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AUTOBIOGRAFIA

DI MONSIGNOR G. ANTONIO SANTORI

CARDINALE DI S. SEVERINA

PL cardinale Giulio Antonio Santori, soprannominato, dal suo arcivescovato in Calabria, il cardinale di S. Severina, fu uomo di non ordinaria pietà, di molte lettere e di singolare destrezza nel condurre pubblici negozi cosi civili, come ecclesiastici. Perchè del suo consiglio e della sua opera si giovarono assai ben sette pontefici, da Pio V a Clemente VIII. Scrisse parecchie opere, le più di storia e di giurisprudenza, delle quali tessè un elenco Agostino Oldoini nel suo Ateneo romano (1). Di lui fanno onorata menzione il Baronio nel Martirologio romano (2), il Ciacconio nelle storie de' romani pontefici (3)

(1) OLDOINUS AUGUSTINUS, Athenaeum romanum, Perusiae, 1676. Il LAEMMER (Zur Kirchengeschichte, Friburg, 1863, p. 191) cita fra i mss. Corsiniani « Acta consistorialia a Iulio Sanctorio card. S. Seve<< rinae descripta, cod. 47 », opera che viene più volte ricordata in questa autobiografia.

(2) Martyrologium romanum Gregorii XIII P. M. iussu editum &c., Romae, 1630. 7 dicembre, nota F.

(3) Vitae et gesta pontificum Romanorum &c. Romae, 1677, III, 1642 sg.

e papa Paolo V nel breve anteposto al Rituale romano (1). Ma il documento più sincero ed autorevole de' suoi modi e costumi e della sua indefessa operosità, è la vita che egli dettò di se stesso, e che ora qui vede per la prima volta la luce. L'ho tratta dal manoscritto Corșiniano, (A) 808 (2), confrontato con l'altro, pur Corsiniano, (B) 405 (3). Il Ranke (4), che pubblicò alcuni luoghi di questa scrittura, i soli, per quel ch'io sappia, divulgati colle stampe, oltre un brevissimo recatone da Domenico Gnoli nella sua Vittoria Accoramboni (5), la dice alquanto diffusa e minuziosa; ma, per le notizie aneddotiche e personali, di cui soprabbonda, piacevole ed importante.

G. CUGNONI.

(1) Rituale romanum Pauli V P. M. iussu editum, Antuerpiae, 1635. (2) Cartaceo, in-folio, di cc. 114, di lettera del sec. XVI; nel frontespizio reca: Vita del card. Giulio Antonio Santori detto il cardinale di S. Severina, composta e scritta da lui medesimo.

(3) Cartaceo, in-folio, di cc. 291, di lettera del sec. xvn, miscellaneo. Da cc. 147 a 215 contiene: Vita del cardinale di S. Severina, scritta da lui medesimo &c.

(4) Die römischen Päpste, Lipsia, 1867, nell'Appendice al vol. III, p. 124.

(5) Vittoria Accoramboni, storia del sec. xvi narrata da DOMENICO GNOLI e corredata di note e documenti, Firenze, 1870, p. 245.

VITA DEL CARD. GIULIO ANTONIO SANTORI

DETTO IL CARD. DI S. SEVERINA

COMPOSTA E SCRITTA DA LUI MEDESIMO.

Sono nato in Caserta nella parrocchia di S. Vito d'Ercole, diocese capuana, ove fu già il famoso tempio d'Ercole, come si vede per i vestigi di marmi e di colonne, alli 6 di giugno 1532, nella quinta indittione, di mercordì, circa la seconda hora della notte. Mio padre si chiamò Leonardo, o Nardo, come noi dicemo diminutivamente (1), dottor di leggi, e mia madre Carmosina Barattuccia (2) di Tiano; in capo d'otto giorni fui battezzato, et levato al sacro fonte da D. Anna Gambacorta, duchessa d'Atri, e D. Virginia Colonna, baronessa di Limetola. Fu fatta gran festa in casa. Fui votato da mia madre e destinato in sortem Domini.

Di sei anni fui condotto in Tiano dall'abate Benedetto Barattucci mio zio materno per consolatione di Dianora Fortibraccia mia avola materna. Frequentai la scola; fui in pericolo di morte, essendo stato precipitato giù da uno scoverto, mentre tra noi altri fanciulli scherzavamo, da Gio. Vincenzo Forcellato.

Pigliai l'ordine della prima tonsura nel duomo di Tiano alli 26 di decembre 1540, per mano di Leone Leonico da Sessa vescovo di Castro, e gli altri ordini minori li pigliai poi in Napoli nella casa santa dell'Annuntiata (3), alli 21 di decembre, festa di san Tomaso apostolo, per mano di Oratio Greco da Troia vescovo di Lesina, nel 1552 (4).

In Roma pigliai il suddiaconato a titolo di beneficii nelle quattro tempora alli 9 di decembre 1556 per mano di Portio de Merlis (5) vescovo di Bobbio. Dipoi il giorno di san Silvestro pigliai il diaconato, e nel primo di gennaio 1557 fui ordinato prete, con ottenere la parrocchiale di S. Orso d'Ercole, vacata per morte di don Domenico Santorio mio parente, non ostante le contrarietà havute da monsignor Alberico Iaquinto vescovo di Telete, et pure Francesco suo fratello haveva mia zia per moglie!, havendo anco i beneficii semplici di S. Croce, di S. Biasio e S. Mauro in Tiano e S. Nazario

(1) Ms. B ha: Nardo, come noi diciamo diminutivamente, cioè Leonardo (2) B Camosina Baratucci (3) B dell'Arci... (4) B 1550 (5) B Meolio (o Merlio)

di Casanova, capuana diocese, con le prebende di S. Salvatore in Tiano.

