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Una gioia d'attaccare nella quale vi è un grosso rubino in triangolo, una tavola di diamante quadra e una tavola di smeraldo incastrata in tre anelli smaltati in forma di punta di diamante, con una perla pendente fatta a pera, somma di scudi seimila e cinquecento scudi d'oro del sole sc. 6500 Una catena di perle, n. 80, con alcuni grani piccoli d'oro incastrati di tre in tre eccetto un grano dove non ve ne sono che due, somma di scudi mille dugento d'oro del sole

SC. 1200

Una tavola di smeraldo posta in opera in un anello d'oro smaltata di bianco e bigio, stimata scudi novecento d'oro del sole sc. 900 Di più una tavola di rubino in un anello smaltato di bigio e nero, stimato scudi ottocento cinquanta d'oro del sole sc. 850 Una gran tavola di diamante posta in un anello d'oro smaltato di bigio, bianco e nero, stimato scudi seimila cinquecento d'oro del sole sc. 6500 Un balascio in tavola messo in opera in una H d'oro smaltato di bianco con una perla pendente, stimato scudi ottanta d'oro del sole SC. 80 Una rosa grande di vinti diamanti legati in oro con una perla pendente, sommata scudi trecento d'oro del sole SC. 300 Un'altra rosetta di quattordici diamanti con una perla pendente, stimata scudi cento cinquanta d'oro del sole SC. 150

Una piccola croce fatta di quattro diamanti con tre perle tonde pendenti, stimata scudi cento venticinque d'oro del sole SC. 125

Di più un'altra croce di nove diamanti, dove ne manca uno e così resta con otto, con quattro piccole perle e un'altra più grossa pendenti, stimato di scudi ducento venticinque d'oro del sole sc. 225 Un zaffiro in una rosa d'oro smaltata di bianco, stimato scudi cento d'oro del sole

SC. 100

Ventiquattro diamanti piccoli di diverse forme, delle quali ve ne sono sei senza smalto e le altre smaltate di rosso, biancho, verde e turchino, stimate scudi cento quarantaquattro d'oro del sole sc. 144 Di più altri sei diamanti legati in oro con due attaccaglie, stimati scudi trentasei d'oro del sole SC. 36

Uno smeraldo e sei rubini tutti del medesimo lavoro, stimati scudi quarantadue

SC. 42

Una tavola di diamante ed un'altra di smeraldo maggiore dell'altra, stimata scudi duecento venti d'oro del sole Sc. 220

Di più sei perle fatte in forma di mulinelli d'oro con le sue attaccaglie, stimate ciascheduna scudi quattro e mezzo fanno in tutto sc. Più trentaquattro altre perle piccole da infilzare, stimate scudi cento quarantatre SC. 143

62

Un quadro in forma di pace, nel quale vi sono tre rubini, tre diamanti e dodici perle, stimato scudi duecento venticinque d'oro del sole

santa

SC. 225

Un offiziolo in cartapecora con la coperta d'oro, stimato scudi sesSC. 60 Più una martora d'oro con la testa guarnita, co' suoi quattro piedi pure d'oro, stimata scudi sessanta d'oro del sole SC. 60 Di più due grosse perle da orecchie, stimate scudi cento cinquanta d'oro del sole SC. 150

Tutte le quali gioie così stimate in presenza come è detto di sopra fanno insieme la somma di scudi ventisettemila novantasette d'oro del sole, quali abbiamo consegnate nelle mani della nostra diletta figlia la duchessa d'Orliens, promettendo con la presente segnata di nostra mano tenerne e farne quietanza al detto Strozzi, tanto per parte di nostra figlia che altri a chi appartenesse. Fatta nel nostro Consiglio a' 13 febraro 1535, così segnata: «< Francesco » e più abbasso Boccasal.

Collatione fatta con l'originale della presente copia li 26 febraro 1535

per me notaro e segretario del re.

Duval.

F. CERASOLI.

Cirillo Monzani.

Una gravissima perdita subivano in quest'anno la patria e gli studi storici per la morte di CIRILLO MONZANI. Nato a Castelnuovo ne' Monti a'17 settembre 1823, s’estingueva la nobilissima vita di lui in Roma, circa le 7.30 di sera nel dì 2 d'aprile di quest'anno.

