincitore di San Quintino ebbe al suo servizio. Per la retta intelligenza di quanto verrà in seguito e per evitare alcuni equivoci, che potrebbero sorgere, è necessario premettere due osservazioni. Errerebbe infatti gravemente, chi supponesse, che la banda detta dei Tromboni fosse così detta, perchè composta esclusivamente, o quasi di istrumenti foggiati sul tipo dell'omonimo odierno. Il trombone italiano, quale venne usato nei secoli decimosesto e decimosettimo, era ben altra cosa ed aveva ben altra forma. Esso cor (1) Di costoro si hanno queste notizie. 1572: L. cento venti soldi diecenove e danari cinque per la valuta di scudi quaranta e mezzo pagati a Pietro Tori(no) hoste del Cappello Rosso che sono per le spese fatte dalli sonatori Provenzali dalli 22 di dicembre 1571 fino all'ultimo di febbraio 1572 (Ib. ib., 1572, c. 124). 1574: L. ducento tredici e soldi dodici a Pietro Torino hoste del Cappello Rosso che sono per le spese fatte durante il carnovale desso anno alli quattro sonatori provenzali con conto desso hoste del 29 daprile (Ib. ib., C. R. Casa, 1574, c. 35). 1576, 19 marzo: Livre quatro cento e soldi dieci alli sonatori et timballi venuti di Provenza per servire Sua Altezza durante il carnovale per loro stippendi et in consideratione della servitù che hanno fatto a Sua Altezza durante il detto Carnovale del presente anno 1576, et livre cento quaranta cinque a Giovanni Ameo Palazzo hoste all'insegna del Cappello Verde in Torino per la spesa fatta per loro alli detti sonadori dalli venti uno di genaro sin per tutto li diciassette di marzo 1576 (Ib. ib., a. 1675, c. 216). (2) 1560, 1° giugno: Alli sonadori che sonorono in casa del sig. conte di Stropiana essendo li S. A. et Gran Priore di Franza (Ib. ib., Tes. Piemonte, vol. ad ann. 1559-61, 194). (3) 1570, 15 febbr.: Per tanti tirati dalli Violoni, che andarono a sonar all'Ambasciator di Francia dati poi per Elemosina alli Frati Capucini sc. 25 (Ib. ib., Conti Finanze, a. 1570 (v. 25), f. 70o). rispondeva in certo modo alla sarquebutte dei francesi, ed aveva un po' la foggia delle attuali trombe d'ordinanza usate dai corpi a cavallo del nostro esercito. Il padiglione era però più stretto e più corto. Il suono dei tromboni era assai dolce, ma più acuto. Pare che la differenza sostanziale fra il trombone e la sarquebutte consistesse in questo punto, abbastanza importante. La sarquebutte aveva una parte della ritorta inferiore scorrevole, che la costituiva istrumento cromatico. L'essere poi questa banda detta anche della Cittadella, potrebbe far nascere il dubbio, che in ultima analisi fosse una specie di banda militare. Ciò non è affatto esatto, quantunque in ordine. ducale si leggano le parole: Per servitii nostri e della Cittadella (1). I singoli riparti della milizia erano forniti di tamburi e di pifferi, se si trattava di truppe appiedate; di trombettieri se montate. Il nome di banda della Cittadella le venne assai tardi, mentre essa esisteva di fatto prima che dell'edifizio ideato dal Pacciotto fosse iniziata la costruzione. Dobbiamo poi anche osservare, che i musici suonatori di trombone della banda, di cui parliamo, erano reclutati molto... ecletticamente. Vi troviamo sacerdoti, frati, organisti, maestri di cappella e persino un musico, piacentino per nascita, detto l'orbino, il quale aveva bisogno di un servitore, che lo guidasse. Risulta quindi poco chiaramente, quale servizio potesse fare la banda dei tromboni per la cittadella. Ben è vero però, che i suoi componenti erano pagati, e lo furono per parecchi anni, dal tesoriere della Milizia. Tutti erano iscritti sui ruolini delle compagnie di presidio e pagati coi soldati di esse. Da quanto appare, la banda dei tromboni, alla quale furono addetti in seguito anche suonatori di fagotto e di cornetto, era una pura e semplice orchestrina formata con istrumenti a fiato, o fanfara, secondo il vocabolo moderno, del genere di altre vedute ed udite altrove. La data della costituzione della banda dei tromboni, strumenti già assai prima ben noti e diffusi non solo in Piemonte, ma (1) Le trombone des Italiens correspondant à la sarquebutte des français. Sa forme est celle du Clairon, Claron, Clairains, clairette. La trompette du tube étroit devait son nom à un son strident. Les sarquebuttes du seizième siècle sont à differens calibres et on en joue à plusieures parties: il est fait mention dans les auteurs du premier dessus, du deuxième dessus, du bourdon et de la basse (COLOMB, La Musique. Paris, Hachette, 1878 (Bibliothèque des Merveilles), pag. 145). anche all'estero, non risulta ben certa. Sappiamo, che nel febbraio dell'anno 1564, cinque di essi riscuotevano il loro stipendio dalle mani del tesoriere generale di Piemonte (1). La dichiarazione dell'eseguito sborso costituisce il primo documento, che accenni ad essi, nel quale mi sia imbattuto. Cinque anni dopo, nell'anno 1569, il loro numero si era già accresciuto. Lo stesso tesoriere accennava già a sei, uno dei quali, forse il capo, aveva nome Giovanni di Leri. Da lui era firmata la ricevuta di pagamento di stipendio suo e dei compagni (2). Erano allora retribuiti con quindici lire mensili. La banda dei tromboni ebbe a subire in progresso varie e radicali mutazioni, che involsero non solo la sua parte organica, ma anche la stessa natura degli istrumenti, che la componevano e lo stesso suo nome. Tutte queste trasformazioni finirono per convertirla nella massa degli strumenti a fiato dell'Orchestra di Corte. In questo ordinamento della schiera di musici di canto e di suono addetti alla Corte di Emanuele Filiberto taluno volle vedere una copia ridottissima dell'assetto dato dai re di Francia alla loro. L'osservazione, diciamolo subito, ha più apparenza che sostanza. Pochissime parole basteranno a dimostrarlo. Fino dal secolo XIII, coloro che costituivano la Musique du Roy erano iscritti nella categoria officiers, domestiques et commensaux du palais. Di costoro, dai giullari di Carlo di Valois, al Varbonet, cantore di Luigi XII, troviamo larghissima menzione anche nei conti dei tesorieri dei Principi di Savoia, dai quali furono spesso regalati. Più tardi, nel secolo XVI, in occasione delle guerre, che si combatterono in Italia, segnatamente sotto Francesco I, molti musici italiani allettati dalle buone proposte loro fatte, passarono in Francia. Nei « Comptes des menus plaisirs du Roy Francois I dal primo dicembre del 1528 al 1529 si trovano infatti ricordati Alberto de Ripa mantovano, Bartolomeo da Firenze, Pietro Pagano, Cristoforo di Piacenza, Marchese di Milano, Francesco di Bi (1) 1564, 18 febbr.: Discarico di lire diciotto per tanti date a cinque tromboni di S. A. (Arch. di Stato di Torino, Conti Finanze, a. 1564, vol. 15, f. 13). (2) 1569: Alli sei tromboni della Cittadella di Torino per le paghe luoro del mese di novembre livre novanta ducali conforme alla libranza di S. A. del 9 dicembre, la quale con la contenta di Giovanni de Leri a nome loro consegno (Ib. ib., Tes. di Milizia, a. 1569, cap. 81). rago, Nicolao da Brescia, Francesco da Cremona, e Sansone di Piacenza, «ytalliens, haulzboys du dit seigneur, de la Nation Ytalienne » ai quali vennero date quaranta lire tornesi « pour subvenir à leurs necessites et affaires et ad ce que de tant mieulx ils se puissent entretenir en son service et ce oultre leurs gaiges » (1). Lo stesso Re poi ampliò e trasformò l'antica Musique du Roy e ne fece due bandes. L'una ebbe nome di Musique de Chambre e fu costituita dai cantori e sinfonisti (o strumentisti di arpa, fiato, viola, organo e spinetta) ammessi a suonare negli appartamenti reali. L'altra, composta di violoni, hautbois, pifferi, sarquebuttes o tromboni, cornetti, musette, pifferi e tamburi, fu detta la Bande de l'Ecurie, perchè costituita con persone iscritte nella categoria degli ufficiali di scuderia (2). Secondo il Fétis, Carlo IX avrebbe fatto fabbricare dall'Amati ventiquattro violini, dodici di grande formato, dodici di piccolo, otto viole, e sei bassi. Ricordiamo ancora, che quando Emanuele Filiberto fece fare i cinque violini sopra ricordati, Carlo IX, ordinatore dei celebri ventiquattro violini, aveva appena undici anni ed era ancora sotto tutela. La celebre Grande bande des vingt quatre violons de la chambre du Roy, di cui fu lustro nel secolo XVIII il piemontese Pietro Guignon, non fu istituita che più tardi verso la fine del secolo XVI. Lasciamo in disparte i confronti, che spesso sono oziosi, per non dire addirittura odiosi, e quasi sempre inconcludenti. Vediamo invece di occuparci ora di un episodio, che ha una certa importanza nella storia della Cappella dei Duchi di Savoia. Già altri ne parlò, ma non molto esattamente, converrà quindi rimettere le cose a posto, col togliere quanto le guasta e le altera. Verso l'anno 1574 capitò in Torino Pasquino Bastini, suonatore di cornetto, lucchese, musico della sinfonia della sua città natale. Aveva ottenuto tre anni di licenza ed egli ne approfittava per viaggiare. Il Duca di Savoia gli fece proporre di entrare al suo servizio ed egli accettò. Pare, che si trovasse soddisfatto, perchè alla scadenza del triennio di licenza rimase in Torino sciogliendosi dagli impegni, che lo legavano alla Signoria di Lucca. Il Bastini ritornò più tardi in patria per mettere sesto ai suoi interessi privati e per cercare musici, che fossero disposti ad entrare (1) Cfr. BERNHARD, La Chapelle Royale de France, in « Bibl. de l'École des Chartes », tom. 3. (2) Ib. ib. |