Del 1560 fui fatto vicario di Caserta.

Alli 6 di marzo, di mercordì 1566, le quattro tempora dopo le ceneri, fui fatto arcivescovo di S. Severina.

Alli 12 dell'istesso mese fui consacrato dal cardinal di Pisa di martedì, assistendovi li miei suffraganei, gli vescovi di dell' Isola e di Belcastro.

A 8 di aprile, lunedì santo, pigliai il pallio di mano del cardinal di Monte.

Alli 17 di maggio, di mercordi, delle quattro tempora dopo la pentecoste 1570, fui fatto cardinale.

Alli 20, di sabbato, pigliai il cappello.

Alli 2 di giugno, di venerdì, mi fu serrata la bocca.

Alli 9, di venerdì, mi fu aperta la bocca, dato l'anello e il titolo. Ho messi insieme tutti gli ordini sacri e dignità con questa occasione.

Me ne tornai in Caserta, attesi alla scola, essendo mio maestro don Lorenzo Gazzillo, sacerdote d'ottima vita, che m'insegnò non meno lettere, che il ben vivere e la disciplina christiana.

Andai in Napoli, sentii misser Lois Antonio Zompa (1) detto volgarmente il Sidicino, famoso gramatico; al qual, essendo passato a miglior vita, io posi un epitaffio che cominciava così:

Elysium urbs Sidicina ferax produxit alumnum
Parthenopeque suo suttulit alma sinu.

Mi dilettai assai della lingua latina, dell' historie, di fare epigrammi, sonetti, elegie, egloghe; e ne gli rumori di Napoli, per conto dell' Inquisitione, mentre cercava curiosamente d'indagare la verità e li successi per poter tesserne un' historietta, vicino al seggio di Nido fui poco meno che morto, ma per tale levato da terra; essendo percossa una palla di cannone nel palazzo dei signori de Sangri, tirata dal castello di Sant'Ermo (2), tutte quelle scheggie e minuzzi di calcina mi diedero in testa. Fui portato in casa della signora Faustina Veneta, commadre di mia madre, sbigottito, sanguinoso e senza spirito, et con remedii venni in me. Fui governato con molta carità, e poi riportato in Caserta a casa mia. Mi rimasero molti segni e fossetti nella testa.

Tutto l'inverno attesi alla poesia et alle lettere polite. Feci un'historietta della patria mia e di Terra di Lavoro, con un notamento

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di tutti l'epitaffi, e scritture antiche, ch'io potei trovare per tutte le città del regno con molta curiosità. Attesi anco alla Scrittura sacra et alla logica, et era tanto invaghito delle lettere, e delli studi, che per fuggire il sonno mi untava spesso gli occhi con oglio caldo, e mia madre spesso mi veniva a levare da sopra i libri.

Alli 12 del mese di marzo 1548 cominciai ad intendere l'instituto, habitando nella piazza di Carbonara (1), e furno miei maestri Tiberio Parisio e Felice di Sarno da S. Severino per alcuni mesi iuxta litteram, dapoi, seguitando il parere di Gio. Vincenzo Forcellato, volsi intendere Gio. Andrea di Paula calabrese. Quel loco fu di mala conversatione e principio del peccato di mia giovanezza, essendo mala cosa lasciare la gioventù senza freno in propria libertà. L'estate me ne ritirai in Caserta, ove non mancai di studiare, e poi a 8 di ottobre me ne passai in Napoli per studiare legge, et habitai vicino la Vicaria Nova con Gio. Vincenzo Forcellato e con gli heredi di Loise d'Alois detto il Caserta. Non vissi bene, conforme m'haveva proposto nell'animo mio, e cognobbi verificato in me il detto del profeta: «< Cum sancto sanctus eris et e contra ».

Venendo l'estate feci soggiorno in casa mia col medesimo ardore verso gli studi, parendo non potermi satiare della lettura.

Alli 16 d'ottobre 1549 tornai in Napoli al studio et habitai nella casa di Nicolò Pantaliano, capitano di guardia, incontro la medesima Vicaria, ove determinai di vivere bene e christianamente, come feci, con mortificare il senso della carne insultante, con l'esempio memorabile, ch'io sempre teneva avanti a gl'occhi del gloriosissimo san Benedetto mio protettore, et studiai ferventemente.

Del 1550 alli 3 d'ottobre, dopo haver fatta l'estate in casa mia, ove scrissi in stilo materno gl'annali de' miei tempi, ritornai in Napoli, ove m'incontrorno molte disgratie, che mi ritrassero ad humiliar l'anima mia nel cospetto del Signore, e per cortesia del conte di Caserta alloggiai nella casa del già Matteo d'Afflitto in piazza di Nido, et vissi christianamente, infervorandomi sempre più nell'amor del Signore.

Del 1551 a 2 d'ottobre pur feci ritorno in Napoli et habitai a S. Maria a Cancello vicino il monastero della Madalena, et la Vicaria. Et il lettore dell'ordinario fu il Bolognetto, famoso iurista di Bologna, scrivendo tutte le lettioni, com'anco faceva la quadragesima, con scrivere tutte le prediche di valent'homini, con lasciare Gio. Vincenzo Forcellato mio condiscepolo a scrivere le lettioni, quando io era occupato nell'udire e scrivere la parola di Dio. Vissi assai chri

(1) B Carbonaria

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