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Patterson A., How to Listen to an Orchestra. London, Hutchinson, in-8°

5/.

Redfield J., Music. A Science and an Art. London, Knopf, in-4°.

in-8°. 1/1.

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Schoen M., The Beautiful in Music. London, K. Paul, in-8°. -4/6.
Tayler E. D., A Complete Scheme of School Music related to Human Life.
London, Simpkin, in-8o. 3/6.
Wood H. J., The Gentle Art of Singing. Vol. IV. Oxford Press, in-4°.

- 21/.

GIUSEPPE BOCCA, Direttore responsabile.

Tip. VINCENZO BONA

Torino Via Ospedale, 3.

(Printed in Italy).

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Come la fionda di Davide colpisce e atterra i giganti, così la critica del Pagano ama appuntarsi contro i giganti o se non proprio giganti, almeno..... pesi massimi dell'arte e del pensiero. Questo libro di cui sarebbe fuori luogo discutere in questa rivista le particolari asserzioni, comunque si possa dissentire in parte o in tutto dalle opinioni in esso esposte, merita in ogni caso la considerazione più attenta per la profonda preparazione culturale e il sagace e penetrante intuito che vi dimostra l'Autore e che fanno della sua opera non una delle solite pseudo stroncature, oggi di moda, in cui la petulanza è solo uguagliata dall'incompetenza, -ma uno dei più notevoli e serî contributi alla moderna letteratura critica. (Dal Periodico Santa Cecilia. Torino, ottobre-dicembre 1927). A. B.

Luigi Pagano, che a quanto mi consta potrebbe chiamarsi anche con altro nome più noto, ha raccolto in volume, edito dai Fratelli Bocca, tre saggi critici su Boito, Pizzetti e Croce. Nel primo di questi saggi egli ci dimostra acutamente la debolezza dell'arte di Boito sotto il duplice aspetto: poetico e musicale. Questo saggio diventa veramente interessantissimo, preciso e ricco di penetranti e giuste intuizioni là ove tratta del Mefistofele e dei suoi rapporti con il Faust di Goethe. Attraverso ad un'analisi ricca e precisa Pagano riesce, nello scritto su Boito, ad avere una chiara visione, direi, panoramica, dell'arte boitiana, e a vederla in una sintesi chiara ed illuminata. ANTONIO VERETTI. (Dal periodico La Fiera letteraria. Milano, 16 ottobre 1927);

È un libro di critica e di estetica scritto da un uomo che ha senza dubbio un vivo intendimento dell'arte, specialmente poetica e musicale, ed anche una capacità non comune di trovare e di esprimere le ragioni d'ordine generale che possono giustificare i suoi giudizi e di discutere con dialettica vivace ed attraente le vedute altrui. Si compone di tre scritti che furono prima pubblicati nella « Rivista Musicale Italiana »; la quale cosa ha, secondo me, un singolare valore perchè dimostra l'estendersi della critica estetica e della filosofia della bellezza fra i cultori dell'arte musicale, che è, fra tutte le arti, quella che può suggerire alla dottrina estetica le considerazioni più profonde e più vaste. La critica dell'estetica crociana mira a discutere specialmente l'idea dell'intuizioneespressione e a cogliere contraddizioni fra l'Estetica, il Breviario e il Discorso di Heidelberg. GIUSEPPE TAROZZI

prof. di filosofia a Bologna.

(Dal fascicolo L'Italia che scrive. Roma, ed. Formiggini, anno XI, 1929.)