Giovanissimo attese alle lettere e alla storia. Acceso l'animo all'amor della patria, si propose d'operare col senno e coll'opera alla liberazione d'Italia dalla servitù straniera e domestica. Condottosi dapprima nelle provincie del mezzogiorno d'Italia, partecipò ad ogni moto di riscossa. Carcerato e perseguitato da' Borboni, dovette all' interposizione dell'illustre fisico Macedonio Melloni la sua liberazione. Campò in Toscana, ove si occupò in dare alla luce nella Biblioteca italiana del Le Monnier, intesa a educare gli animi alle nuove sorti d'Italia, testi d'illustri storici e politici nazionali. E nel 1846 diede già una prima edizione delle opere di Camillo Porzio, poi, nel 1850, pubblicò le opere del Paruta, premettendo ad esse un dotto e sagace discorso intorno allo scrittore. Nel 1850 eletto a corrispondente dell'Archivio storico, fondato dal Vieusseux, si confermò nel proposito di procedere colla piena coscienza dell'età decorse a disporre il tramutamento delle sorti italiane, pensando che ogni buona politica si spicca naturalmente dalla storia. Ripubblicò nel 1855 le opere del

Porzio, dando per la prima volta in luce da un codice Magliabecchiano il secondo libro della Storia d'Italia dello stesso autore. Il bel discorso intorno a Leonardo Bruni, edito nel 1857 sull' Archivio storico italiano (III3, par. I), tuttora si cita dai più recenti storici come buon contributo alla conoscenza del grande umanista aretino. Quello ch'ei premise alla ristampa fatta dal Le Monnier dell'opera Del bello e del buono di Gioberti, mostra com'egli ebbe animo degno dell'amicizia di si grande politico e profeta d'Italia. E fu anche legato di vivo affetto col Niccolini e con Atto Vannucci, insieme col quale pubblicò la efficace Rivista di Firenze; e fu carissimo a Michele Amari, che, parlando di lui, «l'aureo Monzani » soleva chiamarlo: tanta n'era la semplicità e lo splendore dell'animo!

Quando, nel 1859, commemorava sull' Archivio storico italiano Guglielmo Favre di Ginevra: «< il Favre, scriveva, « non è di que' dotti che assorti ne' loro studi e nelle « loro ricerche ne fanno l'oggetto unico della loro vita <«<e stimano che fuori di quelli non vi sia opera alcuna « in cui più utilmente esercitare si possa l'umana attività. « Egli seppe agli studi congiungere la vita pubblica, con« vinto che tra i doveri che ha l'uomo, principalissimi <«< sono quelli verso la patria ». Cosi congiunse anche il Monzani la vita pubblica agli studi eletti. Fu deputato al Parlamento pel collegio di Rocca San Casciano dalla prima legislatura in poi. E agli elettori suoi potè dire: «< con la << vostra costanza e fermezza onoraste me e voi stessi; « imperocchè mostraste di comprendere e di sentire che <«< nulla più contribuisce ad elevare il carattere, a dar forza «<ed autorità ai rappresentanti della nazione, quanto la « costanza e la fedeltà degli elettori. Io nulla vi promet<«<terò che non sia rigorosamente conciliabile con gli alti << doveri di un rappresentante della nazione, il quale deve « a tutto anteporre i grandi interessi della patria, senza « lasciarsi mai fuorviare da considerazioni d'interessi per

« sonali e locali ». E a questi alti concetti ispirò sempre la sua condotta. Devoto ad Urbano Rattazzi, fu con lui segretario generale al Ministero dell' interno nel 1867; fu con quelli che più s'adoperarono alla liberazione di Roma. Poi non volle più sapere d'aver parte nel Governo, accontentandosi di facilitar la via sempre a chi più giovasse l' Italia.

La Società romana di storia patria l'ebbe strenuo patrono, quando per un momento si levò controversia nel Parlamento nazionale circa la sede che a lei venne concessa e confermata. Viva riconoscenza del beneficio, ammirazione pel virtuoso cittadino e per l'antico cultore degli studi storici la persuadono oggi a commemorarlo, sperando che valga l'esempio di lui a mantener la dottrina storica nobilmente operosa in servigio dell' Italia, e ad ispirar la politica non alle effimere occorrenze, ma agli alti ideali delle tradizioni patrie. Mori col nome d'Italia sul labbro, bene augurando con l'ultimo voto alla Dinastia gloriosa che ne regge l'unità e la libera vita. Volle aver tomba presso ad Atto Vannucci in Firenze, sul Monte alle Croci; presso all'amico che, acconciandosi da vivo la sepoltura per sè, gli aveva offerto di prepararsela in comune con lui, per esser sicuro che un galantuomo gli avrebbe riposato dappresso. Questa gli sia la più degna lode.

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