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RV FFVS

(n. 1).

È nome che mi è caro di poter dimostrare per un'altra via, per la via di Verona, essere stato quello di un notissimo compagno di Pomponio Leto. Vide già il Maffei in Treviso una raccolta a penna delle poesie di Girolamo Bologni, e fra queste un'Iteratiuncula Mediolanensis, dalla quale, ove parla di Verona, trascrisse, utilmente anche per Roma, i seguenti versi (Ver. ill., ed. mil. 1825, III, 238):

Protulit haec patrem modo nostra aetate Guarinum,
Qui pater eloquii, geminae qui gloria linguae...
Calderine subis, modo quem Romana iuventus
Ingemit amissum, charo spoliata magistro...
Cylleni, dilecte comes, mihi moenia quondam
Romula dum colerem, celebrem tua scripta Tibullum
Effecere magis: multo cultoque labore,

Euboicam aeterno cecinisti carmine cladem.
Parthenium sileamne meum, mendosa Catulli
Ordine qui certo in sensus fragmenta redegit?
Brave, Zavarisi, proles Aligeria Dantes,
Pomponique comes Ruffe, Ormanete, Capelle,
Vos quoque cum nostri iungemus nomine Avantj.

E il Platina, nel più volte citato invito alla modesta. cena, dice: « Antonium Ruffum non reiicio ». Ma io non vo' separarmi dall'utile Iteratiuncula Mediolanensis, senza far voto che questo ed altri tesoretti onomastici, a vantaggio della storia letteraria del quattrocento e cinquecento, si raccolgano e si stampino, o quando siano diventati rarissimi come l'Actio Panthea veronese, si ristampino. Del romano Maddaleni abbiamo una Mutinensis del 1515 a Leon X (Vat. 3351, f. 135 A), altrettanto utile per Modena quanto la Mediolanensis del Bologni lo è per Verona.

fa

THOMAS QVI NVNC PRAECLARVS IN VRB[e est]

(n. 7)

pensare ad un insigne « Thomas (Inghiramius Vola« terranus) » di quel tempo, che molte memorie collegano alla scuola di Pomponio Leto, e prima di tutte una curiosa memoria giovanile. È noto l'impulso che diede Pomponio al rinascimento dell'antico teatro comico: «< veterem << spectandi consuetudinem desuetae civitati restituit: pri<< morum, Antistitum atriis pro theatro usus: in quibus << Plauti Terentii recentiorum etiam quaedam agerentur « fabulae: quas ipse honestos adolescentes et docuit et <«< agentibus praefuit », scrive il Sabellico (lett. cit.); « lu<< dorum scenicorum restauratorem unicum » lo chiama il Ferno (necrol. cit.). Nella lettera di Giovanni Sulpizio da Veroli a Raffaele Riario, che è premessa all'edizione princeps di Vitruvio, e in cui si accenna a siffatte recite e a siffatti teatri, sono espressamente ricordati i « Pomponiani «comoediam agentes ». Fu dunque, secondo ogni probabilità, Pomponio Leto che diresse quella recita dell'Ippolito di Seneca in cui il giovine Thomas sostenne così bene la parte di Fedra, che gli rimase il soprannome di << Phoedrus ». Certo è che fu uno de' più stretti suoi discepoli. Lo attesta l'edizione bolognese del 1474, di Valerio Flacco (Argonauticon), posseduta dalla Magliabechiana di Firenze (Fossio, Catal. II, col. 739), piena, nei margini e fra le lince, di varianti e commenti manoscritti di Tommaso Inghirami, con questa nota in calce: « Phoedrus « duce Pomponio latinae linguae parente optumo incultum «< castigavit A. U. C. .MMCCXLVI. ». Dall'operetta di Pietro Bembo, De Virgilii Culice (in Opere, ed.Ven. 1729, IV, 303), sappiamo che al tempo d' Innocenzo VIII (1484-1492) Pomponio conduceva spesso con sè questo suo caro «< se<«< ctator » in casa di Ermolao Barbaro, e che delle con

versazioni dell'uno e dell'altro l'Inghirami conservò durevole memoria. Il Ferno, creando Pomponio «imperator, << dictator » della lingua latina, creò Fedro « magister equi<«< tum »>! Può fare specie che si chiami « Thomas » e non << Phoedrus » nella nostra iscrizione. Ma il soprannome << Phoedrus >> non soppiantò completamente il nome << Thomas », neppure nei rapporti letterari: vedansi nel codice Vat. 3351 le poesie del Maddaleni Ad T. Phoedrum Ingheramium (f. 44 A, 59 3, 64 A, ecc.) e La festa de Agoni... in tempo de papa Leone decimo... ordinata per messer T. Phaedro (f. 171 B).

VOLSCVS

(n. 1).

È Antonio Volsco da Piperno (1), amato, aiutato discepolo di Pomponio (2), e suo collaboratore (3), e suo collega nello Studio di Roma (4)·

(1) SABELLICO, Ennead. 1535, par. II, p. 519.

(2) SABELLICO, lett. cit. «... Volscum... fovit »; CARD. PAPIENSIS, Epist. 1506, f. 141 B (lettera di Pomponio che glielo raccomanda per una cattedra a Siena).

(3) « Auxiliante Volsco... multa depravata correximus » (P. L. innanzi al Nonius Marcellus stampato l'anno 1472).

(4) Depositario (1481, 1496) dello studio (loc. cit.); FERNO, lett. cit.: Repete Volscos Antoni »; MADDALENI (Vat. 3351, f. 39A): « Lao<< medontiados moderator Volsce iuventae », ecc.

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G. LUMBROSo.

DOCUMENTI

AD ILLUSTRAZIONE

del Registro del Card. Ugolino d'Ostia

LEGATO APOSTOLICO IN TOSCANA E LOMBARDIA

P

UBBLICO una serie di documenti che son venuto raccogliendo a complemento ed illustrazione del Registro della legazione del cardinale Ugolino d'Ostia, sostenuta in Toscana e Lombardia nel 1221, che l'Istituto Storico Italiano ha accolto nella sua collezione. Taluni risguardano anche le precedenti legazioni di quel prelato, che fu poi Gregorio IX, ma non sono sufficienti perchè se ne rifaccia distesamente la storia dopo i recenti studi del Felten (1) e del Winkelmann, il quale nel suo ultimo volume si è largamente servito anche del Registro (2).

È noto come Ugolino Conti fosse congiunto in terzo grado con Innocenzo III e ne godesse alto favore, non tanto per tale vincolo di sangue, quanto per conformità di carattere e di idee, e come dopo averlo avuto per suo suddiacono e cappellano e poscia arciprete della basilica di S. Pietro, lo elevasse al cardinalato nel 1198 e nel 1206

(1) Papst Gregor IX (Freiburg im Breisgau), pp. 1-50. (2) Kaiser Friedrich II (nei lahrbücher der Deutschen Geschichte), Leipzig, 1889, specialmente il terzo capitolo a pp. 163-177.

Archivio della R. Società romana di storia patria. Vol. XII.

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