Il Pagano si occupa della poesia (ed anche della musica) di Arrigo Boito, del dramma musicale Debora e Iaèle di I. Pizzetti e dell'estetica del Croce. A noi interessa specialmente quest'ultima parte. In essa la critica è specialmente rivolta all'idea dell'intuizione-espressione. Mettendo in confronto l'Estetica, il Breviario e il Discorso di Heidelberg, il

Pagano ravvisa fra essi discrepanze e contraddizioni. Sopratutto poi egli insorge « contro la separazione della tecnica in atto dall'arte, nella creazione dell'opera d'arte » (pag. 208) contro il pensiero del Croce che la tecnica appartenga al momento non estetico, anzi indipendente dell'attuazione pratica, non alla creazione. È il punto forse più grave perchè involge le ragioni della differenziazione artistica. La tecnica è per gran parte esperienza dell'arte. « Certo » — dice il Pagano (( quel che più rileva in ogni creazione dell'estro è l'accento di cui essa s'impronta; <«< ma da questo non segue che nell'artista che crea non arda in splendore <«< d'imagini tutta l'esperienza dell'arte » (pag. 207). GIUSEPPE TAROZZI. (Dal fascicolo Rassegna di estetica e critica. Bologna.

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Si legga un libro bellissimo di Luigi Pagano: La fionda di Davide, edito di recente dal Bocca di Torino. Vi è un saggio stupendo su l'Estetica di Croce. E questo saggio è un vero gioiello, non solo di buon senso e di sapiente acutezza, ma di limpidissimo stile e di garbato umorismo. VINCENZO GERACE.

(Dal periodico La Fiera letteraria. Milano, 15 gennaio 1928).

Mi pare uno dei più profondi libri di critica usciti in questi anni. Si sente intorno a questo critico, colto e bene educato, un mondo molto diverso da quello donde uscirono ed escono i critici italiani dei quoti. diani e delle riviste letterarie. Fornito di larga cultura letteraria e forse filosofica, di uno stile robusto e curato, ma sopratutto di due qualità quasi contradditorie e pur così necessarie, la logica e l'intuizione, Luigi Pagano ci ha offerto in questo libro tre saggi, larghi, studiati, composti con saggia moderazione e architettonica malizia. In un tempo e sopratutto in un paese in cui a mano a mano che la critica decade, i critici diventano più preziosi e misteriosamente esigenti; in cui, nel nome arcano di certe divinità, come lirica, poesia, arte, intuizione, si distruggono tutte le regole sagge, che la tradizione aveva saputo formulare condensando lo studio di secoli e si creano degli impacci potentissimi e incomprensibili, Luigi Pagano ragiona con la ragione. Ma se da una parte egli chiede, molto semplicemente e saviamente, che la forma sia conveniente alla materia, che nel dramma sia rispettata la verisimiglianza psicologica, che un artista squisito non si accinga a un dramma potente, che i versi non siano sbagliati, che la poesia non sia un giuoco, che la filosofia non si contraddica; dall'altra, grazie a un sentimento sottile e denso del bello, egli sa vagliare nei particolari più diafani le opere d'arte. Come or ora scrissi, parlando di un critico io non giudico della verità, ma della coerenza, della logica e del gusto dei suoi giudizi. Mi sento perciò in dovere di segnalare questo libro, come un libro di critica veramente aristocratica. Senza concessioni e senza villanie, Luigi Pagano, attaccando tre uomini rappresentativi della vita italiana, ci ha dato un modello di stroncatura civile. LEO FERRERO.

(Dal fascicolo Solaria. Firenze, aprile-giugno 1928).

D

Grandi strida, certo, hanno provocato queste prose di battaglia fin dal loro primo apparire in ordine sparso, su questo o su quel periodico. Quando, per esempio, fu pubblicata nella « Rivista Musicale Italiana quella che l'autore intitola con un sorriso fra il compunto e il provocante: « Celebrazione dell'estetica crociana» (a proposito del Vangelo e del Breviario), e che è veramente una celebrazione a rovescio dalla quale ben poco si salva di ciò che è base e principio dell' Estetica di Benedetto Croce, vi fu chi insorse a difendere le idee e i detti del Maestro. Ma le difese attirarono, com'era facile prevedere, altri attacchi; e, visitato il campo alla fine della tenzone, non si può dire che le insegne del filosofo siano rimaste coi segni della vittoria. ADRIANO LUALDI.

(Dal periodico Comoedia, ottobre 1928).

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